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Shadow Lady e l'Ala del Demonio.

"È lì, è lei!" gridò una voce. Un poliziotto guardava verso il cielo puntando in alto un dito. Un'ombra spuntò sopra un tetto.
"Fate luce!" ordinò un'altra voce. Un grasso poliziotto con i gradi di sergente si era rivolto a due agenti.
Un fascio di luce illuminò sul tetto la figura di una splendida ragazza bionda, dal sofisticato trucco e dal seducente abito nero che evidenziava le gradevoli forme del suo corpo.
"È Shadow Lady." disse un giovane poliziotto.
Un uomo alto e magro, dai capelli grigi e corti, accorse con altri uomini in uniforme "Sparate, fermatela."
I poliziotti presenti estrassero le armi e presero la mira, ma tornando a guardare sul tetto, si accorsero che la giovane era sparita.
"Cercatela, non può essere lontano." disse l'uomo dai capelli grigi.
Altri riflettori si accesero e cercarono sui tetti. La ragazza compariva ora qui ed ora là, sorridendo e lasciandosi ammirare, come se fosse stata al centro dell'attenzione di una folla di ammiratori.
L'uomo dai capelli grigi ruggiva comandi imperiosi, ma senza ottenere risultati.
Ad un certo punto la donna scomparve.
"Ispettore Dory, l'abbiamo persa." disse il grasso sergente all'uomo dai capelli grigi.
"Forse ha rinunciato: nessuno l'ha vista nella villa, vero?"
"No, ma temo che non sia andata diversamente dalle altre volte."

Il sole sorto da poche ore non aveva ancora scaldato l'aria del mattino.
Avvolto in un cappotto un giovane dai capelli bruni, acconciati con un lungo ciuffo che ricadeva sulla parte destra del viso, entrò in un locale la cui grossa insegna recava la scritta "Cake." Tra i tavoli un uomo di grossa corporatura, con i capelli bianchi ed un grembiule candido serviva i clienti. Il giovane si sedette ad uno dei tavoli ed attese.
Pochi istanti dopo l'uomo venne verso di lui "Desidera?"
"Un caffè" rispose il giovane "e... alcune risposte."
"Prego?" chiese l'uomo.
"Mi chiamo Bright Honda" spiegò il giovane "sono un vicino di casa di Aimi... cioè... fino a cinque settimane fa, poi non l'ho più vista... lei sa dove sia?"
"È andata via" rispose l'uomo "credo avesse paura che arrivasse in città un altro mostro perchè fu dopo lo scontro tra il mostro e Shadow Lady che mi disse che lasciava la città... Dubito che sia tornata."
Si allontanò per tornare agli altri clienti. Quando tornò con il caffè Bright riprese.
"È sicuro di non ricordare altro? Qualcosa che le ha detto? Non sa chi può sapere dove sia ora?"
"Aimi è sempre stata molto riservata... non ho mai saputo nulla della sua famiglia... ora che ci penso però... il giorno che si licenziò venne qui sola... ma..." un'immagine si formò nella mente dell'uomo "voltandomi a pulire un vetro la vidi nel riflesso che andava via assieme ad un bambino bruno con un buffo paio di ciuffi sulle orecchie... davano l'impressione di un paio di corna." e rise di gusto.

Gli occhi vispi, i capelli biondi lasciati cadere lunghi fino alla schiena, con un timido ombretto sugli occhi e un tenue rossetto sulle labbra, la ragazza si passò con rassegnazione una mano sulla testa cercando di sistemare diversi ciuffi fuori posto.
"Devo proprio lavarmi i capelli." pensò.
Aprì la porta di un appartamento e si spogliò del soprabito.
"Karin?" disse una voce. Fece capolino il viso di un bambino bruno con due ciuffi sopra le orecchie che puntavano in alto.
"Ciao Demota" disse la ragazza chiamata Karin "il tempo di cambiarmi ed esco." chiuse una porta.
Il bambino avvicino il viso al buco della serratura. Dietro la porta Karin aveva tolto la corta divisa da cameriera che indossava e si stava infilando un paio di pantaloni.
"Dove vai?" chiese Demota.
"Ai bagni pubblici" rispose l'altra "ho bisogno di lavarmi i capelli e mi farò anche una doccia."
Demota chiuse gli occhi immaginando la ragazza mentre si slacciava il reggiseno. "Puoi farlo anche a casa, che ne dici?"
La porta si aprì e la maniglia lo colpì in pieno viso. Cadde a terra a gambe all'aria.
"Ma se mi spii anche quando mi cambio." disse Karin che aveva indossato anche un lungo maglione.
"Neanche se ti do la mia parola di non guardarti?"
"Nemmeno" rispose Karin "dubito che un demonio come te possa essere tanto onesto nei miei confronti" sorrise "nemmeno sapendo che sono il Messaggero del Sovrano del Fuoco." Si avvicinò con decisione verso la porta.
"Se non provi come puoi saperlo?"
"Non attacca, Demota." aprì l'uscio e lasciò la casa.

Il sole aveva già percorso tutto il cielo ed era andato ad illuminare un paese lontano quando Karin tornò alla casa che divideva con Demota.
Demota alzò gli occhi dalla televisione rivolgendosi alla ragazza "Temevo che non ce la facessi." disse.
"Sai bene che non potrei mancare" disse con un sorriso "pronto?"
Karin aprì un astuccio che conteneva vari colori di ombretto e con due veloci e calibrati gesti lo passò sugli occhi.
Una luce sfavillante la avvolse da capo a piedi e i suoi comuni vestiti si trasformarono nel sensuale abito e nella complessa acconciatura di Shadow Lady. Nel frattempo una nuvola di fumo trasformò Demota in un esserino con due corna aguzze ed un paio di ali da pipistrello.
"Andiamo, Demo!" esclamò la ragazza "hai mandato il solito preavviso?"
"Certo" disse l'altro che stava svolazzando verso una finestra. "Vedrai che sta aspettandoci."

"Due uomini ad ogni angolo di ogni strada nel raggio di mezzo chilometro, tre in ogni stanza della villa." ordinò l'ispettore Dory ad un gruppo di poliziotti.
Fece poche rapide falcate verso un'auto parcheggiata poco più in là e si rivolse ad un uomo con il mento sporgente, il naso aguzzo e due spesse lenti.
"Coordinerai le auto che seguiranno Shadow Lady, se cercasse di allontanarsi dalla zona." ordinò.
Accese una radio. "Tenete acceso il motore: voglio l'elicottero pronto a decollare appena quella ladra compare."
"Shadow Lady" pensò "questa volta non puoi sfuggirmi... vedi di non perdere tempo e di venire qui subito."

