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IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE NELL'OPERA DI JOHN DEWEY
di Giordana Szpunar |
4 CAPITOLO IV: IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE IN LOGICA, TEORIA DELLINDAGINE
4.2 LINDAGINE E I SUOI PRINCIPI-GUIDA
Lindagine,
come abbiamo già messo in luce nella sezione dedicata allanalisi di Come
pensiamo, ha inizio con un dubbio, con una situazione incerta, problematica, e si
conclude con la risoluzione del dubbio, con lapparire di una situazione risolta e
tranquilla.
Lo
stadio finale del processo di ricerca può essere definito credenza, a patto che,
con questo termine, si intenda il raggiungimento di una condizione sistemata e ordinata,
dalla quale si possa partire per effettuare le nuove indagini.
In
questo senso, il risultato dellindagine è una condizione obiettiva delle cose bene
ordinata, in modo che noi si possa agire su di esse, effettivamente o
nellimmaginazione. Credenza indica qui una situazione ordinata della materia
oggettiva, unitamente allattitudine ad agire in un modo determinato quando, se e in
quanto tale materia ci sia di fronte.
Il
termine credenza, tuttavia, ha un significato ambiguo, poiché nelluso popolare
indica qualcosa di personale, qualcosa che il singolo individuo pensa e di cui è
convinto. In questo senso la parola ha assunto, soprattutto per influenza della
psicologia, laccezione di uno stato mentale o psichico del tutto soggettivo.
Luso di questo termine risulta così, data lambiguità che lo caratterizza,
inadeguato in questa sede.
La
fase conclusiva della ricerca può altresì essere designata con il termine conoscenza,
se con questa parola si intende esclusivamente «ciò che conclude soddisfacentemente
unindagine», ovvero lobiettivo e la conclusione della ricerca. La conoscenza
va definita, quindi, quasi tautologicamente, come «la conclusione di unindagine
appropriata e controllata» o, ancora, come «il
prodotto di una ricerca appropriata». Anche questo termine,
tuttavia, non possiede un significato determinato e comunemente accettato. Molti ritengono
che:
La
conoscenza particolare possa esser stabilita prescindendo dalla sua natura di conclusione
della ricerca, e che la conoscenza in generale possa esser definita senza riferimento ad
essa. [
] Le diverse varietà di realismo, idealismo e dualismo concepiscono
diversamente la reale natura della conoscenza.
Lindeterminatezza
del significato della parola conoscenza fa sì che in esso possa trovare posto qualsiasi
contenuto. Secondo Dewey si pone, dunque, la necessità di elaborare un nuovo termine per
designare lo stadio conclusivo del processo di indagine, un termine che sia funzionale
alla posizione assunta e alle argomentazioni esposte nel corso dellopera.
La
definizione di conoscenza come risultato della ricerca mette in evidenza una
caratteristica fondamentale del processo di indagine: «la ricerca è un processo continuativo in ogni campo nel quale venga
esplicata».
Ciò significa, in altre parole, che la situazione ordinata cui accennavamo sopra, quale
stadio finale dellindagine, non viene stabilita ed accettata una volta per tutte. La
condizione sistemata, con cui si conclude una ricerca particolare, è sempre suscettibile
di ulteriori ricerche. In tal modo la conoscenza, costitutivamente aperta, si sviluppa
progressivamente attraverso i risultati cumulativi dellindagine continuativa.
La
sistemazione di una particolare situazione mediante una particolare ricerca
non garantisce che tale conclusione sistemata sia destinata a rimanere tale. Il
conseguimento di credenze ben ordinate non si verifica che progressivamente; non vè
opinione tanto elaborata da non esser suscettibile di ulteriore indagine. E soltanto
la risultante convergente e cumulativa di unindagine continuativa quella che
definisce il termine conoscenza nella sua accezione generale.
Incontriamo
di nuovo, così, le caratteristiche della continuità e della cumulatività
dellesperienza. Proprio fondandosi su di esse, Dewey preferisce sostituire i termini
credenza e conoscenza con lespressione «asserzione giustificata».
Luso della nuova espressione, infatti, oltre a eliminare le ambiguità suddette,
implica un riferimento allindagine come a ciò che giustifica lasserzione
stessa.
Luso
di un termine che designa piuttosto una virtualità che unattualità implica il
riconoscimento che tutte le conclusioni specifiche di ricerche particolari fan parte di
ununica intrapresa che viene di continuo rinnovata, ovvero costituiscono un qualcosa
in fieri.
