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IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE NELL'OPERA DI JOHN DEWEY
di Giordana Szpunar |
4 CAPITOLO IV: IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE IN LOGICA, TEORIA DELLINDAGINE
4.3 LA MATRICE BIOLOGICA DELLINDAGINE
E
fin troppo evidente il fatto che, nellintraprendere un qualsiasi tipo di indagine,
luomo utilizzi degli organi sensoriali, motori o centrali, come, rispettivamente,
gli occhi, le mani, il cervello. Tali funzioni e strutture biologiche sono, secondo Dewey,
condizioni necessarie ma non sufficienti della ricerca, pongono le basi dellindagine
cosciente e ne «adombrano» il modo di procedere. Vediamo allora sinteticamente in che
modo i caratteri differenziali dellindagine cosciente si sviluppino dalle attività
organiche che ne sono prive.
Abbiamo
già visto che ogni organismo e tutte le attività che questo intraprende comportano un
ambiente
che li circondi. Lessere vivente vive per mezzo di un ambiente, e le sue funzioni
organiche sono il risultato della continua interazione, diretta o indiretta, di energie
intra-organiche ed extra-organiche.
I
processi vitali vengon realizzati dallambiente tanto quanto dallorganismo;
essi, infatti, consistono in
unintegrazione.
I
mutamenti, come abbiamo avuto modo di vedere nel corso dellanalisi di Intelligenza
creativa, si presentano in continuazione, sia nellambiente, sia
nellorganismo e procedono, allo stesso tempo, dal primo al secondo e dal secondo al
primo. E necessario, dunque, per la sopravvivenza dellessere vivente, che
venga mantenuto un certo equilibrio fra le interazioni, che venga conservata «una forma
costante dinterazione fra lorganismo e lambiente».
Inoltre, «lequilibrio devessere mantenuto per mezzo di un meccanismo che
risponda così alle variazioni interne allorganismo che a quelle circostanti».
Le
attività vitali degli organismi formano una serie, nel senso che ogni attività prepara
la strada per quella successiva. Quando si presenta leccesso o la carenza di qualche
elemento, lattività ne viene in qualche modo disturbata, il suo equilibrio viene
turbato. Questo stato di squilibrio rappresenta il bisogno; da qui ha origine il processo
di ricerca, il quale muove verso il ristabilimento dellequilibrio perso.
Lappagamento, infine, è ciò che costituisce la risoluzione dello squilibrio.
Quando
lequilibrio di una determinata attività è disturbato quando si verifica un
corrispondente eccesso o deficienza di qualche fattore si verificano allora il
bisogno, la ricerca e lappagamento (o soddisfazione) nel significato oggettivo di
questi termini.
Il
meccanismo appena descritto vale tanto per gli organismi più semplici, quanto per quelli
più complessi. Naturalmente, quanto maggiore è la complessità dellorganismo e
quindi delle sue strutture, delle relative attività e delle interazioni con
lambiente circostante, tanto più difficile risulta mantenere lequilibrio.
Negli
organismi inferiori linterazione fra energie organiche ed ambientali avviene
soprattutto per contatto diretto, e funziona sostanzialmente secondo il meccanismo di
«eccitamento-reazione». In altre parole, la tensione avviene tra linterno
dellorganismo e la sua superficie esterna. In tale tipo di interazione sia la prima
fase del processo (eccitamento), sia la seconda (reazione) sono eventi specifici non
necessariamente legati agli atti precedenti e seguenti.
Negli
organismi superiori, invece, linterazione si effettua attraverso meccanismi più
complessi. Questi esseri viventi sono forniti di organi di ricezione che consentono di
captare anche segnali provenienti da lontano (gli occhi, le orecchie, ecc.), e di
strutture che permettono il movimento nello spazio, di modo che linterazione non
avviene più per contatto, ma a distanza. In tal modo, il tempo che intercorre tra il
manifestarsi del bisogno e il verificarsi del soddisfacimento, diventa più lungo.
Inoltre, il comportamento dellorganismo acquisisce la forma seriale cui abbiamo
accennato prima, composta da attività iniziali, intermedie e finali.
Negli
organismi forniti di mezzi di ricezione a distanza e di speciali organi di locomozione, la
natura seriale del comportamento vitale esige che gli atti che precedono nella serie siano
tali da spianare la strada a quelli che seguono.
Questo
tipo di interazione organico-ambientale può essere definito con il termine di
«stimolo-risposta». In esso leccitamento sensoriale è coordinato con una serie di
altri processi organici e «questa coordinazione, che è uno stato dellorganismo
nella sua totalità, costituisce uno stimolo».
Molti
identificano gli stimoli con la mera successione di particolari eccitamenti sensoriali o,
per usare un termine più tecnico, di archi riflessi. In realtà, solo considerando lo
stimolo come «la parte che precede il comportamento seriale coordinato» e la risposta
«la parte che segue», si riesce a rendere conto dellunitarietà e della
continuità del comportamento. Il comportamento organico risulta, in tal modo, non una
mera successione di unità indipendenti e separate, ma una sequenza ordinata diretta da
uno scopo da raggiungere.