Una ragazza bionda dai capelli appena mossi, camminava frettolosamente per un vicolo buio. Un rumore improvviso dietro le sue spalle la fece trasalire.
Percorse il vicolo con veloci passi fino a svoltare su una strada meglio illuminata.
Non le servì.
La attendeva un uomo grosso e muscoloso, con una bruna barba incolta ed un tatuaggio sul bicipite che la prese per un braccio, facendola gridare di dolore.
Qualcuno raggiunse rapidamente un portone di quella strada e vi si nascose silenziosamente. L'omone nel frattempo torse il braccio della ragazza immobilizzandolo dietro la sua schiena. "Grida ancora" la esortò "tanto non ti sente nessuno."
Dal vicolo comparve un altro uomo, alto e magro, completamente calvo, ed un terzo, che indossava occhiali scuri e stringeva un coltello.
Il secondo uomo strappò la borsetta alla ragazza e cominciò a frugarvi all'interno. Il terzo le tagliò una collana con il coltello.
"Che bella!" esclamò "e sembra oro vero... sei dei quartieri alti in cerca di emozioni?"
"Qui ci sono un bel po´ di quattrini" disse il secondo.
"Prendete quello che vi pare, ma lasciatemi stare!" supplicò la ragazza.
L'omone la sbattè a terra "Che c'è?" la schernì "non ti piace la nostra compagnia? Invece penso che resterai con noi finchè non ci andrà."
La ragazza giaceva per terra, la sua gonna, lunga fino al ginocchio era già a brandelli.
"Svegliala" disse il terzo uomo "non c'è gusto quando sono immobili."
La ragazza tremava dal terrore e teneva gli occhi chiusi.
Ad un certo punto, preceduto da un grido soffocato, calò il silenzio, dovette passare quasi un minuto prima che la ragazza aprisse gli occhi.
Quando lo fece, gli uomini che l'avevano minacciata giacevano tutti e tre a terra, coperti di lividi. Riconobbe immediatamente la figura accanto a lei, intenta a rassettarsi l'abito.
"Shadow... Lady..." mormorò.
"Ah, sei sveglia... com'è che ti chiami?" disse la nuova arrivata.
"Aimi... Aiutami, non riesco a muovermi."
Lo sguardo di Shadow Lady si perse nel vuoto.

Al pronto soccorso dell'ospedale Karin attirò l'attenzione di un'infermiera.
"La prego" disse "era qui in strada... è ferita."
Demota sosteneva in posizione seduta la ragazza aggredita. L'infermiera si avvicinò, la fece stendere ponendole un cuscino a tenerle dritto il capo e la esaminò con attenzione. Karin e Demota osservavano a distanza di qualche metro. Karin non aveva un filo di trucco sul viso e si era raccolta i capelli in una treccia dietro alla nuca.
"La visiteremo tra pochi minuti. Sembra che abbia preso una bella botta."
disse la donna prima di allontanarsi.
"Andiamo via?" chiese Demota. "Potrebbe essere pericoloso."
"Preferisco restare... e poi non c'è problema... basta che io dica che sono Aimi Komori, così nessuno potrà ricollegare Karin Ooki a Shadow Lady."
"Non è che lo fai per farti trovare da Bright?"
Karin arrossì. "Da quando sono ricomparsa non mi ha più inseguito... forse non gli interesso più..." gli occhi le si fecero lucidi.
"Non sarebbe intelligente se non lo facesse, sai?" la confortò Demota.
A Karin sfuggì un sorriso.

Un vago chiarore che annunciava l'alba ed il ritorno del sole dalle terre lontane che cadevano a loro volta nell'oscurità, lasciava distinguere il limite estremo dell'orizzonte dalla volta del cielo.
L'ispettore Dory camminava nervosamente a larghi passi sull'asfalto. L'uomo dal lungo naso sorseggiava il caffè accennando un sorriso.
"Non verrà" disse.
"Ohilà, ispettore!" urlò una voce di donna.
"È arrivata. I riflettori, presto!"
"Stavolta hai vinto tu, ispettore. Rinuncio al colpo."
I riflettori illuminarono un tetto vuoto.
"Non puoi farlo" gridò l'ispettore "devo catturarti."
Shadow Lady saltò agilmente tra due edifici sopra le teste di due poliziotti intenti a guardare attorno a loro. Si accucciò dietro ad un camino. Demo la raggiunse in un istante.
"Perchè hai parlato così a Dory?" chiese Demo.
"Poverino" rise Shadow Lady "ha aspettato tutta la notte... merita la soddisfazione di credere di avermi battuto per una volta."

All'ingresso del Commissariato un uomo dall'espressione asettica parlava ad un microfono.
"Continuano le imprese della celeberrima Shadow Lady, la ragazza che tiene sotto scacco da mesi tutta la polizia di Gray City. Le sue imprese sono sempre più causa di preoccupazione nella cittadinanza. Ne parliamo con l'ispettore Dory, che più volte è andato vicino alla cattura di questa singolare ladra."
All'interno, in un ufficio, l'ispettore Dory parlava sedendo ad un'ampia poltrona.
"Shadow Lady è senza dubbio il personaggio più singolare con cui abbia mai avuto a che fare. Ciò che mette assolutamente in difficoltà la polizia è che il suo obiettivo è il furto in se stesso piuttosto che il profitto che deriva da esso. Non fa ricettare quello che ruba, ma di quello che prende fa uso personalmente. Questo rende impossibile individuarla dopo che ha compiuto il furto."
"Si stenta a crederle." osservò il commentatore accigliandoci.
"Eppure è così" insistè l'ispettore "io stesso l'ho vista rubare trucchi per il viso da pochi soldi in un supermercato. In questi ultimi giorni stiamo lavorando con alcuni esperti per tracciare un profilo psicologico di Shadow Lady. Questo ci permetterà di arrivare facilmente al suo nascondiglio."
"Cosa può dirci di questo lavoro?"
"Dai trucchi che usa, crediamo che sia una esperta di chimica e di scienze in generale, oltre che un'atleta di notevoli qualità. Le caratteristiche caratteriali, il suo esasperato esibizionismo, fanno pensare che non sia una persona di successo e che queste sue imprese notturne siano un tentativo di riscattare una vita monotona."
"Ciò che attira alcune simpatie a Shadow Lady è proprio questo suo modo di esibirsi, non trova?"
"Certe esibizioni di Shadow Lady" convenne Dory "suscitano consensi specie nel pubblico maschile, parlo dei suoi abiti provocanti e del suo trucco sofisticato, ma il carattere di questa criminale, non dimentichiamo che Shadow Lady resta una criminale, si manifesta anche con i messaggi di avviso che ci invia prima di ogni colpo."
"Sembra però che negli ultimi tempi sia venuta meno a questa consuetudine."
"Cosa intende?" Dory era perplesso.
"Nessuno aveva lasciato un preavviso per il furto del diamante sottratto nelle prime ore della mattina al nuovo Museo dei Preziosi. è fra le pietre più preziose della città."
"Non siamo ancora certi che il furto sia opera di Shadow Lady."
"Davvero?" il commentatore tornò ad accigliarsi.
"Sì, si è trattato di un furto con destrezza, ma compiuto anche in gran fretta, a differenza di ogni impresa di Shadow Lady."
"L'opinione pubblica la pensa diversamente. Chi altri potrebbe essere in grado di sorprendere due guardie giurate e fuggire senza neppure farsi notare."
"Comunque" concluse Dory "sia che sia comparso un nuovo personaggio in grado di compiere imprese simili, sia che Shadow Lady abbia deciso di collezionare oggetti più raffinati, la polizia si trova di fronte ad una nuova sfida criminale, che non mancherà di raccogliere."
"Se per prendere i ladri bastasse questo..." pensò il commentatore.

