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 Bakshi vs. Jackson    Chi ci ha visto giusto?

                                      di Giorgio Stancati


Il Signore degli Anelli : essenziale confronto critico  tra il  libro e il film


 

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Il Signore degli Anelli :

essenziale confronto critico  tra il  libro e il film

 

Ve  lo assicura chi conosce bene Tolkien : il film è veramente bello e  veramente fedele  al testo dell’Autore. E’ una felice sorpresa scoprire via via la perfetta fedeltà con cui sono resi una grande quantità di particolari della saga tolkiniana. Cito ad esempio, la scena in cui  i componenti della Compagnia dell’Anello, usciti da Lothlorien indossano i mantelli elfici donatigli dalla regina Galadriel con la caratteristica spilla a forma di foglia d’oro della foresta di Lothlorien oppure la sosta presso le statue degli Uomini Neri ; episodi propri  de Lo Hobbit ma descritti anche nella trilogia. Le decine di  migliaia  di appassionati del genere Fantasy   e i fedeli lettori del professore di Oxford non potranno che essere entusiasti  dell’opera di Peter Jackson dalla prima all’ultima sequenza.

 

Può essere interessante ad uso dei miei venticinque lettori un essenziale confronto critico  tra il  libro e il film, che è la trasposizione cinematografica  de La Compagnia dell’Anello, la prima parte (delle tre) in cui l’editore di Tolkien volle dividere la saga del professore di Oxford  . Le versioni cinematografiche  delle altre due parti, Le Due Torri e Il Ritorno del Re, già completate da P.Jackson , saranno nei cinema   per il 2003 e il 2004 .

 

Ottima l’idea di introdurre con un esauriente prologo lo spettatore nella Terra di Mezzo, il mondo di J.R.R. Tolkien. Le scene di battaglia sono molto coinvolgenti e descrivono la vastità e la profondità del conflitto in corso tra la alleanza tra Elfi e Uomini, Il Bene, e Sauron, l’Entità che è Il Male.

Il prologo sintetizza in modo fedele e in pochi minuti le vicende che i lettori scoprono nei tre volumi e che chiariscono loro il senso e gli antefatti delle gesta che via via leggono. La tecnica cinematografica solitamente ricorre ai flash-back, opportunamente qui non impiegati perché interromperebbero l’epica.   A fronte di questi indubbi meriti qualche perplessità suscita nel lettore  sia  la rappresentazione che si dà della morte di   Elendil (Re dei Numenoreani , gli uomini amici degli Elfi) e di come suo figlio Isildur vendicandosi della morte del padre sconfigga Sauron mozzandogli via il dito con l’anello da cui deriva il suo potere :nel film la scena è veloce e fortunosa, nel libro è l’esito di una vicenda eroica fortemente perseguita, sia il descrivere la scomparsa dell’anello  come conseguenza dell’imboscata in cui muore Isildur perché nel libro l’evento accade  nella battaglia di Campo Gaggiolo , che è  la disfatta di Isildur e della sua stirpe .

 

E veniamo al film. Sono stato molto favorevolmente  colpito da come gli Hobbit siano stati  resi con piena fedeltà alle descrizioni di Tolkien: le loro caratteristiche peculiari  che li distinguono da tutte le altre creature della Terra di Mezzo (il continente in cui è ambientata la nostra storia) sono descritte con perfetta cura  così come è magistralmente fedele la ricostruzione della Contea. La mole dello scritto di J.R.R.Tolkien, più di 1500 pagine fitte fitte, ha reso indispensabili tagli nella trasposizione cinematografica . Tagli che non incidono sulla resa fedele della saga della Terra di Mezzo anche se, se  si fosse fatto cenno a Tom Bombadil,  il custode millenario della Vecchia Foresta insensibile alle vicende delle creature che non siano parte di questa, meglio si comprenderebbe l’universo fantastico dell’Autore in cui  aleggia la superiorità del perenne divenire della natura a fronte delle contingenti vicende umane.

