LA STORIA
Le OriginiPeriodo PreistoricoPeriodo RomanoPeriodo MedioevalePeriodo VenezianoPeriodo NapoleonicoPeriodo AustriacoPeriodo Guerre MondialiAi Nostri Girorni

 

Le Origini Torna su
Le origini dell'abitato di Borno sono antichissime, infatti, numerosi sono stati i ritrovamenti archeologici che testimoniano la presenza di vita preistorica a partire dal lontano 3000 a.C..
I periodi storici della comunità bornese seguono fedelmente l’evolversi della storia delle varie comunità valligiane camune.

Buoi con Aratro

La Rosa Camuna

Periodo Preistorico Torna su
Il primo masso inciso, ("Masso di Borno") ritrovato nell’autunno del 1953 dal geologo Antonio Pollini in località Rocca, riporta tre tipi diversi di incisioni; la prima viene fatta risalire intorno al 3000 a.C., altre incisioni fra l’anno 1800 e 1500 a.C. Altri ritrovamenti sono stati fatti successivamente incisioni rupestri, massi istoriati, punte di freccia e resti di suppellettili.
Le scene raffigurate su questi massi sono indicative per stabilire il tipo di economia, di organizzazione sociale, e di civiltà raggiunto dalle popolazioni preistoriche che abitavano l’altopiano di Borno e l’intera Valle Camonica. Questi graffiti testimoniano come fin dai tempi preistorici esisteva un notevole sviluppo dell’agricoltura, dell’allevamento del bestiame e dell’artigianato (anche se rudimentale).
Venne poi un periodo durante il quale la Valle Camonica fu popolata da un gruppo eterogeneo di stirpi barbariche.
Periodo Romano Torna su
Con l’avvento dei Romani la Valle Camonica venne conquistata nel 16 a.C. per opera dalle legioni del proconsole Publio Siro ma, a differenza degli altri popoli, che furono deportati, i Camuni subirono un trattamento diverso: venne concessa loro la repubblica autonoma, la cittadinanza romana e un proprio ordine municipale. Questo probabilmente per consolidare l’alleanza con una valle che rappresentava un’importante via di penetrazione nella Galia, che i Romani volevano conquistare.
I vari ritrovamenti di epoca romana fanno pensare che Borno fosse in quel periodo un centro piuttosto importante. Questo probabilmente per la sua buona posizione geografica che fungeva da raccordo tra più vallate (Valle Camonica e Valle di Scalve). Qui si insediarono numerose famiglie di commercianti Romani che favorirono il sorgere di una mentalità aperta e incentivarono lo sviluppo del commercio, delle arti e dei mestieri. In questo periodo l’abitato di Borno divenne uno dei maggiori centri commerciali della Valle e non vi sono dubbi sulla consistenza dell’insediamento visto l’elevato numero di sepolture risalenti all’epoca romana trovate poi nell’epoca moderna.
Periodo Medioevale Torna su
Nel periodo medioevale l’economia della Valle Camonica era assai povera e arretrata. Il sostentamento di gran parte delle comunità derivava dall’allevamento di bestiame, dall’agricoltura e da forme di artigianato. In questo periodo la comunità dell’altopiano di Borno subì un impoverimento continuo. La diffusa povertà causò innumerevoli controversie tra le varie comunità della Valle. Si può facilmente comprendere come la proprietà di un monte, di un pascolo, di un diritto di passaggio o di caccia fossero alla base di continui litigi tra le popolazioni limitrofe. Il comportamento dei Bornesi in questa epoca fu assai aggressivo e bellicoso e la fama che la comunità di creò in Valle fu del tutto negativa.
La più importante e la più lunga controversia, sostenuta dai Bornesi, fu senza alcun dubbio quella con gli Scalvini per il possesso del monte Negrino che prese inizio subito dopo l’anno 1000 e terminò nel 1682.
Periodo Veneziano Torna su
Quando  nel 1428 le truppe della serenissima occuparono il territorio camuno compreso Borno, le genti camune non vi si opposero perché nutrivano una vera simpatia nei confronti della forte e prospera Repubblica Marinara di Venezia. Il periodo veneziano può essere suddiviso in due fasi: la prima dal 1428 al 1626 caratterizzata da una florida economia, la seconda dal 1627 al 1796 ricca di non pochi sacrifici a carico delle comunità valligiane, causate dalla decadenza economica e politica della Repubblica di Venezia.