"Aimi Komori" lesse Bright seduto ad una scrivania "perse i genitori all'età di tre anni, fino a tredici anni visse in orfanotrofio... da allora cominciò a vivere da sola, almeno secondo la versione ufficiale. Nessuna dote atletica degna di nota, nessun talento per giochi di magia o simili."
Si stuzzicò le labbra con il dorso di una matita.
"Eppure da qualche mese Aimi Komori si trasforma in Shadow Lady."
La sua mente si soffermò a ricordare, in pochi istanti ripercorse molti eventi recenti.

"Mettiti questo... non puoi andare in giro così!" aveva detto porgendo il suo cappotto ad Aimi Komori, il vestito lacerato, la sua treccia ed i ricci scompigliati, il suo viso senza un filo di trucco che l'affanno aveva reso tutto rosso, aveva l'aria di una qualunque ragazzina terrorizzata da un brutto incontro.
"Polizia di Gray City! Sei in arresto!" aveva intimato a Shadow Lady dopo averla raggiunta con un veicolo monoposto da egli appositamente progettato per catturare la ladra.
"Sei un po´ sbadata, eh?" aveva detto con un sorriso ad Aimi aiutandola a rimettere in piedi un tavolino.
"Perchè hai ucciso il signor Kleine?" aveva chiesto a Shadow Lady, vestita in modo ancora più succinto del solito, accanto a loro un uomo giaceva sul pavimento di una ricca villa.
"Shadow Lady ti piaceva..." aveva osservato Aimi tritemente "ma evidentemente preferisci anteporre il tuo lavoro a lei. Non ti importa la sua innocenza? Per quale motivo ti piaceva Shadow Lady?"
"Tu mi piaci come donna." aveva confessato Bright a Shadow Lady tenendola stretta per un polso, la ladra in quel momento aveva indosso un costume che ricordava l'aspetto di un coniglio.
"Nessuno riuscirà mai ad arrestare Shadow Lady..." aveva spiegato Aimi voltando le spalle a Bright "riuscirà sempre a svanire nel nulla come una nuvola di vapore."
"Nessun ladro al mondo" aveva detto Shadow Lady con il costume a brandelli "è mai stato salvato da un agente di polizia... prima di me."
Nella casa di Aimi era rimasto solo il cappotto di Bright, accanto al quale stava un biglietto "Scusa se non te l'ho restituito prima..." c'era scritto "E grazie per avermi salvato..."

"Nelle prime ore di oggi" recitava la televisione "un ladro è penetrato al Museo dei Preziosi, sfuggendo alla sorveglianza. Ignorando oggetti di valore e fama maggiore, è fuggito portando con sè solo un diamante, il cui valore è comunque vicino al milione di yen."
"Che strazio questo notiziario" disse Demota "perchè non cambiamo canale?"
"Aspetta" replicò Karin "fammi sentire."
"...porterebbe la firma della famosa Shadow Lady, anche se per il momento non si escludono altre ipotesi. Abbiamo intervistato alcuni abitanti della zona a questo proposito."
"Ma no!" disse una giovane "non può essere venuta... non l'ho vista."
"Quella ladra?" chiese un uomo che vestiva come un impiegato di ufficio "Penso che sia ora che la polizia la catturi."
"Forse è vero che ha salvato la nostra città" osservò una voce di donna "ma non può prendere tutto quello che vuole."
"Shadow Lady è stata qui?" disse la voce di un giovane "proprio la sera che non c'ero..."
Karin azionò il telecomando e la televisione si sintonizzò su immagini di flora marina.
"Ehi, stavo sentendo!" protestò Demota.
"Ma che dici?" lo rimproverò Karin "era proprio uno strazio."
"E tu che hai deciso di fare? Qualcuno sta appropriandosi del tuo nome."
Karin alzò le spalle.
"La polizia non potrà cercarmi con maggiore impegno di quanto non faccia."
"E non hai paura di essere creduta un'avida criminale?"
"Non più di quando qualcuno che era con me portò via una statua d'oro di una donna nuda."
"Ma io non l'ho fatto per l'oro... e comunque dopo qualche tempo l'ho restituita. Ti aspetti che il ladro faccia lo stesso?"
"No, certo, ma la polizia lo prenderà."
"Intendi dire che Bright lo prenderà, vero?"
Karin non rispose.

"Sebbene quindi il furto abbia caratteristiche insolite per un'impresa di Shadow Lady, sembra ormai certo che la nota ladra sia stata vittima del fascino che i brillanti hanno sulle donne. Da Gray City..."
"Non può essere stata lei" disse la voce di Aimi dal suo letto di ospedale.
La donnona che era nel letto accanto, in quella stessa stanza, distolse lo sguardo dal televisore.
"Come?"
"Era nella strada dove mi hanno assalito... è stata lei a soccorrermi."
La donna sollevò un sopracciglio.
"È così. Non è giusto che prenda la colpa di qualcosa che non ha fatto... Ah, ma lei non lo farà! Troverà quell'impostore. Ci scommetto. Altrimenti appena uscirò di qui la difenderò io. Qualcuno dovrà venirmi a prendere, prima o poi."
"Qualcuno... prima o poi?" ripetè la donna.
"I miei genitori sono in Europa. Mamma credo che sia in Olanda e papà dovrebbe averla raggiunta, se non è ancora in Germania. La mia governante, però, certamente mi starà cercando."
Il secondo sopracciglio della donna raggiunse il primo aggrottandosi sulla fronte.
Aimi tornò a sprofondare nel letto d'ospedale, incrociando le braccia sotto al seno "Non ha creduto nemmeno ad una sillaba di quello che ho detto." pensò.

