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PROLOGO. Shadow Lady e lo show dei Petiamì.

La grande ruota panoramica del Luna Park si accese e cominciò a girare. Tutte le altre attrazioni in quel momento erano spente ed attorno alla ruota si distingueva solo il buio della notte.
Poi la musica si diffuse nell'aria, allegra, una musica in cui era dato il massimo risalto al suono dei campanelli e degli ottoni.
Ad un tratto si accese anche una giostra di cavalli bianchi e rosa e si illuminò la pista dell'autoscontro, ove un automobile cominciò a muoversi a velocità sostenuta.
Dalle nerissime nubi che coprivano le stelle cadde un fulmine a pochi chilometri da1l Luna Park. Sotto quella luce, alla base della grande ruota apparve una piccola creatura.
Era un esserino giallo, dal corpo di coniglio, dal volto tondo e dalla lunga coda. Sul capo aveva un ciuffo di pelo e le lunghe orecchie avevano la punta bianca, la parte iniziale della sua coda era più scura. Il suo naso era simile a quello di un cane ed i suoi occhi, due sferette nere ad eccezione della pupilla bianca, avevano un'espressione assorta.

Shadow Lady e lo show dei Petiamì.

La ragazza era splendida. I suoi capelli biondi erano raccolti in un'acconciatura a punte, il suo abbigliamento appariva tanto sgargiante quanto sensuale.
Il suo vestito nero non le copriva che un paio di centimetri al di sotto dell'inguine e la parte superiore del suo seno era evidenziata da uno spacco circolare sul tessuto.
Al centro di una coppia di riflettori, fece un sorriso malizioso e dolcissimo, poi sparì nell'aria.
"Ispettore Dory" disse un uomo nell'uniforme della polizia rivolto ad un uomo alto e magro che aveva capelli grigi e corti "anche questa volta Shadow Lady ci è sfuggita." Alle spalle dell'ispettore, uno al posto di guida, l'altro sul sedile posteriore di un'auto della polizia c'erano altre due figure.
"Un'altra volta." ruggì l'ispettore "Ma sarà l'ultima. Quella ladruncola ha compiuto la sua ultima impresa."
Si voltò. Un cupo tuono sembrò sottilineare le parole dell'uomo.
"Non è così, Yamazaki?" disse rivolto all'uomo seduto sul sedile posteriore, un tipo dagli spessi occhiali e con un lungo naso.
Yamazaki annuì. "Proprio come dice lei, ispettore."
Sul sedile anteriore era seduto un giovane bruno, dal fisico atletico. Il suo occhio sinistro era quasi coperto da un ciuffo di capelli più lungo, che scendeva verso il basso. Le sue labbra nascondevano un sorriso.
"Lo pensi anche tu, vero Bright?" chiese.
Bright non riuscì più a celare il suo divertimento.
"Comincio a credere che non la prenderemo mai." disse.
Pesanti goccioloni cominciarono a cadere sul capo dell'Ispettore.

"Demota, sei sveglio?" chiese una giovane ragazza bussando alla porta. Aveva i capelli biondi raccolti in una lunga treccia, ad eccezione di due ciuffi attorno alle orecchie, un fisico gradevole celato da alcuni maglioni e da un paio pantaloni pesanti e un viso dolce su cui non c'era un'ombra di trucco.
"Aimi, lasciami stare ancora un po' al caldo, ti prego." disse una voce dietro la porta.
"Se vuoi una colazione calda, vai in cucina. Io non ho il tempo di preparartela di nuovo." replicò Aimi.
Con passi decisi raggiunse il salone. La televisione era accesa. In primo piano c'era l'immagine di un essere giallo che somigliava piuttosto vagamente ad un coniglio con un naso da cane.
"Lekan" diceva la televisione "è il più noto dei personaggi animati giunti quest'anno sul piccolo schermo. I Petiamì, i personaggi di cui Lekan è il più rappresentativo, vengono trasmessi da meno di un mese, ma hanno già suscitato l'interesse generale. La scelta dell'emittente di interromperne la trasmissione da questa settimana è conseguenza di questo interesse e fonte di nuove discussioni."
Un uomo dalla testa pelata e dai lunghi baffi bianchi apparve sullo schermo. Sotto la sua immagine una didascalia lo presentava come "Professore emerito di comunicazione di massa."
"Il modello comportamentale proposto da questi soggetti, non può definirsi alieno dall'ispirare atteggiamenti in emulazione, pericolosa in quanto i soggetti non esprimono una piena consapevolezza della realtà circostante, ma la travisano significativamente. Ecco perchè alle menti ancora non pienamente consapevoli della realtà questo spettacolo non può essere proposto."
Un bambino dell'età apparente di dieci anni uscì dalla porta accanto alla quale si era fermata Aimi. Era magro ed aveva i capelli neri. Due ciuffi, più alti, ricordavano la forma di un paio di corna. Indossava un pigiama chiaro su cui erano diseganti alcuni pipistrelli.
Sbadigliò rumorosamente.
Una donna pesantemente truccata, che indossava occhiali con una spessa montatura color rosa, apparve sullo schermo assieme alla didascalia "Esperta di educazione e rieducazione dei minori."
"Io non capisco come si possa realisticamente immaginare di tenere i bambini all'oscuro della realtà della vita, immergendoli in fantasticherie prive di contenuti che non li preparano ad affrontare le avversità e le asperità di un cammino che tutti ben conosciamo. Per risolvere i mali del mondo, le nuove generazioni devono conoscerli."
"Ma che cosa ha detto?" chiese stancamente il bambino.
"È un'esperta, Demota" rispose Aimi "sa quello che dice."
"Credevo che la parole servissero a farlo sapere anche agli altri." commentò Demota con un altro sbadiglio.
Un piccolo granello di polvere che volteggiava per la stanza si accese e divenne luminoso come una lucciola. La piccola luce in pochi secondi si trasformò in una fiammella che poi girò su se stessa, descrivendo nel frattempo una figura più ampia. All'interno della luminosità descritta dalla fiamma, prese forma una creatura dalle orecchie a punta e dalla lunghissima coda. I suoi occhi erano luminosi come delle minuscole braci.
"Onore ad Aimi" salutò "colei che possiede il titolo di Shadow Lady e che parla come Messaggero del Sovrano del Fuoco."

