Berlino: ieri
simbolo assoluto della divisione e dello scontro tra i
due blocchi in cui era diviso il mondo, oggi quello della
riunificazione delle due Germanie. Un nuovo ruolo
impensabile soltanto tre lustri fa, e che però la città
non può fare a meno di interpretare trascinandosi ancora
dietro le rilevanti conseguenze della lunga
contrapposizione fra i due stati "gemelli".
Dopo la caduta del Muro, ecco la capitale in fieri
della Nuova Repubblica Federale, attraversata da profonde
trasformazioni non sempre facili da capire e spiegare.
Nel Duemila sarà senzaltro la "testa"
della nazione più estesa e popolata aldiquà degli
Urali. Ma forse anche la Babilonia della nuova Europa.
Scrive Odile Jacob nel suo libro "Ombre
berlinesi" che «se altre città possono vantare
più orgogliose antichità ed eredità più ricche, solo
Berlino può portare così profondamente scavati sul suo
volto i solchi della passione e del delirio di cui la
nostra specie [quella umana, ndr.] si è rivelata
capace». La tolleranza che oggi si riscontra a Berlino
è qualcosa di inconsueto in Germania, quasi una
mescolanza di insolenza e menefreghismo, un vivere e
lasciar vivere che fanno dire come a poco più di sette
anni dalla caduta del Muro le due Berlino non siano nella
realtà davvero riunificate. Sono soprattutto i berlinesi
dellEst a vivere la riacquistata libertà quasi
come una nuova occupazione, più sottile. È come se dopo
aver perso il retroterra economico, sociale, culturale
essi venissero spossessati dellunico bene rimasto,
la città appunto.
Una invisibile linea di demarcazione segna ancora la
quotidianità, perché lEst, pur essendo
"incollato" e solidale alla Berlino
"capitalista", da questa realtà resta
lontanissimo, culturalmente e soprattutto politicamente.
E pur rappresentando il recente affratellamento tra i due
settori lemblema della risorta "Casa
Comune" germanica, ci si accorge di quanto sia
difficile riaffermare giorno dopo giorno questo sogno.
Progressi comunque ne sono stati fatti tanti. Oltre
centomila berlinesi dellEst si recano ogni giorno
allOvest per lavorare; in compenso sono molti di
meno quelli che svolgono il percorso inverso.
La Bundesrepublik che incarnerà Berlino assomiglierà di
sicuro assai poco a quella che si appresta a lasciarle in
eredità Bonn. Troppo diverse appaiono le due città:
poco raccomandabile per i benpensanti la
prima; eccessivamente conformista e rassicurante la
seconda. Lacceso dibattito che da tempo ruota
intorno alla questione del trasferimento della capitale
riflette non soltanto le inquietudini di solerti
funzionari o delle corporazioni di piccoli proprietari.
La paura strisciante è ben altra, riguarda il rinascere
di antichi fantasmi. Affiora il timore di una nuova
centralizzazione del paese, di un suo scostamento dal
modello occidentale, il timore di dover fare i conti con
un risorgente nazionalismo, magari favorito dalle
atmosfere della vecchia capitale. Perplessità che
vengono esorcizzate sottolineando il fatto che il suo
nuovo corso della città spronerà ad un sempre maggiore
dialogo lEst e lOvest dellEuropa.
Insomma, alla fine di queste ansiose discettazioni si
conclude unanimemente: Berlino sarà forse meno scontata
come capitale, ma le regole democratiche scritte a Bonn,
quelle è ridicolo pensare che siano meno salde in riva
alla Sprea e allHavel.La ricostruzione trascura la Berlino
dei musei
Era il 20 giugno 1991 quando il Bundestag, il Parlamento
Federale, disse "sì" alla ricollocazione nel
vecchio Reichstag imperiale dellattività
legislativa della Germania unita. Con quella
deliberazione si ratificò anche il trasferimento a
Berlino del Governo Federale e della Presidenza della
Repubblica, ma non quella del Bundesrat, il Consiglio
delle Regioni, che sarebbe rimasto a Bonn. Il
riconoscimento alla città dei poteri formali dello Stato
non ottenne consensi plebiscitari: 320 deputati si
opposero, ma i favorevoli furono di più, 338, e così
venne fissato nel Duemila leffettivo insediamento
di quegli organi costituzionali.
