Territorio
e popolazione
Berlino oggi costituisce la capitale ed un land della
Repubblica Federale Tedesca, che si estende per 889 kmq e
con oltre 3 milioni 400 mila abitanti. Dal dopoguerra
fino ad ieri è stata un intero spezzato in due metà non
dissimili almeno sotto il profilo geo-demografico
: Berlino Ovest, 486 kmq ed 1 milione 900
mila persone, e Berlino Est, 403 e 1 milione 250
mila.Le
berlinesi: bellissime, per Hauptmann
Goethe conobbe Berlino, soggiornandovi brevemente, nel
1778. Non ne rimase granché affascinato, ma cera
da comprenderlo. La capitale della Prussia si mostrava
fedele riproduzione dello stile della casa regnante:
spartana e dedita più al lavoro, al commercio ed alla
cura dellesercito che alle lettere ed alle arti. Un
certo formalismo nei rapporti sociali si stava appena
diffondendo. Si incominciò a preferire maggiore distacco
nelle interlocuzioni, comprese quelle tra sudditi e
sovrano, che erano state sempre scandite dalluso
del "tu". E si stava consolidando, anche presso
la piccola borghesia artigiana, lapposizione
"signora" o "signorina" fino a
quel tempo ignorata davanti al nome di una
rappresentante del gentil sesso. Alle berlinesi piaceva
quellinfioratura francese che dava un
"madame" od un "mademoiselle" (troppo
lungo: gli uomini lo contrassero presto in
"mamsell") e finirono per imporla.
Così monotona da non poter attirare neppure il diavolo
per Goethe, Heinrich Heine, nelle sue cronache di
quarantanni più tardi, rimpiangeva il Settecento
illuminato da Federico il Grande e da Lessing, cioè
dellepoca coeva di Goethe. Heine però si consolava
pensando alle "misteriose essenze" sprigionate
dalle signore a passeggio per Under den Linden, a suo
parere "le più belle della Germania, con colli da
cigno". Un giudizio che sarebbe stato ribadito, in
piena Belle Époque, da Gerhart Hauptmann, che anche per
merito delle donne berlinesi "le più
piacevoli del mondo" trascorse anni definiti
da lui stesso indimenticabili nella giovane capitale
dellimpero.
Un pezzetto di
Berlino Ovest era dei russi
Quando Berlino era divisa in due, ogni mattina dal
settore Est partiva un plotone di soldati
dellArmata Rossa che, superato il Checkpoint
Charlie, percorreva un itinerario prestabilito e
raggiungeva il Monumento al Soldato Sovietico eretto nel
Tiergarten. Non era una greve manifestazione di potenza
ad uso dei cittadini del settore Ovest, bensì un
diritto. Non molti lo sanno: Berlino Ovest conteneva
unenclave sovietico, di dimensioni 90 per 60 metri,
nella cui area sorgeva (e sorge tuttora) la statua
raffigurante un soldato dellArmata e contornata da
due carri armati "T34", cioè del tipo che
entrò per primo a Berlino nellaprile 1945. Il
compito del plotone era dunque assolutamente pacifico:
fare la guardia al monumento e rientrare la sera a
Berlino Est. Ma perché i sovietici lo costruirono qui?
Perché a prendere possesso della città fu
esclusivamente il loro esercito e forse non avendo
a mente gli accordi sulla spartizione della città
il Tiergarten sembrò un buon posto per ricordare i morti
della liberazione di Berlino. Quando giunsero gli altri
alleati, i sovietici si ritirarono dai quartieri
occidentali, però ottennero di poter completare il
monumento e di mantenerne la sovranità. Dopo
linfelice esito della rivolta operaia di Berlino
Est del 53, soffocata nel sangue proprio
dallArmata Rossa, Charlottenburger Chaussee venne
ribattezzata "XVII Giugno": quasi un
contrappasso dantesco per quel monumento che ha di fronte
proprio questa strada e, fino al 91, per quei
soldati che lhanno sorvegliato.