Una pallida luna giocava a nascondino dietro le nubi della notte.
Il vento però spesso trascinava via le nuvole, scoprendo il chiarore della luna e con esso la città che dormiva sotto di lei.
Non tutti dormivano però. Avvolta in un corto abito nero, provvista di lunghi guanti e di ampi stivali, Shadow Lady si lanciava con disinvoltura tra i tetti dei palazzi di Gray City. Demo svolazzava con indifferenza accanto a lei.
"Hai davvero deciso di non rubare nulla, oggi?" chiese Demo.
"In un ospedale?" ribattè Shadow Lady "E che cosa?"
"Magari dopo esserci accertati che quella Aimi stia bene, potremmo andare nella suite imperiale al Royal Hotel... scrivo l'avviso per Dory?"
Shadow Lady non rispose. Fece un balzo dal tetto, si aggrappò ad un lampione e con una giravolta in avanti raggiunse un albero all'interno di un cortile. Dopo un attimo correva in quel cortile.
Demo sospirò e la seguì in volo.
Shadow Lady saltò su di un balcone mentre Demo la raggiungeva azionando uno strumento che emise un acuto squillo.
"Buonasera gente!" disse la ragazza "sto cercando una ragazza arrivata ieri notte!"
Dentro si accesero un paio di deboli luci, prima che giungesse una piccola suora. La nuova arrivata raggiunse il balcone a piccoli passi frettolosi, ma quando vi uscì, non c'era più nessuno.
"È Shadow Lady!" urlò una voce che proveniva da un'altra delle camere.
Aimi si alzò troppo rapidamente dal suo letto e tornò a sorreggersi alla spalliera con una mano. "La testa mi scoppia" pensò.
Si fece coraggio e mosse un passo. "Devo parlare a Shadow Lady." disse a se stessa. La stanza era illuminata solo dalla luce sopra il suo letto.
Con altri quattro passi incerti fu alla porta del balcone, la aprì e senti il vento aggrovigliarle i ricci. Cercò di raccogliere i suoi capelli in modo che il vento non lì portasse via. Quando alzò nuovamente lo sguardo, Shadow Lady era davanti a lei.
"Sei venuta..." disse Aimi.
"Direi che hai preso proprio una bella botta" disse Shadow Lady "ma sono contenta di vederti in piedi."
"Sei venuta per me." ripetè Aimi "Come quando mi hai salvato."
"Ehi" disse Shadow Lady "così mi fai arrossire. Ho solo pensato di fermarmi quando ti ho visto nei guai."
"Ma gli altri pensano che tu sia andata a rubare. Non devi permetterlo."
"Cosa?" chiese Shadow Lady.
"Io non voglio che la gente pensi che tu sia una semplice ladra. Io so che non è così, che sei molto buona e tutti devono saperlo."
"Sei gentile, ma non credo sia possibile convincere tutti."
"Invece sì, quando avrai catturato il vero ladro."
"Non ho la minima idea di chi sia, ne di cosa abbia in mente... penso che la polizia lo prenderà prima che io possa incontrarlo."
"Stanotte sarà alla villa dell'ambasciatore indiano. Domani arriva il suo successore e vorrà impadronirsi del rubino."
"Un rubino?"
"Si, molto prezioso. Me ne ha parlato mia madre. Ti prego catturalo."
Un paio di monotoni suoni di sirena si levarono nella notte.
"Oh, la polizia" disse indifferente Shadow Lady.
"Non lasciare che ti prendano... e fai quello che ti ho chiesto. Torna da me se hai bisogno di aiuto. Mi chiamo Aimi Ibuki ed abito nella zona residenziale sud di Gray City."
La ragazza si mosse a lenti incerti passi verso il suo letto.
Giunse appena a toccarne la spalliera quando la porta si spalancò e tre poliziotti in uniforme si lanciarono nella stanza. Ignorarono Aimi e si precipitarono sul balcone. Tre torce illuminarono il balcone vuoto.
"L'ospedale è circondato. Non può essere lontana." commentò uno dei tre.

Due isolati più in là, in cima ad un tetto Shadow Lady guardava perplessa in direzione del basso edificio dell'ospedale, circondato da sei o sette auto della polizia le cui sirene lampeggiavano e suonavano incessantemente.
"Dovrebbero lasciare riposare gli ammalati" osservò Shadow Lady "e invece guarda che confusione che fanno. Come se non mi avessero mai visto all'opera. Demo non pensi dovremmo cambiare città? Con questa polizia io non mi sento affatto al sicuro."
Una fiammella delle dimensioni di una zanzara apparve improvvisamente illuminando lo sguardo felino di Shadow Lady. La fiammella sembrò ruotare su se stessa e si trasformò in un esserino luminoso, poco più alto di un dito con le orecchie a punta ed una lunghissima coda. Di tanto in tanto ed in particolare mentre si agitava, alcune fiammelle si staccavano dal suo corpo e si spegnevano nell'aria.
"Nobile Lady, ti saluto." disse l'esserino "Lieto di poterti offrire i miei servigi."
"Che succede, Vaar?" chiese la donna.
"I demoni che tu ci hai ordinato di servire, sebbene sia nostro desiderio servire solo la tua volontà e che solo per essa noi serviamo, non vogliono apparire sovente su questo mondo. Per questo hanno chiesto ad uno di noi di recarti una preghiera."
"Ah, hai un messaggio di Bean, dimmi."
"Così dice alla tua Magnificenza il demone Bean: 'Shadow Lady, chi compie i furti attribuiti a te ha un oggetto che devi portare nel nostro mondo.
Demo capirà quale esso sia.' Così finisce il messaggio."
"Grazie Vaar."
"La tua riconoscenza è la mia più ambita ricompenza." e l'esserino sparì in mille scintille di color giallo, arancio e rosso.

"Hai idea di che tipo di oggetto stia cercando Bean?" domandò Shadow Lady.
Demo svolazzava con le braccia incrociate al petto.
"Non so dirti che tipo di oggetto sia, ma certamente qualcosa di appartenente al mondo dei demoni e dotato di poteri non trascurabili, non c'è dubbio che saprei identificarlo."
"Qualcosa come le pietre del diavolo?"
"No" Demo scosse la testa "voglio dire, nulla di così terribile o Bean non si sarebbe accontentato di mandarti un semplice messaggio. Ma non ho ancora capito che ci facciamo qui."
Shadow Lady stese un braccio verso una villa con un piccolo giardino.
"Quella è la residenza dell'ambasciatore indiano e credo che il mio imitatore colpirà lì, stanotte. Secondo te dov'è che tengono i preziosi?"

Il costume di Shadow Lady era decisamente cambiato: era sempre sensuale e si accoppiava ad una raffinata acconciatura, ma ricordava anche un felino.
Shadow Lady si era introdotta in un buio corridoio ed aprì con circospezione la porta di una stanza. All'interno, si diresse verso un quadro raffigurante una danza di ninfe e lo scostò.
"La cassaforte è qui" sussurrò "quindi o stiamo sbagliando o abbiamo anticipato l'arrivo del nostro amico."
"L'expert change sta per scadere, Aimi."
"Non importa: il buio non dovrebbe essere un problema. Se io non ho la vista di un gatto, non credo la abbia chi aspettiamo."

