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IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE NELL'OPERA DI JOHN DEWEY
di Giordana Szpunar |
4 CAPITOLO IV: IL RAPPORTO INDIVIDUO-AMBIENTE IN LOGICA, TEORIA DELLINDAGINE
4.4 LA MATRICE CULTURALE DELLINDAGINE
Luomo,
come affermava Aristotele, è un animale sociale. Egli agisce e si muove in un
ambiente culturalmente trasmesso.
Le
situazioni problematiche da cui hanno origine i suoi processi di indagine non nascono più
soltanto da esigenze organiche, ma anche e soprattutto dai rapporti che lindividuo
intrattiene con gli altri «esseri sociali». Tali rapporti sono governati più che da
strutture organiche, come locchio e lorecchio, dalle significazioni
che, come vedremo più avanti, possiedono una capacità rappresentativa e vengono
determinate convenzionalmente attraverso laccordo nellazione dei membri di una
comunità.
Tutto
ciò che luomo compie, i modi in cui risponde ai problemi che continuamente gli si
presentano risultano costitutivamente condizionati dalleredità culturale.
Lambiente
in cui vivono, agiscono e investigano gli esseri umani non è soltanto fisico. Esso è
anche culturale. Problemi che provocano indagine nascono dalle relazioni reciproche di
esseri sociali, e gli organi per coltivare tali relazioni non sono soltanto locchio
e lorecchio, ma le significazioni sviluppatesi nel corso della vita, assieme ai modi
di formazione e trasmissione della cultura con tutti i suoi elementi di ritrovati
strumentali, arti, istituzioni, tradizioni e credenze abituali.
E
ancora:
Luomo,
come notava Aristotele, è un animale sociale.
Questo fatto lo pone in situazioni e genera problemi e modi di risolverli che non hanno
precedente alcuno al livello organico biologico. Infatti luomo è sociale in altro
senso che non lape e la formica, perché le sue attività sinseriscono in un
ambiente culturalmente trasmesso, di modo che ciò chegli fa e il modo in cui agisce
non è determinato da strutture organiche ed eredità fisiche soltanto, ma
dallinfluenza di uneredità culturale incanalata in tradizioni, istituzioni,
costumi e nelle finalità e credenze che quelle comportano ed ispirano.
Il
comportamento delluomo, dunque, risulta radicalmente dominato dallambiente
culturale in cui si trova a vivere. Per capire quanto questa influenza sia profonda
basterebbe osservare la condotta di un individuo particolare per un intervallo limitato di
tempo. Il risultato dellosservazione dimostrerebbe chiaramente come qualsiasi tipo
di azione sia condizionata e dominata da fattori culturali.
Anche
il modo in cui luomo reagisce alle condizioni meramente fisiche è quasi sempre
determinato da elementi culturali. In tal modo si può
affermare che, nel caso specifico dellessere umano, lambiente fisico e
naturale è «incorporato» in quello sociale e culturale, e le interazioni con il primo
sono condizionate dagli aspetti del secondo.
Per
delineare il campo dazione della determinazione culturale della condotta della vita
occorrerebbe seguire per lo spazio di un giorno almeno il comportamento di un individuo,
sia quello di un lavoratore a giornata, di un professionista, di un artista o di uno
scienziato o sia anche quello di un bambino che cresce o di un genitore. Ne risulterebbe
infatti quanto il comportamento sia completamente permeato di condizioni dorigine e
importanza culturale.
Tuttavia,
linfluenza dellambiente culturale risulta ancora più profonda di quanto non
si possa immaginare. Infatti, anche le strutture neuro-muscolari subiscono, attraverso
lazione dellambiente culturale, modifiche sostanziali. Solo in virtù della
mediazione culturale lindividuo diviene capace di utilizzare in senso proprio
lapparato vocale di cui è fisicamente dotato, a tal punto che parlare diviene
qualcosa di naturale.
Persino
le strutture neuro-muscolari degli individui vengon modificate attraverso linfluenza
dellambiente culturale sulle attività esercitate. Lacquisizione e
lintelligenza del linguaggio insieme col progresso nelle arti (cose ignote agli
altri animali allinfuori delluomo) rappresentano unintima fusione degli
effetti di condizioni culturali con le strutture fisiche dellessere umano, una
permeazione così profonda che le attività che ne risultano sono altrettanto direttamente
naturali allapparenza quanto le prime reazioni di un neonato. Il
parlare, il leggere, lesercitare qualche industria, qualche attività artistica e
politica, sono esempi di modificazioni operate nellorganismo biologico
dallambiente culturale.