Una piazza
testimone della storia
Alexanderplatz prese questo nome in omaggio dello zar
Alessandro II (prima era una semplice "piazza dei
buoi") che giunse in visita ufficiale a Berlino nel
1805. In due secoli di storia l"Alex"
così viene confidenzialmente chiamata la piazza
, è stata protagonista dei principali avvenimenti
che hanno segnato la città. La sua presa di possesso da
parte dellesercito zarista significò nel 1813 che
Berlino era stata liberata dalle armate di Napoleone. Nel
1848 fu teatro dellinsurrezione liberale, nel
72 della rivolta operaia, nel 1919 di quella
"spartachista" in cui morirono Karl Liebknecht
e Rosa Luxemburg. Nellaprile del 45 le Ss di
Hitler la elessero ad ultimo baluardo contro
lavanzata sovietica. La sua completa distruzione ad
opera di un paio di bombe al fosforo significò la fine
della guerra. Rimasero solo un ricordo le
"Markthalle", i mercati generali berlinesi
concepiti sul modello di quelli di Parigi, la sua
stazione ferroviaria a tre piani, la statua della
Berolina, i suoi innumerevoli caffè e ristoranti. Nel
giugno del 53, in una cornice ancora indefinita di
palazzi ricostruiti e di cantieri, fu infine
lepicentro del moto popolare contro
loppressione del regime comunista, domato
ferocemente dalle truppe di Mosca.
Lo stile italiano
Tra i palazzi della vecchia Berlino che hanno resistito
alla seconda guerra mondiale, affiorano tracce importanti
di apprezzamento per lo stile architettonico italiano.
Lesempio più citato è quello del Reichstag, che
prende a modello i palazzi tardo-rinascimentali. Ma è
giusto ricordare anche due chiese: il Duomo cattolico di
Berlino, che si rifà a S. Pietro, e la Cattedrale di
SantEdvige (dietro Bebelplatz), ispirata al
Pantheon.
Soprannomi
I nomignoli con cui sono stati ribattezzati alcuni luoghi
e personaggi emblematici di Berlino rivelano lo spirito
irridente dei suoi abitanti, ma sono anche dimostrazioni
di affetto. Oltre ad Alexanderplatz, per tutti
"Alex", anche le due strade più eleganti della
città, Unter den Linden e il pretenzioso nel
titolo Kurfürstendamm [Diga dei Principi
Elettori, ndr.] sono stati stringate rispettivamente in
Die Linden e Kudamm. Daltronde i berlinesi non si
facevano scrupolo di affibbiare gustosi appellativi ai
loro regnanti prussiani. Federico I, che invitava ai
banchetti di corte Leibniz ed altri accademici, per la
sua deformità era noto come "re Esopo". Per
indicare invece suo nipote, Federico il Grande, despota
illuminato e benvoluto, si limitavano a dire "il
vecchio Fritz". Per lesile ed altissima Torre
della Televisione è stato coniato subito il termine
"punta dasparago". Per la vecchia Chiesa
della Rimembranza, uscita irrimediabilmente danneggiata
dalla guerra, ma con lorologio delle ore
funzionante, si è adottato quello di "dente
cariato". Impareggiabili i berlinesi sono stati poi
nelletichettare la nuova chiesa ed il nuovo
campanile che ora stringono dassedio, offrendo un
colpo docchio di forte contrasto, quelle rovine.
"Scatola da cipria più rossetto" li hanno
chiamati: azzeccatissimo.
Quanta gloria
dalla comunità ebraica;
e il nazismo contraccambiò con lo sterminio
Nel momento in cui Hitler simpossessò della
Germania, nel 33, la colonia israelitica di Berlino
contava 160 mila persone. Al principio della guerra,
quando cioè la follìa nazista aveva già decretato
l"inferiorità" degli ebraici e meditava
per tutti loro la "soluzione finale", soltanto
la metà di quella comunità aveva fatto a tempo a
scappare allestero. Per chi restò, ci fu la
riduzione in schiavitù, la deportazione, lo sterminio:
soltanto cinquemila persone su 75 mila
sarebbero sopravvissute.
