La Mediazione PedagogicaLiber Liber

Summerhill: provocazione o pedagogia del futuro? .
di   Maria Amato

3. L'autoeducazione dell'uomo

La concezione educativa di Neill, rifacendosi a Rousseau, si basa sulla bontà originaria della natura umana. Il bambino, sostiene Neill con forza, è naturalmente orientato verso forme positive di comportamento e crede che non nasca codardo, automa senz’anima, bensì provvisto di un atteggiamento potenzialmente ricco di amore e di interesse per la vita. Ciò che possiamo scorgere in lui di negativo non è un tratto naturale, ma una deformazione prodotta dalla nostra errata mentalità adulta. Noi adulti riteniamo erroneamente che il bambino sia egoista ma Neill con il termine egoismo vuol dire dominio dell’interesse, del desiderio, del principio di piacere.

Un altro presupposto indispensabile nella sua concezione pedagogica è l’infanzia come mondo del gioco. Per assicurare una crescita sana e felice al bambino è necessario incoraggiare il gioco e la finzione. Neill distingue nettamente il gioco dal lavoro e rifiuta i meccanismi montessoriani o alla Caldwell Cook, che cercano di imporre il lavoro al bambino attraverso il gioco. Nel gioco i bambini possono azionare la fantasia, a differenza del lavoro che presenta finalità generali (ad esempio il lavoro degli adulti lo è) che il bambino non capisce perché non può. Infatti quando Neill mette i bambini a scavare buche per terra per settimane, riesce nel suo intento e i bambini si impegnano con energia; quando pretende invece da loro di piantare le rape nell’orto non ottiene collaborazione. A prova del fatto che la fantasia del bimbo lavora meglio quando fa appiglio a cose reali e concrete[15]. Altra peculiarità della concezione pedagogica di Neill è la positività dell’interesse. Neill tiene nella massima considerazione la vita affettiva dei bambini, pone un’estrema attenzione a tutto quello che incide sulla loro esperienza emotiva, ma guarda con distacco e confina nella marginalità quello che riguarda l’esperienza intellettuale e culturale e ritiene inoltre fondamentale “lavorare con interesse” non importa se sia o meno un lavoro intellettuale ma che sia un lavoro che lo interessi e che ama svolgerlo con impegno e abilità. Ne consegue che la prima regola della scuola di Summerhill è quella che il bambino non va né istruito né educato. I libri a scuola sono la cosa meno importante. Il resto deve essere tutto teatro, giocattoli, creta pittura, sport, libertà. Il bambino, ribadisce Neill, deve vivere la sua vita, non quella che i suoi ansiosi genitori pensano dovrebbe vivere e nemmeno quella che segua i precetti morali del giusto e ingiusto. Alla cultura va opposta la natura, alla costrizione la libertà, come principi rigenerativi dell’individualità e del vivere sociale. In pratica gli scopi che Neill persegue sono e restano la felicità dei bambini e il loro equilibrio; e simili scopi possono essere realizzati, a suo giudizio, solo nella libertà e con l’amore. Libertà per Neill, significa “fare ciò che piace purché non limiti la libertà degli altri”. Il risultato è l’autodisciplina. A Summerhill c’è libertà assoluta, assoluto rispetto dell’interesse, del desiderio, della vita sessuale, ludica, espressiva e di studio. Amore e approvazione dunque, accettazione del bambino così com’è; questo è il solo metodo dell’educazione. Il risultato è il bambino autoregolato.

I principi che sono alla base della scuola di Summerhill possiamo sintetizzarli nel seguente modo:

Sopprimere la gerarchia: l’autore istituisce un rapporto orizzontale tra adulti e minori, in quanto persone aventi gli stessi diritti.

Autogestione del lavoro.

Adottare un atteggiamento non condizionante in materia di sesso.

Autogoverno mediante l’assemblea generale, nella quale vige il criterio della più assoluta uguaglianza e parità: “il voto di un bambino di sei anni conta quanto il mio”.

Accurata distinzione fra libertà (soddisfazione del desiderio individuale in un contesto funzionale con il rispetto dei desideri e dei diritti altrui) ed anarchia: “libertà non significa mancanza di buon senso”.

Non imporre la competitività scolastica, né valori religiosi, sociali o politici.

Impiego di interventi terapeutici individuali, benché in misura progressivamente sempre più limitata: “a Summerhill è l’amore che opera le guarigioni, sono l’amore e l’approvazione che si dimostrano benefici per l’individuo”.

