La Mediazione PedagogicaLiber Liber

Summerhill: provocazione o pedagogia del futuro? .
di   Maria Amato

2. Neil e le influenze della psicologia del profondo

Alexander Sutherland Neill nasce a Forfar, in Scozia, nel 1883 da una famiglia di maestri elementari.

L’atmosfera della vita familiare è conformistica e severa. Il padre è un uomo burbero e autoritario, un maestro che fa ricorso alle punizioni corporali, ad esempio frustate e colpi di cinghia. La scarsa attitudine agli studi lo trasporta verso attività meno costrittive come le avventure per i campi, giochi, fantasticherie. Visti i risultati del ragazzo, il padre decide il suo destino indirizzandolo alla carriera di maestro elementare: “«Il ragazzo è un disastro» disse tristemente mio padre.  «Potrebbe fare il maestro» arrischiò mia madre”[4]. Nel 1921, in occasione di un viaggio in Germania per tenere una conferenza a Salisburgo, incontra alcuni amici coi quali fonda una scuola a Hellerau, un sobborgo vicino a Dresda. Coi suoi ragazzi si stabilisce poi a Lyme Regis, in una casa posta su una collina (Summerhill) per arrivare infine alla sede definitiva a Leiston, nel Suffolk. Dopo la morte della sua prima moglie Lilly, sposa in secondo tempo Ena dalla cui unione nasce la figlia Zoe, che attualmente dirige la scuola di Summerhill.

Il nostro autore, giunto alla fine della sua esistenza, fa delle considerazioni su vari temi tra cui quello della religione e della morte. Neill è contro tutte le religioni perché odiano la vita: contro il protestantesimo perché nei lunghi sermoni si è preoccupato soprattutto della mente, contro la chiesa cattolica che plasma il bambino fin dalla culla e contro il calvinismo che incute la paura dell’inferno. Nei confronti della morte ha solo una ragione per lamentarsi: uccide il corpo quando lo spirito vuole ancora vivere: “Adesso che sono vecchio, il mio cuore non funziona tanto bene e può farmi morire, ma la mia testa è viva e il mio interesse nelle cose vive è acuto come sempre”[5].

Giunto alla fine di una lunga vita, dichiara tranquillamente:

  “Ho fatto il mio lavoro bene, credo. Ho aiutato molti ragazzi sulla via della libertà e della felicità. I miei libri hanno raggiunto alcuni milioni di persone (…) morirò senza illusioni, senza fantasie di grandezza o di fama. E dopo la mia morte, sarò dimenticato; il mondo non sentirà la mia mancanza, perché il mondo è dell’oggi e del domani”[6].

Ovviamente, dietro l’opera di Alexander Neill, come dietro ogni altro sforzo di educazione liberale stanno i “padri” della pedagogia moderna da Comenio a Froebel, a Rousseau, a Tolstoj, a Pestalozzi, e il clima creato all’inizio del Novecento in Europa e negli Stati Uniti dai leader dei movimenti per l’educazione “progressista” o “nuova” o “attiva”, come fu volta a volta definita, che ripresero e svilupparono le idee di quei “padri”.

a) G. A. Comenio (1592-1670)

Riguardo a Comenio, già nel XVII secolo nella sua opera Didactica Magna[7], ritroviamo molti dei più consolidati pregiudizi del suo tempo. Ad esempio: l’educazione e l’istruzione del suo tempo erano ingiustamente privilegio ed appannaggio della classe dominante[8] e non erano estese alla donna.

b) J.J.Rousseau (1712-1778)

Delle varie fasi dell’età evolutiva che Rousseau prende in considerazione, infanzia, fanciullezza, adolescenza, giovinezza, rivendica un’autonomia dell’educando le cui attività non devono essere subordinate a nessuna autorità imposta. Ovviamente, queste drastiche posizioni Rousseau le assume per quel suo profondo impulso di fiducia nella bontà della natura umana che ne fa il precursore di ogni concezione progressista e rivoluzionaria.

c) S. Freud (1856-1939)

L’influenza della psicoanalisi freudiana su Neill è stata determinante. Lo è stata sul piano storico, in quanto Neill dichiara più volte nei suoi scritti che la conoscenza della psicoanalisi fu un fattore essenziale nella sua decisione di fondare Summerhill[9]. Lo è stata anche sul piano teorico, perché Freud ha prospettato l’istanza della libertà come diritto alla personalità a “vivere e crescere senza essere condizionato”[10]. I tre fondamenti della teoria psicoanalitica freudiana che costituiscono i debiti grandi e trasparenti di Alexander Neill con Sigmund Freud sono:

La scoperta che ogni nevrosi aveva le sue radici nella repressione dell’istintualità naturale del bambino e dell’adolescente[11].

La scoperta che tale repressione era particolarmente nociva in campo sessuale[12].

La scoperta che ai danni dell’educazione repressiva si poteva tentare di rimediare con la terapia psicoanalitica[13].