È bene ricordare invece, di fronte a tanta efferatezza,
il contributo che hanno dato, nel corso dei secoli,
uomini e donne di fede ebraica berlinesi al lustro della
Germania intera. Dalla scienza, allarte, dalla
politica, alla filosofia, dallo spettacolo alla
letteratura. Ecco alcuni nomi, in ordine sparso:
Alexander e Wilhelm von Humbolt, Lang, Fichte, Clemens e
Bettina Brentano, il marito di lei von Arnim, Tucholski,
Rathenau, Lubitsch, Werfel, Lassalle, Reinhardt,
Einstein, Hegel, Heine. Daltra parte, Berlino era
stata la prima città tedesca riconoscere pieni diritti
di cittadinanza agli ebraici, nel 1812.
Il "grande
elettore", le imposte indirette e gli ugonotti
Se vi siete mai chiesti chi sia stato
l"inventore" delle imposte indirette
(cioè quelle che colpiscono il contribuente quando
esercita la sua capacità di acquisto; la più famosa è
lIva), Berlino può fornirvi la risposta. Perché
lidea di una tassa sulla macellazione, la
macinazione e le parrucche, la mise in pratica per primo,
nel mezzo del Seicento, Federico Guglielmo di
Hohenzollern, il "grande elettore" del
Brandeburgo, in pratica il fondatore dello stato
prussiano. Nel 1685, quasi alla conclusione della sua
monarchia, concesse asilo a 20 mila ugonotti, esuli
francesi di fede calvinista, perseguitati in patria da
Richelieu, che si stabilirono in gran parte a Berlino.
Nel 1650 la città possedeva una popolazione pari al
numero dei profughi ugonotti; si capisce perciò quale
impulso diedero i "nuovi venuti" alla sua
crescita: qui impiantarono una solida comunità, con
proprie scuole ed una propria chiesa il Duomo
francese , che custodisce fieramente le proprie
radici ancora oggi.
È un panino il
"compagno della giornata"
Tra i cibi, come specialità locali possiamo segnalare la
"kalbshaxe" e la "schweinshaxe": la
prima è una porzione di vitella, la seconda di maiale,
cucinate alla maniera dellossobuco. Cè poi
la zampa di maiale, che viene farcita con piselli passati
e crauti (non è propriamente un piatto leggero...) e
languilla al prezzemolo. Ma il simbolo gastronomico
per i berlinesi è una vivanda molto frugale che si
chiama "stulle". Si tratta di un consistente
tramezzino, formato da due fette di pane nero, di segale
o integrale entro le quali si posa una grossa fetta di
salame. La "stulle", che secondo ladagio
"si porta con sé, non si mangia",
"riscalda" lo stomaco durante la pausa-pranzo
dellorario di lavoro continuato. Una dimostrazione
del fatto che in fondo Berlino mantiene tracce del suo
stile prussiano anche nellOttocento quella
degli Hohenzollern rimase la corte meno mondana
dEuropa , e confermata dalle altre passioni
alimentari dei suoi cittadini: polpette fritte, aringhe e
cetrioli marinati, carne tritata e uova sode (che si
mangiano dopo averle tenute "a mollo" in acqua
tiepida).
Ma fu davvero un
"orsetto"?
Rivelatore dellindole di Berlino e dei berlinesi,
se vogliamo, è lo stesso nome della città, che si
tramanda essere il giocoso diminutivo storpiato
di "bär", "orso", e perciò
significherebbe "orsetto". Ed infatti questo
mammifero è il simbolo di Berlino, come la lupa lo è di
Roma. Unorigine plausibile, essendo la città
contornata di boschi e di foreste. Ma cè
unaltra ipotesi, di minor presa popolare: che bär
fosse lappellativo del margravio del Brandeburgo
del XII sec. Alberto di Ballenstedt, detto lOrso,
probabilmente non in ossequio al suo carattere aperto.