Realizzazione dell’autodisciplina.

Riguardo all’abbattimento delle barriere gerarchiche, Neill afferma che non vi sono bambini-problema ma genitori-problema o meglio un’umanità-problema. In effetti, ci troviamo di fronte ad una società patriarcale, fondata sull’autorità del padre, il quale rappresentando il potere economico si impone a tutta la famiglia con la forza generando timore nei suoi sudditi. Nel collegio di Summerhill in effetti i ragazzi non si ritrovano più nella struttura familiare, succubi dei capricci dei loro genitori, ma in una struttura comunitaria. I rapporti genitori-figli cambiano di natura, i ragazzi alla ricerca di un padre e di una madre li ritrovano in Neill e in Ena sua moglie. La barriera gerarchica tradizionale, viene demolita anche a livello della scuola, Neill non è il capo autoritario ma uno di loro. Scomparsi il rispetto artificiale e meschino, il servilismo, i leccapiedi, nascono rapporti franchi tra individui di uno stesso gruppo tali da permettere a Billy (5 anni) di espellere Neill (83 anni) dal “party” del suo compleanno perché non era stato invitato ma che consentono a Neill di chiedere a Billy di uscire dal suo ufficio perché deve lavorare. I bambini a Summerhill vivono, dunque, senza alcuna costrizione autoritaria esteriore e senza quel timore che è la causa fondamentale delle repressioni cui è soggetto il bambino e che vieta ogni possibilità di esprimersi liberamente. In riferimento al lavoro, il lavoro è libero e non solo i corsi non sono obbligatori, ma in più i ragazzi possono scegliere le materie che li interessano senza nessuna riserva. L’essenziale non è più fare tante ore di lavoro al giorno ma lavorare secondo i propri bisogni, le proprie aspirazioni, i propri gusti, aldilà degli imperativi del capitalismo e della sua logica di sfruttamento. Riguardo al “sesso”, come hanno dimostrato gli psicanalisti questo istinto che forma il carattere umano non è assente nell’infanzia. La curiosità sessuale inizia di solito verso il terzo anno di età, sotto forma di un interesse per le differenze fisiche esistenti tra uomini e donne e tra adulti e bambini. Secondo Russell, per natura questa curiosità non ha alcun carattere particolare nell’infanzia, ma fa semplicemente parte della curiosità generale. Neill afferma che tutti gli esseri umani sono condizionati dalla sessualità e nessuno sa trovare il giusto mezzo; chi è troppo a favore, chi troppo contro la sessualità. A condizionare il nostro autore in materia di sesso sicuramente è stato il contesto familiare. La famiglia paterna di Neill era calvinista e molto rigida in materia sessuale. Intento di Neill è far crescere ragazze e ragazzi come fratelli e sorelle; “lasciandoli a sé stessi non si crescerà con illusioni o delusioni nei riguardi del sesso opposto”[16]. Esprimere liberamente la propria “sessualità” significa per Neill che il ragazzo deve essere completamente libero di toccare qualsiasi parte del suo corpo, compresi gli organi genitali; non pone alcun ostacolo alla masturbazione, inoltre accetta e incoraggia la vita sessuale del ragazzo, i giochi sessuali aperti e dichiarati con le bambine anche tra fratelli e sorelle. Se il bambino viene autoregolato dall’inizio come avviene tra gli indigeni delle Trobriand i quali assistono ai rapporti sessuali dei genitori e alla nascita, alla morte come fatti comuni nella vita di ogni giorno e non ne vengono negativamente influenzati, da grande non sarà né un represso né un sadico[17].