I
criteri che affiorano dai processi di indagine continuativa sono insieme empirici e
razionali. Empirici nella misura in cui hanno origine nel corso della ricerca, nascono
cioè «dalle esperienze dellindagine in atto». Razionali in quanto hanno a
che fare con la relazione fra mezzi o metodi impiegati e fini o conclusioni raggiunti.
Lesposizione
descrittiva dei metodi che forniscono progressivamente credenze stabili, o una
asseribilità giustificata, è anche unesposizione razionale, purché sia
veramente accertata la relazione fra essi come mezzi e lasseribilità come risultato.
Tuttavia,
continua Dewey, nel pensiero filosofico tradizionale la razionalità «ha subìto un
processo dipostatizzazione». Infatti, la teoria logica
tradizionale ritiene che il metodo scientifico dipenda da forme logiche preesistenti ed
imposte allindagine dallesterno e, quindi, che la ragione sia una «facoltà
che apprende intuitivamente a priori certi primi fondamentali principi».
Dewey
sostiene, invece, una posizione ben diversa. Lungi dal negare la necessità di principi
logici fondamentali, egli ritiene che tali principi non siano dati a priori, ma
abbiano origine nel corso dellindagine continuativa.
Per
chiarire questo snodo decisivo, Dewey si richiama esplicitamente al concetto di
«principi-guida» o «direttivi» elaborato da Peirce.
Secondo
tale concezione la formulazione di qualsiasi inferenza implica lesistenza di un
«abito mentale». Labito, che, come precisa Peirce, può essere «costituzionale»
o «acquisito», è il fattore che spinge lindividuo a trarre da certe premesse
uninferenza piuttosto che unaltra.
Ogni
conclusione illazionale formulata comporta un abito (così nel modo di esprimerla come in
quello di avviare il ragionamento) nel senso organico della parola, poiché la vita
sarebbe impossibile senza modi dazione sufficientemente generali per poter essere
propriamente chiamati abiti.
Inizialmente
labito agisce ad un livello meramente biologico. Lindividuo, in altre parole,
non è cosciente di ciò che fa e delle conseguenze particolari del suo fare. Solo in un
secondo momento egli acquista la consapevolezza del modo in cui opera.
Da
principio labito che produce unillazione è puramente biologico. Esso opera
senza che se ne abbia coscienza. Siamo coscienti al massimo di atti particolari e
particolari risultati. Più tardi ci rendiamo consapevoli non solo di ciò che è
fatto di tanto in tanto ma di come è fatto. Lattenzione al modo di fare è,
inoltre, indispensabile per il controllo di ciò che si fa.
Il
particolare abito che dirige una particolare inferenza può essere formulato in una
proposizione, la cui verità dipende dalla validità delle inferenze che labito
stesso determina. Questa formulazione è ciò che Peirce definisce «principio-guida di
inferenza».
Da
principio tali illazioni vengon compiute senza che venga formulato un principio. [
]
Ma quando si trova che vi sono abiti insiti di ogni illazione, malgrado la
disparità della materia trattata, e quando tali abiti vengono osservati e determinati,
allora tali formulazioni costituiscono dei principi guida o direttivi.
A
tal proposito Dewey riporta un semplice esempio che può essere generalizzato ed applicato
ad ogni tipo di ragionamento: nel fare il proprio mestiere lartigiano impara che,
data la presenza di determinate condizioni, se egli agisce in un modo particolare, il fine
prefissato si produrrà con una certa sicurezza. Lo stesso principio vale per qualsiasi
operazione di inferenza: nel ripresentarsi di condizioni simili a quelle di una situazione
problematica già risolta, se i ragionamenti vengono condotti secondo i criteri già
applicati, si perverrà a conclusioni sicure.
La
validità dei principi-guida, che nascono dalla generalizzazione di certi modi
dazione, non è determinata dallefficacia dei risultati particolari ottenuti
in situazioni specifiche, bensì da quanto le conclusioni raggiunte possano essere
conservate e sviluppate nellindagine ulteriore.
Ogni
abito è una via o un modo dazione, non un atto particolare. La sua formulazione
costituisce, in quanto accettata, una regola, o più in generale, un principio o una
legge dazione. Difficilmente può negarsi che esistono abiti
dillazione e che essi posson esser formulati in forma di regole o principi. Se
esistono poi abiti tali da riuscir necessari alla condotta di ogni feconda indagine
illazionale, deve ben dirsi che le formulazioni che le esprimono costituiscono principi
logici di tutte le indagini. In questa affermazione fecondo significa capace di operare in
modo tale da portare alla lunga, ossia nella continuità della ricerca, a risultati
suscettibili di conferma nellulteriore ricerca o di rettifica mediante luso
degli stessi procedimenti.