La ricostruzione
ripartì grazie alle donne
Quella che uscì dalla seconda guerra mondiale era una
Berlino in cui abbondavano solo le macerie. Si calcola
che in tutto rappresentassero un volume di oltre 67
milioni di metri cubi, per un peso di oltre cento milioni
di tonnellate, prodotti dallimpatto sulla città di
almeno centomila tonnellate di bombe (furono 70 mila da
parte anglo-americana, i sovietici invece non fornirono
cifre), che distrussero 48 mila edifici e ne
danneggiarono altri 200 mila (23 mila in modo grave).
Mancava lelettricità, il gas, il carbone. Non si
stampava un solo foglio di giornale, non si distribuiva
la posta, non funzionavano i telefoni, non trasmetteva
neppure uno straccio di "radio libera". E
soprattutto, non cera di che mangiare. Mancavano
anche gli uomini. Tutti, tra i 18 e i 55 anni, erano
stati incorporati dallesercito nazista (negli
ultimi giorni di combattimento in città si prelevarono
persino i quindicenni) ed ora erano, per la stragrande
maggioranza, o morti o prigionieri. La capitale del Terzo
Reich, che sullorlo del desiderato precipizio era
abitata da oltre 4 milioni e 300 mila persone, ne contava
alla fine del maggio 45 2 milioni 800 mila. Una
popolazione di donne, vecchi e bambini. Cera da
liberare le strade da quelle rovine, mentre i cadaveri
ammorbavano laria e si assisteva a centinaia di
suicidi. Furono le donne a prendere liniziativa,
avviando con le loro braccia la ricostruzione ed
occupandosi della recisione degli alberi del Tiergarten e
degli altri boschi cittadini per assicurare alle case la
legna necessaria a superare il rigido inverno che si
profilava. Lopera delle "Trümmerfrau",
le "donne delle macerie" è stata così
encomiabile da meritare da Berlino un monumento che le
ricordasse.
1948-49: Berlino
Ovest è accerchiata ed isolata.
La salva il ponte aereo
I berlinesi avevano appena ricominciato ad assaporare
"sorsi" di normalità dopo il terribile 1945.
La corrente elettrica era stata ripristinata e gli
approvvigionamenti di carbone si potevano definire
regolari. Cerano state anche libere elezioni
amministrative, nellottobre del 46. La città
rimaneva però suddivisa in zone di occupazione e gli
spostamenti da una allaltra specialmente tra
i tre settori occidentale e quello sovietico, e viceversa
non erano "passeggiate" sempre
effettuabili. Si aspettava lo sviluppo degli eventi
internazionali, che non promettevano nulla di positivo
per Berlino. Infatti, dopo la Conferenza di Londra delle
potenze occidentali, che auspicavano unintegrazione
atlantica per la Germania di Bonn, avvenne il blocco di
Berlino Ovest. Loccasione per la ritorsione
sovietica fu fornita dalla decisione di includere quel
settore nella riforma economica (un Deutsche Mark per
dieci marchi anteguerra) varata per la Germania
Occidentale. Mosca non venne interpellata e così, dal 24
giugno 1948, staccò la luce a Berlino Ovest (la centrale
elettrica cittadina era nella zona sovietica) ed i camion
di carbone e di viveri beni che quella parte di
città non era in grado di produrre in modo autoctono
non oltrepassarono più i checkpoint. Alcuni
giorni dopo furono chiuse anche le vie di transito per la
Germania "filo-atlantica". Berlino Ovest era
accerchiata ed isolata. Forse il Cremlino sperava in tal
modo di persuadere francesi, inglesi ed americani ad
abbandonare la città e di lasciarla così completamente
in mano dellArmata Rossa e della Sed. Ma il
governatore militare Usa, generale Clay, vide nelle
pieghe dellunico accordo firmato da Stalin e da
Truman quello che consentiva allaviazione
americana di sfruttare tre corridoi aerei per Amburgo,
Hannover e Brunschweig , la possibilità di
aggirare il diktàt, continuando a garantire al settore
le sue necessità, anche se nuovamente a lume di candela,
e mantenendovi la presenza dei tre eserciti alleati
doccupazione. Luovo di Colombo si chiamava
"ponte aereo". Ne fu organizzato uno a ciclo
continuo, capace di movimentare, in un vorticoso
stop-and-go, ogni giorno velivoli per 600 corse, che
trasportavano mediamente merci per 4500 tonnellate (ma si
arrivò anche a 927 corse per 6400 tonnellate). Il ponte
aereo durò per sicurezza fino alla fine
dellestate del 49, anche se i sovietici
avevano rimosso il blocco al principio di maggio. Il
susseguente primo invio di merci dirette a Berlino Ovest
via terra, provenienti dalla Germania Occidentale,
avvenne nella notte tra l11 e il 12 maggio. Al
posto di frontiera fu improvvisata una specie di festa,
presenti tutti i personaggi più illustri di quel pezzo
di città, tra cui anche Willy Brandt, futuro borgomastro
di Berlino Ovest e poi cancelliere a Bonn.
