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IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE NELL'OPERA DI JOHN DEWEY
di  Giordana Szpunar

4 CAPITOLO IV: IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE IN LOGICA, TEORIA DELL’INDAGINE

4.3 LA MATRICE BIOLOGICA DELL’INDAGINE

E’ fin troppo evidente il fatto che, nell’intraprendere un qualsiasi tipo di indagine, l’uomo utilizzi degli organi sensoriali, motori o centrali, come, rispettivamente, gli occhi, le mani, il cervello. Tali funzioni e strutture biologiche sono, secondo Dewey, condizioni necessarie ma non sufficienti della ricerca, pongono le basi dell’indagine cosciente e ne «adombrano» il modo di procedere. Vediamo allora sinteticamente in che modo i caratteri differenziali dell’indagine cosciente si sviluppino dalle attività organiche che ne sono prive.

Abbiamo già visto che ogni organismo e tutte le attività che questo intraprende comportano un ambiente[34] che li circondi. L’essere vivente vive per mezzo di un ambiente, e le sue funzioni organiche sono il risultato della continua interazione, diretta o indiretta, di energie intra-organiche ed extra-organiche.

I processi vitali vengon realizzati dall’ambiente tanto quanto dall’organismo; essi, infatti, consistono in un’integrazione[35].

I mutamenti, come abbiamo avuto modo di vedere nel corso dell’analisi di Intelligenza creativa, si presentano in continuazione, sia nell’ambiente, sia nell’organismo e procedono, allo stesso tempo, dal primo al secondo e dal secondo al primo. E’ necessario, dunque, per la sopravvivenza dell’essere vivente, che venga mantenuto un certo equilibrio fra le interazioni, che venga conservata «una forma costante d’interazione fra l’organismo e l’ambiente»[36]. Inoltre, «l’equilibrio dev’essere mantenuto per mezzo di un meccanismo che risponda così alle variazioni interne all’organismo che a quelle circostanti»[37].

Le attività vitali degli organismi formano una serie, nel senso che ogni attività prepara la strada per quella successiva. Quando si presenta l’eccesso o la carenza di qualche elemento, l’attività ne viene in qualche modo disturbata, il suo equilibrio viene turbato. Questo stato di squilibrio rappresenta il bisogno; da qui ha origine il processo di ricerca, il quale muove verso il ristabilimento dell’equilibrio perso. L’appagamento, infine, è ciò che costituisce la risoluzione dello squilibrio.

Quando l’equilibrio di una determinata attività è disturbato – quando si verifica un corrispondente eccesso o deficienza di qualche fattore – si verificano allora il bisogno, la ricerca e l’appagamento (o soddisfazione) nel significato oggettivo di questi termini[38].

Il meccanismo appena descritto vale tanto per gli organismi più semplici, quanto per quelli più complessi. Naturalmente, quanto maggiore è la complessità dell’organismo e quindi delle sue strutture, delle relative attività e delle interazioni con l’ambiente circostante, tanto più difficile risulta mantenere l’equilibrio.

Negli organismi inferiori l’interazione fra energie organiche ed ambientali avviene soprattutto per contatto diretto, e funziona sostanzialmente secondo il meccanismo di «eccitamento-reazione». In altre parole, la tensione avviene tra l’interno dell’organismo e la sua superficie esterna. In tale tipo di interazione sia la prima fase del processo (eccitamento), sia la seconda (reazione) sono eventi specifici non necessariamente legati agli atti precedenti e seguenti.

Negli organismi superiori, invece, l’interazione si effettua attraverso meccanismi più complessi. Questi esseri viventi sono forniti di organi di ricezione che consentono di captare anche segnali provenienti da lontano (gli occhi, le orecchie, ecc.), e di strutture che permettono il movimento nello spazio, di modo che l’interazione non avviene più per contatto, ma a distanza. In tal modo, il tempo che intercorre tra il manifestarsi del bisogno e il verificarsi del soddisfacimento, diventa più lungo. Inoltre, il comportamento dell’organismo acquisisce la forma seriale cui abbiamo accennato prima, composta da attività iniziali, intermedie e finali.

Negli organismi forniti di mezzi di ricezione a distanza e di speciali organi di locomozione, la natura seriale del comportamento vitale esige che gli atti che precedono nella serie siano tali da spianare la strada a quelli che seguono[39].