4.5 IL LINGUAGGIO
Non
è un caso che nellultimo brano riportato Dewey citi il linguaggio.
Esso, infatti, non solo fornisce lesempio più evidente della fusione che nelle
attività umane avviene tra strutture fisiche e aspetti culturali, ma soprattutto
costituisce quellelemento che consente alluomo di elevarsi dalla sfera
naturale a quella culturale, trasformando il comportamento organico in culturale. E
levoluzione del linguaggio che «rappresenta, nel suo rapporto con più ampie forze
culturali, la chiave di questa trasformazione».
Proprio
a seguito della sua importanza decisiva, Dewey compie nella Logica unattenta analisi del linguaggio, che
qui conviene ripercorrere in forma schematica.
1.
Il linguaggio è anzitutto una istituzione culturale, ma non può essere considerato, come
invece abitualmente si fa, una semplice istituzione fra le altre poiché:
a)
costituisce il mezzo di comunicazione, lo strumento tramite il quale vengono trasmesse
tutte le altre istituzioni e tutti gli altri abiti acquisiti; in questo senso esso è la
condizione necessaria e sufficiente della trasmissione e del perpetuarsi delle attività
umane.
b)
«permea così le forme come i contenuti di tutte le altre attività culturali».
2.
Il linguaggio si compone di elementi fisici che possono operare come agenti linguistici
grazie alla loro capacità rappresentativa. I singoli elementi fisici dotati di
significazione vengono determinati dalla società in modo convenzionale, attraverso «un
accordo nellazione». Dunque, il linguaggio ha il
potere di conferire alle cose reali «la loro capacità di significanza o evidenziale».
3.
Il linguaggio nasce come strumento di comunicazione atto a rendere possibile e a favorire
«la cooperazione e la competizione ponderata». Esso spinge
lindividuo ad osservare la realtà mettendo da parte il proprio punto di vista, che
è strettamente personale, per assumere un punto di vista comune agli altri individui che
sia, quindi, un punto di vista generale.
E
necessario precisare, però, che non è il linguaggio che dà origine
allassociazione, poiché questa è caratteristica non solo di tutti gli organismi
viventi, ma anche di elettroni, atomi e molecole. Tuttavia, quando si presenta come
sviluppo naturale di modi precedenti di comportamento organico «esso reagisce sì da
trasformare le forme ed i modi anteriori di comportamento associato in modo tale da porci
innanzi ad una sorta di nuova dimensione».
Possiamo
ora presentare, secondo lo schema fornito da Dewey, le modifiche che il linguaggio apporta
nei modi di attività biologica, le quali costituiscono le condizioni necessarie al
passaggio dal comportamento organico a quello intellettuale.
1.
Il linguaggio produce la cultura, nel senso che esso è lunico strumento che
permette di trasmettere da un individuo allaltro, da una generazione allaltra,
tutto il materiale acquisito, le abilità, le conoscenze e gli abiti appresi nel corso
della vita.
2.
Il linguaggio modifica laspetto, la forma e i contenuti delle naturali attività
organiche:
Il
consumare cibo diventa festeggiamento e celebrazione del gruppo; il procurarselo,
larte dellagricoltura e del commercio; laccoppiamento si trasforma
nellistituzione della famiglia.
3.
Il linguaggio e il suo sistema di simboli permette di ritenere i risultati delle
esperienze passate e quindi:
Rende
possibile il ricordo intenzionale e laspettazione, e per loro tramite il prodursi di
nuove combinazioni delementi selezionati desperienze aventi una dimensione
intellettuale.
Il
sistema di simboli di cui è costituito il linguaggio rende dunque possibile anche il
discorso ordinato o ragionamento.
4.
Lesistenza di simboli elimina lirreparabilità che caratterizza le attività
biologiche. Con la rappresentazione simbolica di unazione e delle sue conseguenze
diventa possibile omettere lattività manifesta nel caso in cui se ne vogliano
evitare i risultati.
4.6 IL SENSO COMUNE
Abbiamo
ripetuto più volte che a livello biologico lorganismo è costretto continuamente a
reagire alle condizioni ambientali per mantenere un certo equilibrio nelle sue relazioni
con lambiente che lo circonda e preservare così le proprie funzioni vitali. Questo
processo di adattamento reciproco è continuo e dura per tutta lesistenza
dellorganismo stesso.
La
vita può essere davvero considerata come un continuo alternarsi di squilibri e di
ristabilimenti dequilibrio.
