Due libri contengono quasi tutti i particolari
sui quali è basata questa narrazione: "The Last Days of Hitler",
scritto dal Maggiore H. R.Trevor-Roper, noto storico inglese a cui il Servizio Segreto
britannico affidò le indagini sul caso Hitler e "Ten Days to Die",
compilazione eseguita dal Capitano Michael A. Musmanno della Riserva Navale degli S.U.
(valente giurista americano e uno dei giudici al processo di Norimberga), nella quale sono
raccolte le conclusioni dei vari servizi segreti alleati. L'autore di questo articolo, Frederic Sondern Jr., fu a Berlino subito
dopo la caduta della città e conferì con molti ufficiali del Servizio Segreto che
stavano compiendo indagini sulla fine di Hitler.
Tre settimane dopo il crollo della Germania nazista, il Maggiore Ivan
Nikitine, vicecomandante della Polizia di Sicurezza Sovietica, comunicò a Berlino che il
Führer non si era sparato nel suo ricovero sotterraneo né era stato cremato nelle
vicinanze, come si riteneva generalmente, ammesso che fosse morto davvero. Questa è
stata, per lunghi anni, l'opinione ufficiale dei Russi.
Un'immediata, esauriente inchiesta fu ordinata nel 1945, dal Servizio Segreto del Generale
Eisenhower. Squadre di specialisti americani, britannici e francesi ricostruirono a poco a
poco i particolari degli ultimi giorni di Hitler. Le 28 persone che erano state accanto al
Führer durante la Battaglia di Berlino ed erano state fatte prigioniere dalle truppe
degli Alleati Occidentali furono ripetutamente interrogate e le loro deposizioni
verificate e confrontate. Furono esaminate cataste di documenti. La versione alleata sulla
fine del dittatore tedesco è ora completa.
Alle 14.30 circa del 30 aprile 1945, Adolfo Hitler, seduto accanto alla moglie nel
Führerbunker
sotterraneo, si mise in bocca la canna di una pistola automatica Walther e premé il
grilletto, mentre Eva Hitler schiacciava fra i denti una fialetta di cianuro. Alle 22.30
di quella sera, i pochi resti dei loro corpi che erano stati più volte cosparsi di
benzina ed arsi nel giardino della Cancelleria furono seppelliti dal Generale Rattenhuber
e da alcune Guardie Scelte.
Tutta la notte il martellamento delle artiglierie russe sconvolse l'intera zona. Le ossa
del dittatore furono disperse al pari del suo Reich del Millennio.
Tuttavia Mosca non l'intendé così. Le autorità russe fecero tutto il possibile per
ostacolare le indagini degli Alleati Occidentali. Testimoni importantissimi, tra i quali
il Generale Rattenhuber, scomparvero. II Servizio Segreto americano venne a sapere che un
osso mandibolare trovato dagli investigatori russi sul luogo della cremazione era stato
positivamente identificato per quello di Hitler da due odontotecnici che gli avevano fatto
alcuni denti finti. Ma l'osso mandibolare e i due odontotecnici furono inviati a Mosca e
non se ne è più saputo nulla.
Lo stesso Stalin chiari l'atteggiamento ufficiale della Russia quando alla Conferenza di
Potsdam disse tra la sorpresa del Presidente Truman e del Segretario di Stato Byrnes che,
a suo parere, Hitler era ancora vivo e nascosto in Spagna o in Argentina. I giornali russi
sì riferivano sempre alla "misteriosa scomparsa " di Hitler.
A Washington gli osservatori della propaganda russa ritenevano che Stalin volesse tenere
"in vita" Hitler come pretesto per eventuali azioni in Europa. Altri pensavano
che il resoconto delle ultime terribili giornate di Berlino, in cui un tiranno impazzito
tentò di trascinare con se nell'abisso tutta la nazione, sarebbe stata una lettura poco
edificante per il popolo russo.
Quel giorno, il 20 aprile 1945, era il genetliaco del Führer. Nel Führerbunker,
10 metri sotto il giardino della Cancelleria, erano convenuti i capi delle forze armate
tedesche e del partito nazista per rendere omaggio al loro Comandante Supremo. Gli
stivaloni erano lustri e le decorazioni scintillanti, ma quasi tutti i presenti avevano il
viso stravolto. Gli eserciti tedeschi decimati erano in ritirata su tutti i fronti. I
Russi minacciavano Berlino, gli Americani avevano passato l'Elba e avanzavano rapidamente
per congiungersi con essi.
Da quando, dieci mesi prima, Hitler era scampato per un pelo al complotto dei generali e
all'attentato con la bomba nascosta in una borsa per documenti, era invecchiato di colpo,
camminava curvo e a capo chino, trascinava un piede e aveva un visibile tremito al braccio
sinistro. Tuttavia quando i componenti del suo seguito si sforzarono di fargli gli auguri
per il compleanno, la voce del dittatore era recisa e gli occhi spiritati come sempre.