Questo tipo di interazione organico-ambientale può essere definito con il termine di «stimolo-risposta». In esso l’eccitamento sensoriale è coordinato con una serie di altri processi organici e «questa coordinazione, che è uno stato dell’organismo nella sua totalità, costituisce uno stimolo»[40].

Molti identificano gli stimoli con la mera successione di particolari eccitamenti sensoriali o, per usare un termine più tecnico, di archi riflessi. In realtà, solo considerando lo stimolo come «la parte che precede il comportamento seriale coordinato» e la risposta «la parte che segue», si riesce a rendere conto dell’unitarietà e della continuità del comportamento. Il comportamento organico risulta, in tal modo, non una mera successione di unità indipendenti e separate, ma una sequenza ordinata diretta da uno scopo da raggiungere.

In particolare, si può affermare che, pur se il contenuto dello stimolo cambia ad ogni stadio dell’azione, esso persiste durante l’intera attività. I singoli eccitamenti vengono infatti «integrati in un unico stimolo dallo stato complessivo dell’organismo»[41]. Se così non fosse l’organismo sarebbe costretto a fornire una risposta a tutti i particolari eccitamenti indipendenti che, nel corso di un’azione, inevitabilmente si presentano. In tal modo, egli “dimenticherebbe” lo scopo generale per il quale sta intraprendendo l’azione e nel suo comportamento non esisterebbe nessun tipo di continuità.

Poiché il comportamento è di fatto una funzione dello stato complessivo dell’organismo in relazione all’ambiente, gli stimoli sono funzionalmente costanti malgrado il mutare dello specifico contenuto. Perciò il comportamento ha carattere di sequenza, ciascun atto nascendo dall’altro e conducendo cumulativamente ad un atto ulteriore finché sopravvenga l’attività d’appagamento pienamente integrativa[42].

Si può sostenere così che il comportamento organico possiede, in primo luogo, una forza cumulativa e, in secondo luogo, una direzione. Tali caratteristiche lasciano vedere come i processi organici adombrino quelli di pensiero riflessivo, i quali derivano dai primi, senza soluzione di continuità.

Per tutti gli organismi, dunque, il comportamento consiste in un «ciclo» composto da una fase iniziale, il bisogno, e una fase conclusiva, il ristabilimento dell’equilibrio nell’interazione organismo-ambiente.

Ciò che sussiste nel normale svilupparsi del comportamento è dunque un ciclo la cui fase anteriore o “d’apertura” è la tensione di vari elementi di energia organica, mentre la fase finale e “di chiusura” è l’istituzione di un’interazione d’integramento fra organismo ed ambiente. Quest’interazione è rappresentata, da parte dell’organismo, dall’equilibrarsi delle energie organiche e, da parte dell’ambiente, dall’esistenza di condizioni soddisfacenti[43].

Esiste, tuttavia, una differenza fra gli organismi inferiori e quelli superiori: mentre nel comportamento dei primi il ciclo si chiude in modo da ristabilire le condizioni iniziali, in quello dei secondi avvengono dei mutamenti significativi. Il comportamento degli organismi superiori, infatti, implica:

1. Un mutamento dell’ambiente primitivo, anche solo come cambiamento delle condizioni che il comportamento successivo si troverà ad affrontare. Tale mutamento è origine, a sua volta, di bisogni nuovi i quali, per essere appagati, necessitano di ulteriori cambiamenti nelle attività dell’organismo.
Almeno nell’organismo più complesso, l’attività di ricerca comporta una modificazione dell’ambiente primitivo, sia pur soltanto come mutamento del rapporto dell’organismo con esso. […] E’ vero specialmente per gli organismi umani che le attività svolte per soddisfare dei bisogni mutano l’ambiente in modo da far sorgere nuovi bisogni che richiedono ancora ulteriori mutamenti nelle attività dell’organismo onde esser soddisfatti; e così di seguito in una catena potenzialmente infinita[44].

2. Un cambiamento dell’organismo e delle sue strutture che condizioneranno il comportamento futuro. Questo mutamento è ciò che Dewey definisce «abito» e costituisce «la base della capacità organica d’apprendere».

Se si accettasse la teoria delle unità indipendenti di eccitamento-reazione, la formazione degli abiti consisterebbe semplicemente nella fissazione tramite ripetizione di certi tipi di comportamento.

