Il processo
di cooperazione europea che porterà alla firma dei
Trattati di Roma, che istituiscono la Comunità economica
europea (Cee) e la Comunità europea dellenergia
atomica (Euratomo), ha inizio ufficialmente il 18 aprile
1951 quando a Parigi viene fondata la Comunità del
carbone e dellacciaio (Ceca). I primi passi però
sono stati mossi già prima. Lintero percorso non
sarà lineare, ma se esso può prendere avvio, lo si deve
alla congiuntura favorevole determinata, fin
dallimmediato dopoguerra, da due circostanze.
La prima è effetto della non certo distensiva
suddivisione geopolitica del mondo in due aree
dinfluenza quella americana e quella
sovietica che riduce di conseguenza il ruolo
decisionale di Gran Bretagna e Francia, che per secoli
avevano rivaleggiato fra loro e con altre potenze
scomparse (lAustria asburgica, la Russia zarista e
la Germania, uscita vinta, amputata e divisa dalla guerra
che aveva voluto) per affermare la propria supremazia
sulle vicende del continente. I due paesi avevano poi da
gestire la decolonizzazione dei loro domini in Africa ed
Asia, proprio quelli che avevano rappresentato la
"sostanza" del loro peso internazionale. Il
contesto ambientale favoriva dunque nellEuropa
occidentale levoluzione di un pensiero
"federativo". In Italia, in Germania Ovest,
nellAustria nuovamente indipendente, si erano
imposti regimi parlamentari e democratici (nei paesi
tedeschi grazie al "patrocinio Usa"), cosicché
aldiquà della cortina di ferro ad eccezione di
Spagna e Portogallo tutti gli stati erano
"uniti" dal rispetto per la sovranità popolare
e della libertà di pensiero. Non appariva più
unutopia, partendo da questa base, la realizzazione
di una concreta federazione europea vista anche
come salvacondotto per la pace e strumento di difesa nei
confronti del blocco comunista , senza più severi
confini fra gli stati, che permettesse la libera
circolazione delle persone e delle merci, regolata infine
da una struttura politica sovranazionale sostitutiva in
alcuni compiti dei vari parlamenti degli stati.LEuropa unita: non più
unutopia
C'è molto ottimismo nel prefigurare simili scenari,ma se
già nel 48 sedici paesi beneficiati dal Piano
Marshall (Gran Bretagna esclusa) sentono la necessità di
dare vita ad un organismo di gestione comune,
lOrganizzazione europea di cooperazione economica
(Oece), e se soprattutto lanno dopo si realizza il
Consiglio dEuropa, aperto a tutti i paesi
democratici dellEuropa occidentale, compresi i non
allineati, tutto ciò è possibile per la straordinaria
concomitante presenza sullo scacchiere politico
europeo-occidentale ecco la seconda circostanza
favorevole di cui parlavamo di molte figure
"europeiste", accanto comunque a tanti
nazionalisti. Dagli italiani Alcide De Gasperi, Luigi
Einaudi, Carlo Sforza e Ugo La Malfa, ai francesi Robert
Schuman, Jean Monnet e René Pleven, al tedesco Konrad
Adenauer, dal belga Paul Henry Spaak, al britannico
Winston Churchill (questultimo un po meno
ostinato rispetto agli altri).
Fin dalla prima riunione dellassemblea del
Consiglio verrà posto come ordine del giorno "lo
studio dei cambiamenti nella struttura politica
dellEuropa che potrebbero essere necessari per
realizzare quella unione più stretta", ma il vento
del federalismo si infiacchisce ben presto come
accadrà altre volte per la prima offensiva degli
"euroscettici". Tra questi, il nuovo premier
britannico laburista Clement Attlee, il quale pure
rappresenta il paese che quel Consiglio lo ha
maggiormente promosso insieme alla Francia, ma che lo
considera più come organizzazione intergovernativa
(posizione condivisa dai paesi scandinavi) piuttosto che
sovranazionale di tipo parlamentare (pensiero di Francia,
Italia e Benelux).
1950: Schumann
"sinventa" la Ceca
La "rimonta" europeista coincide con lo scoppio
della crisi di Corea (1950), momento di massima frizione
tra Stati Uniti ed Urss nella "guerra fredda",
che pone dattualità il dibattito su un sistema
comune di difesa europeo, nel quale ovviamente
dovrebbe essere parte attiva anche la Germania di
Adenauer. A muoversi in questa direzione è il primo
ministro francese Pleven, mentre parallelamente a lui
agisce Schuman, convinto che se si vogliano almeno
definire le fondamenta dell"edificio
Europa", sia necessario prima rimuovere
lostilità storica tra Francia e Germania (quella
Ovest) che ha una ragione precisa: il controllo del
bacino minerario della Ruhr. Nasce così lidea
della Ceca che avrebbe eliminato il confine del Reno,
almeno nellambito della produzione e dello
sfruttamento del carbone e dellacciaio, demandando
ad una commissione mista, in cui fossero ugualmente
rappresentati i due paesi, il compito di tracciare la
politica estrattiva e siderurgica. Non solo. Poiché la
creazione di un mercato unico del settore, che permetta
la libera circolazione delle materie prime e dei lavorati
senza dazi in un territorio più ampio di quello
franco-tedesco era ben vista sia a Parigi che a Bonn,
risulta facile per Schuman coinvolgere nella cooperazione
Benelux e Italia. La conclusione delle trattative non è
però rapida, perché il protezionismo metallurgico è
ben accetto alle lobby industriali. È poi non
trascurabile la porzione di opinione pubblica transalpina
che mal sopporta questo ruolo paritario della Germania
Ovest nel campo strategico dellindustria pesante,
ritenendo non opportuno offrire al partner tedesco un
così agevole reinserimento a pieno titolo nella
comunità internazionale. Anche in Italia i grandi gruppi
privati dellacciaio, guidati da Enrico Falck,
cercano di osteggiare lingresso nella Ceca, ma De
Gasperi e Sforza non hanno tentennamenti, consentendo al
paese di aderirvi come fondatore.