Nel rapporto che seguì, gli accoliti non riuscivano a credere ai loro orecchi. Quando il
Feldmaresciallo Wilhelm Keitel tentò di accennare, esitando, alla gravità della
situazione, Hitler lo interruppe con impazienza. "Sciocchezze" sibilò. "I
Russi subiranno la loro più sanguinosa sconfitta dinanzi alle inespugnabili porte di
Berlino.
E poi ricacceremo in mare gli Alleati." Il suo sguardo magnetico passò su tutti e
nessuno fiatò.
Il Maresciallo Hermann Göring ruppe l'incantesimo per pochi minuti. La Germania avrebbe
inevitabilmente finito con il trionfare, disse il corpulento capo di quella che era stata
un tempo la potente Luftwaffe; ma sarebbe stato più prudente per il Führer di dirigere
le sue truppe dalla fortezza montana di Berchtesgaden. Hitler sbarrò gli occhi.
"Quel che in realtà raccomandate " disse brusco "è di andarvene per
rifugiarvi in un luogo più sicuro. Potete farlo senz'altro. " In un silenzio di
tomba, Göring salutò col suo bastone da Maresciallo tempestato di gemme e si congedò;
pochi minuti dopo, la sua Mercedes blindata, seguita da un convoglio di celeri autocarri,
carichi di tesori, era in viaggio per la Baviera che, secondo lui, significava la
salvezza. Hitler era tornato alle carte topografiche e si era messo a spiegare la sua
strategia.
"Sapevamo che la massima parte delle divisioni con le quali manovrava non esistevano
più come unità effettive" disse in seguito un vecchio generale "ma
ascoltandolo, la maggior parte di noi ebbe la sensazione che ci fosse ancora una
possibilità di successo."
C'era un sol uomo quel giorno nel Führerbunker che non si lasciava prendere
dall'atmosfera d'isterismo creata da Hitler e che aveva soprattutto a cuore le sorti del
suo popolo. Albert Speer, Ministro degli Armamenti, si era rivelato il genio industriale
del Reich. Aveva compiuto più volte dei miracoli nella produzione di cannoni, di
aeroplani e di carri armati.
Ai primi di marzo, Speer aveva scoperto lo spaventoso piano hitleriano per l'annientamento
del Reich in caso di sconfitta. A tutti i capi regionali del partito erano stati impartiti
ordini precisi di distruggere, man mano che le truppe alleate avanzavano, tutti i più
importanti impianti industriali, i servizi pubblici, le miniere, le scorte di viveri e di
vestiario. Le autorità militari ebbero l'ordine di far saltare tutti i ponti importanti,
gl'impianti delle ferrovie e dei canali, i piroscafi e le locomotive. Speer fece un rapido
giro del paese e convinse i più importanti Gauleiter e i generali a non eseguire
l'ordine di Hitler. Scelse il compleanno di Hitler come la migliore occasione per tentare
un'ultima volta di persuaderlo. "Se il popolo tedesco si arrendesse" disse il
Führer con uno sguardo gelido "dimostrerebbe d'essere moralmente indegno.
Meriterebbe di essere distrutto."
Speer decise di sabotare l'olocausto stabilito dal Capo, anche a costo della propria Vita.
A rischio di essere arrestato dalla Gestapo, fece di nuovo una corsa per tutta la
Germania. Il Gauleiter di Amburgo Karl Kaufmann gli promise che
quell'importantissimo porto non sarebbe stato distrutto; altri, in preda a nervosismo, ne
seguirono l'esempio. Per neutralizzare i fanatici, Speer ordinò di calare nei pozzi e
nelle miniere allagate tutti gli esplosivi che non erano nelle mani dei militari. Questo
ordine soltanto valse a salvare centinaia d'importanti fabbriche.
Nel frattempo Hitler aveva completato dei piani complessi per cacciare i Russi da Berlino.
Il contrattacco avrebbe dovuto essere guidato da uno dei suoi prediletti comandanti della
Guardia Scelta, il Generale delle SS Felix Steiner. "Qualunque ufficiale che distolga
un solo uomo da questa operazione sarà giustiziato entro cinque ore " gridò Hitler
al telefono.
Nel pomeriggio del 22 aprile il Führer annunziò al suo Stato Maggiore la prima vittoria
della nuova campagna. Heinrich Himmler, il servile Capo delle SS, aveva comunicato per
telefono che l'offensiva di Steiner era in pieno svolgimento e che le truppe sovietiche si
stavano ritirando da Berlino.