Mancano poco meno di tre anni al nuovo secolo.
Lappuntamento con la Storia è già scritto. Per
quella data Berlino sarà ancora una città in
costruzione, anche se dallestate del 91 si
sta lavorando con grande ardore per restituirle in primo
luogo unintegrità urbanistica. Le aperture dei
cantieri si sono susseguite a ritmo incessante: la caduta
del Muro ha rivelato infatti tutta la decadenza della
parte irreggimentata nel sistema filo-sovietico.
Ora si può dire che lunicum-Berlino incominci ad
essere percorribile. Tuttavia non mancano evidenti
stonature. Ad esempio, nonostante alla cultura siano
stati stanziati cospicui investimenti, non si sta facendo
abbastanza per preservare limmenso patrimonio
artistico e storico dell"isola dei
musei"; mentre per realizzare il nuovo scalo
ferroviario a nord del Reichstag verrà sacrificata una
vecchia stazione dinizio secolo restaurata con
enorme dispiego di mezzi pochi anni fa.
Cè da definire anche il futuro del "forum
della cultura" in Kemper Platz. Ai tempi della
città-stato di Berlino Ovest era stato progettato per
farne un moderno replicante della Museums-insel.
Risalgono agli inizi degli anni Sessanta le prime
costruzioni dellarea: la Philharmonie di Sharoun,
la Nationalgalerie di Mies van der Rohe, la
Sankt-Matthäuskirche [Chiesa di S. Matteo] di Stüler. A
queste vennero aggiunte successivamente la
Staats-bibliothek [Biblioteca di Stato], la
Kammermusiksaal [Sala-concerto di Musica da Camera], il
Musik-instrumentenmuseum [Museo degli Strumenti Musicali]
tutti e tre progetti di Sharoun e il
Kunstgewerbe-museum [Museo delle Arti Applicate]. La Spk,
la Fondazione Prussiana per i Siti Culturali, organismo
che amministra 23 musei del settore occidentale, aveva in
animo di ampliare ulteriormente il complesso, ma dopo la
riunificazione tutto è rimasto in sospeso.
Attualmente nessuno è in grado di dire che
configurazione assumerà il "paesaggio museale"
berlinese, in futuro. Una certezza è stata comunque
attribuita. Riguarda il Martin Gropius Bau, il palazzo
che una volta si affacciava sul Muro ed ora,
ristrutturato, su Niedre-kirchner-Strasse: è stato
scelto come sede per le esposizioni transuenti di
caratura internazionale.
Le maggiori
attenzioni per la città decaduta allombra del Muro
Probabilmente le priorità di Berlino si spiegano con la
sua amara parabola di questo secolo. Dopo aver fatto in
modo, wessi ed ossi, di obliàre in breve
tempo, con una veloce e talvolta ridondante
ricostruzione, sia la dittatura hitleriana sia la
terribile guerra che ne derivò, adesso la città intera
voleva ugualmente in fretta rimuovere lagro ricordo
di quel serpentone di cemento di 46 kilometri che
laveva ingabbiata per così tanti anni. Era fatale
dunque, una volta spazzato via il Muro, che si dedicasse
con tutte le sue forze soprattutto alla riformulazione di
quella "terra di nessuno", perpetuatasi nella
sua innaturale sopravvivenza per la contiguità
intangibile tra ortodossia marxista-leninista e
capitalismo.
Ed infatti, il progetto più entusiasmante riguarda il
milione di metri quadri che si estendono dal Checkpoint
Charlie al Kulturforum, fino al Reichstag. Un territorio
immenso, che racchiude le comunicanti Potsdamer e
Leipziger Platz; la celebre Porta di Brandeburgo,
affacciante sulla piazza omonima e preceduta da
unaltra piazza, intitolata a Parigi (Pariser
Platz); la traccia dellobbrobriosa costola vuota di
Muro che si staccava da Stresemann-Strasse per lambire il
fossato-canale.