Naturalmente,
anche per lorganismo umano vale lo stesso principio. La grande differenza sta nel
fatto che, come si è messo in luce, luomo è immerso in un ambiente sociale e
culturale nel quale le condizioni fisiche vengono inglobate in un complesso sistema di
tradizioni, credenze, costumi.
Dewey
sceglie di designare
Lambiente
in cui gli esseri umani sono direttamente coinvolti come ambiente di senso comune o
mondo, e le indagini che vi hanno luogo nelleffettuare le richieste
rettifiche di comportamento come indagini di senso comune.
Elaborando
il concetto di senso comune il filosofo ha cercato di rendere conto di tutta
una classe di problemi che hanno origine dalla «connessione diretta»
delluomo con «lambiente immediato», e di spiegare tutta una categoria
di modi di indagine, legata a tale ordine di problemi, che si differenzia
dallinsieme di indagini che ha per fine lacquisizione di conoscenza.
Tali
sono quelle indagini che si presentano continuamente nella condotta della vita e
nellordinario comportamento quotidiano. Di tal genere sono le difficoltà cui vanno
costantemente incontro i giovani nel loro sviluppo quando si studiano di farsi strada
nellambiente fisico e culturale in cui vivono; esse occorrono e ricorrono nelle
attività della vita di ogni adulto, sia esso un agricoltore, un artigiano, un
professionista, un legislatore, un giudice; sia esso un cittadino di uno stato, marito,
moglie o genitore. Per la loro stessa effettiva configurazione esse esigono desser
distinte dalle indagini propriamente scientifiche, o che tendono ad appurare fatti,
leggi e teorie comprovati.
Dewey
riporta due diverse definizioni del termine senso comune.
Secondo
la prima definizione senso comune significa capacità di discernimento nelle «ordinarie
faccende della vita» o, in altre parole, abilità nel riconoscere i fattori importanti in
una situazione specifica e nel giudicare cosa sia meglio fare o non fare.
Secondo
unaltra definizione, invece, senso comune si identifica con linsieme di
concezioni e di credenze che sono comunemente accettate dai membri di un particolare
gruppo o dallumanità intera e che assumono, per il singolo individuo, una funzione
regolativa e normativa.
Questi
due significati di senso comune presentano delle differenze, dal momento che
uno riguarda «i momenti e gli aspetti di speciali situazioni pratiche osservate, indagate
ed esaminate in rapporto con ciò che si può o si dovrebbe fare in un determinato momento
e luogo»,
e laltro invece concerne «le regole e i precetti che si accettano senzaltro
per validi nel raggiungimento di qualsiasi conclusione e nella determinazione di ogni
sorta di comportamento socialmente corretto».
Tuttavia,
ad unattenta analisi, emergono anche due importanti elementi di forte comunanza.
Entrambi i significati, infatti, comportano: 1) una connessione della condotta della vita
ad un ambiente reale, concreto; 2) un riferimento alle «ordinarie faccende della vita»,
al vissuto quotidiano.
Chiarito
cosa Dewey intenda con luso del termine senso comune, passiamo ora ad
esaminare il modo in cui egli concepisce il concetto di indagine di senso
comune che, come abbiamo già anticipato, consiste sostanzialmente nel modo
specifico di risposta e di adattamento dellessere umano al proprio ambiente
direttamente circostante.
1.
I modi in cui lorganismo umano interagisce e si mette in contatto diretto con il
proprio «mondo» possono essere definiti con i concetti di uso e di
fruizione. Di conseguenza, si può affermare che il campo dellindagine
di senso comune viene esaurito dallinsieme dei problemi che sorgono in relazione
alluso dei materiali che fanno parte dellambiente circostante e al godimento
che da tale uso deriva.
Questioni di cibo, di riparo, di protezione, di difesa, ecc., sono questioni che
riguardano luso da farsi dei materiali dellambiente e le attitudini da
assumersi praticamente verso i membri dello stesso gruppo e verso gli altri gruppi presi
come unità. Luso, a sua volta, si fa in vista di qualche soddisfacimento o
fruizione.
2.
Le operazioni e le risposte che hanno origine dalluso e dalla fruizione delle
situazioni concrete sono di tipo qualitativo. Lindagine di senso comune riguarda,
perciò, oggetti ed operazioni qualitative, e ciò comporta:
a)
una differenza fra problemi e modi di indagine appartenenti a stadi diversi di cultura. I
contenuti e i procedimenti del senso comune, infatti, non sono costanti, ma variano nel
tempo tanto nei particolari quanto nellassetto generale.
b)
Una differenza fra materia e metodi dellindagine di senso comune e materia e metodi
della ricerca scientifica. Mentre nel caso del senso comune segni e significazioni vengono
determinati «in rapporto ad applicazioni reali dirette», e cioè nelluso e
fruizione qualitativi dellambiente, nel caso della scienza segni e significazioni
vengono stabiliti «sulla base delle loro sistematiche relazioni reciproche di coerenza e
congruenza», vale a dire nel campo del non qualitativo.