Più tardi, parecchi dispacci furono consegnati l'uno dopo l'altro al Capo delle
operazioni, Generale Alfred Jodl. Per parecchi minuti Jodl non riuscì neppure a parlare.
Infine Hitler notò l'espressione della sua faccia. "Ebbene, ebbene? " chiese.
"Mein Führer" disse Jodl "Steiner non ha attaccato. Le unità corazzate
del Maresciallo Zhukov sono segnalate a Berlino." Hitler guardò fisso dinanzi a sé,
mentre il viso gli si faceva paonazzo. " Le SS " mormorò. " Sono stato
tradito dalle SS! Prima l'Esercito, poi la Luftwaffe ed ora le SS. Siete tutti dei
traditori! " ruggì. " Cani di traditori! " Per tre ore Hitler sfogò il
suo furore. La forza della sua natura scatenata fu cosi terribile che perfino dei freddi
generali come Keitel e Jodl si sentirono "scaraventati contro il muro" come
disse in seguito uno di loro. Infine Hitler si rimise a sedere barcollando.
"Il Terzo Reich è finito" disse con voce rauca e ansimante. "Non mi rimane
che morire. Resterò qui ad attendere la fine. Poi mi tirerò un colpo di pistola. Non
c'è più nulla con cui combattere. Dite a Göring d'intavolare negoziati con gli
Alleati." Le parole del Führer furono riferite a Göring che, secondo la legge
promulgata dal Führer nel 1941, era stato designato successore di Hitler. E il grasso
Maresciallo, amante dei piaceri, era sicuro di poter convincere gli Alleati ad accettare
ragionevoli condizioni di resa, e, nella peggiore delle ipotesi, d'essere mandato in un
comodo esilio. Inviò ad Hitler il seguente radio-telegramma : "Mein Führer, vista
la vostra decisione, siete d'accordo che io assuma il comando totale del Reich ? Se per le
dieci di stasera non avrò avuto da voi alcuna risposta vi riterrò consenziente".
Göring ordinò che la sua guardia del corpo fosse aumentata a mille uomini ed annunziò
ai suoi ufficiali che il giorno dopo sarebbe andato in aereo ad incontrare il Generale
Eisenhower. Ma mentre stava compilando un messaggio al Comandante Supremo americano
arrivò un telegramma : "Göring, ciò che avete fatto è passibile della pena di
morte. Non insisterò a processarvi se vi dimetterete spontaneamente dalle vostre cariche.
Se no prenderò i provvedimenti del caso. Adolfo Hitler" Göring fissava incredulo
questo messaggio quando sul lastricato fuori della sua finestra si sentirono i passi
pesanti di una squadra di SS. Il Maresciallo del Reich era in arresto. Hitler non
intendeva avere un successore.
Non era passata un'ora dal suo drammatico addio nel Führerbunker, che Hitler aveva
già cominciato a fare i piani per la più grande pira funeraria della storia. Calmo e
preciso, dette ordini alla dodicesima armata del Generale Wenck impegnata contro gli
Americani di ritornare nella capitale. Frattanto gli uomini e i ragazzi di Berlino
dovevano essere mandati sulle barricate per arginare l'avanzata russa; i riluttanti
sarebbero stati impiccati sul posto. Sentendo quest'ordine un veterano del partito
nazista, il Gauleiter Wegener, a capo di tutti gli affari civili nella Germania del
nord, riuscì a comunicare per telefono con Hitler. Se il Führer, supplicò Wegener,
autorizzasse la resa agli Americani e agli Inglesi in Occidente, i Russi potrebbero essere
trattenuti fino a quando non sia raggiunto l'accordo per un armistizio, evitando cosi
molte devastazioni. "Le devastazioni sono proprio quello che voglio, Wegener
"rispose Hitler "varranno ad illuminare meglio la mia fine." Il giorno
dopo, 24 aprile, le artiglierie pesanti russe cominciarono a bombardare il centro di
Berlino. Tra laltro nella giornata di mercoledì 25 aprile veniva bombardato anche
lObersalzberg a Berchtesgaden.
È difficile descrivere le condizioni di Berlino come ci apparve ai primi di maggio del
1945. Non lontano dalla Cancelleria del Reich, scavalcai un ammasso di macerie dietro al
quale si vedevano come dei mucchi di stracci. Quegli stracci erano i resti di una squadra
di mitraglieri. Il più anziano, ancora piegato sulla sua arma, non poteva avere avuto
più di 15 anni. All'imbocco dei ponti sul Wannsee erano ammucchiati i cadaveri di 600
ragazzi che avevano cercato di fermare le unità corazzate russe con bombe a mano.
Penzolanti dai lampioni, in altre parti della città, c'erano ragazzi della Gioventù
Hitleriana e vecchi della Guardia Civile che erano stati sorpresi dalle SS ad abbandonare
i loro posti.