 

Il continuo impegno del Regista nel rendere fedelmente i passaggi più rilevanti del testo spicca anche nella sintesi e talvolta l’invenzione cinematografica , necessarie per compendiare episodi che nel testo occupano decine di pagine,  perchè   nulla è  tolto alla piena rispondenza del film al  significato del testo scritto . Mi spiego . J.R.R.Tolkien per illustrare le peripezie della Compagnia nel viaggio verso il Monte Fato , unico luogo in cui l’anello preso a Sauron può essere distrutto , mette in scena la rappresentazione del potere avverso dello stregone Saruman che vuole impedire l’attraversamento dell’Eregion alla Compagnia dell’Anello. E sono i corvi spia di Saruman a scoprire la Compagnia in cammino . Contro di essa Saruman scatena l’attacco dei lupi  che nel film non c’è , contro di essa – nel film - Saruman  comanda una tempesta sopra il Monte Caradhras che nel libro non è opera di  Saruman ma di Sauron l’Oscuro Signore: la sequenza  è molto suggestiva e riesce a perfezione nello scopo di far capire allo spettatore la potenza di Saruman , o meglio ancora di Sauron, di cui Saruman è divenuto servo .

 

Perfetta la scenografia  nella ricostruzione dei luoghi descritti nel testo come illustrati da Alan Lee – illustratore della prima edizione tra il 1954 e 1955- e  dall’altro famoso illustratore tolkiniano Jonh Howe.

 

La fotografia è quanto di meglio possa desiderarsi perché non solo rappresenta ma evoca l’atmosfera tolkieniana .

 

Il film rende  tridimensionali  e vive le illustrazioni del testo , ne sono prova  la impressionante Torre di Orthanc,   ColleVento (Weathertop), la locanda The Pranching Pony, le miniere di Moria, Gran Burrone (Rivendell) e la foresta di Lothlorien. Infine prova ulteriore della cura nella ricerca  e nella  riproduzione delle illustrazioni dei massimi interpreti di Tolkien la si ha riguardo agli Argonath , le imponenti statue a protezione degli antichi confini di Gondor ricostruite secondo il disegno di  Hildebrandt. Questa fedeltà e precisione nel dettaglio - che può essere apprezzata  e goduta  pienamente da chi conosce a fondo l’opera di J.R.R.Tolkien  - dà la dimostrazione della serietà del lavoro svolto .

 

Le scene ricreano in modo efficace  la tensione a cui sono sottoposti i personaggi della storia .

 

 Si veda la cavalcata di Arwen ( figlia di Elrond uno dei pochi Signori degli Elfi rimasto nella Terra di Mezzo) per sfuggire ai nove Nazgul gli spettri dei Nove Anelli servitori di Sauron :nel libro non c’è questo episodio ma  la scena molto coinvolgente , lungi dall’intaccare la fedeltà al libro, ne evidenzia per lo spettatore il senso . Si ammiri la perfetta ricostruzione della  drammatica sequenza  dell’attacco di ColleVento, dove Frodo è assalito dai Nazgul che vogliono riprendersi l’anello e che compendia nel film  anche il  significato   dell’episodio  descritto nel  libro, dello scontro a ColleVento tra Gandalf e i Nazgul. Gli scontri dentro Moria e nei pressi di Khazad-Dum sono spettacolari e epici come nelle descrizioni che ne fa J.R.R. Tolkien ma presentano due imprecisioni.  La prima riguarda Gimli il nano, che aspetta l’assalto degli orchi in piedi sulla tomba del suo compatriota Balin . Per il personaggio descritto da J.R.R. Tolkien sarebbe stato disonorare le spoglie dell’amico calpestare la sua tomba: infatti nel libro appena un orchetto posa i piedi sulla tomba, Gimli non esita a mozzargliele con la sua ascia, gonfio d’ira (i nani sono un popolo molto orgoglioso e attaccato all’onore).  La seconda riguarda gli orchetti, che come ragni percorrono in su e in giù le colonne dei saloni a Khazad-Dum. Descrizione assente dal testo ma utile perchè dà idea della infestazione malefica di quei luoghi e dell’agilità degli orchetti .  Molto fedele è la scena dell’arrivo a Khazad-Dum del Balrog (un demone dei tempi che furono) e del duello che ingaggia con Gandalf , episodio quest’ultimo mirabilmente reso seppur assai difficile da trasportare in film  per le poche descrizioni sul Balrog che J.R.R. Tolkien dà nel libro e che sono tutte presenti nel film. La ricostruzione del demone Balrog ricorda molto Diablo nell’omonimo videogioco della Blizzard (anche loro estimatori di Tolkien ? ) il risultato scenico è perfetto così come anche per la lotta di Gandalf contro di esso che riflette  l’episodio nel libro nel suo evolversi e concludersi.