Per
meglio chiarire le caratteristiche proprie dellindagine del senso comune conviene
far riferimento al concetto di situazione.
La
situazione può essere definita come il contesto complessivo in cui eventi ed oggetti si
connettono nel corso dellesperienza effettiva.
Luomo
vive ed agisce allinterno di un mondo reale, a contatto con una realtà complessa,
colma di connessioni. Nel percepire questa realtà egli non esperisce mai un singolo
oggetto o un evento isolato dal resto. Piuttosto «un oggetto od evento è sempre
una parte, un momento o un aspetto speciale di un mondo ambientale esperito, cioè di una
situazione».
E
vero che nel corso dellesperienza un oggetto o un evento particolari possono
assumere un ruolo cruciale in virtù della posizione che occupano nella soluzione del
problema che si sta affrontando, cosicché si può essere indotti a pensare che si stia
osservando quelloggetto o quellevento. Tuttavia, è anche vero
che losservazione avviene sempre in un contesto, in un campo. In particolare, essa
viene compiuta «allo scopo di trovare ciò che quel campo rappresenta in rapporto
a qualche attiva risposta dadattamento con cui far procedere un corso di
comportamento».
Lindagine
di senso comune, in altre parole, consiste nel tentativo di determinare ciò che
loggetto o levento particolare rappresenta in relazione al modo in cui la
situazione generale può essere gestita.
Loggetto
o levento in questione sono percepiti come parte di un mondo ambientale, non in sé
e per se stessi; essi sono rettamente (validamente) percepiti se ed in quanto
costituiscano il filo conduttore e la guida nelluso-fruizione.
E
necessario aggiungere, inoltre, che la situazione non è un oggetto del ragionamento. Al
contrario, essa viene sentita, viene avvertita come «un tutto qualitativo».
Il
carattere qualitativo onnipervadente è non solo ciò che lega tutti i costituenti in un
complesso ma è anche unitario; esso fa di ogni situazione una situazione individuale,
indivisibile e senza duplicati.
Ciò
che di una situazione specifica possiede la facoltà di ripetersi in innumerevoli
situazioni successive sono le relazioni e le distinzioni che vengono istituite, attraverso
le operazioni di ragionamento, allinterno della situazione stessa.
Il
ragionamento, come abbiamo già visto, deve essere controllato, in ogni caso, attraverso
il riferimento ad una situazione reale, concreta. In altre parole:
Un
universo di esperienza è condizione preliminare di un universo di ragionamento. [
]
Luniverso di esperienza circonda e regola luniverso di ragionamento, ma non
appare mai come tale nellinterno di questultimo.
Ciò
vuol dire semplicemente che per formulare ed enunciare un problema è necessario prima
sentirlo (nel senso che abbiamo inteso sopra), poiché solo avendo presente in modo
immediato «la qualità unitaria della situazione» si ha la possibilità di valutare «i
fatti osservati ed il loro disporsi in un ordine concettuale».
In
conclusione, si può affermare allora che «la ricerca è un tutto, è un universo
di esperienza nel cui interno va articolandosi un universo di discorso».
E necessario precisare che quando Dewey parla di linguaggio non si
riferisce solo al discorso orale e scritto, ma utilizza il termine nel suo senso più
ampio, in cui sono comprese «la mimica, ma anche riti, cerimonie, monumenti ed i prodotti
artigiani ed artistici» (J. Dewey, Logica, teoria
dellindagine, cit., pp. 63-64).
In realtà questultima differenza è relativa, nel senso che non separa le due
materie in ambiti totalmente distinti fra loro. Esiste, infatti, una «relazione genetica
e funzionale» fra la materia scientifica e quella del senso comune. «1) La materia ed i
procedimenti scientifici nascono dai problemi e dai metodi diretti del senso comune,
adatti ad usi e fruizioni pratici, e 2) reagiscono sui secondi in modo da raffinare,
ampliare e rendere enormemente più agili i contenuti e le possibilità dazione di
cui dispone il senso comune» (J. Dewey, Logica,
teoria dellindagine, cit., p. 88).
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