Aimi aveva seguito l'essere dall'aspetto di un uomo dal fisico massiccio, dalla pelle chiara e dai capelli bianchi, lievemente ondulati. Attorno al corpo della cretura non aveva mai cessato di brillare una lieve ma distinguibile luminosità.
Era entrata infine in una piccola stanza di pietra grigia, assieme ad una creaturina dalle ali di pipistello e due aguzze corna.
L'essere luminoso si era accomodato su un sedile di pietra in fondo alla stanza e ne aveva indicati altri due a quelli che lo seguivano.
"Shadow Lady" aveva detto l'essere luminoso rivolto ad Aimi "noi demoni non siamo abituati a comportamenti come la pietà o la riconoscenza, non comprendiamo il senso dell'amore e conosciamo appena la cupidigia."
La sua voce si era levata calda e seducente.
"Tuttavia le nostre famiglie e gli stessi singoli basano le loro relazioni su un concetto ben noto agli umani, quello dell'onore. Sull'onore del mio titolo di Sovrano del Fuoco, io mi impegno a parlarti senza menzogna e senza tralasciare parti della verità. Ti impegni a fare lo stesso, Shadow Lady?"
Aimi aveva annuito.
"Io sono il Sovrano del Fuoco. Io guido e domino una delle più potenti famiglie di demoni, il mio Messaggero è onorato da tutti i demoni di questo mondo. Questo onore non è mai stato accordato ad una creatura umana. Ma tu sei colei che è stata determinante per impedire la venuta del Diavolo della Distruzione. I demoni che ti rimproverano di aver violato l'antica legge, ritengono allo stesso tempo che il tuo potere può essere usato in nostro favore."
Il Sovrano del Fuoco aveva fatto una pausa.
"L'antica legge proibisce a noi demoni di entrare in contatto con gli umani, ma nei tuoi confronti non c'è questo divieto. Il Consiglio dei Quattro sospetta che altri oggetti magici siano in possesso di esseri umani e la polizia demoniaca è spesso troppo lenta ad agire, fedele ai dettami dell'antica legge. Come mio Messaggero, e con i poteri di Shadow Lady, tu potresti recuperarli. Sono oggetti che possono essere usati per fini malvagi nei confronti di altri umani, prima che per arrecare danni al nostro mondo."
Aimi aveva aggrottato le sopracciglia.
"Dovrei occuparmi di essi come per le pietre? Minaccerete di nuovo di morte me e Demo?" aveva chiesto.
"Sarebbe sconveniente privarti dei tuoi poteri o della tua vita" aveva risposto il Sovrano "Se un umano entrasse in possesso di un oggetto magico, prima o poi ti sfiderà in una lotta all'ultimo sangue. Se tu perdessi, noi avremmo risparmiato tempo e fatica. No. Nessuno minaccerà te o il tuo amico Demo" aveva indicato la creaturina con le ali da pipistrello "a meno che non violiate di nuovo la nostra legge."
Demo era intervenuto "Ci lascerete vivere come prima della faccenda delle pietre del diavolo?"
"Sì" aveva replicato il Sovrano "sta a voi scegliere se accettare il nostro aiuto. Credo però che esso sia necessario. Devo però ricordarvi che il contratto deve essere ancora soddisfatto. La vita di Demo sarà salva solo quando il mio Messaggero avrà ottenuto l'aiuto del potente Makuberu."
"Questa mi sembra di nuovo una minaccia." aveva osservato Aimi.
Il Sovrano aveva scosso la testa.
"Questa è solo la realta dei fatti."
Aveva lanciato ad Aimi uno sguardo severo e solenne.
"Se potessi scegliere un demone della mia famiglia come Messaggero per Makuberu, lo farei entro pochi giorni. Ma il potente Makuberu non ammette alla sua presenza demoni della mia famiglia. Per questo il mio Messaggero non può appartenervi. D'altra parte non è onorevole conferire il titolo a demoni di altre famiglie. Spesso tra di esse vi sono chiare rivalità e onorare così grandemente un rivale sarebbe doloroso per tutta la mia famiglia."
"Più che onorare un umana?" aveva insinuato Aimi.
"Gli umani, Shadow Lady, sono creature che custodiscono un enorme potere, la forza della loro caparbietà e cupidigia, ma non sono in grado di usarlo. Questo li rende inferiori a noi. Per questo non nutriamo sentimenti di rivalità."
"Mi volete usare come uno strumento, è così?"
"Se sbagliamo, se gli umani hanno veramente talenti degni del nostro rispetto, umana che ti fregi del titolo di Shadow Lady, tu sola puoi mostrarcelo."
"E le creature imprigionate in questa torre, che ruolo hanno?" aveva domandato Aimi.
"È onorevole" era stata la risposta del Sovrano del Fuoco "che il mio Messaggero abbia al suo servizio alcuni demoni, a testimonianza dell'onore che il suo titolo conferisce. Tuttavia per i demoni è poco onorevole servire un umano. Per questo ho scelto di onorarti con il servizio di potenti demoni condannati alla prigionia eterna, che hanno già perso il loro onore."
"Cosa hanno fatto per avere questo castigo?"
Il volto del Sovrano era divenuto triste. "Essi erano i custodi delle pietre del diavolo. Il loro potere e la loro nobiltà tra i più rilevanti della mia famiglia. Tutto fu loro tolto assieme alle pietre."
I suoi occhi si erano illuminati fissando Aimi.
"Ti serviranno bene." aveva esclamato il Sovrano "Ed anche Vaar sarà un degno servitore. Egli non apparteneva alla famiglia dei demoni del fuoco, ha conquistato questo titolo con i suoi servigi, conosce bene quale sia la vita di un demone privo di onore ed, onorando te, darà onore a se stesso."
"Credo che possiamo accettare." Demo aveva sussurrato ad Aimi.
Aimi aveva guardato il demone perplessa.
"Conosco la nostra legge" aveva continuato Demo "e credo che il Sovrano del Fuoco voglia semplicemente il tuo aiuto. Anche io ho sentito dire che Makuberu non ha mai ricevuto i demoni del fuoco, mentre so che ha ricevuto alcuni membri della mia famiglia, nel passato."
Aimi si era decisa ed aveva sollevato la testa verso il Sovrano.
"Sarò il suo Messaggero." aveva dichiarato.
"Accetti dunque il consiglio di questo demone?" aveva chiesto il Sovrano del Fuoco.
Aimi aveva sorriso all'indirizzo di Demo "Anche io ho una famiglia. Una persona cui sono legata come ad ogni altra. La mia famiglia siamo Demo ed io."

