Periodo
Medioevale
Nel periodo medioevale leconomia della Valle Camonica era assai povera e arretrata.
Il sostentamento di gran parte delle comunità derivava dallallevamento di bestiame,
dallagricoltura e da forme di artigianato. In questo periodo la comunità
dellaltopiano di Borno subì un impoverimento continuo. La diffusa povertà causò
innumerevoli controversie tra le varie comunità della Valle. Si può facilmente
comprendere come la proprietà di un monte, di un pascolo, di un diritto di passaggio o di
caccia fossero alla base di continui litigi tra le popolazioni limitrofe. Il comportamento
dei Bornesi in questa epoca fu assai aggressivo e bellicoso e la fama che la comunità di
creò in Valle fu del tutto negativa.
La più importante e la più lunga controversia, sostenuta dai Bornesi, fu senza alcun
dubbio quella con gli Scalvini per il possesso del monte Negrino che prese inizio subito
dopo lanno 1000 e terminò nel 1682. |
Periodo
Veneziano
Quando nel 1428 le truppe della serenissima occuparono il territorio camuno
compreso Borno, le genti camune non vi si opposero perché nutrivano una vera simpatia nei
confronti della forte e prospera Repubblica Marinara di Venezia. Il periodo veneziano può
essere suddiviso in due fasi: la prima dal 1428 al 1626 caratterizzata da una florida
economia, la seconda dal 1627 al 1796 ricca di non pochi sacrifici a carico delle
comunità valligiane, causate dalla decadenza economica e politica della Repubblica di
Venezia.
Nel primo periodo Borno conobbe il suo massimo splendore, divenne il primo comune della
Valle Camonica con circa 1500 abitanti. Sull'altopiano si svilupparono fiorenti attività
commerciali, artigianali, agricole e di allevamento del bestiame.
In questo periodo si diffuse anche la produzione di carbone vegetale, che continuò
ininterrottamente fino alla prima metà del nostro secolo. Un po' ovunque, grazie alla
grande richiesta di carbone, si diffusero nei boschi dell'altopiano le aie carbonili
(spazzi ricavati nei boschi dove bruciando la legna si produceva il carbone).
Con l'avvento della decadenza della Repubblica di San Marco, anche la Valle Camonica fu
costretta a non pochi sacrifici per foraggiare le casse della Repubblica svuotate dalle
continue guerre. In questo secondo periodo già di perse duro, avvennero in Borno due
tragici episodi: l'incendio dell'abitato da parte dei vicini della Valle di Scalve
(episodio storico/leggendario) e la peste bubbonica. |
Periodo Napoleonico
Nel maggio del 1796 le truppe francesi di Napoleone entrarono nel territorio
bresciano. Lo spirito nuovo della rivoluzione stentò molto a penetrare in Valle Camonica
in quanto le più importanti famiglie erano ancora legate a Venezia.
Quando l'effetto del nuovo clima incominciò a farsi sentire, per Borno e la Valle ebbe
inizio un periodo di vivacità economica.
Borno in questo periodo storico aumenta la propria popolazione, la produzione del ferro,
del legname e la coltivazione dei campi. |
Periodo
Austriaco
Nel febbraio del 1816 l'Austria s'impadronisce del Lombardo-Veneto. Le condizioni
delle popolazioni camune sotto la dominazione austriaca peggiorano nuovamente, sia per per
la rigidità del governo austriaco, sia per le innumerevoli calamità naturali che si
rovesciarono sulle comunità della Valle Camonica di quell'epoca.
Numerose furono le epidemie di tifo, di febbri contagiose e colera che nel periodo dal
1816 al 1855 colpirono le popolazioni camune. Oltre alle varie malattie e alla scarsità
di cibo, anche i vari dazi e balzelli imposti dal governo austriaco favorirono il
diffondersi di un generale malcontento.
Nonostante i ferrei controlli imposti dal governo austriaco anche in Valle Camonica
iniziò a diffondersi la carboneria. La propaganda mazziniana si diffuse anche tra gli
abitanti della Valle Camonica. Ne è testimonianza una circolare del delegato distrettuale
che segnalava al governo austriaco la presenza su monti di Borno e nei paesi limitrofi la
presenza di briganti nemici del impero austriaco. |
Periodo Guerre Mondiali
Nel primo conflitto mondiale, fatta eccezione per le famiglie dei militari caduti
sul fronte durante i combattimenti, la guerra non arrecò danni diretti alla popolazione
di Borno. Anche durante la seconda guerra mondiale l'abitato di Borno godeva di una
relativa tranquillità essendo una zona non operativa. Un grave conflitto a fuoco ebbe
luogo il 27 novembre del 1944 in località Sedulzo lungo la strada che conduce al lago di
Lova. Un gruppo di partigiani si scontrò con un gruppo di ufficiali tedeschi che
tornavano da un addestramento militare svolto nei pressi del rifugio Coppellotti(si
possono vedere ancora oggi i resti del rifugio poco sopra il nuovo rifugio Laeng ai piedi
del Pizzo Camino), nello scontro persero la vita due partigiani e una decina di ufficiali
tedeschi. Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno, reparti tedeschi provenienti dal
comando di Darfo, per vendicare l'accaduto incendiarono tutte le cascine situate sul
versante di Lova e rastrellarono i contadini della zona che furono tradotti a Darfo per
gli interrogatori. Un secondo rastrellamento fu condotto il giorno 4 ottobre 1944, alle
prime ore dell'alba, bloccate tutte le uscite del paese i soldati tedeschi passarono porta
a porta e costrinsero la gente a riversarsi in piazza.