Accanto ai motivi di affinità con la psicoanalisi freudiana, Neill ebbe con essa motivi profondi di contrasto[14], infatti egli rimane fedele alla sua concezione, un po’ rousseauiana di “bontà originale” del bambino: concezione incompatibile con la teoria freudiana che postula, in ogni essere umano, la presenza “congenita” dell’impulso di aggressività o thanathos.

d) A. Adler (1870-1937)

Adler era uno dei più noti discepoli dissidenti di Freud. La psicologia adleriana è una psicologia del profondo. Essa ammette influenze inconsce, però l’inconscio di Adler non è l’inconscio di Freud. Adler, come Freud, attribuisce un senso alle nevrosi e al sogno e accetta ad un certo livello il concetto di simbolo, pur non accettando la spiegazione freudiana del suo meccanismo di formazione. A differenza di Freud, che aveva concentrato il suo interesse sul momento dell’Es, e dunque sulla libido, per Adler il principio originario che spiega il processo di costruzione della personalità non è la libido ma il sentimento dell’io, altrimenti definito anche come principio del potere. La nevrosi si spiega come prodotto di una frustrazione del sentimento dell’io, come sofferto sentimento di inferiorità del soggetto che, reattivamente, si rifugia nell’aggressività o nell’evasione.

e) H. Lane (1876-1925)

Lane era un educatore americano che era stato invitato da un gruppo di noti riformatori sociali a fondare nel Dorset, in Inghilterra, una casa per delinquenti giovanili, il Little Commonwealth, in cui aveva applicato come sistema terapeutico a giovani ladri e rapinatori il metodo della libertà e dell’autogoverno. A questa impostazione libertaria della sua scuola Lane era giunto riprendendo la basilare concezione rousseauiana secondo cui l’essere umano è originariamente buono e viene reso malvagio e antisociale proprio dalle frustrazioni o repressioni impostegli dall’educazione tradizionale. Un cattivo ragazzo, diceva Lane, è un esempio di buone qualità malamente orientate. La cura consiste, perciò, nel dare amore ad approvazione, nell’essere dalla parte dei ragazzi e nel mostrare fiducia nelle loro qualità e capacità permettendo che essi si organizzino e si governino da sé. Neill aveva conosciuto Lane di persona e le sue vedute gli apparvero facilmente accettabili. Anche Neill, infatti, si era sempre sentito dalla parte del bambino e contro l’adulto, aveva intuito che approvazione e dolcezza erano i modi migliori per cavar fuori quanto di buono c’è nei bambini e aveva sperimentato personalmente gli effetti disastrosi di un’educazione rigida e repressiva.

f) W. Reich (1897-1957)

Come afferma lo stesso Neill, Reich non ebbe alcuna influenza sulla sua scuola ma ebbe una forte influenza su di lui ampliando la sua conoscenza dell’essere. Reich respinge la concezione freudiana dell’istinto di morte ed è convinto, al contrario, che i tratti caratteriali crudeli e aggressivi siano il risultato di pratiche educative autoritarie e sessualmente repressive. La repressione sessuale dà luogo ad una forte paura del sesso, che a sua volta causa una più generale paura del piacere. A differenza di Freud, il quale riteneva che tali impulsi fossero in conflitto con gli istinti aggressivi, Reich vede l’aggressività come una conseguenza della repressione degli impulsi sessuali. Il punto cardine per Reich sarebbe liberare la società da quelle che considerava le sue istituzioni più repressive: il matrimonio coercitivo e la famiglia patriarcale. Reich è completamente d’accordo nel lasciare che i bambini realizzino la propria socializzazione in una comunità di loro pari in quanto ciò li sottrae al potere di una famiglia che insegna al bambino ad imitare le figure autoritarie del padre e della madre. Al contrario, nella comunità infantile, l’individuo impara ad agire in base ai propri bisogni e ad autoregolarsi.



[4]ALEXANDER S. NEILL, “Neill! Neill! Orange Peel!”, New York, Hart Publishing Comapany, Inc., 1972 (trad. it. a cura di Silvia Giacomoni, Autobiografia, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1974, p. 71).

[5] NEILL, Autobiografia op. cit. p. 268.

[6] Ivi, p. 269.

[7] GIOVANNI AMOS COMENIO, Didactica Magna, Milano, Sandron.

[8] COMENIO, Didactica op. cit. p. 82.

[9] ALEXANDER S. NEILL, Summerhill, a Radical Approach to Child Rearing, Harmondsworth, Penguin Books, 1968 (trad. it. a cura di Marco Amante, Summerhill, una proposta contro la società repressiva, Milano, Forum Editoriale, 1969, p. 19).

[10] CESARE SCURATI, Profili nell’educazione, Milano, Vita e pensiero, 1991, p. 87.

[11] SIGMUND FREUD, Über Psychoanalyse, Wien, Deuticke, 1930 (trad. it. a cura di Sante David, Sommario di psicoanalisi, Firenze, Editrice universitaria, 1951, pp. 22-25).

[12] FREUD Sommario op. cit. pp. 41-45.

[13] SIGMUND FREUD, Vorlesungen zur Einfuhrung in die Psychoanalyse, Frankfurt am Main, Fischer-Taschenbuch-Verl, 1990 (trad. it. a cura di Edoardo Weiss, Introduzione allo studio della psicoanalisi, Roma, Astrolabio, 1947, pp. 154-157).

[14] I suoi dissensi sono enunciati soprattutto in The Free Child, Londra, Jenkins, 1953, p. 101 e in The Problem Family, Londra, Jenkins, 1954, pp. 81-82.

 

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