La porta si aprì appena udibile nel silenzio della notte.
"Bene" sussurrò Shadow Lady che aveva di nuovo il suo consueto costume "ora vediamo quanto è svelto il nostro amico." Mentre un'ombra si muoveva guidando una debole luce verso le pareti, Shadow Lady raggiunse la porta rimasta aperta ed uscì nel corridoio.
Una manciata di secondi dopo il buio fu riempito dal suono di un allarme.
L'ombra, che aveva nel frattempo sollevato il quadro e stava armeggiando con la cassaforte, trasalì, si gettò contro una finestra aperta e attraversò con un'agilità sovrumana il piccolo cortile.
Sopra un albero, Shadow Lady e Demo osservarono la scena.
"Beh" osservò la ragazza "a scappare è lesto. Vediamo cosa ha preso."
Si lanciò all'interno della stanza, seguita da Demo.
La cassaforte era intatta.
"Che delusione!" esclamò Shadow Lady "Non è riuscito a rubare nulla. Tu sei riuscito a vedere se aveva quell'oggetto con sè?"
"Era troppo buio." spiegò Demo.
Il viso assonnato di un uomo in uniforme si affacciò alla stanza.
Shadow Lady gli lanciò un bacio e fuggì via.

"Questa mattina torniamo ancora a parlare di Shadow Lady" disse il giornalista dall'espressione asettica.
"La scorsa notte la nota ladra è stata vista presso la residenza dello ambasciatore indiano, probabilmente tentava di aggiungere uno dei preziosi del nostro illustre ospite alla sua nascente collezione di gioielli. Questa nuova sfida della criminale è affrontata con il consueto zelo dalle nostre forze di polizia. Alcuni agenti ci racconteranno con quale spirito stanno preparandosi a quella che assomiglia sempre più ad una caccia all'uomo."
Si avvicino a Bright Honda che sorseggiava un caffè perplesso.
"Lei può dirci qualcosa a proposito del piano di prevenzione che la polizia metterà in atto a partire da stanotte."
Bright sollevò lo sguardo "Per arrestare Shadow Lady" spiegò "non è sufficiente correrle dietro tutte le notti, nè anticipare le sue mosse. è necessario scoprire dove si nasconda durante il giorno e su quali complicità possa contare."
"Lei crede che abbia dei complici?"
"Sì, un bambino con le corna."
Il giornalista rise. "E che ruolo avrebbe avuto negli ultimi furti?"
"Non sono certo siano opera di Shadow Lady."
L'altro si accigliò. "Vuole dire che l'uomo che l'ha vista la notte scorsa si è sbagliato?"
"No" rispose Bright "ma non credo avesse intenzione di rubare qualcosa, altrimenti ci sarebbe riuscita. Non c'erano molte guardie e nessun poliziotto. Ed al Museo dei Preziosi non c'era."
"Bene, ho capito la ringrazio." concluse l'uomo.
"Non trasmetterò un fotogramma di questa intervista." si disse.

Sotto il leggero trucco di Karin, Aimi Komori ovvero Shadow Lady sedeva sul divano davanti alla televisione. Accanto a lei Demota rideva di cuore.
"Non è buffissimo, Karin?" domandò.
Karin si voltò "Scusa, ma non sto seguendo la televisione. Hai idea di come possiamo contattare Bean?"
Demo si accigliò. "Perchè?"
"Pensavo al mio misterioso rivale." spiegò Karin.
"Ieri l'hai sconfitto, di che ti preoccupi?"
"Ieri è finita pari. Lui non ha preso quello che voleva ed io non ho capito di che oggetto sono in cerca. La sua maniera di muoversi fuggendo, poi, ha qualcosa che mi dà i brividi. Come un presagio sinistro."
"Cos'è che ti preoccupa?"
"Quando Bean mi ha mandato alla ricerca delle pietre del diavolo, non mi ha rivelato nulla dei loro poteri. Fosti tu a mettermi in guardia. Preferirei sapere quello che dobbiamo affrontare."
"Io non posso contattare Bean, ma puoi chiedere aiuto ai sudditi del Sovrano del Fuoco, visto che ti considerano la loro padrona."
Le porse una scatola di fiammiferi.
"Se questo è il tuo consiglio..." disse prendendo un fiammifero tra le dita e sfregandolo. Pose la fiammella davanti al volto e chiamò: "Vaar."
Dalla fiamma si staccò una scintilla che prese forma come era avvenuto la sera precedente.
"Mia Signora e Padrona" disse l'esserino scintillante "comanda, perchè il tuo servo obbedisca."
"Vaar, devo parlare con Bean." disse Karin.
"Nobile Lady, il suo umile servo osa ricordarle che egli non ha la capacità di manifestare velocemente le parole di altri, pertanto la prega di formulare una richiesta precisa al demone Bean, affichè ella abbia la risposta che desidera."
"Devo sapere di quale oggetto Bean vuole che io vada in cerca."
"Mi perdoni ancora la mia Padrona, se attendo i suoi comandi per esaudire i suoi desideri, io conosco ciò di cui ella parla. Si tratta di un medaglione sparito da millenni dal regno dei demoni e che si credeva distrutto per sempre. Esso è chiamato l'Ala del Demonio."
Karin sorrise.
"È già qualcosa" disse la ragazza "ma sai dirmi che poteri abbia?"
"La mia Padrona non si adiri dell'incapacità del suo servo. Pochi fra i demoni ricordano il potere del talismano e nessuno fornisce spiegazioni su di esso ad altri, se non che è un indizio troppo evidente della esistenza del mondo dei demoni perchè possa rimanere nel mondo degli umani. Le leggi proibiscono di parlare ad altri di oggetti demoniaci posseduti da umani."
"E tu? Non stai facendo proprio questo?"
Vaar si agitò sprizzando più scintille del solito.
"Nobile Signora, avrà dunque compreso che uno dei suoi servi è una spia."
Karin scoppiò a ridere.
"Grazie Vaar, cerca Bean e digli che voglio conoscere il potere dell'Ala del Demonio. Torna da me quando hai la risposta. Una altra cosa: chiamami Karin."
"Se è questo che la mia Padrona Karin desidera." e l'essere si accommiatò in una pioggia di scintille.

"Devi prendere quella ladra." ordinò con tono perentorio l'ispettore Dory.
"So che puoi farlo. In fondo se non fosse comparso quel mostro, ora la terremmo in prigione, no?"
Bright, in piedi davanti all'uomo seduto alla scrivania teneva con aria indifferente le mani in tasca.
"Ispettore, le ho già spiegato che non credo di poter prendere Shadow Lady in una caccia notturna, ma con indagini ed appostamenti."
"E sai dirmi che risultati hai ottenuto dal tuo lavoro?"
"Io..." cominciò Bright. "Non ha senso che faccia il nome di Aimi" pensò.
"Sapresti indovinare dove colpirà stanotte?"
"Il prossimo furto sarà in casa del Sindaco, immagino, ma non mi aspetto di vedere Shadow Lady."
"Mi hai già parlato della tua ipotesi dell'esistenza di un secondo ladro acrobata. Voglio crederti. Dimentica Shadow Lady questa notte e cattura lui."
Bright trasalì.
"Ti affido la custodia della casa del sindaco. Ho bisogno di tutti i miei uomini per questa operazione." disse Dory.
"E se per caso ti sbagli" concluse "dovrai adattarti a dare la caccia a Shadow Lady."

