KLEIN-EUROPA PICCOLA EUROPA
*numero zero* del 10 aprile 1997 (n. 0/1997)


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il CIRCOLO delle MUSE

CURIOSITÀ/Fu Carlo Magno a dare alla sua "marca" transalpina di confine,
la quale si estendeva fino al Danubio, questo nome.
Che non era un inedito: due secoli prima i longobardi lo avevano usato
per indicare il Triveneto

Ma perché l'Austria si chiama Austria?
Storia di un aggettivo latino,
diventato impero


di VITTORIA VESCOVI

   
I destini dell’Austria asburgica si sono intrecciati con quelli dell’Europa dall’Alto Medioevo fino agli albori di questo secolo che sta per chiudersi. E la sua stessa storia ha condizionato quella italiana e quella tedesca. Ma di un’entità geografica e politica così presente nei nostri libri di scuola, è quasi del tutto sconosciuto il fatto che la più duratura dinastia di regnanti del vecchio continente — gli Asburgo appunto — fosse originaria della Svizzera, e allo stesso tempo sfugge, benché il millenario dello scorso anno ci abbia ricordato quanti anni abbia l’Austria, perché e come nacque. Rimandando ad un’altra occasione un ricordo di Rodolfo I e dei suoi predecessori, cerchiamo di colmare stavolta le altre due lacune.
Il nome Österreich, ovvero "Regno Orientale", l’attuale denominazione ufficiale della repubblica alpina nucleo dell’impero asburgico, il cui territorio corrispondeva grossomodo alle antiche provincie romane della Rezia e del Norico, apparve per la prima volta in un documento del 996 dell’imperatore del Sacro Impero Ottone III. Esso rappresentava una variazione di Ostmark, trascrizione in proto-tedesco di "Marca Orientale", titolo che gli diede Carlo Magno che la creò all’interno dello stato che aveva fondato. Ma entrambi questi nomi traevano origine dal latino basso medievale, che aveva sostituito nella lingua parlata e scritta oriens con est, il cui aggettivo era auster, da cui la deformazione volgare in austria, assunta ben presto per indicare territori posti ad oriente. Ed infatti l’Austria, prima di essere racchiusa nei suoi consolidati confini, avrebbe individuato due secoli prima (VII sec. d.C) la vasta zona aldiquà delle Alpi ed estesa fino al mare Adriatico dall’Adda al Carso, una delle "regioni amministrative" in cui era stato diviso il Regno Longobardo, agli inizi del 600 nel massimo del fulgore. Dunque il nome della potenza che per oltre cinquecento anni avrebbe comandato sul vecchio continente proviene dall’Italia, "imitazione" del titolo di quel territorio che oggi qualificheremmo Triveneto!
Registrato questo aneddoto storico che lega destini diversi di genti diverse in un’unica origine semantica, va detto che il percorso degli avvenimenti che portò all’adozione del suo nome l’Austria "transalpina" è assolutamente indipendente da quello da cui scaturì invece quella "cisalpina" longobarda.
Per scoprire quel percorso bisogna fare un lungo passo indietro sino al V sec. d.C., periodo in cui apparve sulla scena europea la prima dinastia reale di Francia: i merovingi. Questa stirpe, che prendeva il nome da Meroveo — un lontano progenitore di cui non si hanno notizie — si distinse per l’operato di re Clodoveo che dal 481 al 511 inglobò nel regno franco quasi tutta la Gallia, escluse Bretagna e Provenza. Alla sua morte, il territorio fu diviso tra i suoi figli in quattro regni (Metz, Soissons, Parigi e Orleàns), ma poiché solo uno di essi, Clotario I, riuscì a sopravvivere, il regno fu a sua volta riunito e poi ridiviso nuovamente alla sua morte. Da quest’ultima suddivisione s’imposero soprattutto l’Austrasia (anch’esso da auster, "dominio orientale"), comprendente la regione tra il Reno e la Schelda, con capitale Metz; dall’altro la Neustria (da neuster, "dominio occidentale" o "nuovo dominio") con capitale Soisson, che, estendendosi sino alla Loira, inglobava le più recenti conquiste. Tra questi due territori, regnò sempre competizione e discordia, sia a causa dell’ambizione dei governanti, sia della composizione etnica delle due aree (la prima infatti riuniva popolazioni di stirpe germanica, mentre la seconda prevalentemente franchi e latini).