In questo perimetro, che già sta vedendo nascere i
grattacieli della Mercedes Benz e della Sony, dovranno
sorgere una cineteca, un museo audiovisivo, un altro
dedicato a Marlene Dietrich. E come "contorno",
dalle strutture esistenti o da quelle di nuova
edificazione si ricaveranno 28 sale cinematografiche e
diversi teatri. Si potrebbe dire: Potsdamer Platz moderna
emulazione europea di Broadway. Una prospettiva di grande
suggestione, ma per questo scenario sarà fondamentale
che tutti gli spazi pubblici "desertificati"
della zona oggetto del mega-intervento riacquistino la
necessaria vitalità.
A cominciare proprio da Potsdamer Platz e dal suo retro
Leipziger Platz. Situate a metà strada tra il centro
storico e la periferia moderna, esprimevano negli anni
Venti una "doppia figura" ricca di umanità,
tanto da essere considerate il punto più trafficato del
continente. Dopo le distruzioni della guerra non ne era
rimasto molto; così servirono dapprima come linea di
confine tra le tre zone di occupazione occidentali e
quella sovietica, poi la cintura del Muro ne aveva
sancito la definitiva decadenza. Oggi, sulla futura
identità delle due piazze la discussione è aperta.
Un altro gruppo topografico di grande importanza è
quello costituito dalla Porta di Brandeburgo e dalla
Pariser Platz, anchesso da annoverare nella li-sta
dei luoghi più belli della vecchia Berlino.
Linsieme limite esterno
dellincantevole "viale dei Tigli"
contrassegnava lingresso più maestoso al centro
storico. La guerra e il dopoguerra hanno colpito anche
qui. Ora che il solenne colonnato si può ammirare da
vicino e cè la possibilità di levare lo sguardo,
senza impedimenti, aldilà, verso il Tiergarten [Parco
degli Animali] e il Reichstag, il complesso
Branderburg-Pariser è tornato ad essere inevitabilmente
uno dei nodi nevralgici della città. Logico perciò che
il Senato di Berlino abbia individuato nel
"maquillage" di Pariser Platz e della parte
finale di Unter den Linden, il "viale dei
tigli", una delle principali esigenze del piano
cittadino di "ricostruzione mirata". Che ha
inserito tra i suoi obiettivi anche la ricostruzione
sulla passeggiata del mitico Hotel Adlon.
La massiccia profusione di investimenti per la
riqualificazione di questa parte del Mitte ovvero
del centro storico demarcata praticamente da
Friedrich-Strasse, che ne costituisce il bordo interno,
non si limita ad unazione "superficiale".
Parte integrante della trasformazione saranno le opere di
ingegneria civile, di cui si sono già aperti i cantieri,
che giaceranno nel ventre di Berlino. Il moderno sistema
di comunicazioni che servirà il "polo dello
spettacolo" si svolgerà infatti sottotraccia: si
prevede che lo visiteranno giornalmente circa centomila
visitatori, e per loro ci sarà a disposizione una
stazione sotterranea a due livelli. Tutta la zona verrà
"bucata" da un doppio asse
stradale-ferroviario, quattro corsie dasfalto e
quattro binari, che consentirà di attraversare la città
intera. Berlino ha comunque deciso di affidare
esclusivamente ai treni-tradotte il trasporto delle merci
verso Potsdamer Platz.