Venne poi dato l'ordine di bruciare il paese. L'arciprete Don Moreschi e il curato Don
Pinotti si offrirono in ostaggio al colonnello nazista e dopo innumerevoli suppliche
riuscirono a risparmiare il paese. I vecchi, gli invalidi, le donne e i bambini vennero
rilasciati, mentre tutti gli uomini validi tradotti a Darfo. Ai contadini fu imposto di
consegnare tutto il bestiame e poi fu appiccato il fuoco ad alcune vecchie abitazioni per
eludere l'aero che fu mandato in ricognizione per verificare l'avvenuta distruzione del
paese. Qualcuno sostiene che il colonnello tedesco, che probabilmente aveva intuito
l'imminente caduta del nazifascismo, risparmiando l'abitato di Borno dalla distruzione, si
costruì un'attenuante e una carta di via libera per il momento della ritirata.
Un gruppo di deportati finiti al campo di concentramento di Villafranca fece voto di
erigere una cappelletta nel luogo dove era avvenuto il conflitto, qualora fossero riusciti
a fare ritorno a casa. Il 4 ottobre 1958, 14 anni più tardi il voto venne sciolto con la
costruzione della cappelletta dedicata alla Madonna di Fatima proprio in località
Sedulzo. L'interno della cappella è decorato con due affreschi del pittore bornese Enrico
Peci. |
Ai
Nostri Gironi
Nell'immediato dopoguerra l'altopiano di Borno non subisce la rivoluzione
industriale che invece ha caratterizzato molti centri della Valle Camonica. L'economia del
paese si basava in prevalenza sull'attività agro-silvo-pastorale, vi era anche un
discreto numero di segherie dedite al taglio del bosco e alla lavorazione del legname.
La cultura contadina debitamente integrata con l'ambiente montano permise di valorizzare e
ben mantenere valori ambientali e paesaggistici di notevole importanza. Si pensi alla
minuziosa pulizia del bosco, alla raccolta del fieno che si falciava anche su pendii
scoscesi e ad altezze elevate, tutte attività che non consentivano l'instaurarsi di
nessun fenomeno di degradazione ambientale.
Purtroppo l'economia contadina pur avendo alcuni aspetti indiscutibilmente positivi, è un
economia assai povera ed angusta. (In altre zona d'Italia, grazie a scelte politiche
lungimiranti, ad esempio il Trentino l'economia contadina si è integrata col passare
degli anni con l'economia di tipo turistico, creando le condizioni per una vita più
benestante e economicamente remunerativa).
Gran parte dei Bornesi in questi anni è costretta ad emigrare in massa alla ricerca di un
lavoro per poter assicurare un futuro alle proprie famiglie
La vocazione turistica di Borno inizia a prendere forma già nei primi anni del secolo ma,
il vero sviluppo turistico si ha nei primi anni settanta.
Le scelte politiche urbanistiche delle varie amministrazioni comunali di questi anni
portano, non senza problemi, ad una urbanizzazione di proporzioni consistenti e
soprattutto mal governata e regolata, intere zone vengono completamente urbanizzate grazie
alla scellerata politica del turismo delle seconde case.
Una parte degli abitanti di Borno furono colti dal màl dè la prèda (posseduti
dalla smania di fabbricare come recita un proverbio dei nostri vecchi).
Nel frattempo andavano scomparendo strutture tradizionali come falegnamerie, segherie e si
perdevano attività come l'allevamento del bestiame e la lavorazione del latte. Il degrado
urbanistico, facilmente riscontrabile grazie ad interventi di tutela dei valori ambientali
e paesaggistici di bassa qualità che si sono perpetrati in questi anni, e la perdita di
molti valori tipici della civiltà agro-pastorale hanno sfortunatamente portato come
conseguenza un certo decadimento anche per quanto riguarda l'aspetto sociale e umano.
C'è la speranza, tenendo presente anche della attuale riscoperta dei valori ambientali e
paesaggistici che riaffiorano nei giovani, che nei prossimi anni ci sia uno sviluppo
turistico rispettoso del territorio e dei valori ambientali-paesaggistici, anche perché
questo rispetto viene richiesto in prima istanza dal turismo stesso.
Un avvenimento di particolare importanza avvenuto negli anni 60 è la separazione delle
frazioni di Piano (Pianborno), Cogno e Annunciata che dal 1962 costituiscono il nuovo
comune di Piancogno. |