 

Non sono molto attinenti al testo la trasfigurazione di Bilbo (zio adottivo di Frodo e protagonista de Lo Hobbit) che nel desiderio di possedere l’anello, si trasforma in maniera spaventosa : ma  questa è necessaria per sintetizzare in poche sequenze le  dettagliate descrizioni di J.R.R. Tolkien.  L’unica cosa fuori luogo del film è  la trasfigurazione di Galadriel, la Regina degli Elfi di Lothlorien, nel rifiutare l’Unico Anello. Nel libro questo scena è descritta in modo più soave e dolce, degno di una dama della sua stirpe, infatti l’autore descrive che Galadriel leva al cielo il suo anello quindi questo emanando una luce  benigna illumina la regina e lei cortesemente rifiuta. Una scena non presente nel testo è il duello , reso con libertà , tra Saruman e Gandalf ; essa è resa ottimamente ed è molto coinvolgente ed è indispensabile per porre l’antefatto  della prigionia di Gandalf  nella torre di Orthanc e la successiva suggestiva fuga.

 

Un’altro  grande merito degli sceneggiatori sono i dialoghi molto fedeli al libro, come ne è prova il consiglio a Gran Burrone quando si forma la Compagnia dell’Anello.

 

 La colonna sonora accompagna dinamicamente l’evolversi della storia e ideale è l’uso della musica celtica, straordinaria  è Enya  con la canzone “May it Be”  e nella melodia che accompagna l’incontro tra Aragorn, erede ultimo della stirpe di Elendil, e Arwen.

 

Infine i personaggi. Come ho già  detto gli Hobbit sono fedeli al libro nella loro recitazione e caratteristiche, sono proprio come le descrizioni di J.R.R. Tolkien: entusiasti e fedelissimi alle loro colazioni, ai pasti fuori orario, simpatici e gioviali con tutti, ma pronti a tutto all’occorrenza come Frodo che volontariamente affronta la sua dura missione di portare l’anello al  Monte Fato. Se si esaminano i componenti della Compagnia dell’Anello,  tra gli  Hobbit , Pipino, Peregrino Tuc amico e parente di Frodo, Merry, Meriadoc Brandibuck amico di Frodo, e Sam, Sam Gamgee amico e fedele servo di Frodo, sono straordinari, eccezionalmente simili alle descrizioni di J.R.R. Tolkien.  I due Istari (il nome degli stregoni nella lingua inventata da J.R.R.Tolkien grande filologo… ma questo è un discorso troppo lungo per essere qui  affrontato) Gandalf e Saruman, sono fedeli alle descrizioni sia fisicamente  che caratterialmente nella recitazione, ed è molto bravo Ian McKellen nei panni di Gandalf. Boromir, figlio di Denethor ultimo sovrintendente del regno di Gondor, è perfetto nella recitazione grazie alla scelta del casting nel scegliere l’esperto per  questo genere di ruoli Sean Bean. Aragorn interpretato da Viggo Mortensen, Legolas, un abile arciere di nobile stirpe elica, da Orlando Bloom e Gimli, nano figlio di un vecchio amico di Bilbo Baggins,  incarnano perfettamente gli ideali tolkeniani per le genti che rappresentano, rispettivamente uomini, elfi e nani. Ottima l’interpretazione della regina Galadriel da parte di Cate Blanchett, e quella di Arwen da parte di Liv Tyler , la quale ha dimostrato , grazie alla sua alla sua bravura , la capacità di calarsi nella parte  così diversa dai ruoli ultimamente svolti , per esempio  a Jewel , la bella e crudele femme fatale di ‘Un corpo da reato’

 Per quanto riguarda i Nazgul posso dire con certezza che sono i Nazgul voluti da J.R.R. Tolkien e disegnati da Alan Lee, perfetti. Sauron poco descritto nell’aspetto nel libro, nel film è stato interpretato con fantasia ma l’appassionato  di J.R.R.Tolkien vi ritrova pienamente il Signore di Mordor .