Non è semplice
ricreare ununità urbanistica
Un discorso per suo conto merita il programma per le
infrastrutture parlamentari ed istituzionali che, come
vedremo, andranno ad innestarsi anche sul tessuto della
stra-citata fetta di centro racchiusa tra
Friedrich-Strasse, Sprea ed alveo del Muro abbattuto. Non
è stato facile per gli architetti ipotizzare un percorso
razionale di congiunzione fra le diverse dislocazioni. Il
desiderio di ricompattare lidentità storica della
città si è dovuto confrontare con le conseguenze
derivanti dalla guerra. Essa ha portato alla creazione
artificiosa di un secondo centro città per lOvest,
individuato nella Breitscheidplatz, dove sinnalza
la sbrecciata Wilhelm-Gedächtnis-kirche [Chiesa
guglielmina della Rimembranza]; qui si affacciano il
sontuoso Europa Center e la principale via commerciale
del settore, Kurfürstendamm. Un "Mittestadt"
contrapposto a quello originale incardinato su
Marx-Engels Platz ed Alexander Platz, dal quale dista non
meno di 4500 metri.
Ma non si può dire che il nucleo storico oltre
che geografico di Berlino conservi tracce
significative del suo passato. I suoi stessi riferimenti
hanno nulla o poco a che spartire con
lepopea imperiale.
Il richiamo ottocentesco del Duomo, che riecheggia le
forme del Rinascimento italiano, si perde nello
sconfinato spazio aperto dedicato ai due filosofi che
formalizzarono la dottrina del comunismo e il cui profilo
domina tuttintorno. La giusta cornice deve
essere stato pensato per il vetrato Palazzo della
Repubblica Democratica, che occupa infatti un intero
fianco di Marx-Engels Platz. Era forse meglio lasciarvi
come decorazione le rovine del Castello? Recriminazione
inutile, essendo queste state sgretolate con le cariche
di esplosivo nel lontano 1951. E ora, la sistemazione di
un grande parallelepipedo di tela sullarea che un
tempo lo conteneva, sul quale sono stati meticolosamente
diseganti i suoi quattro prospetti, non fa che
accrescerne la nostalgia.
Anche larea di Alexander Platz, dove si dice sia
sorto il primo insediamento berlinese del XIII sec.,
mantiene solo il nome di quella che fu. Un tempo era
dimora della Berolina, la popolare statua raffigurante
una donna dallaspetto decisamente formoso; e questa
svettava sulla miscela di palazzi abitati e
"groviglio umano" ispiratòri di Döblin, il
quale consacrò ad una piazza così speciale la sua
fatica più eccelsa di scrittore ed uno dei capolavori
della letteratura contemporanea. Oggi invece è uno snodo
tra il centro e la periferia, contornato da giganteschi
edifici in tipico "stile Ddr". Lo "stile
Ddr", ecco cosè che affiora continuamente
passeggiando nel Mitte. Il passato regime filo-sovietico
ha avuto indubbi meriti nella ricostruzione e nel
restauro post-bellico di tanti monumenti (tra questi: lo
stesso Duomo, i complessi architettonici di Platz der
Akademie e Bebelplatz, lAltes Museum [Antico
Museo], la parrocchiale gotica di Nikolai-Kirche), per i
quali non ha badato a spese. Ma ha anche infarcito il
cuore di Berlino di smisurate costruzioni, governative e
non, e di altrettanto magniloquenti "luoghi
liberi", in ossequio alla "modernen
Stadt-planung" [piano urbanistico della città]. Un
disegno che ha motivato tra laltro la costruzione
della Torre della Televisione, più alta di quella Eiffel
(dalla quale però si gusta uno straordinario panorama
dellintera Berlino); quella in serie di edifici
sulla Fischerinsel; il vigoroso potenziamento delle
superstrade urbane anche a costo di smembrare
comè avvenuto il modello di viabilità
esistente.
Si riciclano i
magniloquenti palazzi politici della Ddr.