In realtà, abbiamo visto che negli organismi superiori gli eccitamenti sono legati alle reazioni in modo talmente elastico che la sequenza è influenzata dallo stato dell’organismo in relazione all’ambiente. In tal modo, l’abito non si forma tramite la mera ripetizione, ma attraverso l’attività di indagine e il conseguente raggiungimento dell’appagamento o, secondo la definizione che abbiamo fornito prima, mediante «l’istituzione di un’interazione d’integramento fra organismo ed ambiente». Inoltre, l’abito che in questo modo viene acquisito, non rimane un modello di comportamento rigido, ma diventa adattabile ed applicabile ad eventuali nuove condizioni ambientali. La capacità di adattarsi e di rispondere all’apparire di nuove condizioni ambientali è la fonte dell’evoluzione organica.

Nell’abito e nell’apprendimento il legame vien stabilito non mediante la pura ripetizione, ma mediante l’istituzione di una effettiva interazione d’integramento d’energie organico-ambientali: la conclusione del soddisfacimento di attività d’esplorazione e ricerca. In organismi d’ordine superiore, il modello specifico e più definito di comportamento ricorrente così formatosi non assume completa rigidità. Esso interviene come un coefficiente assieme ad altri in una risposta complessiva adeguata, e perciò mantiene in certo grado la capacità elastica di modificarsi ulteriormente quando l’organismo incontri nuove condizioni ambientali[45].

Vediamo allora perché, date tutte le considerazioni svolte finora, i modi di indagine vanno considerati come sviluppi di alcuni aspetti dei modi delle attività organiche.

1. «Le condizioni e le energie ambientali sono inerenti all’indagine come a modo speciale di comportamento organico»[46]. Il processo di indagine, così come il comportamento organico, vanno considerati nei termini di un’incessante interazione fra l’organismo e l’ambiente che lo circonda.
Se ciò che suol designarsi con termini come dubbio, credenza, idea, concezione deve avere qualche significato oggettivo, deve essere interpretato e descritto come comportamento in cui organismo ed ambiente agiscono l’uno sull’altro, o inter-agiscono[47].
Naturalmente l’organismo e l’ambiente non vanno considerati come elementi indipendenti tra i quali interviene un terzo elemento, l’interazione, che li collega. E’ vero che esiste un mondo naturale indipendente dall’organismo ma, come abbiamo già precisato, questo mondo può definirsi “ambiente” solo nella misura in cui entra in contatto con le funzioni vitali dell’organismo stesso. L’essere vivente è, a sua volta, parte del mondo ed «esiste come organismo soltanto in rapporto attivo con il suo ambiente»[48].

2. La struttura del comportamento organico è definita da un preciso modello spaziale e temporale, il quale adombra il modello dell’indagine. Infatti:

a) Lo schema dell’indagine che si articola in situazione problematica - indagine effettiva - asserzione o credenza ricalca quello proprio del comportamento organico, che si articola in tensione o bisogno - ricerca o esplorazione - soddisfacimento o reintegrazione.

b) La ricerca, al pari dell’attività biologica, ha una struttura sequenziale, ordinata e cumulativa. In particolare nell’uomo «la ritenzione organica (o modi d’instaurazione degli abiti) dà origine alla memoria»[49], capacità che permettendo di fissare scopi spazialmente e temporalmente lontani rende possibile scegliere i mezzi idonei a tali scopi.

c) Come l’attività organica implica mutamenti nell’organismo e nell’ambiente, così anche il processo di ricerca produce cambiamenti sia nell’ambiente sia nell’individuo.

Nel corso di qualsiasi tipo di indagine, sia essa più o meno complessa, l’individuo compie delle operazioni (anche molto semplici come, ad esempio, muovere gli occhi) per cercare di stabilire quali siano gli elementi da tenere in considerazione nella formulazione del giudizio. Queste operazioni determinano un cambiamento nella configurazione delle relazioni ambientali (il mondo, ad esempio, è visto da una nuova prospettiva). Oltre a ciò, una volta formulato il giudizio, se necessario, l’individuo può decidere di intervenire praticamente a modificare l’ambiente.

D’altra parte le nuove condizioni ambientali cui si perviene alla fine del processo riflessivo o con l’intervento pratico determinano nell’individuo l’insorgere di nuove esigenze.

Come nella sfera organica, così nell’attività di ricerca l’interrelazione tra l’individuo e l’ambiente, per cui un termine modifica l’altro nel mentre che ne è modificato a sua volta, potrebbe continuare all’infinito, senza alcuna soluzione di continuità, poiché, come abbiamo già visto, non esiste una situazione risolta e determinata una volta per tutte. Ogni situazione, al contrario, è sempre suscettibile di indagine.