Dunque
i principi-guida sono:
Condizioni
che devono essere rispettate in quanto la loro conoscenza fornisce un principio di
direzione e di prova. Sono formulazioni dei modi di trattare una materia, che si son
trovate capaci di portare a determinare così bene, per il passato, conclusioni corrette,
da essere assunte a regolare lulteriore indagine.
Poste
le premesse del discorso Dewey passa ad elencare una serie di caratteristiche peculiari
della teoria logica. Per la nostra discussione sono due gli aspetti importanti da
considerare:
1. La
logica è una teoria naturalistica. Ciò significa, secondo linterpretazione
deweyana, che le operazioni di indagine si sviluppano, senza soluzione di continuità, a
partire dalle operazioni biologiche. Le operazioni organiche cui qui ci si riferisce
consistono in ciò che, allinterno dellazione, può essere definito il
processo di adattamento dei mezzi usati alle conseguenze ottenute, anche senza la presenza
di un proposito intenzionale e consapevole. Questo tipo di operazioni, come abbiamo avuto
modo di vedere, appartengono tanto agli animali (compresi gli organismi più semplici)
quanto alluomo.
Lessere umano, tuttavia, si distingue da tutti gli altri esseri viventi per due
aspetti fondamentali. Prima di tutto, luomo, a partire dai processi biologici
naturali, arriva progressivamente ad elaborare dei processi di adattamento deliberato ed
intenzionale. In secondo luogo, se inizialmente i propositi da seguire sono legati a
situazioni particolari, gradualmente questi obiettivi vengono generalizzati, cosicché le
relative operazioni di indagine, cessando di essere subordinate a circostanze specifiche,
finiscono per assumere un valore universale.
Il termine naturalistico ha diversi significati. Qui è usato, da un lato, nel
senso che non vi è soluzione di continuità fra le operazioni dindagine e quelle
biologiche e fisiche. Continuità, daltro lato, significa che le
operazioni razionali si sviluppano da attività organiche, pur senza identificarsi
con ciò da cui sorgono. Vè sempre un adattamento di certi mezzi a certe
conseguenze nelle attività delle creature viventi, pur senza la guida di un deliberato
proposito. Gli esseri umani, attraverso i comuni o naturali processi vitali
giungono a compiere questi adattamenti deliberatamente, con obiettivi limitati dapprima a
situazioni locali via via che si presentano. Col passare del tempo (per ripetere un
principio già enunciato) lintento vien talmente generalizzandosi che
lindagine cessa desser limitata a speciali circostanze.
2. La logica è una disciplina sociale. Lessere
umano vive, oltre che immerso in un ambiente naturale e strettamente fisico, circondato
anche, e soprattutto, da un ambiente sociale e culturale. Da ciò deriva che, se da una
parte la ricerca è un tipo di attività che influisce sulla cultura, dallaltra essa
è, allo stesso tempo, profondamente condizionata dalla cultura stessa. Ogni ricerca,
dunque, si sviluppa in un contesto socio-culturale ben preciso e definito e viene da
questo influenzata; lindagine, inoltre, si conclude con un cambiamento di qualche
sorta nelle condizioni dalle quali ha avuto origine.
Luomo
è naturalmente un essere che vive associato con altri in comunità che hanno un
linguaggio, e perciò godono di una cultura trasmessa. Lindagine è una forma di
attività che è socialmente condizionata e che influisce sulla cultura. [
] La
conseguenza più ampia la si ritrova nel fatto che ogni indagine si sviluppa da un certo humus
culturale e si concreta in una maggior o minor modificazione delle condizioni da cui
sorge. Soltanto i contatti fisici accadono in un ambiente puramente fisico. Ma in ogni
interazione che comporti una direzione intelligente, lambiente fisico è parte di un
ambiente sociale e culturale più comprensivo. [
] Né lindagine né il
complesso più astrattamente formale di simboli può prescindere dalla matrice culturale
in cui vive, si muove ed ha il suo essere.
Secondo
una concezione naturalistica, che può dirsi anche «naturalismo culturale», la matrice
esistenziale dellindagine si articola su due livelli, non distinti ma profondamente
e radicalmente intrecciati, che vengono definiti da Dewey rispettivamente matrice
biologica e matrice culturale. Passiamo ora allanalisi delle due matrici che,
costituendo il fondamento della ricerca, rappresentano anche il presupposto di qualsiasi
azione riflessiva e, quindi, la base del comportamento umano in generale.
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