A mezzanotte tornò la luce nelle strade, nuovamente
concessa da Berlino Est. Alle tre del mattino
latteso autocarro; trasportava patate.
Le cose che fece
Federico il Grande
Federico II il Grande, sovrano di Prussia tra il 1740 e
l86, dedicò molte attenzioni a Berlino. La dotò
del servizio di carrozze pubbliche (sostituendo così con
queste le portantine), e di un corpo dei vigili del
fuoco, suddiviso in 24 compagnie. Vi fece impiantare le
prime aziende tessili; realizzò diverse case per i
poveri e gli orfani ed un ospizio per gli invalidi di
guerra. Ebbe anche un altro merito non
trascurabile : far affiggere finalmente agli angoli
degli incroci delle insegne indicanti i nomi delle vie
della città.
Berlino prussiana:
niente divertimenti, ma molto osé...
I sovrani prussiani avevano fama di essere poco avvezzi
al divertimento modo edulcorato per dire che erano
tendenzialmente avari , e maniaci dellordine
e della pulizia. Il più "arpagone",
sicuramente Federico Guglielmo I (re dal 1713 al
40), che aveva nella testa solo lesercito.
Per questo rese obbligatorio il servizio militare agli
uomini residenti a Berlino; la coscrizione però favorì
lesodo dalla città di operai ed artigiani e così
il re ritornò sui suoi passi. Nel 27 vietò
addirittura le danze e i giochi dogni genere. La
proibizione per le feste da ballo sarebbe rimasta in
vigore fino al 79, quando fu abrogata da Federico
II il Grande, il che permise ad un italiano, tale Tarone,
di aprire la prima balera berlinese allaperto.
Il decoro e ligiene personale dovevano essere i
segni distintivi di ogni buon suddito prussiano. Era
pertanto passibile di multa la persona che veniva notata
per le strade di Berlino, nel Settecento e
nellOttocento, con il vestito macchiato. Ma questa
"zelanteria sanitaria" non era malvagia, anzi.
Il berlinese era infatti nel Settecento secolo in
cui non ci si lavava molto il cittadino che curava
maggiormente la persona in Europa, essendo stato educato
tra laltro a recarsi, almeno una volta al mese, ai
bagni pubblici. Questi, organizzati prussianamente, non
si perdevano dietro alle distinzioni uomo-donna (anche
perché significava dover replicare per due volte il
medesimo ambiente...) e ciò valeva anche per la sauna,
frequentata senza indumenti. Non solo. Il senso pratico
inculcato dagli Hohenzollern si manifestava nel XVIII
sec. anche attraverso unaltra consuetudine: quella
di raggiungere i bagni, già nelle giornate tiepide,
partendo da casa praticamente nudi; solo il capofamiglia,
che conduceva moglie e figli, si riservava la facoltà
e non sempre la esercitava di vestire
qualcosa. Oggi questi cortei adamitici Berlino non li
offre più, ma molte saune sono ancora unisex.