L’indagine, nel sistemare la relazione perturbata organismo-ambiente (che determina il dubbio) non si limita a rimuovere il dubbio ristabilendo la primitiva integrazione di buon adattamento. Essa provoca nuove condizioni ambientali che sono occasioni di nuovi problemi. Ciò che l’organismo apprende durante questi processi genera nuove forze che pongono nuove richieste all’ambiente. In breve, via via che particolari problemi vengono risolti, tendono a sorgerne di nuovi. Non esiste una sistemazione finale, perché ogni sistemazione comporta le condizioni di un qualche nuovo perturbamento, più o meno rilevante[50].

Chiarito come le modalità del pensiero riflessivo sorgano come sviluppi di alcuni tratti essenziali propri dell’attività biologica, occorre svolgere una precisazione conclusiva che ci introduce in un ulteriore capitolo di ricerca. Va sottolineato, infatti, che mentre il comportamento organico, a qualsiasi livello lo si consideri, è costitutivo di ogni forma di vita, le operazioni intellettuali che definiscono l’indagine sono caratteristiche esclusive dell’uomo. Da ciò discende che l’essere umano si differenzia da tutti gli altri esseri viventi per il tipo di ambiente da cui è circondato. Il suo ambiente, infatti, non è solo fisico, ma anche, e soprattutto, sociale e culturale. Si rende necessario, allora, analizzare la matrice culturale dell’indagine, che assume nel comportamento umano un ruolo fondamentale.



[34] E’ necessario precisare che l’ambiente proprio di un essere vivente si definisce esclusivamente in relazione al modo in cui i suoi aspetti entrano nelle funzioni vitali dello stesso essere vivente. Quindi, le funzioni caratteristiche dei singoli organismi sono quello che sono a causa del modo specifico in cui le caratteristiche dell’ambiente circostante entrano nelle loro relative attività.

[35] J. Dewey, Logica, teoria dell’indagine, cit., p. 39. Il termine “integrazione” anticipa quello di “transazione”. Cfr. J. Dewey, Conoscenza e transazione, cit., nota 8, p. 130 (scritta da Dal Pra).

Più avanti lo stesso Dewey puntualizza: «Il concetto di integrazione è più fondamentale che non la distinzione designata dall’interazione fra organismo e ambiente. La seconda indica una parziale disintegrazione di una precedente integrazione, ma anch’essa è di tal natura dinamica da tendere (purché duri la vita) verso la reintegrazione» (ivi, p. 49).

[36] J. Dewey, Logica, teoria dell’indagine, cit., p. 40.

[37] Ivi, p. 39.

[38] Ivi, p. 41.

[39] Ivi, p. 43.

[40] Ivi, p. 44.

[41] Ivi, p. 45.

[42] Ivi, pp. 45-46.

[43] Ivi, p. 46.

[44] Ivi, p. 43.

[45] Ivi, p. 47.

[46] Ivi, p. 48.

[47] Ivi, p. 49.

[48] Ibidem.

Ecco che si affaccia in maniera esplicita il concetto di transazione e, dunque, la necessità di considerare l’organismo e l’ambiente come sistema unico.

D’altra parte si era già visto in Intelligenza creativa che le concezioni dell’indagine che implicano l’esistenza di un soggetto isolato sono del tutto illegittime, essendo prive di basi empiriche. Rispetto ai risultati già raggiunti, però, l’analisi della Logica, in particolare della parte relativa alla matrice biologica, mette in chiaro che tale conclusione vale per ogni forma di organismo, non solo per l’uomo.

Da ciò discende che la scienza biologica deve fondarsi sul concetto di interazione tra organismo e ambiente. Anzi, in realtà, per Dewey tutte le scienze che hanno per oggetto la vita possono svilupparsi in maniera metodologicamente corretta solo se assumono come presupposto tale concetto (su questo punto si tornerà più diffusamente nel capitolo dedicato al concetto di transazione).

Ciò vale, dunque, anche per la biografia. Tuttavia tra biologia e biografia intercorre una differenza di principio decisiva che conviene esplicitare. Infatti, seppur entrambe le scienze si riferiscono alla vita, la biologia si interessa alla vita della specie, la biografia invece è volta a delucidare la vita del singolo. La biologia, cioè, studia l’individuale esclusivamente come esempio del generale, la biografia al contrario lascia emergere l’individuale in tutta la sua irripetibile singolarità.

[49] J. Dewey, Logica, teoria dell’indagine, cit., p. 50.

[50] Ivi, p. 51.

 

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