La notte era scesa come di consueto sulla città di Gray City, attesa con ansia dagli amanti e dai ladri. Shadow Lady non si fermò però a contemplare l'incanto della sera e si appostò su un camino da cui vedeva una trafficata strada.
"Che facciamo qui, Aimi?" le chiese Demo, accanto a lei come sempre.
"Osserviamo le mosse del nostro amico l'ispettore Dory, chissà che non ci rivelino dove colpirà il mio imitatore."
"Speravo avessi un'intuizione come quella di ieri sera."
Shadow Lady riflettè: "Torna da me se hai bisogno di aiuto." le aveva detto la ragazza che portava il suo stesso nome. "Mi farò venire altre intuizioni, se servirà." scherzò Shadow Lady.
Demo tacque per pochi secondi.
"Io credo di averne avuta una." Indicò un uomo giù in strada che passeggiava avvolto in un lungo soprabito.
Shadow Lady lo riconobbe quando sentì il suo cuore balzarle il gola.
"Bright?" chiese.
"È in gamba, giusto? Probabilmente ha avuto qualche buona idea."
"Io non so se..." cominciò Shadow Lady "no, hai ragione Demo. Lo seguiremo.
Anche se ho paura che quando cercherà di catturarmi mi fermerò ad aspettarlo."
"Oh, Aimi." disse Demo.

"La villa del Sindaco?" chiese Shadow Lady indicando la bassa costruzione dall'ampio giardino "C'è qualcosa di prezioso?"
"Non so proprio dirtelo." rispose Demo.
"Non resta che andare a vedere." Shadow Lady spiccò un balzo al di sopra del muro di cinta e di Bright e dei poliziotti che lo sorvegliavano.
In un baleno fu all'interno, si accostò ad un muro attendendo il passaggio di alcune guardie e rapidamente si introdusse in ciascuna delle stanze che si affacciavano su un corridoio. Alla quarta porta il suo viso si illuminò.
"è ora di usare le mie capacità feline." sussurrò.
Si tinse gli occhi di rosso con il consueto ombretto e in uno sfavillio di luce il suo costume divenne quello ispirato ad una gatta. Si accosto ad una parete e scosto il quadro di una campagna inglese. Accostato l'orecchio alla cassaforte, la aprì con un gesto misurato.
"Ecco cosa cerca il nostro amico." annunciò.
All'interno della cassaforte c'era un meraviglioso diadema.
Il rumore della porta fece voltare Shadow Lady. In piedi all'ingresso c'era una donna dai capelli neri, avvolta in un costume attillato. Il suo volto, dalla fronte al naso, era coperto da una maschera scura. Al collo portava un medaglione dai riflessi d'oro aveva inciso il disegno di un demone alato.
"Shadow Lady" disse la nuova arrivata "così sei stata tu a rovinare i miei piani. Lo immaginavo."
Demo si era nascosto dietro una tenda.
"E tu sei il mio imitatore. Una donna, con la passione dei gioielli."
"Non una semplice donna, te ne accorgerai." disse quella.
Shadow Lady soffiò con noncuranza sui suoi artigli "Preferisco giudicare dopo averti strappato quel talismano."
La donna sussultò, poi sorrise.
"Sai molto più di quanto credessi" ammise "ma evidentemente non conosci il suo potere."
Shadow Lady si preparò a scattare come un felino. Non le servì. La donna arrivò alle sue spalle prima che lei potesse comprendere se le stesse passando a destra o a sinistra. Quando tentò di voltarsi la donna le fu addosso e la colpì con una gomitata al ventre. Shadow Lady cadde malamente sul sedere, mentre la sua rivale fuggiva.
Un allarme risuonò pochi secondi dopo. Shadow Lady con una capriola raggiunse la finestra e saltò fuori. Atterrò sulle sue gambe, come il più puro dei felini, ma aveva il fiato corto.
Quando sollevò gli occhi il suo sguardo incontrò una pistola puntata su di lei. La mano che la strigeva era quella di Bright Honda.

Bright abbassò la sua arma.
"Con te non serve." disse.
Dal suo soprabito prese un paio di manette e si avvicinò alla ragazza.
"Tenterai di fuggire?" chiese.
"Adesso no" sussurrò Shadow Lady sorridendo "ho il fiato corto."
"Hai cominciato a rubare preziosi, Aimi?"
Al sentirsi chiamare con quel nome, il cuore di Shadow Lady iniziò a battere forte.
"Non conosco nessuna Aimi" disse "sono solo Shadow Lady."
"E chi è Shadow Lady?" proseguì Bright "una ladra, una combattente, una mitomane o altro?"
"Una donna, non basta?"
"Se fossi soltanto questo, io non dovrei arrestarti, ma potrei amarti."
Shadow Lady si alzò. Respirava già con maggiore facilità, nonostante le parole di Bright le rimbombassero in tutta l'anima.
"Se tu mi amassi, io non scapperei. E tu non mi arresteresti per qualcosa che non ho commesso."
Bright abbassò il braccio che teneva le manette.
"Hai ragione. Vai."
Shadow Lady restò un secondo immobile prima di realizzare quello che Bright le diceva.
"Prenderò io il vero colpevole." disse mentre Bright accennava ad andarsene.
"No" ribattè deciso l'uomo "lo farò io."
Si voltò lentamente.
"Shadow Lady" disse dando le spalle alla donna "io non ti darò più la caccia. Sto cercando la donna che è nascosta dietro quell'abito, sto cercando Aimi e non mi darò pace finchè non l'avrò trovata."
Poi a lunghi passi si diresse verso l'ingresso della casa.

"E così insisteresti nella tua teoria." disse con aria di superiorità l'ispettore Dory.
Era seduto alla sua scrivania e di fronte a lui, in piedi, c'era Bright Honda.
"Sì, ispettore, in città c'è un ladro abile quanto Shadow Lady."
"Nonostante i nostri esperti abbiano accertato che la cassaforte è stata aperta senza scasso, come in tutte le imprese di Shadow Lady? Non ti offenderai se ci crederò solo quando lo avrò visto, spero."
Un agente in uniforme si affacciò dalla porta aperta.
"C'è una ragazza che vorrebbe raccontarle una storia, ispettore. è piuttosto interessante, seppure poco credibile."
Una ragazza bionda dai capelli mossi entrò dalla medesima porta da cui l'agente uscì.
Ad un cenno di Dory, Bright si diresse verso la ragazza per uscire, quando lei esordì: "Devo parlarle di Shadow Lady."
Bright si fermò sulla soglia.
"Io l'ho vista la notte del furto al Museo dei Preziosi." aggiunse.
"Fermati, Bright, credo che questa storia interessi anche te."
Bright si voltò verso i due.
"Ci racconti la sua storia, signorina..." disse l'ispettore Dory.
"Aimi Ibuki." concluse la ragazza.
"Lei è dunque stata testimone del furto del diamante al museo." suggerì Dory.
"No" disse con veemenza Aimi "non ero affatto in quel quartiere. Quella notte sono stata aggredita alla parte opposta della città. Shadow Lady mi ha salvato. Sono stata ricoverata al pronto soccorso più vicino."
L'ispettore Dory gettò un'occhiata a Bright che sorrideva. "E questo è tutto?"
"No, la notte dopo è venuta a trovarmi e l'ho ringraziata."
Dory guardò la ragazza con un sorriso cortese.
"Se può fermarsi per far scrivere la sua storia per iscritto, le saremmo molto grati per la sua collaborazione."