 

Il solo piccolo appunto che posso muovere :  J.R.R.Tolkien fa sostare parecchio tempo la Compagnia dell’Anello a Rivendell e a Lothlorien per sottolineare come nonostante gli avvenimenti drammatici  della Terza Era in molti luoghi perduri ancora  la pace e la serenità ,mentre nel film questo significato non si coglie perché la sosta è breve .

 

In conclusione, al termine del mio sintetico e motivato confronto, devo affermare che  il film è molto ben realizzato , fedele al testo, merita di esser visto sia dagli appassionati così come da chi non conosce la saga tolkiniana : tutti ne saranno entusiasti .

 

Bernardo-Maria Mazza

Chevalier-du-Lis@quipo.it

icarius@tin.it

 

brevi note su di me : Ho 16 anni , faccio la I Liceo Classico , sono grande appassionato di J.R.R. Tolkien, ho letto tre volte Lo Hobbit e due volte Il Signore degli Anelli  che mi hanno aiutato a crescere

 

Genova, gennaio 2002

 

 

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 Bakshi  vs. Jackson

  Chi ci ha visto giusto?

 

Ehilà, Tolkieniani! Ecco a voi la mia opinione sul film del Signore degli Anelli di Peter Jackson, in confronto con il precedente e omonimo film di Ralph Bakshi.

 

La psicosi da “Signore degli anelli” è fra noi: giocattoli assurdi invadono i negozi ( La “spada della Terra di Mezzo” con luci e suoni), gadgets di tutti i tipi fuoriescono da edicole ormai sommerse da pubblicazioni innominabili, gli speciali e i dietro le quinte invadono il mercato e, ultimo ma non da meno, vengono fatti confronti fra il nuovo film (recentemente insignito dei premi Oscar “tecnici”) e il precedente film di animazione di Ralph Bakshi uscito nel  1978, e cioè a ben 24 anni di distanza!!!  Come possiamo risolvere l’annosa questione del “chi ci ha visto giusto”? Ossia, come possiamo stabilire quale dei due registi ha dato ai Tolkieniani di tutto il mondo quello che si aspettavano fosse dato loro?

 

Ma andiamo per ordine. Innanzitutto devo dire che sono molto combattuto in prima persona: il vecchio film di Bakshi è più vicino alla mia idea di “Signore degli Anelli”, anche se le atmosfere evocate dal nuovo film sono più suggestive…

Ma è proprio qui che si innesta il problema del tempo che è passato fra il primo film e l’altro: nel 1978 come veniva vissuto il SdA? Oppure possiamo chiederci: Che cosa differenzia il Bakshi  regista dal Jackson regista? E il Bakshi “uomo del suo tempo” dal Jackson “uomo del 2000”?

 

Come vedete la questione è spinosa. Io continuo a dire che gli effetti speciali del nuovo film stonano con la mia idea della pacatezza del SdA. Ad esempio volete mettere la Galadriel versione “Goldrake” (con luci e suoni e colori psichedelici) con la pacata regina degli elfi che faceva sfoggio di ambizione nel vecchio cartone?  Volete mettere lo sfogo del Bilbo a cartoni animati (avvenuto all’arrivo di Frodo a Rivendell) con lo sfogo del Bilbo-Ian Holmes?

In questo caso sono gli effetti speciali che hanno deturpato il film: quell’espressione contorta e cupida di Bilbo nel cartone è diventato uno “scatto” alla Gollum (e intendo il Gollum Scurrile, non quello Servile). Nel cartone animato si vedeva il potere esercitato dall’anello su una mente amorevole ma corrosa dalla brama, mentre nel film si vede uno Hobbit che subisce una trasformazione che è tanto esteriore quanto quella del vecchio Bilbo era interiore.