Durante gli ultimi sette giorni nel Führerbunker, il gruppo riunito intorno al
Führer si era assottigliato. Goebbels e la moglie avevano portato nella fortezza i loro
cinque figli che più tardi assassinarono prima di uccidersi. Martin Borman, in politica
il braccio destro di Hitler, aveva deciso di rimanere. Eva Braun, che era stata l'amante
del Führer per tanti anni senza che la Germania lo sapesse, non volle andarsene. Nei due
locali di acciaio e cemento contigui a quello di Hitler vi erano 26 atti ufficiali e altre
trenta persone fra guardie e segretarie. Mentre I proiettili delle artiglierie russe
cadevano più vicini e cominciavano a far tremare i rifugi, "a poco a poco tutti
cominciarono a impazzire. " I liquori correvano come acqua mentre i rigidi generali
prussiani si toglievano la giubba e si mettevano a ballare follemente con le loro
stenografe.
Hitler studiava le carte topografiche e teneva rapporti. Quando scoprì che i Russi
avrebbero potuto avanzare attraverso un tronco della ferrovia sotterranea di Berlino che
passava non lontano dalla Cancelleria, ordinò al suo Capo di Stato Maggiore di fare
allagare quella galleria. "Mein Führer" protestò il Generale Krebs "in
quella galleria ci sono parecchie migliaia di nostri feriti..." Hitler lo interruppe
con una smorfia cinica: "Allagate la galleria. " Pochi minuti dopo furono aperte
le valvole.
Infine, il 28 aprile, un dispaccio-stampa da Stoccolma, consegnato al Führer, comunicò
che il Capo delle SS Heinrich Himmler era in trattative con il Conte Bernadotte per la
resa del Reich agli Alleati. Questa fu l'ultima goccia. " Und jetzt der treue
Heinrich! [Ed ora perfino il fedele Enrico!] " urlò Hitler. Ma la sfuriata,
la sua ultima, fu breve. D'un tratto ridivenne calmo e sicuro. Il tradimento di Himmler
faceva svanire ogni ulteriore speranza di resistenza. Era la fine.
Gli ultimi due giorni nel Führerbunker furono i più strani. Nelle prime ore del
mattino del 29 aprile, Hitler ed Eva Braun si sposarono con una breve e semplice cerimonia
mentre i proiettili russi grandinavano sulla Cancelleria, quasi sopra le loro teste, e
facevano cadere una pioggia d'intonaco dal soffitto del Bunker. Quindi Hitler dettò al
suo segretario "il suo testamento politico e le sue ultime volontà." Il
documento non contiene nulla che Hitler non avesse detto già molte altre volte. Radiati
Göring ed Himmler dal partito, designò a succedergli l'Ammiraglio Karl Doenitz.
Più tardi lesse nel sommario delle notizie, che gli fu portato come al solito, un
resoconto particolareggiato dell'esecuzione di Mussolini e dell'esposizione in pubblico
dei cadaveri di Mussolini e di Clara Petacci, appesi per i piedi in una piazza di Milano.
Hitler aveva già dato istruzioni che il suo cadavere e quello di Eva dovessero essere
completamente distrutti dopo il loro suicidio, ma ripeté ora i suoi ordini:
"Completamente distrutti, capite ? Completamente".
Quel pomeriggio, al solito rapporto con i suoi ufficiali, ricevé con calma le notizie
sull'avanzata russa: la Cancelleria sarebbe stata attaccata direttamente il primo maggio
al più tardi. "Allora non ci resta molto tempo" disse Hitler "non devono
prendermi vivo a nessun costo".
A tarda sera un'ordinanza convocò tutti nel rifugio principale. Il Führer voleva
salutarli. Quando furono riuniti, Hitler strinse la mano a tutti in silenzio. "Aveva
gli occhi vitrei" disse un testimone. "Sembrava già lontano." Poi, nel bar
degli ufficiali, scoppiò la baraonda. Qualcuno prese una bottiglia e saltò su una
tavola. "Brindiamo ai morti!" gridò. Qualcun altro avviò il grammofono. Il
ballo, sempre più tumultuoso, durò fino al mattino.
Giunsero messaggi dal Führerbunker ordinando il silenzio, ma nessuno vi badò.
Alle due del mattino del 30 aprile, Hitler fece colazione come al solito. Era pallido e
calmo e sembrò mangiare di gusto. Poi uscì con la moglie nel corridoio più vasto dove
lo attendevano Borman, Goebbels e gli altri principali collaboratori. Si strinsero in
silenzio la mano, dopo di che ritornarono nelle loro stanze. La porta si chiuse di colpo
ed una delle guardie del corpo di Hitler vi si piantò dinanzi. Un momento dopo si udì
una detonazione.
Il Reich del Millennio era finito.