Una delle caratteristiche principali della scuola di Summerhill è l’autogoverno: obiettivo principale di Neill è tenere il più possibile lontano il bambino dalle interferenze degli adulti. In pratica, l’intera vita della scuola è regolata e organizzata nell’ambito dell’Assemblea generale del sabato sera. Il governo ha la funzione di fare tutte le leggi e di discutere i lineamenti sociali della comunità. All’inizio di ogni trimestre viene eletto un presidente di sessione che dirige i dibattiti, fa rispettare l’ordine e nomina un presidente per la settimana successiva, ciò evita ogni possibilità di burocratizzazione e di gerarchia tra i ragazzi. Nell’assemblea funziona inoltre un tribunale che giudica le infrazioni alle norme della comunità: ogni allievo e ogni insegnante dispongono di un voto. La comunità si protegge contro una serie di possibili atteggiamenti che i ragazzi potrebbero assumere: una norma precisa, per esempio, che la violenza viene punita severamente. Ma non viene mai punito il furto, si pretende semplicemente di risarcire il danno perché si ritiene si tratti di un gesto irresponsabile. La sola idea che Neill non modifica è la distinzione tra libertà, permissivismo e licenza in una scuola libera. Tuttavia, tiene ben distinta la libertà dall’anarchia che definisce come un’interferenza con la libertà degli altri. Per esempio, nella sua scuola un bambino è libero di andare in classe o no perché questo riguarda soltanto lui, ma non è libero di suonare la tromba mentre gli altri vogliono giocare o dormire. Libertà significa libertà dagli insegnamenti etici, non il diritto di fare qualsiasi cosa. Con Summerhill, il nostro autore ha realizzato un mondo senza coercizione. Le costrizioni che occorre sopprimere sono anzitutto quelle degli ordini, “fai questo”, “comportati bene”, “stai zitto”; dalle prediche fino ai suggerimenti benevoli passando per la sorveglianza delle letture, dei film e delle compagnie; evidentemente anche le punizioni, ma anche le ideologie degli adulti e le loro innumerevoli prescrizioni, ogni tipo di morale religiosa o non, ogni tipo di opinione imposta al ragazzo. Le costrizioni provenienti dall’adulto non hanno in realtà altro fondamento che la sua sete di potere. Un adulto che vuole farsi obbedire da un bambino è un adulto che non può amare, un adulto che non sa amare. La stessa cosa accade per gli insegnanti: la disciplina che vogliono imporre, la posizione privilegiata che esigono di avere in classe non sono che espressione delle loro pulsioni aggressive, del loro desiderio di potenza che non osa neppure con una potenza della sua stessa taglia, ma si riversa sui ragazzi: “un dio dozzinale”[18]. Inoltre, Neill rompe con il concetto di rendimento, di competitività che ha caratterizzato la tradizionale organizzazione della scuola-caserma. Il nostro autore da ragazzo era stato alunno di suo padre però non aveva successo negli studi e il padre ne era angosciato. Di questa sua scarsa riuscita negli studi e delle ripercussioni familiari della stessa, Neill soffrì parecchio. Non sorprende dunque che divenuto adulto, egli segnali tra i condizionamenti da evitare al bambino l’educazione “competitiva” in materia di studio. Ma è evidente quanto il concetto di rendimento sia legato al rifiuto di imporre valori sia politici che religiosi e sociali. Egli afferma che bisogna astenersi dal dare al bambino una formazione religiosa e politica e dal dargli la coscienza di appartenere a una classe. In riferimento alla religione, “A nessun fanciullo si dovrebbe insegnare la religione; egli dovrebbe essere lasciato completamente libero di prendere una risoluzione quando raggiunge l’età di fare una scelta”[19].    “A Summerhill è l’amore che opera le guarigioni.”

Gli scopi che Neill persegue sono e restano la felicità dei bambini e il loro equilibrio; e simili scopi possono essere realizzati a suo giudizio solo nella libertà e con l’amore.

In una prima fase delle sue esperienze educative allorché si trova ancora sotto la diretta influenza di Freud, Neill applica con una certa frequenza le tecniche della terapia psicanalitica (le cosiddette “lezioni private” o conversazioni informali al caminetto) nella convinzione che il “recupero” dei suoi ragazzi “difficili” ad esempio reduci da furti o col complesso della masturbazione, debba passare attraverso un’iniziale trattamento di “cura”, volta a restituire al soggetto la sua spontaneità naturale. “Le lezioni private erano in realtà una forma di rieducazione [il cui scopo] era quello di spazzare via i complessi, conseguenza della paura e dell’educazione moralistica”[20].

Successivamente, però si persuade che la terapia coincide con lo stesso metodo della libertà e dell’amore. Scrive Neill in Summerhill:

“Mi vado convincendo sempre più che le terapie psicanalitiche non sono necessarie quando i bambini possono vivere in libertà, lontani dalle fonti dei loro complessi. A Summerhill è l’amore che opera le guarigioni, sono l’amore e l’approvazione che si dimostrano benefici per l’individuo”[21].