Nacque a Berlino
labitudine,
per i partiti di sinistra, di mettersi a... sinistra
Se oggi, quando parliamo di politica, indicando con
"destra", "centro" e
"sinistra", comprendiamo la collocazione
ideologica di un partito, lo dobbiamo allusanza dei
deputati socialisti del parlamento imperiale di Berlino
di sistemarsi, fin dalle prime sedute del 1871, sempre
sui banchi di sinistra. Abitudine che di conseguenza
regolò anche i posti delle altre formazioni politiche;
queste si disposero in modo da riservare agli oppositori
più oltranzisti del pensiero socialista per
impedire alle due fazioni di venire a contatto i
banchi allestremità opposta, e i partiti rimanenti
si ordinarono in mezzo tra gli uni e gli altri,
scegliendo a loro volta dei vicini con cui condividere
qualche affinità. Così si realizzò, quasi
spontaneamente, il "ventaglio parlamentare",
che sarebbe stato adottato via via da tutti gli emicicli
assembleari europei frutto di libere elezioni.
"Scambi di
cortesie" ai tempi del Muro
Le due Berlino trapassate dal Muro (dal 1961 all89)
hanno sedimentato limmagine di due sorelle siamesi
invisibili e incomunicabili luna allaltra.
In realtà non è stato proprio così, e non solo perché
i visitatori occidentali, sia stranieri che tedeschi, in
tutti questi anni, hanno potuto certo, non proprio
indisturbati... vedere cosa ci fosse "di
là". Per molti si tratterà di una scoperta, ma
mentre dai reticolati si sparava ai rinnegati cittadini
della Ddr sotto il fuoco hanno trovato la morte
circa 200 vite umane i due mondi collaboravano.
Per convenienza o per necessità. Non venne mutilata la
metropolitana sopraelevata, che anche durante i rigidi
anni Sessanta faceva la spola tra i due settori, e la cui
gestione (e i relativi proventi) era affidata al governo
di Berlino Est. In cambio, lautorità
dellOvest ottenne il permesso di perforare il
"suolo comunista" per rendere più diretti i
collegamenti con i quartieri periferici della sua
metropolitana sotterranea. Non solo. LOvest
consegnava allEst i suoi rifiuti, da cui invece
riceveva lenergia elettrica necessaria alla sua
parte di città. Esisteva buon vicinato anche fra polizie
criminali (per la caccia a delinquenti comuni ed
assassini), per il servizio postale e per la manutenzione
dei canali navigabili.
Berlino al tempo
di Hitler:
nazista sì, ma senza troppo trasporto
Sebbene fosse la capitale del Terzo Reich, Berlino non fu
la città più "nazistificata" della Germania.
Lo dimostrano due episodi. Il primo è una velenosissima
frecciata che circolava a Berlino nel 33-34 sul
vecchio presidente Hindenburg, il quale alla fine aveva
nominato Hitler cancelliere. "La Wilhelmstrasse [la
via in cui abitava il presidente, ndr.] viene spazzata
più volte al giorno si diceva in giro per Berlino
perché se Hindenburg trova un pezzo di carta per
strada, subito lo firma": chiaro il riferimento alla
sua sudditanza nei confronti del nuovo sanguinario
padrone della cancelleria. Considerato il clima politico
dellepoca, un po di coraggio ci voleva a
concepire e diffondere quellirriverente metafora di
una verità sempre più tragica.
Il secondo episodio è rappresentato dalle ultime
elezioni in qualche modo ancora libere che si disputarono
a Berlino prima della guerra mondiale, quelle
amministrative del 12 marzo 1933. Lincendio del
Reichstag si era già verificato, le "leggi per la
difesa del popolo tedesco" emanate, il
rastrellamento di militanti comunisti compiuto: ci si
aspettava una grande vittoria dei nazisti che invece
ottennero "soltanto" il 38 per cento dei
consensi. Fu il canto del cigno dellopposizione al
regime. Di Berlino e della Germania.
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