La Ceca viene caratterizzata da unAlta Autorità
(organo direttivo e di programmazione), un Consiglio
speciale dei ministri (organo di raccordo tra
lAlta Autorità e i governi dei paesi membri),
unAssemblea comune (composta da
rappresentanti parlamentari dei vari paesi membri), una Corte
di giustizia (organo giurisdizionale che deve
garantire il rispetto del diritto nellapplicazione
e nellinterpretazione del trattato): un
"paradigma" al quale si ispireranno sia la Cee
che lEuratomo. Sede della nuova organizzazione è
Lussemburgo.
In realtà, per poter incominciare a funzionare, la Ceca
aveva bisogno della ratifica di tutti i parlamenti dei
paesi i cui governi avevano sottoscritto la firma di
Parigi. Si constatò però a questo punto un
appesantimento delle procedure; il parlamento italiano,
ad esempio, fu chiamato a deliberare per ultimo
ladesione tra il 4 marzo e il 16 giugno del 1952.
È un"Europa
a Sei": Londra si tira fuori
Il cammino europeo, benché farraginoso, comunque
procedeva. Se il 10 dicembre 1951 a Strasburgo
lassemblea del Consiglio dEuropa dava il suo
parere negativo in merito alla proposta di creare
unautorità politica di controllo per i paesi
intenzionati al progetto di difesa comune
provocando così le dimissioni del presidente di quella
camera consultiva, Spaak , il giorno dopo, nella
prima riunione dei ministri degli esteri della Ceca, si
faceva riferimento in modo finalmente concreto proprio al
piano Pleven, che nel frattempo aveva assunto il
nome di Comunità europea di difesa (Ced), e di cui ora
erano note le linee guida: la progressiva integrazione
degli eserciti dei paesi membri della Ceca in
ununica forza armata multinazionale. Nuovi
entusiasmi si destano soprattutto grazie a De Gasperi che
propone di dotare la Ced di una vera assemblea
parlamentare, alla quale affidare lelaborazione di
unipotesi di costituzione federale o confederale
per i sei paesi della "piccola Europa".
E in effetti poco più di un anno dopo listituzione
della Ceca (è il 27 maggio 1952) ancora a Parigi si
promulga il trattato della difesa militare comune tra
Francia, Germania Ovest, Italia e Benelux.
Questa evoluzione determina però un netto distacco della
Gran Bretagna dal progetto di Europa federale, la cui
attiva partecipazione Schuman pensava di poter
recuperare. Troppo più forte rispetto al continente il
legame con i paesi del Commonwealth e gli Stati Uniti;
con questi soprattutto si era ulteriormente fortificato
sotto la guida laburista e Churchill, ritornato al potere
nel 51, non se lera sentita di scompaginare
gli equilibri esistenti, essendo lasse
anglo-americano preferito anche dalla maggior parte dei
conservatori. Ciò vuol dire che lEuropa federale
non varcherà più la Manica; ma ci sono ancora le
condizioni per dire: peccato per loro. Giunge infatti di
lì a poco linizio dellattività della
Comunità europea del carbone e dellacciaio (22
luglio 1952) e il conseguente insediamento dellAlta
Autorità (10 agosto), di cui sarà primo presidente
Spaak.
Il 52 si chiude con laccoglimento da parte
della Ceca del piano italo-francese per la creazione di
una comunità confederale europea. Ma il clima sta già
cambiando unaltra volta: il governo francese di
centro-sinistra, principale fautore fino a quel momento
dellEuropa senza frontiere, da un anno si trova
nella difficile situazione di dover dar conto ad un
parlamento che con le ultime elezioni si è spostato
ancor più verso destra, e stanno incominciando a venire
al pettine le ancora insolute questioni coloniali
dellIndocina e del Magreb. In più la trattativa
conclusasi positivamente per la Ced ha nuociuto alla
maggioranza, la cui componente di centro si è spaccata
su questa vicenda.