Nel primo periodo Borno conobbe il suo massimo splendore, divenne il primo comune della Valle Camonica con circa 1500 abitanti. Sull'altopiano si svilupparono fiorenti attività commerciali, artigianali, agricole e di allevamento del bestiame.
In questo periodo si diffuse anche la produzione di carbone vegetale, che continuò ininterrottamente fino alla prima metà del nostro secolo. Un po' ovunque, grazie alla grande richiesta di carbone, si diffusero nei boschi dell'altopiano le aie carbonili (spazzi ricavati nei boschi dove bruciando la legna si produceva il carbone).
Con l'avvento della decadenza della Repubblica di San Marco, anche la Valle Camonica fu costretta a non pochi sacrifici per foraggiare le casse della Repubblica svuotate dalle continue guerre. In questo secondo periodo già di perse duro, avvennero in Borno due tragici episodi: l'incendio dell'abitato da parte dei vicini della Valle di Scalve (episodio storico/leggendario) e la peste bubbonica.
Periodo Napoleonico Torna su
Nel maggio del 1796 le truppe francesi di Napoleone entrarono nel territorio bresciano. Lo spirito nuovo della rivoluzione stentò molto a penetrare in Valle Camonica in quanto le più importanti famiglie erano ancora legate a Venezia.
Quando l'effetto del nuovo clima incominciò a farsi sentire, per Borno e la Valle ebbe inizio un periodo di vivacità economica.
Borno in questo periodo storico aumenta la propria popolazione, la produzione del ferro, del legname e la coltivazione dei campi.
Periodo Austriaco Torna su
Nel febbraio del 1816 l'Austria s'impadronisce del Lombardo-Veneto. Le condizioni delle popolazioni camune sotto la dominazione austriaca peggiorano nuovamente, sia per per la rigidità del governo austriaco, sia per le innumerevoli calamità naturali che si rovesciarono sulle comunità della Valle Camonica di quell'epoca.
Numerose furono le epidemie di tifo, di febbri contagiose e colera che nel periodo dal 1816 al 1855 colpirono le popolazioni camune. Oltre alle varie malattie e alla scarsità di cibo, anche i vari dazi e balzelli imposti dal governo austriaco favorirono il diffondersi di un generale malcontento.
Nonostante i ferrei controlli imposti dal governo austriaco anche in Valle Camonica iniziò a diffondersi la carboneria. La propaganda mazziniana si diffuse anche tra gli abitanti della Valle Camonica. Ne è testimonianza una circolare del delegato distrettuale che segnalava al governo austriaco la presenza su monti di Borno e nei paesi limitrofi la presenza di briganti nemici del impero austriaco.
Periodo Guerre Mondiali Torna su
Nel primo conflitto mondiale, fatta eccezione per le famiglie dei militari caduti sul fronte durante i combattimenti, la guerra non arrecò danni diretti alla popolazione di Borno. Anche durante la seconda guerra mondiale l'abitato di Borno godeva di una relativa tranquillità essendo una zona non operativa. Un grave conflitto a fuoco ebbe luogo il 27 novembre del 1944 in località Sedulzo lungo la strada che conduce al lago di Lova. Un gruppo di partigiani si scontrò con un gruppo di ufficiali tedeschi che tornavano da un addestramento militare svolto nei pressi del rifugio Coppellotti(si possono vedere ancora oggi i resti del rifugio poco sopra il nuovo rifugio Laeng ai piedi del Pizzo Camino), nello scontro persero la vita due partigiani e una decina di ufficiali tedeschi. Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno, reparti tedeschi provenienti dal comando di Darfo, per vendicare l'accaduto incendiarono tutte le cascine situate sul versante di Lova e rastrellarono i contadini della zona che furono tradotti a Darfo per gli interrogatori. Un secondo rastrellamento fu condotto il giorno 4 ottobre 1944, alle prime ore dell'alba, bloccate tutte le uscite del paese i soldati tedeschi passarono porta a porta e costrinsero la gente a riversarsi in piazza.