Neill ritiene che all’interno della famiglia si potrebbe evitare l’autorità, se al bambino viene impartito il principio dell’autodeterminazione. A Summerhill a differenza di una scuola tradizionale si ha piena fiducia nella personalità del bambino: “Chiunque è libero di fare quel che vuole finché rispetta la libertà degli altri”[22]. Amore e approvazione dunque, accettazione del bambino così com’è: questo il solo metodo dell’educazione.

Il principio metodologico fondamentale che sostiene Summerhill è la sostituzione di una pedagogia direttiva, incentrata sull’istruzione, con una pedagogia non direttiva caratterizzata dalla spontaneità degli interessi. Il fine della scuola non è, per Neill, quello di istruire, ma di assicurare la crescita di personalità equilibrate e felici. Per realizzare tale libertà e felicità, sul ragazzo di Summerhill non deve pesare alcuna costrizione. Soprattutto dal punto di vista scolastico non solo è lui che sceglie le materie che studierà ma tocca anche a lui decidere se vuole studiare, andare in classe o no, e invece per esempio restare a giocare, a gingillarsi. È per questo che Summerhill è definito un “paradiso” per il ragazzo. A detta di Snyders, per Neill non esiste un oggetto di insegnamento, un oggetto che valga la pena di essere insegnato poiché è il desiderio del ragazzo che fonda il suo sviluppo. Insomma, in questo tipo di educazione, i ragazzi imparano solo quello che vogliono e l’unico compito del maestro sta nel riconoscere questo volere del ragazzo. L’inevitabile conseguenza è che mentre alcuni vogliono diventare meccanici, sarte, altri dottori o ingegneri. Sia i primi che i secondi cercano senza dubbio di raggiungere il loro obiettivo. Inoltre, dire che i rapporti tra Neill e il ragazzo sono sullo stesso piano di uguaglianza significa che la personalità, l’autorità di questo uomo celebre sarebbero state messe tra parentesi; ne sia prova il fatto che quando un ragazzo glielo chiede egli lascia il posto e che all’assemblea generale ha diritto di parola una sola volta come tutti gli altri. In questo contesto il ruolo essenziale dell’adulto è quello di creare un’atmosfera di accettazione purificata dalle minacce e dalle paure; approvare, approvare tutto ciò che il ragazzo disapprova in sé stesso, perché gli si è insegnato a disapprovarlo; è per questo che Neill approva, si tratti di masturbazione o di bugia, di furto o di ogni altra attività condannata dalla società. Neill non avrà paura di accompagnare un giovane ladruncolo per aiutarlo a rubare qualche pollo del vicino e, anche di prestargli assistenza quando ha deciso di arraffare qualcosa dalla cassa della scuola. Alexander Neill nel fondare Summerhill asseriva di essere stato influenzato, nella sua concezione pedagogica, da un gran numero di persone, compresi Adler, Freud e Homer Lane e ammetteva di non aver mai studiato in maniera approfondita la psicologia ma di aver messo insieme quelle tesi psicologiche che avevano un significato per lui. Negli anni Venti il suo sogno è di diffondere in tutto il mondo l’idea di scuola libera. Nel fondare e far funzionare Summerhill, Neill si proponeva di forgiare uno strumento per salvare il mondo dalla criminalità, dalla disperazione, dall’infelicità. Ad un visitatore americano, professore di psicologia, che criticò la scuola di Summerhill sostenendo che essa era un’isola che non si inseriva in una comunità e che non faceva parte di una più grande unità sociale, Neill rispose che il suo obiettivo principale non era quello di riformare la società ma quello di rendere felici alcuni bambini. Anche Russell afferma: “La felicità dell’infanzia è assolutamente necessaria per la produzione del miglior tipo di essere umano”[23]. Un individuo felice ed equilibrato non è violento, non prova il desiderio di opprimere gli altri, è socialmente costruttivo.

Erich Fromm nel commentare Summerhill nel suo brevissimo studio Un esempio di amore per la vita[24] ritiene che il precetto di base non è altro che l’amore per la vita e il tipo di Neill vuol far maturare nei bambini a lui affidati è il biofilo, colui che ama la vita, contrapposto al necrofilo, colui che ama la morte. Il “biofilo”, dice ancora Fromm, ama l’avventura stessa della vita, perché questa implica sempre incertezza e rischio. Anche la biofilia ha la sua etica. Nell’educazione alla vita non si ha paura della verità e la legge è la legge interiore, l’autoregolazione. Questo, in breve, è un modello di uomo congruente con lo spirito della scuola di Summerhill.

