Un esempio di correlazione tra clima ed evento storico.
18 giugno 1815,
la
battaglia di Waterloo
ed eventi
correlati tra loro:
- la colossale eruzione del vulcano Tambora nell'aprile del 1815;
- le piogge torrenziali di quei mesi;
- il ritardo di due ore, a causa del terreno fangoso, dell'attacco di
Napoleone alle truppe inglesi comandate dal Duca di Wellington;
- i prussiani guidati da Von Blücher che, per il vantaggio di queste
due ore, ebbero poi il tempo di andare in soccorso degli inglesi.
Ovviamente la
sconfitta non è imputabile soltanto a quel ritardo di due ore
nell'attacco, seppur gli storici più autorevoli ritengono quel ritardo
determinante per l'esito della battaglia.
Negli
ultimi 5.000-10.000 anni, secondo i vulcanologi, l’esplosione più
violenta di cui si abbia memoria è quella del Monte Tambora (isola di
Sumbawa in Indonesia, aprile 1815). Sensibili
variazioni climatiche ebbero luogo a partire da tale catastrofe, come ad
esempio, piogge torrenziali in Europa centrale nel 1815 e la fredda
estate del 1816 (definito «l'anno senza estate» nel nord degli USA, in
Canada e nell'Europa occidentale), le quali furono causate dall’immensa
quantità di polvere vulcanica diffusa nell'atmosfera terrestre dalla
colossale eruzione del vulcano Tambora.
Tra il 7 e il 12 aprile 1815, il vulcano introdusse nell'atmosfera circa
150 Km cubici di polvere e cenere. L'immensa nube di ceneri e gas
si levò sino ad oltre 40 chilometri di altezza ed immise nella
stratosfera circa 200 milioni di tonnellate di acido solforico. Si è
stimata una diminuzione nella temperatura globale del nostro Pianeta in
quei due anni di circa 1.2 gradi centigradi: è noto che le ceneri
contribuiscono sensibilmente a riflettere la radiazione solare.
Persero la vita circa 10.000 abitanti di Tambora a causa dell'improvvisa
colata di lava, cenere infuocata e dai gas asfissianti fuoriusciti dal
vulcano; ma si stima che perirono più di 100.000 persone per epidemie e
carestie conseguenti la catastrofe.
L’intensità dell’eruzione arrivò ad un valore 7 (super-colossale) nella
Scala “empirica” VEI o Volcanic Explosivity Index che va da 0 a
8, nonché ad un valore parimenti elevatissimo anche nella scala DVI o
Dust Veil Index, un'altra scala con cui classificare le eruzioni sia
in base alla loro intensità che al loro impatto sul clima. |