Risorge il Reichstag, tornano i ministeri a
Wilhelmstrasse
Con questa Berlino vetrina del potere della Sed,
sopportabile almeno se non la
si voglia considerare testimonianza nel complesso
positiva dellarchitettura e dellurbanistica
del secondo Novecento come pensano diversi ,
con questa Berlino, dopo la riunificazione ci si doveva
per forza confrontare. Si è evitato saggiamente di
emarginare gli impianti governativi dellex Ddr
situati nel Mitte, cercando invece di inserirli
nellincastro della nuova "città parlamentare
ed istituzionale". Così, Marx-Engels-Platz resterà
la sede del Palazzo della Repubblica, Federale dora
in avanti, mentre per il ministero degli esteri si
continuerà ad utilizzare il grande palazzo bianco a
fianco della Friedrichswerdersche-Kirche [Chiesa
sullisola di Federico II di Prussia], ora sede
dello Schinkel Museum, che appare dietro il lato sinistro
di Marx-Engels-Platz, aldilà dello Spreekanal. Però
difficilmente verrà recuperata allattività
politica lultimo edificio che chiude
Marx-Engels-Platz, la Camera del Popolo. La sua storia
turba ancora troppo; giacerà forse come una vuota
vestigia del passato regime comunista.
Per formulare la "città statale" nel 1993 è
stato bandito un concorso internazionale a cui hanno
partecipato più di ottocento architetti di 44 diverse
nazioni. È stato prescelto il progetto coordinato
proprio da un berlinese, Axel Schultes.
Lopera di restauro su cui sono puntati i riflettori
è ovviamente quella che interessa il Reichstag. Tornerà
ad essere il "metronomo della repubblica" a
distanza di 67 anni dal rogo che nel 33 lo
incendiò, soffocando così irrimedia-bilmente gli ultimi
aliti di democrazia della già collassata Germania di
Weimar. I lavori per adeguare il palazzo alle sedute del
Bundestag seguiranno le direttive di un architetto
inglese, Norman Forster, che si è aggiudicato la
relativa gara. Per le assemblee plenarie straordinarie
col Bundesrat, Schultes ha pensato di farle svolgere in
un nuovo edificio-depandance del Reichstag, che
sfrutterà unarea inutilizzata proprio di fronte ad
esso.
Una cospicua parte dei ministeri undici, si dice
tornerà a risiedere nella famosa Wilhelmstrasse,
che corre nuovamente dal "viale dei tigli" fino
al fossato-canale, nei pressi di Mehring-platz. Con
decisione sagace la "strada
dellaristocrazia" è stata riconsegnata
interamente al primo Kaiser dellunità germanica,
dopo che il segmento ad est del Muro negli anni Settanta
era stato intitolato a Otto Grotewohl, il fondatore della
Sed e presidente del consiglio della Ddr per quindici
anni, dal 49 alla sua morte: un personaggio che in
questi ultimi tempi aveva perso molte simpatie. Ma la
lunga arteria rimanda anche ad altri ricordi. Qui furono
alloggiati in una residenza dello Stato i due presidenti
della Repubblica di Weimar (prima Ebert e poi
Hindenburg). Qui ebbe il suo ufficio di cancelliere
Bismark. Qui, finché non fu distrutto dai bombardamenti
del 45, si ergeva il palazzo del ministero degli
esteri che fu dellimpero, del Reich democratico e
di quello hitleriano.
Dunque, Wilhelmstrasse ha ricoperto un ruolo di primo
piano anche durante il nazismo. E non solo perché
cera limportantissimo feudo di Neurath. Con
quel nome non sindicava solamente il lungo
rettifilo di due kilometri, ma tutto ciò che ne
costituiva appendice. Facevano parte del "quartiere
Wilhelmstrasse" la cancelleria del Fürher con
annesso balcone imbonito-rio, ed il ministero per la
propaganda diretto da Göbbels, che si trovava in una
piazza al termine della via.
Era giusto provare uninsuperabile soggezione di
fronte allidea di mettere sulla "via
guglielmina", tra Leipziger e Niedrekirchner
Strasse, questi undici ministeri? Non sarebbe comunque
come vedere il consiglio dei ministri italiano da domani
riunirsi stabilmente a Palazzo Venezia, col capo del
governo che sistema magari ad ufficio una certa stanza
con veduta panoramica sui Fori... Facezie a parte,
possiamo tranquillizzarci veramente. Della fetida essenza
nazista a Wilhelmstrasse non cè più alcuna
traccia, sia tra i fabbricati, sia nellaria: la
guerra vi ha lasciato solo macerie e le poche rovine
rimaste con le insegne del Terzo Reich ha provveduto poi
il governo di Berlino Est a farne poltiglia da impasto.