53 e 54:
riflusso e disillusione
Il riflusso antieuropeista è evidente nel 53. Alla
fine di febbraio la Francia ottiene una modifica del
trattato sulla Ced, per la tutela della sua potenza
militare, che ne riduce il significato. Cè spazio
per una riaffermazione collegiale da parte dei ministri
degli esteri dei Sei più per principio che per
convinzione dellurgenza dellunità
europea, espressa a Parigi quasi in appendice
allapertura delle frontiere per i prodotti
metallurgici (che è una buona notizia), avvenuta il 1º
maggio. Ma la difesa comune europea non appare più
unesigenza fondamentale per la classe politica
francese dopo la soluzione pacifica della crisi coreana.
E nonostante le pressioni statunitensi, il nuovo e
traballante governo centrista di Joseph Laniel cessa di
fatto di sostenerla. Anche lItalia, dopo il
fallimento dellincarico a De Gasperi per il primo
mandato della seconda legislatura repubblicana, si affida
ad un politico poco attratto dallEuropa unita,
Giuseppe Pella.
Il 1954 è lanno della disillusione. Sebbene la Ced
sia stata già ratificata lanno precedente da
quattro parlamenti (Germania Ovest più Benelux),
lassemblea nazionale francese boccia, comera
a questo punto prevedibile, il trattato di difesa
unitaria europea il 30 agosto. Un dispiacere che il
destino evita ad Alcide De Gasperi, morto improvvisamente
pochi giorni prima. È ben poco significativa al
confronto listituzione della Unione europea
occidentale (Ueo), con la quale viene sancito il diritto
al riarmo alla Germania Ovest e la partecipazione di
corpi dei paesi europei allinterno della struttura
militare Nato.
Spaak ha lidea:
merci senza dazi
Per rilanciare il progetto di Europa comune non
cera altra strada: seguire la via più lenta e meno
appariscente della progressiva integrazione economica
(sulla quale anche Londra sembrava più disponibile).
Questa nuova strategia fu ispirata proprio
allindomani dellentrata in vigore della Ueo
(5 maggio 1955) da Jean Monnet e convertita in progetto
da Spaak e da un altro ministro degli esteri dei Sei,
lolandese Willelm Beyen. I due lo esposero agli
altri partner ai primi di giugno del 55 a Messina,
dove si erano riuniti i ministri degli esteri della Ceca.
Consisteva nella creazione fra i Sei di ununione
doganale di tutti i settori delleconomia e
nellistituzione di una Comunità omologa a quella
del carbone e dellacciaio avente per oggetto
lenergia atomica. Il consiglio dei ministri dei Sei
approvò la proposta e affidò proprio a Spaak e ad un
"comitato di rappresentanti", presieduto da lui
stesso, il compito di elaborare nel dettaglio gli
strumenti giuridici ed amministrativi necessari per
attivare queste nuove forme di cooperazione.
Nonostante il "via libera", il rischio che poi
tutto venisse vanificato per il veto del turbolento
parlamento francese, cera. Chissà se Spaak, quando
decise di operare in profondità soprattutto per definire
l"unione doganale fra i Sei",
configurando in realtà uno spazio economico integrato in
cui potessero circolare liberamente, come in un mercato
interno, capitali, merci, persone e servizi, giocò
dazzardo o calcolò la consistenza del pericolo,
che allora dovette apparirgli minima. Probabilmente
pensò che di una comunità economica in quel momento era
soprattutto la Francia ad avere bisogno. Il paese
infatti, nonostante il piano Marshall gli avesse
riservato ben un terzo dei fondi destinati nel complesso
allEuropa occidentale, era ancora alle prese con un
serio disavanzo pubblico ed i segnali di ripresa erano
stentati; la vicina Germania di Adenauer già mostrava
invece un invidiabile recupero del prodotto interno lordo
(che aumentava al ritmo del 6 per cento annuo) e poteva
vantarsi della quasi totale occupazione dei suoi
cittadini, profughi compresi, mentre invece Parigi doveva
preoccuparsi pure della "ricollocazione" in
patria di centinaia di migliaia di coloni. Il lavoro di
Spaak fu proteso ad un salto di qualità decisivo della
piccola Europa dei Sei, prospettando per essa non solo
labolizione al suo interno delle tariffe doganali e
di qualsiasi altra forma di ostacolo al commercio, ma
anche nei confronti dei paesi esterni il
coordinamento della politica economica, e tra i Sei di
quella agricola, dei trasporti e del nucleare.
Nasce la Cee, appena
prima del "gollismo"
Un pacchetto "pesante" di indicazioni che i
ministri degli esteri della Ceca, riuniti a Venezia,
recepiscono senza riserve il 30 maggio 1956. Le
trattative per listituzione della Cee e
dellEuratomo, che dovranno regolare quelle
indicazioni diventate direttive, vengono avviate il 26
giugno a Bruxelles e portano alla promulgazione delle due
Comunità, che avviene con la firma dei Trattati di Roma
in un piovoso 25 marzo 1957. Cè ora da superare il
vaglio dei parlamenti nazionali. Per evitare che la
"tensione europea" subisca un nuovo disincanto,
si invitano i vari paesi a far esprimere le assemblee
entro lanno. Nellautunno tocca anche a Palais
Bourbon votare: il gollismo è alle porte, ma la risposta
è sì. Il primo sostanzioso frutto dellEuropa
senza frontiere era sbocciato davvero.
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