Summerhill: una proposta contro la società repressiva fu annunciato in Inghilterra, neppure un libraio americano ne prenotò una copia: tanta era l’ignoranza e l’indifferenza del pubblico americano nei confronti di Neill. Non molti anni dopo sulla scia delle rivolte studentesche di Berkeley o di altre università, Summerhill divenne un “classico” della pedagogia e veniva prescritto come testo d’obbligo in almeno seicento corsi universitari degli Stati Uniti; mentre nel 1968 sono state vendute centomila copie del libro, nel 1969 duecentomila. Il successo americano di Neill è solo l’esempio più vistoso di un processo all’epoca mondiale: Summerhill è stato tradotto in francese, in tedesco, in italiano, in spagnolo, in portoghese, giapponese, israeliano, finlandese, norvegese e danese. Dietro questo esplosivo interesse, non si cela sempre, né spesso, il consenso. Quello che più sovente il pensiero di Neill suscita è un vero e proprio uragano di controversie e di polemiche.

Un saggio che meglio evidenzia teorie ed esperienze di Neill è Summerhill in discussione, che riporta le analisi condotte da dieci studiosi americani e due italiani. Nello studio di apertura del volume, “Teoria e prassi” Raffaele Laporta conduce una critica serrata a Neill. Laporta esamina soprattutto il concetto di libertà che è “preliminare alla sua pratica educativa”, vede cioè la libertà “come il risultante di un processo di liberazione dalle repressioni nell’infanzia e quindi come un ritorno alla condizione originaria dell’essere umano”.[25] Anche la scuola a Summerhill è dominata dal principio della libertà poiché l’opzionalità delle frequenze alle lezioni è uno dei motivi fondamentali; Neill è in polemica con le istituzioni scolastiche statali e con quelle assimilate, perché ritenute repressive, formali, meccaniche e non rispondenti agli effettivi interessi infantili. Sul piano politico, Neill si pone nel filone dei pedagogisti educatori che negli anni Venti, in Europa e in America, sulla base di diverse matrici culturali formulavano un credo educativo “liberale” ed “antiautoritario”, ma la sua critica alla società secondo Laporta ha caratteri esclusivamente psicologici, Neill non “vede in pratica il nesso tra educazione e politica”.[26] Fatta eccezione di queste limitazioni, secondo Laporta, Neill rimane pur sempre brillante, intuitivo e ricco di doti umane.

Nello studio “La valenza antieducativa di Summerhill”[27], l’allora popolarissimo sovrintendente per l’istruzione pubblica dello stato di California Max Rafferty, offre una valutazione decisamente negativa su Summerhill, considerando “chiacchiere” le teorie rousseauniane tanto osannate da Neill. Riguardo al concetto di Neill secondo cui “le lezioni sono facoltative e i bambini possono andarvi e non andarvi (…) anche per anni se vogliono” viene regolarmente respinto: Rafferty non condivide la convinzione di Neill che ritiene “la materia di poco importante” o l’idea secondo cui “cosa si impara è meno significativo di come s’impara”.

Nello studio che porta il titolo “Considerazioni di una psicologa”[28], Louise Bates Ames dà una valutazione negativa sull’esperienza di Neill e soprattutto sui principi che l’animano. Intanto, gli rimprovera subito “il dogmatismo” ed “il sapere tanto poco in merito al comportamento infantile”. Infatti, secondo Neill, Neill i bambini dovrebbero anche “poter esprimere liberamente i loro impulsi aggressivi e distruttivi”, altrimenti le conseguenze sarebbero “spaventose”. E se il bambino dopo essersi “sfogato” si cheta, secondo la Bates Ames è certamente perché “anche la libertà completa diventa noiosa dopo qualche tempo e la permissività di Neill non solo non è necessaria ma anche lievemente ridicola”. La critica della Bates Ames continua serrata, decisamente negativa. Circa gli errori dei pensieri educativi di Neill, primo tra tutti quello di non considerare che molti bambini cercano assolutamente una “guida” e vogliono accanto a sé un adulto e ancora quello che i bambini non dovrebbero rispettare l’autorità e che il sesso dovrebbe essere libero.