Iniziò così la decadenza del regno franco, che a poco a poco si trasformò in dominio esclusivo dei maestri di palazzo alle dipendenze di quelli che ormai venivano chiamati "re fannulloni". Tra questi maggiordomi ricordiamo Pipino d’Héristal — che imponendosi alla Neustria si dichiarò dux francorum — e suo figlio Carlo, che i posteri chiamarono "Martello", fondatore della monarchia carolingia. Alla morte di quest’ultimo, il governo dell’Austrasia fu affidato al figlio Carlomanno — che poco dopo si ritirò in monastero — e quello della Neustria al figlio Pipino, che ben presto assunse anche il controllo dei territori del fratello. Costui, grazie alla pronuncia del papa circa la necessità di proclamare regnante chi detenesse l’effettivo potere, ottenne la deposizione dell’ultimo re merovingio, Childerico III, e la propria proclamazione a sovrano. In più, grazie all’appoggio nobiliare, stabilì che da quel momento in poi la corona si sarebbe trasmessa secondo la propria linea di discendenza. A ereditare il trono di Pipino dovevano quindi concorrere i suoi due figli, Carlo (poi detto Magno) e Carlomanno, ma quest’ultimo morì dopo tre anni e la sua discendenza, spodestata, si rifugiò alla corte dei longobardi, a cui apparteneva la moglie ripudiata di Carlo. Le emergenze da affrontare erano quindi due: dapprima risolvere il conflitto con i longobardi, ormai divenuto inevitabile, assicurandosi così l’unificazione dei possedimenti. Poi, contrastare la presenza nella regione dei Sudeti e del Danubio di popoli di diversa provenienza che sin dal VI sec. si erano stanziati nel territorio, ora del regno, e che rappresentavano una minaccia al consolidamento del potere di Carlo. Nei paesi delle Alpi orientali si erano stabiliti a nord i sassoni e a sud i bavàri, entrambi di stirpe germanica; nel bacino boemo-moravico i cèchi di origine slava e nella pianura danubiana gli àvari di stirpe uralo-altaica. I primi furono sconfitti nel 783 e, come ogni battaglia contro "gli infedeli", si chiuse con il battesimo del condottiero germanico. Cinque anni dopo fu la volta degli slavi, ed infine del 795 anche gli àvari furono sconfitti, dopo lunghe e difficili campagne, ostacolate sia dall’opposizione degli unni che dalle abitudini nomadi della popolazione. Proprio con questa ultima vittoria, anche il più forte agglomerato politico esistito sino al VIII sec., cadeva inesorabilmente e Carlo Magno aveva via libera per la riorganizzazione del suo "impero".
A scopo difensivo e religioso — per proteggersi da aggressioni esterne e per favorire la diffusione del Cristianesimo — creò intorno a tale vasto territorio tutta una serie di "marche", ovvero di possedimenti fortificati di confine, governati da un ufficiale dell’esercito detto margravio. E così il domìnio aldilà della Mosa riconfermò il titolo di Austrasia (anche se questo termine si perderà già alla metà del IX sec., sostituito dal nome più generico di "Francia Orientale"), mentre quello situato a nord delle Alpi e che degradava fino al Danubio prese il nome consimile, ma leggermente diverso — forse proprio al fine di distinguerlo dall’altro — di Austria.
La Ostmark, che costituiva il baluardo più avanzato contro un’eventuale attacco all’impero da parte degli àvari, fu inclusa nel Ducato di Baviera. Ma sulle vicende storiche che la riguardarono nei suoi primi centocinquant’anni di storia —tra l’800 e il 950 — sappiamo poco di certo. Altrettanto sulla sua effettiva estensione, così come sulla successione e sull’operato dei margravi. Si tramanda ad esempio un po’ leggendariamente di Radbot, il reggitore che avrebbe sconfitto con l’esercito della marca i bulgari in Croazia nell’838, restituendo quel territorio alla dinastia carolingia.
Fu Ottone I nel 952, pressato dagli ùngari di cui temeva un’invasione, a risistemare dal punto di vista amministrativo e militare i territori dell’intera regione delle Alpi orientali, stabilendo altresì che i confini laterali della marca austriaca fossero costituiti dai fiumi Traun e Traisen. La marca venne poi affidata dal figlio, Ottone II, a Leopoldo I, primo dei dodici magravi della famiglia Babenberg, di stirpe franco-orientale. Costui, nominato in un documento del 976, fu il primo di una serie di ufficiali a creare quel nucleo culturale e politico da cui si fa iniziare la storia dell’Austria in quanto tale. Sotto i Babemberg, la marca si ampliò e acquisì con Leopoldo IV il titolo di ducato. In base al Privilegium minus del 1156, l’Austria riconosceva come unica giurisdizione quella del duca e il suo impegno a combattere per l’impero solo ai confini della Baviera. Nel 1192 il ducato si accrebbe della Stiria e di parte della Carniola e sei anni dopo la capitale fu fissata a Vienna. Il destino dell’Austria è così compiuto. Il nuovo stato seguirà poi le vicende della casa d’Asburgo che ne verrà in possesso nel 1282, trasformandosi dapprima in impero, poi in monarchia austro-ungarica, fino ad essere trascinato rovinosamente dalle due guerre mondiali.


   
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