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Ruggero Taradel, L’accusa del sangue. Storia politica di un mito antisemita , Roma, Editori Riuniti, 2002.
di  Carlotta Padroni

L'accusa del sangue è il titolo dell'ultimo volume di Ruggero Taradel, studioso di storia delle religioni all’Università di Roma “La Sapienza”, appena pubblicato dagli Editori Riuniti.

L'accusa rivolta ai discendenti di Abramo di commettere omicidi rituali ha una storia millenaria che ha nutrito da sempre il mito antisemita; in queste dense pagine molto ben documentate viene ricostruita proprio la storia di questa accusa fin dalle sue anticipazioni tardoantiche. Sarà però la società inglese del XII secolo a dare consistenza effettiva alla leggenda anche in coincidenza con il fatto che le comunità ebraiche erano spesso tenute, dall’autorità secolare, a fornire gli esecutori delle sentenze capitali.

Già nel 1171 l'accusa del sangue aveva varcato il Canale della Manica per approdare in Francia. Fu adottata poi in Spagna per giustificare l'espulsione degli ebrei nel 1492 e sostenuta da Lutero, quale potente risorsa retorica, per dipingere gli ebrei come i nemici della Cristianità che trovava nella Riforma la configurazione più pura. Poco più tardi sarà la Controriforma a servirsi di questa accusa, che era già saldamente radicata nella tradizione cattolica, e che in seguito fu rilanciata dalla Santa Sede attraverso pesanti campagne propagandistiche.'

L'accusa di omicidio rituale, in Europa, negli anni Venti e Trenta è assunta in buona parte dalla propaganda nazista (soprattutto dalle colonne del “Der Stürmer” di Julius Streicher) fino all’attuazione della Soluzione Finale; tuttavia all’indomani della Guerra fu utilizzata ancora in Polonia per perseguitare i sopravvissuti della Shoah. “Con i pogrom di Kielce (gli eventi accaduti nella città polacca nel 1946 che misero fine alla presenza ebraica in Polonia, ndr) e con l’esecuzione di Streicher l’accusa del sangue giungeva alla conclusione di un altro ciclo del suo lungo percorso storico, ritornando paradossalmente alle sue origini. Non produce più processi, istruttorie, interrogatori, sentenze ma direttamente tumulti, aggressioni, omicidi e massacri indiscriminati come nel Medioevo. Si assiste insomma al puro dispiegarsi della potenza di un mito caratterizzato da una terrificante capacità di mobilitare reazioni aggressive e distruttive incontrollabili”.(Ruggero Taradel, L’accusa del sangue, Roma, Editori Riuniti, 2002, p. 303)

L'autore compie dunque una ricostruzione analitica di questo fenomeno storico di lunga durata indagandolo nella sua globalità senza trascurare gli intrecci con gli snodi decisivi della storia europea.

Questa prospettiva concentrata sulla ricerca storica si allontana in maniera radicale dalle metodologie applicate dalla Psicostoria, l'approccio con cui negli ultimi decenni si è letto il fenomeno dell'accusa del sangue. Interessante è seguire l’autore quando spiega le ragioni che lo hanno guidato nel suo lavoro di storico: “ Da questo genere di metodologie e di approcci questo studio si dissocia nel modo più netto. Nella persuasione che i tentativi di applicare a contesti storici complessi e differenziati categorie psicanalitiche (o concetti tratti dalla psicologia analitica junghiana) hanno portato gli studi in questo campo a derive infruttuose e pseudoscientifiche e ad esiti tanto magniloquenti quanto acritici e destorificanti. L’idea che la ‘vera causa’ dell’accusa del sangue siano soprattutto dei complessi meccanismi intrapsichici socialmente condivisi dai membri di una determinata cultura rischia di vanificare i molti e fecondi tentativi di studiare e di comprendere gli eventi all’interno dei loro contesti economici, storici, politici e ideologici. E’ forse opportuno specificare a questo punto che il termine ‘mito’ con cui nel titolo e nelle pagine del testo si fa riferimento all’accusa del sangue, viene usato nella restrittiva e specifica accezione di ‘discorso falso, ingannevole e menzognero’ ” (Ivi, p. 306). Prosegue Taradel: “La nascita e l’evoluzione dell’accusa del sangue non può essere compresa a prescindere dall’analisi degli scopi politici, economici e religiosi per cui quest’arma propagandistica fu ideata, forgiata e spregiudicatamente utilizzata da specifici settori delle classi dominanti secolari ed ecclesiastiche. Forse la spiegazione in ultima analisi più tragicamente vera delle ragioni del sorgere, dell’affermarsi e del prosperare dell’accusa del sangue, si trova davvero nelle parole del Liber Nizzachon Vetus, che l’erudito protestante Cristoph Wagenseil pubblicò nel suo Tela Ignea Satanae nel 1681: ‘Voi ci accusate di questo crimine perché vi sia lecito spargere impunemente il nostro sangue’” (Ivi, p. 307).

 

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