In
particolare, si può affermare che, pur se il contenuto dello stimolo cambia ad ogni
stadio dellazione, esso persiste durante lintera attività. I singoli
eccitamenti vengono infatti «integrati in un unico stimolo dallo stato complessivo
dellorganismo». Se così non fosse
lorganismo sarebbe costretto a fornire una risposta a tutti i particolari
eccitamenti indipendenti che, nel corso di unazione, inevitabilmente si presentano.
In tal modo, egli dimenticherebbe lo scopo generale per il quale sta
intraprendendo lazione e nel suo comportamento non esisterebbe nessun tipo di
continuità.
Poiché
il comportamento è di fatto una funzione dello stato complessivo dellorganismo in
relazione allambiente, gli stimoli sono funzionalmente costanti malgrado il mutare
dello specifico contenuto. Perciò il comportamento ha carattere di sequenza, ciascun atto
nascendo dallaltro e conducendo cumulativamente ad un atto ulteriore finché
sopravvenga lattività dappagamento pienamente integrativa.
Si
può sostenere così che il comportamento organico possiede, in primo luogo, una forza
cumulativa e, in secondo luogo, una direzione. Tali caratteristiche lasciano vedere come i
processi organici adombrino quelli di pensiero riflessivo, i quali derivano dai primi,
senza soluzione di continuità.
Per
tutti gli organismi, dunque, il comportamento consiste in un «ciclo» composto da una
fase iniziale, il bisogno, e una fase conclusiva, il ristabilimento dellequilibrio
nellinterazione organismo-ambiente.
Ciò
che sussiste nel normale svilupparsi del comportamento è dunque un ciclo la cui fase
anteriore o dapertura è la tensione di vari elementi di energia
organica, mentre la fase finale e di chiusura è listituzione di
uninterazione dintegramento fra organismo ed ambiente. Questinterazione
è rappresentata, da parte dellorganismo, dallequilibrarsi delle energie
organiche e, da parte dellambiente, dallesistenza di condizioni soddisfacenti.
Esiste,
tuttavia, una differenza fra gli organismi inferiori e quelli superiori: mentre nel
comportamento dei primi il ciclo si chiude in modo da ristabilire le condizioni iniziali,
in quello dei secondi avvengono dei mutamenti significativi. Il comportamento degli
organismi superiori, infatti, implica:
1.
Un mutamento dellambiente primitivo, anche solo come cambiamento delle condizioni
che il comportamento successivo si troverà ad affrontare. Tale mutamento è origine, a
sua volta, di bisogni nuovi i quali, per essere appagati, necessitano di ulteriori
cambiamenti nelle attività dellorganismo.
Almeno nellorganismo più complesso, lattività di ricerca comporta una
modificazione dellambiente primitivo, sia pur soltanto come mutamento del rapporto
dellorganismo con esso. [
] E vero specialmente per gli organismi umani
che le attività svolte per soddisfare dei bisogni mutano lambiente in modo da far
sorgere nuovi bisogni che richiedono ancora ulteriori mutamenti nelle attività
dellorganismo onde esser soddisfatti; e così di seguito in una catena
potenzialmente infinita.
2.
Un cambiamento dellorganismo e delle sue strutture che condizioneranno il
comportamento futuro. Questo mutamento è ciò che Dewey definisce «abito» e costituisce
«la base della capacità organica dapprendere».
Se
si accettasse la teoria delle unità indipendenti di eccitamento-reazione, la formazione
degli abiti consisterebbe semplicemente nella fissazione tramite ripetizione di certi tipi
di comportamento.
In
realtà, abbiamo visto che negli organismi superiori gli eccitamenti sono legati alle
reazioni in modo talmente elastico che la sequenza è influenzata dallo stato
dellorganismo in relazione allambiente. In tal modo, labito non si forma
tramite la mera ripetizione, ma attraverso lattività di indagine e il conseguente
raggiungimento dellappagamento o, secondo la definizione che abbiamo fornito prima,
mediante «listituzione di uninterazione dintegramento fra organismo ed
ambiente». Inoltre, labito che in questo modo viene acquisito, non rimane un
modello di comportamento rigido, ma diventa adattabile ed applicabile ad eventuali nuove
condizioni ambientali. La capacità di adattarsi e di rispondere allapparire di
nuove condizioni ambientali è la fonte dellevoluzione organica.
Nellabito
e nellapprendimento il legame vien stabilito non mediante la pura ripetizione, ma
mediante listituzione di una effettiva interazione dintegramento
denergie organico-ambientali: la conclusione del soddisfacimento di attività
desplorazione e ricerca. In organismi dordine superiore, il modello specifico
e più definito di comportamento ricorrente così formatosi non assume completa rigidità.
Esso interviene come un coefficiente assieme ad altri in una risposta complessiva
adeguata, e perciò mantiene in certo grado la capacità elastica di modificarsi
ulteriormente quando lorganismo incontri nuove condizioni ambientali.
Vediamo
allora perché, date tutte le considerazioni svolte finora, i modi di indagine vanno
considerati come sviluppi di alcuni aspetti dei modi delle attività organiche.
1.