Nel suo breve studio “Un messaggio di fede”,[29] Fred M. Hechinger, all’epoca redattore pedagogico del New York Times, offre una ponderata valutazione critica perlopiù esaltante, dell’esperienza di Summerhill e dei principi che la animano, pur riconoscendone e dimostrandone punti deboli e limiti. Hechinger esordisce affermando che “Summerhill non è una scuola ma una religione”. Summerhill, cioè, “è un luogo in cui le influenze malvagie e repressive sono state rimosse” e “un’oasi in cui i bambini sono lasciati liberi di svilupparsi senza pressioni e repressioni”. Un altro punto debole, sul quale Hechinger insiste e calca l’accento, è l’anti-intellettualismo della “religione” di Summerhill. La noncuranza per il libro, per il sapere, per la “vita della mente”, per “le lezioni” fanno pensare ad un Neill “desideroso di sacrificare il cervello al cuore”.

Nello studio “La libertà dei bambini”[30], John Holt, newyorkese, maestro elementare prima e docente universitario poi, dà atto che la maggioranza dei bambini a Summerhill fa notevoli progressi e grandi miglioramenti: “bambini sconfitti, completamente demoralizzati dalla vita, chiusi nelle loro disperate strategie di autodifesa e deliberato fallimento, pieni di paura, sospetto, rabbia, odio” nella vita libertaria della comunità educativa “ritrovano la forza, la fiducia, il coraggio di affrontare la vita ed entrarvi”.

Articolata e fondata ci sembra la critica, “Considerazioni di uno psicanalista”[31] di Bruno Bettelheim, già citato precedentemente, docente di pedagogia e di psicologia all’Università di Chicago, oltre che autore di numerose opere sul problema della riabilitazione degli handicappati. Nonostante Bettelheim apprezzi Neill, non manca di esprimere qualche riserva. Egli trova semplicistica la posizione di Neill secondo la quale basta non esercitare alcuna pressione e il bambino impara a distinguere il bene e il male imitando l’adulto e ritiene che in questo modo Neill rischia di suscitare ansia nel bambino che si identificherà con l’adulto modello solo per angoscia, per paura di perdere la stima o l’affetto dell’educatore.

A sua volta Michael Rossman, un autorevole esponente della sinistra universitaria californiana, sottolinea il carattere elitario e circoscritto dell’esperimento di Neill. Ma, come abbiamo potuto notare, l’isolamento fu probabilmente il prezzo che Neill dovette pagare per poter svolgere su base continuativa la sua attività.

Paul Goodman, il famoso autore del testo Compulsory Mis-Education, esaltatore del tentativo della “first street school” di New York, “un istituto modellato in parte su Summerhill”, valido e singolare esponente della “descolarizzazione”, Paul Goodman, dicevamo, interviene a esprimere un giudizio su Summerhill con lo studio “Summerhill, esperienza di educazione incidentale”.[32] Per Goodman, a Summerhill è giustamente la comunità a fornire l’educazione; i bambini apprendono in modo “incidentale”, occasionale e concreto, senza predeterminazione, “per spinta propria”, attraverso un interesse, curiosando, chiedendo, osservando, imitando senza ricorrere ai libri.

Secondo Nathan W. Ackerman, nel suo studio “Adulti e bambini”[33], Summerhill è una “visione poetica”, è una scuola che presenta delle incoerenze soprattutto della natura selettiva della popolazione studentesca, come ha già affermato Rossman. Infatti, nella scuola di Neill erano ammessi soltanto quei bambini i cui genitori si potevano permettere di pagare la retta. Inoltre per Ackerman Neill ha fondato e preservato un mondo infantile dove i valori di Neill sono in larga misura quelli del bambino; dunque i bambini si identificavano con Neill perché egli si identificava con loro. Ecco spiegato il motivo per cui secondo Ackerman la comunità di Summerhill si può considerare una comunità di pari.

Nello studio di chiusura del volume, “Summerhill nella storia”[34], Antonio Santoni Rugiu anzitutto, si domanda “come mai l’esperienza di Summerhill ha avuto una vita così lunga” che continua da oltre cinquant’anni, mentre sono scomparsi tutti i pionieri di formazione libertaria e le istituzioni extra-scolastiche da essi create: “tutte le consimili imprese dette impropriamente «scuole libertarie» hanno conosciuto infatti una vita assai più breve” e anche se Summerhill dovesse cessare subito, “avrebbe già battuto un record notevole”. A questo proposito, “la prima risposta che viene alle labbra può essere quella che con la contestazione del 1968 gli assunti neilliani sono tornati in grande auge”; “l’altra ragione per cui Summerhill è vissuta tanto a lungo è nel fatto che il suo fondatore e animatore è stato quello che oggi si chiama un grosso personaggio” che nasce in seguito alla lezione appresa attraverso i fallimenti tedeschi e austriaci di Hellerau e di Vienna. Aggiunge, acutamente, ancora Santoni Rugiu: “Anche sul piano culturale Neill è meno autoritario di quanto non sembri a prima vista”. Summerhill, insomma, è stata saggiamente amministrata da Neill ed è sopravvissuta nel tempo, anche se ha costituito un totale rovesciamento dei principi educativi e metodologici tradizionali: essa “non è una scuola” ma “è una comunità residenziale” in cui “autorità e sesso represso rimarranno sempre gli obiettivi polemici che motivano la sua contro-educazione”.