Senza trucco e con i riccioli fuori posto, molti avrebbero riconosciuto in Karin Ooki la giovane Aimi Komori. Indossava un pigiama a fiori e stava allungando piacevolmente le braccia.
"Buongiorno" disse una voce dal salotto.
"Buongiorno" rispose Aimi sbadigliando. Poi il suo sguardo cadde su Demota che usciva dal bagno assonnato, con un asciugamano sulle spalle.
"Chi c'è?" disse improvvisamente più desta.
Accomodato sul divano a guardare la televisione, c'era Bean. Le lunghe orecchie a punta e gli occhi enormi, rivelavano senza lasciare dubbi la sua natura di demone.
"Sarei venuto più tardi, Shadow Lady, ma tu devi sapere che i servitori del Sovrano del Fuoco sono particolarmente zelanti ed obbediscono alla lettera ai comandi del loro padrone."
"Non è poi così presto, solo che il mio giorno di riposo dormo un po´ di più" e concluse con uno sbadiglio.
"Io non avrei potuto dormire, finchè non avessi accontentato il tuo messaggero. Così sono arrivato diverse ore fa. Preferirei che la cosa non si ripetesse o, almeno, se vuoi parlarmi con tutta questa urgenza, affitta un paio di videocassette: alla televisione non c'era nulla di interessante."
"Io avevo chiesto a Vaar di riportarmi un messaggio, non di chiamarti."
"La nostra legge" spiegò Bean "richiede un'autorizzazione particolare per poter mettere al corrente qualsiasi essere umano sui poteri di un artefatto del mondo dei demoni. Inoltre tali informazioni devo essere date esclusivamente di persona da un membro della polizia infernale. Speravo di poter evitare di perdere tempo con queste formalità."
"Per te sono formalità, Bean" Karin si massaggiò il sedere "ma io non ho avuto una serata piacevole per cercare di prenderti quell'amuleto, quindi se davvero vuoi che lo recuperi in fretta, dimmi come si neutralizza il suo potere."
"Ma non si neutralizza" esclamò Bean indignato "figurati se un demone crea qualcosa di così dilettantesco. Il suo potere resta intatto finchè il suo possessore lo tiene al collo."
"E quale sarebbe esattemente il suo potere?"
"Il suo potere non sarebbe, ma è quello di consentire al suo portatore di spostarsi ad una velocità cento volte superiore al normale."
"Fino a cento volte?" Karin si arruffò i capelli.
"Non ho detto fino a cento volte. Ho detto cento volte, nè più, nè meno. Per che cosa credi si chiami l'Ala del Demonio: chi lo indossa va così veloce che sembra volare."
"Quindi" Karin si accigliò "se uno è costretto a rallentare, deve avere la velocità di un uomo normale."
"È esatto."
"Bean" annunciò Karin "questa notte l'Ala del Demonio sarà mia."
"Hai trovato il sistema di essere più veloce del ladro?"
"No, ma lo precederò."

"Lei mi crede non è vero?" chiese Aimi Ibuki a Bright per il corridoio del commissariato.
Il ragazzo bevve un ultimo sorso di caffè da un bicchiere di carta.
"Io e lei" rispose Bright "che io sappia, siamo gli unici a credere all'esistenza di un ladro abile quanto Shadow Lady. Comunque l'ispettore le ha creduto... abbastanza da incaricarmi di verificare quello che è successo all'ospedale." guardò l'orologio.
"Ha fretta?"
Bright sorrise "No, sono solo impaziente di confrontarmi con questo ladro misterioso."
"Stanotte ruberà la Collana dell'Arcobaleno." sussurrò Aimi.
"Cosa?!" esclamò Bright stupito "Chi te lo ha detto?"
"È una mia ipotesi" spiegò la ragazza "ruba gioielli piccoli, molto noti e piuttosto preziosi. L'ho capito" aggiunse sorridendo "perchè ha preso solo il diamante al museo."
Bright rise di cuore "Io ci sono arrivato solo quando ha tentato il furto dall'ambasciatore indiano. Pensi di entrare in polizia?"

"Si, tre giorni fa, è stata accompagnata da una ragazza bionda ed un bambino bruno con due ciuffi sopra le orecchie" disse l'infermiera.
Bright Honda sollevò un sopracciglio "Aimi" pensò.
"hanno atteso che entrasse al pronto soccorso" continuò la donna "e poi, quando le abbiamo fatto le analisi ed ho detto che non aveva nulla di grave sono andati via."
"Questa ragazza che ha accompagnato la signorina Ibuki, è poi tornata a trovarla?"
"Mi dispiace, non so proprio dirglielo" disse l'infermiera "non abbiamo un registro per i visitatori ed onestamente non ricordo abbia avuto visite finchè una donna dall'aria autoritaria non l'ha accompagnata a casa."
"Altre visite?" chiese Bright.
"Beh, se eccettuiamo la visita di Shadow Lady la notte successiva, che sembra si sia fermata un po´ in tutte le camere..."
"Già, mi è stato detto."