«Le condizioni e le energie ambientali sono inerenti allindagine come a modo
speciale di comportamento organico». Il processo di indagine,
così come il comportamento organico, vanno considerati nei termini di unincessante
interazione fra lorganismo e lambiente che lo circonda.
Se ciò che suol designarsi con termini come dubbio, credenza, idea, concezione deve avere
qualche significato oggettivo, deve essere interpretato e descritto come comportamento in
cui organismo ed ambiente agiscono luno sullaltro, o inter-agiscono.
Naturalmente lorganismo e lambiente non vanno considerati come elementi
indipendenti tra i quali interviene un terzo elemento, linterazione, che li collega.
E vero che esiste un mondo naturale indipendente dallorganismo ma, come
abbiamo già precisato, questo mondo può definirsi ambiente solo nella misura
in cui entra in contatto con le funzioni vitali dellorganismo stesso. Lessere
vivente è, a sua volta, parte del mondo ed «esiste come organismo soltanto in rapporto
attivo con il suo ambiente».
2.
La struttura del comportamento organico è definita da un preciso modello spaziale e
temporale, il quale adombra il modello dellindagine. Infatti:
a)
Lo schema dellindagine che si articola in situazione problematica - indagine
effettiva - asserzione o credenza ricalca quello proprio del comportamento organico, che
si articola in tensione o bisogno - ricerca o esplorazione - soddisfacimento o
reintegrazione.
b)
La ricerca, al pari dellattività biologica, ha una struttura sequenziale, ordinata
e cumulativa. In particolare nelluomo «la ritenzione organica (o modi
dinstaurazione degli abiti) dà origine alla memoria»,
capacità che permettendo di fissare scopi spazialmente e temporalmente lontani rende
possibile scegliere i mezzi idonei a tali scopi.
c)
Come lattività organica implica mutamenti nellorganismo e nellambiente,
così anche il processo di ricerca produce cambiamenti sia nellambiente sia
nellindividuo.
Nel
corso di qualsiasi tipo di indagine, sia essa più o meno complessa, lindividuo
compie delle operazioni (anche molto semplici come, ad esempio, muovere gli occhi) per
cercare di stabilire quali siano gli elementi da tenere in considerazione nella
formulazione del giudizio. Queste operazioni determinano un cambiamento nella
configurazione delle relazioni ambientali (il mondo, ad esempio, è visto da una nuova
prospettiva). Oltre a ciò, una volta formulato il giudizio, se necessario,
lindividuo può decidere di intervenire praticamente a modificare lambiente.
Daltra
parte le nuove condizioni ambientali cui si perviene alla fine del processo riflessivo o
con lintervento pratico determinano nellindividuo linsorgere di nuove
esigenze.
Come
nella sfera organica, così nellattività di ricerca linterrelazione tra
lindividuo e lambiente, per cui un termine modifica laltro nel mentre
che ne è modificato a sua volta, potrebbe continuare allinfinito, senza alcuna
soluzione di continuità, poiché, come abbiamo già visto, non esiste una situazione
risolta e determinata una volta per tutte. Ogni situazione, al contrario, è sempre
suscettibile di indagine.
Lindagine,
nel sistemare la relazione perturbata organismo-ambiente (che determina il dubbio) non si
limita a rimuovere il dubbio ristabilendo la primitiva integrazione di buon adattamento.
Essa provoca nuove condizioni ambientali che sono occasioni di nuovi problemi. Ciò che
lorganismo apprende durante questi processi genera nuove forze che pongono nuove
richieste allambiente. In breve, via via che particolari problemi vengono risolti,
tendono a sorgerne di nuovi. Non esiste una sistemazione finale, perché ogni sistemazione
comporta le condizioni di un qualche nuovo perturbamento, più o meno rilevante.
Chiarito
come le modalità del pensiero riflessivo sorgano come sviluppi di alcuni tratti
essenziali propri dellattività biologica, occorre svolgere una precisazione
conclusiva che ci introduce in un ulteriore capitolo di ricerca. Va sottolineato, infatti,
che mentre il comportamento organico, a qualsiasi livello lo si consideri, è costitutivo
di ogni forma di vita, le operazioni intellettuali che definiscono lindagine sono
caratteristiche esclusive delluomo. Da ciò discende che lessere umano si
differenzia da tutti gli altri esseri viventi per il tipo di ambiente da cui è
circondato. Il suo ambiente, infatti, non è solo fisico, ma anche, e soprattutto, sociale
e culturale. Si rende necessario, allora, analizzare la matrice culturale
dellindagine, che assume nel comportamento umano un ruolo fondamentale.
J. Dewey, Logica, teoria dellindagine,
cit., p. 39. Il termine integrazione anticipa quello di
transazione. Cfr. J. Dewey, Conoscenza e
transazione, cit., nota 8, p. 130 (scritta da Dal Pra).
Più
avanti lo stesso Dewey puntualizza: «Il concetto di integrazione è più fondamentale che
non la distinzione designata dallinterazione fra organismo e ambiente. La seconda indica una parziale
disintegrazione di una precedente integrazione, ma anchessa è di tal natura
dinamica da tendere (purché duri la vita) verso la reintegrazione» (ivi, p. 49).
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