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François Marie Arouet, conosciuto come Voltaire  (1694-1778)

Preghiera a Dio

Dal "Traité sur la tolérance" (1763), cap. XXIII

Non è agli uomini che allora mi rivolgo; è a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi e di tutti i tempi: se è permesso a delle deboli creature perdute nell'immensità e impercettibili al resto dell'universo osare domandarti qualche cosa, a te che hai tutto dato, a te i cui decreti sono immutabili ed eterni.
Degnati guardare con pietà agli errori connessi alla nostra natura: che tali errori non diventino per noi calamità.
Tu non ci hai dato un cuore per odiarci e mani per sgozzarci: fa’ che ci aiutiamo a sopportare il fardello d’una vita penosa e passeggera; che le piccole differenze tra le vesti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutti i nostri linguaggi insufficienti, tra tutti i nostri usi ridicoli, tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, le nostre condizioni così sproporzionate ai nostri occhi e così uguali di fronte a te; che tutte le minime sfumature che distinguono gli atomi chiamati "uomini" non siano segni di odio e di persecuzione.
Che coloro che accendono ceri in pieno mezzogiorno per celebrarti sopportino quelli che si contentano della luce del tuo sole; che coloro che coprono la loro veste con una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino quelli che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera; che sia uguale adorarti in un idioma formato da una lingua antica o in un idioma più nuovo.
Che quelli, il cui abito è tinto di rosso o di violetto, che dominano su una particella di un mucchietto del fango di questo mondo e che hanno qualche frammento arrotondato di un certo metallo, godano senza orgoglio di ciò che chiamano "grandezza" e "ricchezza" e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che non c’è in queste vanità di che invidiare né di che inorgoglire.
Possano tutti ricordarsi che sono fratelli!
Che abbiano in orrore la tirannide sulle anime così come esecrano il brigantaggio che rapina con la forza il frutto del lavoro e della pacifica operosità!
Se i flagelli della guerra sono inevitabili, non odiamoci, non straziamoci gli uni con gli altri nel seno della pace, ma impieghiamo l’istante della nostra esistenza

A BENEDIRE PARIMENTE

in mille linguaggi, dal Siam alla California,

LA TUA BONTÀ

che ci ha dato questo istante.