La cassaforte della villa era massiccia e alta un paio di metri. La donna bruna dal vestito attillato vi giunse davanti come comparendo dal nulla.
"Alza le mani." comandò una voce di uomo.
Bright Honda puntava la pistola in direzione della donna. Si concesse un sorriso. "Sei in arresto, è finita." Accanto a lui c'erano due giovani poliziotti in uniforme.
"E così anche la polizia ha deciso di interferire nei miei affari." disse la donna.
"Proprio così" proseguì Bright "metti le mani sulla testa, lentamente."
La donna obbedì "E adesso?".
Bright fece un cenno ad uno degli agenti che si avvicinò a lenti passi.
Quando il poliziotto fu sulla traiettoria della pistola di Bright, la donna si mosse. Fu su di lui sorprendendo tutti con la sua velocità. I due ruzzolarono a terra. Bright tentò di prendere la mira, ma non riuscì ad essere abbastanza rapido.
La donna si lanciò sul giovane. Bright riuscì a non perdere l'equilibrio, ma la ladra fuggì per impedirgli di afferrarla. Passò dietro al secondo poliziotto e lo spinse addosso a Bright. Bright tentò di fermarne la caduta, ma, sbilanciato dal precedente scontro, finì a terra con l'altro.
Quando tentò di rialzarsi, scoprì che le manette del secondo poliziotto erano agganciate al suo polso e a quello dell'altro.
Cercò con lo sguardo la donna e la vide armeggiare vicino al primo degli uomini in uniforme. Sentì lo scatto delle manette ai suoi polsi.
La donna guardò Bright con aria di scherno.
"Dovrete essere molti più di tre per fermarmi. Sarà uno spasso aprire la cassaforte davanti ai vostri occhi."
La donna armeggiava da alcuni minuti alla serratura, servendosi di uno strumento per ascoltare gli scatti, mentre Bright e i due in uniforme erano ammanettati ad un angolo della stanza. Con la mano libera, Bright approfittò di un momento in cui la donna guardava fuori dalla finestra per raggiungere nel suo soprabito una delle invenzioni di cui sovente si serviva nel suo lavoro.
Proprio nel momento in cui la serratura della cassaforte scattava, Bright lanciò verso la ladra una lunga catena terminante con una manetta. Le prese il polso e cominciò di tirarla a sè.
"Sarai molto veloce" disse Bright "ma sono curioso di vedere come mi sfuggirai."
"Vedo che non è facile farti arrendere" disse la donna "beh, ora che ho aperto la cassaforte posso fare tutto il rumore che voglio, non trovi? Quindi poichè il tuo collega mi ha fornito un'arma..."
Sollevò una pistola e la puntò su Bright. Poi sparò sulla catena ed uno degli anelli saltò.
Aprendo la porta della cassaforte, si nascose alla vista di Bright.
"All'inferno!" urlò la donna prima di scomparire con la sua straordinaria velocità.
Bright cercò ancora nel suo soprabito e ne trasse uno strumento sottile come un chiodo. Armeggiò sulla serratura delle manette.
"È decisamente più facile per me infilare le manette ad altri che sfilarle a me stesso."
Mentre gli altri due poliziotti, liberati anche essi, si controllavano le ammaccature e le uniformi, Bright arrivò alla cassaforte.
Vi trovò un biglietto. Lo lesse e scoppiò a ridere, tra lo stupore dei due poliziotti.
Il biglietto diceva: "Carissima, ho pensato che il posto più adatto per concludere la nostra sfida è l'Auditorio cittadino. Che ne diresti di raggiungermi?"
Era firmato da Shadow Lady. Sotto recava un poscritto:
"La Collana dell'Arcobaleno, ovviamente, l'ho io."

La donna entrò nell'Auditorio a lenti passi. Si diresse verso il palco in fondo all'edificio, restando nell'ombra.
"Shadow Lady" disse la donna producendo una chiara eco "mi stai sfidando o ti stai nascondendo?"
Un paio di riflettori risposero per lei illuminando Shadow Lady. Il suo costume sembrava, in quella trasformazione, ispirato ad un coniglio.
"Sai che ti aspettavo, cara" disse sorridendo "sei così gentile a portarmi l'Ala del Demonio."
"Questo è da vedersi, pensi di essere più veloce di me?"
"Veloce quanto basta. hai notato com'è particolare la struttura di questo posto? Una sola apertura ed una enorme cupola che diffonde il suono in ogni punto, il luogo ideale... anche per la musica."
"...musica" ripetè l'eco.
"Non ho tempo da perdere. Dov'è la Collana dell'Arcobaleno?"
Shadow Lady fece un gesto. Un terzo riflettore illuminò uno dei sedili delle prime file. La Collana dell'Arcobaleno riflettè i numerosi colori delle sue pietre."
La donna scattò verso quel sedile, afferrò la collana senza fermarsi.
Rallentò qualche metro più avanti. "Dov'è?" si chiese cercando Shadow Lady che non era accanto a lei, ma nemmeno sotto i riflettori.
Non lasciò trascorrere un secondo di più. Tentò di imbucare l'uscita, ma per un istante rallentò la corsa. In quel momento Shadow Lady le passò accanto. La ladra tentò di accelerare verso la porta, ma i suoi passi non erano affatto veloci. Solo allora capì che Shadow Lady era riuscita a sottrarle il medaglione.
Un altro riflettore illuminò Shadow Lady, seduta sulla spalliera di una sedia della prima fila.
"Sai cara" spiegò giocherellando con l'Ala del Demonio che teneva le dita "quando ti dicevo della forma di questa sala, era per farti capire che non saresti riuscita ad uscire senza fermarti un attimo prima di imbucare la porta. Non se fossi venuta dal punto dove avevo lasciato la Collana dell'Arcobaleno." sorrise "essere veloci serve solo a patto che si abbia una direzione verso cui fuggire."

"Scusi, Honda" chiese uno dei due poliziotti che in quel momento era alla guida di una volante della polizia "ma se aveva applicato un segnalatore a quella ladra mentre lottava con lei, perchè le ha lanciato la manetta?"
"Non volevo che la fuga le sembrasse troppo facile." spiegò Bright "e comunque il trucco poteva non funzionare. Invece sembra che il segnalatore sia rimasto al suo posto tra i capelli della donna... e c'è dell'altro: ormai ci siamo."
La vettura si fermò proprio davanti all'Auditorio.
"Il luogo indicato dal messaggio di Shadow Lady?" domandò l'uomo.
Bright annuì. "E da qui parte anche il segnale."
All'interno era rimasto acceso un solo riflettore che illuminava la ladra legata alle caviglie ed ai polsi su uno dei posti dell'ultima fila. Al collo portava la Collana dell'Arcobaleno, accanto a lei Bright trovò un biglietto.

L'ispettore Dory si mostrava ai giornalisti con l'aria del trionfatore.
"La polizia non ha mai escluso che i furti di gioielli potessero essere compiuti da un professionista diverso da Shadow Lady" diceva l'anziano.
"Tutta la refurtiva è stata in effetti recuperata in casa dell'indiziata. La polizia ha dimostrato ancora una volta che è in grado di raccogliere sfide lanciate da qualsiasi tipo di criminali."
"Quando arresterete Shadow Lady?" chiese uno dei giornalisti.
"Come ho più volte detto" rispose Dory vistosamente infastidito "l'efficienza del corpo di polizia non può essere valutata esclusivamente in relazione ad un solo criminale..."
Bright assisteva alla scena dal fondo della stanza. Nelle sue mani stringeva il biglietto che Shadow Lady aveva lasciato all'Auditorio.
"Caro Bright, so che sarai il primo ad arrivare. Spero che non ti offenda se ho fatto un po´ del tuo lavoro. Ti raccomando di non smettere di cercare quella donna di cui mi abbiamo parlato ieri notte, anche se sono certa che non la troverai."
Bright lo ripose nelle tasche del soprabito.
"Ti troverò, Aimi, ti troverò."

FINE