Venne poi dato l'ordine di bruciare il paese. L'arciprete Don Moreschi e il curato Don Pinotti si offrirono in ostaggio al colonnello nazista e dopo innumerevoli suppliche riuscirono a risparmiare il paese. I vecchi, gli invalidi, le donne e i bambini vennero rilasciati, mentre tutti gli uomini validi tradotti a Darfo. Ai contadini fu imposto di consegnare tutto il bestiame e poi fu appiccato il fuoco ad alcune vecchie abitazioni per eludere l'aero che fu mandato in ricognizione per verificare l'avvenuta distruzione del paese. Qualcuno sostiene che il colonnello tedesco, che probabilmente aveva intuito l'imminente caduta del nazifascismo, risparmiando l'abitato di Borno dalla distruzione, si costruì un'attenuante e una carta di via libera per il momento della ritirata.
Un gruppo di deportati finiti al campo di concentramento di Villafranca fece voto di erigere una cappelletta nel luogo dove era avvenuto il conflitto, qualora fossero riusciti a fare ritorno a casa. Il 4 ottobre 1958, 14 anni più tardi il voto venne sciolto con la costruzione della cappelletta dedicata alla Madonna di Fatima proprio in località Sedulzo. L'interno della cappella è decorato con due affreschi del pittore bornese Enrico Peci.
Ai Nostri Gironi Torna su
Nell'immediato dopoguerra l'altopiano di Borno non subisce la rivoluzione industriale che invece ha caratterizzato molti centri della Valle Camonica. L'economia del paese si basava in prevalenza sull'attività agro-silvo-pastorale, vi era anche un discreto numero di segherie dedite al taglio del bosco e alla lavorazione del legname.
La cultura contadina debitamente integrata con l'ambiente montano permise di valorizzare e ben mantenere valori ambientali e paesaggistici di notevole importanza. Si pensi alla minuziosa pulizia del bosco, alla raccolta del fieno che si falciava anche su pendii scoscesi e ad altezze elevate, tutte attività che non consentivano l'instaurarsi di nessun fenomeno di degradazione ambientale.
Purtroppo l'economia contadina pur avendo alcuni aspetti indiscutibilmente positivi, è un economia assai povera ed angusta. (In altre zona d'Italia, grazie a scelte politiche lungimiranti, ad esempio il Trentino l'economia contadina si è integrata col passare degli anni con l'economia di tipo turistico, creando le condizioni per una vita più benestante e economicamente remunerativa).
Gran parte dei Bornesi in questi anni è costretta ad emigrare in massa alla ricerca di un lavoro per poter assicurare un futuro alle proprie famiglie
La vocazione turistica di Borno inizia a prendere forma già nei primi anni del secolo ma, il vero sviluppo turistico si ha nei primi anni settanta.
Le scelte politiche urbanistiche delle varie amministrazioni comunali di questi anni portano, non senza problemi, ad una urbanizzazione di proporzioni consistenti e soprattutto mal governata e regolata, intere zone vengono completamente urbanizzate grazie alla scellerata politica del turismo delle seconde case.
Una parte degli abitanti di Borno furono colti dal màl dè la prèda (posseduti dalla smania di fabbricare come recita un proverbio dei nostri vecchi).
Nel frattempo andavano scomparendo strutture tradizionali come falegnamerie, segherie e si perdevano attività come l'allevamento del bestiame e la lavorazione del latte. Il degrado urbanistico, facilmente riscontrabile grazie ad interventi di tutela dei valori ambientali e paesaggistici di bassa qualità che si sono perpetrati in questi anni, e la perdita di molti valori tipici della civiltà agro-pastorale hanno sfortunatamente portato come conseguenza un certo decadimento anche per quanto riguarda l'aspetto sociale e umano.
C'è la speranza, tenendo presente anche della attuale riscoperta dei valori ambientali e paesaggistici che riaffiorano nei giovani, che nei prossimi anni ci sia uno sviluppo turistico rispettoso del territorio e dei valori ambientali-paesaggistici, anche perché questo rispetto viene richiesto in prima istanza dal turismo stesso.
Un avvenimento di particolare importanza avvenuto negli anni 60 è la separazione delle frazioni di Piano (Pianborno), Cogno e Annunciata che dal 1962 costituiscono il nuovo comune di Piancogno.

 

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