Più anonime le collocazioni previste per gli altri
apparati di governo esclusi dal Palazzo dei Ministeri. Un
gruppo verrà insediato nello scarnificato Bendler Block,
ad occidente del Kulturforum, tra Reichpietschufer
[lungofiume Reichpiet; Reichpiet era un pensatore
dell'Ottocento], cioè il fossato-canale, e
Tiergartenstrasse. Un altro complesso sorgerà invece
molto più a nord, nellarea una volta disabitata
tra Invalidenstrasse [via dei Mutilati] e Gartenstrasse
[via degli Orti], vale a dire ben oltre il corso della
Sprea.
La faccia nascosta
e triste
di questa Berlino in smaniosa attesa del Duemila
L'imponente piano di opere pubbliche per Berlino capitale
ha fatalmente prodotto un effetto di trascinamento.
Impetuoso, febbrile, esteso a tutta la città. Da quando
almeno virtualmente è tornata ad essere
lanima della Germania, caterpillar, gru, betoniere,
rappresentano elementi consueti per lattuale
scenografia di Berlino. I cantieri aperti dallo stato non
sono stati i primi del dopo-Muro. Ma con il loro avvio,
quelli delle società private si sono moltiplicati in
modo quasi schizofrenico.
Andando in giro, nel Mitte o nelle periferie, la
categoria di persone che sincontra più di
frequente è quella degli operai, con i loro variopinti
elmetti. Di tedeschi ce ne sono pochissimi. La stragrande
maggioranza proviene dai paesi dellest; non molto
consistente neppure la manodopera turca, che pure per
tantissimi anni, dal dopoguerra a ieri, ha fornito
preziose braccia ai lavori faticosi di Berlino Ovest. Per
la più consistente colonia europea di immigrati da quel
paese, che ha ripopolato lintero quartiere di
Kreuzberg facendone la più grande città turca fuori
dallAnatolia, labbattimento del Muro e della
"cortina di ferro" non ha portato nessun
vantaggio. Una volta i turchi erano i benvenuti in una
Berlino sempre più vecchia e disabitata, oggi il mercato
del lavoro offre gente più a basso costo di loro.
Kreuzberg si sta così trasformando in un ghetto di
emarginati, ad altissimo tasso di disoccupazione. È
laltra faccia della frenesia berlinese, che impone
unimmagine di città vincente e dinamica, piena di
modernissimi uffici col parcheggio interrato ed
immancabile centro commerciale. Ma se Kreuzberg resta lì
sempre più isolata, comunque intatta almeno per
il momento nella sua popolazione, per il settore
orientale si sta approntando uno sbrigativo ricambio
delle attività e degli abitanti: via artigiani ed
artisti bohemienne, dentro sedi di imprese, ristoranti
giapponesi e caffè alla moda; fuori la "fauna
operaia", al loro posto impiegati ministeriali,
frotte di professionisti e grandi manager. Si dirà: una
metamorfosi inevitabile, il prezzo necessario da pagare
alla ricostruzione, che sta suturando tante ferite del
settore dellex Ddr. Forse, però Berlino rischia
così di diventare una capitale senza passato. Il Mitte
si sta svuotando della sua storica cittadinanza, persino
al "viale dei tigli" non alloggia ormai quasi
nessuna famiglia. I berlinesi orientali ingrossano sempre
più le periferie, quando non ripiegano lo scorso
anno è stato così per 40 mila di loro verso la
cintura brandeburghese, dove affitti e vita sono
decisamente meno cari.
Nelle birrerie si percepisce la speranza che dopo mezzo
secolo di torpore Berlino Duemila possa rinverdire i
fasti dei "favolosi Anni Venti": già, ma di
quella città quanti saranno domani i suoi nipoti?
|
|
|