Un assertore dell’ideologia progressista, Pierre Laguillaumie, ci spiega, come Neill, rifiutandosi di svolgere il ruolo di insegnate tradizionale, di mediatore tra la società e i giovani, rifiutandosi di preparare la gioventù alla vita sociale, intellettuale e morale, rompa in questo modo con lo schema tradizionale della pedagogia riformista di un Dewey o di un Rogers. In sostanza, Laguillaumie ritiene che Neill nonostante i compromessi con la società borghese, per il semplice fatto di far conoscere attraverso Summerhill, a dei ragazzi, una realtà non repressiva e non alienata è da considerarsi rivoluzionario.[35]

Per Erich Fromm, il pensiero e l’opera di Neill rivestono la massima importanza, perché sostengono e dimostrano che la pedagogia della libertà non è un’utopia ma è possibile e funziona. Fromm ammira in Neill le doti del realismo e del coraggio e chiarisce al lettore che l’“esperimento” di Summerhill

“è tale che (…) non potrà essere ripetuto con facilità nella società odierna (…) non solo perché l’esperimento deve la sua vitalità all’essere portato avanti da una personalità straordinaria come quella di Neill, ma anche perché pochi genitori hanno il coraggio e l’autonomia di giudizio per considerare più inportante la felicità dei propri figli che il loro successo”[36].

Una critica ancor più positiva e anche entusiasta potrebbe essere quella di M.D. Angelicola, una delle prime studiose italiane di Neill, che ha visitato Summerhill. Per l’Angelicola, ciò che distingue Neill da Dewey, Parker, da Maria Montessori e da tutti i maestri del passato, pur portatori di principi progressisti, è che questi maestri subordinano i principi medesimi a quello di “un adattamento più o meno completo del bambino alla società esistente”[37] e “ai valori dell’ordine costituito in cui si trovano”[38] mentre Neill sarebbe stato un rivoluzionario la cui azione avrebbe inciso anche sul piano sociale.

Di contro, una critica sferzante a Neill è stata opposta da Francesco Gatto secondo il quale Neill non ha visto, o non ha voluto vedere, il nesso esistente tra educazione e politica. Per Gatto Neill non è rivoluzionario perché non vuole che i suoi allievi una volta usciti da Summerhill siano dei contestatori, anzi vuole che i suoi ragazzi licenziati dalla scuola svolgano un ruolo gratificante e che siano felici e vivano con gioia. Dunque inserimento non ribellione, adattamento non contestazione. Ancora, non è stato rivoluzionario in quanto egli consegna alla società dei giovani aderenti al più piatto conformismo in quanto disarmati e privi di quegli strumenti culturali e intellettuali capaci di dare la consapevolezza critica per affrontare la realtà e che consentano il sorgere di una comunità di uomini, anzi di persone, capaci di un integrale arricchimento nel segno dell’umanità.

Molto incisiva risulta la critica di Georges Snyders, studioso di ispirazione marxista, secondo cui questo tipo di educazione, dove l’autorità dell’insegnante è celata dietro il paravento dell’amore e della comprensione, dove sono state cancellate ogni cultura e ogni vita politica e che non fa maturare una coscienza di classe genera conformisti e conservatori.

Nel presentare il libro di Neill Questa terribile scuola Carlo Doglio si esprime con un certo scetticismo e perplessità però non si esimia dal rendergli qualche contributo. Secondo Doglio i principi di Neill, potevano valere negli anni ’20 quando Summerhill, sulla scia delle scuole di Amburgo poteva essere considerata tipicamente d’avanguardia, ma in seguito dai suoi insegnamenti “se n’è spremuto (…) e oramai è il caso di lasciarlo acquietarsi, quasi di dimenticarlo”. Ciò che invece per Doglio in Neill è sempre valido e fresco è il leit-motiv del sesso.