 

Non mi soffermerò a parlare delle differenze fra le ambientazioni dell’uno e dell’altro perché non si può proprio porre la questione: se da una parte c’è la bellezza di luoghi incontaminati (seppure resi adatti alle riprese da esperti scenografi), dall’altra c’è la più completa libertà di scelta dell’ambientazione data dall’animazione. Il particolare che più mi colpisce è il fatto che quando Frodo metteva l’anello nel film di Bakshi entrava come in un mondo di percezioni alterate, fatto di luci e suoni e colori variegati, forse un retaggio di certa cultura hippie degli anni sessanta sulla mente dello sceneggiatore e di Bakshi stesso. Nel recente film di Jackson invece ciò che Frodo vede quando ha indosso il Fagello di Isildur è un mondo grigio pieno di strani echi (quasi il mondo di un non vedente, manchevole di percezioni visive ma ricco, anzi, affollato, di percezioni uditive). Il grigio me lo posso spiegare, visto che il mondo di oggi è sicuramente più “grigio” ( cfr. Smaug= smoke + fog ) rispetto al mondo culturale degli anni in cui uscì il film di Bakshi. Quello che non mi spiego sono queste percezioni uditive alterate. Beninteso, Tolkien stesso ne parla  nel suo capolavoro, e cioè che l’anello aumentava le percezioni uditive e calava il possessore in una fitta tenebra fatta di nebbie e fumi, ma quello che mi colpisce è quanto Jackson abbia “calcato la mano” su questo particolare ( ad es. nella corsa di Frodo verso Amon Sùl dopo lo scontro-incontro con Boromir).

 

 

 

 

 

Ma ecco la vera differenza fra le due opere: la caratterizzazione dei personaggi. Come mi sembravano “veri” i sentimenti dei personaggi a cartoni del buon Bakshi e come mi sembrano falsi e artefatti quelli del film recente. Prendiamo Boromir come esempio: nel vecchio film era sì attratto dall’anello, ma rimaneva un orgoglioso principe di Gondor, restio alle bassezze di cui poi si renderà colpevole per puro scherzo del Fato. Nel film di Jackson la nobiltà d’animo è rimasta solo nel sembiante: sembra un principe, parla come un principe, ma è un vero bastardo, viscido e cupido nella sua brama di scavalcare Elrond e il Gran Consiglio, finanche l’autorità di Gandalf. Inoltre a mio avviso non viene evidenziato il suo pentimento in punto di morte, che poi è il meccanismo grazie al quale il personaggio viene riabilitato. Nel vecchio film il morente diceva <<ho cercato di prendere l’anello a Frodo …(°°°)….ora ho pagato!>>, mentre nel nuovo film la sua confessione rimane vaga e indistinta, confusa fra le promesse pronunciate da Aragorn.

Il personaggio di Gandalf è un altro neo dell’opera recentemente arrivata nelle sale: se il Gandalf della precedente versione a cartoni era austero e veloce all’ira ma in definitiva una brava “persona”,  nel “polpettone Jacksoniano” assume connotati a mio avviso troppo forzati. Gli sceneggiatori non avrebbero dovuto sottovalutare che lo stregone è l’incarnazione di Olorin il Maia, spirito dei venti affine a Manwe Sulimo, re del Pantheon Tolkieniano. Nel film di Jackson troviamo un  Gandalf troppo legato alla sua natura umana: lo vediamo  commuoversi  all’inizio del film nell’occasione dell’incontro con Frodo, che non vede da 17 anni. Cosa sono 17 anni, mi domando, per uno spirito che vive da 5000 anni e che ha come unico scopo la vigilanza e la tutela di tutti i popoli della Terra di Mezzo?

Il Gandalf di R.Bakshi era certamente più credibile e aderente al Gandalf tratteggiato da Tolkien nei suoi romanzi.

 

Fatemi sapere come la pensate….

 

9 / 04 / 2002                                                                            Giorgio “Ancalagon” Stancati

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