Alquanto serena e dettagliata ci appare l’interpretazione di Summerhill offertaci da Annalisa Pinter nella presentazione del libro Il fanciullo difficile di Neill. La Pinter esordisce affermando che:

“Neill non è un teorico, non elabora alcunché a tavolino (…) è il traduttore in modo concreto di elaborazioni teoriche che altri hanno scritto e cui lui è debitore nel campo delle idee, ma uno dei suoi meriti è stato quello di aver utilizzato e messo in pratica con genialità e coerenza le teorie di altri autori (…)”[39]

Ma come molti altri critici ci hanno fatto notare anche la Pinter ritiene che i principi neilliani presentano delle incongruenze e contraddizioni. Ad esempio, riguardo al principio della libertà, esso è sì il terreno su cui si può innestare la felicità o perlomeno la serenità di una vita costruita come la si desidera, però non basta da sola, senza un’adeguata formazione culturale e adeguati strumenti di giudizio per poter vivere e agire in una società politica ed economica. La propria libertà la si può vivere solo se si ha la possibilità di disvelare gli altrui metodi di persuasione e i meccanismi di potere. Sarà proprio dovuto alle sue sottili incoerenze che Summerhill, come aveva presagito Neill, non avrà di fatto un seguito a vasto raggio, ma nonostante ciò per la Pinter resta “una pietra miliare nella storia della pedagogia, perché è uno di quegli autori con cui ci si deve comunque confrontare, in positivo o in negativo”.[40]



[15] JOHN HOLT, Escape from Chilhood. The Needs and Rights of Children, New York, E.P. Dutton & Co., Inc., 1974 (trad. it. a cura di Trieste Valdi, I bisogni e i diritti dei bambini. Fuga dalla prima età, Roma, Armando, 1977, pp. 165-170).

[16] NEILL, Summerhill, una proposta op. cit. p. 67.

[17] NEILL, Summerhill, una proposta op. cit. pp. 238-247.

[18] GEORGES SNYDERS, Le pedagogie non direttive, Roma, Editori Riuniti, 1975, p. 39.

[19] NEILL, Il fanciullo op. cit. p. 138.

[20] NEILL, Summerhill, una proposta op. cit. p. 54.

[21] Ivi, pp. 47-49.

[22] Ivi, p. 179.

[23] BERTRAND RUSSELL, On Education Especially in Early Childhood, London, Unwin Books, 1976 (trad. it. a cura di Enrico Sala, L’educazione del bambino e dell’adolescente, Milano, Longanesi, 1975, p. 48).

[24]AA. VV., Summerhill. For and Against, New York, Hart Publishing, Co., Inc., 1970 (trad. it. a cura di Egle Becchi, Summerhill in discussione, Milano, Franco Angeli Editore, 1975, pp. 174-183).

[25] AA. VV., Summerhill in discussione op. cit. p. 16.

[26] Ivi, p. 39.

[27] Ivi, pp. 44-56.

[28] AA. VV. Summerhill in discussione op. cit. pp. 75-90.

[29] AA. VV. Summerhill in discussione op. cit. pp. 63-74.

[30] Ivi, pp. 91-102.

[31] Ivi, pp. 103-121.

[32] AA. VV., Summerhill in discussione op. cit. pp. 135-151.

[33] Ivi, pp. 153-173.

[34] AA. VV., Summerhill in discussione op. cit. pp. 186-207.

[35] PIERRE LAGUILLAUMIE, Summerhill, scuola della libertà, in Educazione o condizionamento?, a cura di ETTORE GELPI, Roma, Partizan, 1970, pp. 39-43.

[36] ERICH FROMM, Prefazione in NEILL, Summerhill, una proposta op. cit. p. 10.

[37] M. DOLORES ANGELICOLA, Un’utopia rivisitata. A. Neill e la scuola di Summerhill, Roma, Armando Editore, 1979, p. 90.

[38] Ivi, p. 91.

[39] ANNALISA PINTER, La pratica educativa di A.S. Neill in ALEXANDER S. NEILL, Il fanciullo difficile, a cura di Leo Pellegrini, Firenze, La Nuova Italia, 1951-1992, pp. 7-12.

[40] PINTER, La pratica op. cit. p. 5.

 

wpeD.jpg (2693 bytes)