"Buongiorno Vaar." disse Aimi "Hai un messaggio per me immagino."
La creatura annuì e indicò la televisione.
"Alcune telefonate giunte ieri notte alla polizia di Gray City" diceva in quel momento una voce piatta "sostenevano che una creatura del tutto simile al personaggio chiamato Lekan si trovava nel maggior Luna Park cittadino poco prima del temporale. La polizia è orientata ad indagare a proposito di uno scherzo o di un messaggio pubblicitario..."
"È opera di un oggetto proveniente dal mondo dei demoni." sentenziò Vaar.
"Sicuro?" chiese Demota.
"È certa la natura demoniaca del fenomeno." disse Vaar sprizzando qualche scintilla "La polizia demoniaca ritiene che i poteri di Shadow Lady debbano essere impiegati per sottrarre l'oggetto agli umani."
"D'accordo" disse Aimi "vorrei che qualche volta tu venissi senza dovermi annunciare un lavoro."
"È questo realmente un desiderio della mia Padrona?" chiese Vaar.
Aimi sbattè le palpebre guardando Vaar.
"Il suo servitore vorrebbe essere più vicino ad ella per meglio comprendere i suoi desideri." piccole scintille cadevano numerose dal corpo di Vaar verso terra. Erano indice di una certa agitazione della creatura.
"Sono certa che tu obbedisci con fedeltà ed impegno a tutti i miei comandi." disse Aimi sorridendo "Credo anche che il tuo servizio superi già le mie aspettative, ma puoi venire a trovarmi ogni volta che ti sembra opportuno, se ne hai desiderio."
"Aimi è piena di bontà verso il suo servitore." disse Vaar.

"Agente Bright Honda, la tua ironia è decisamente fuori luogo." esclamò l'ispettore Dory. Era in piedi davanti alla sua scrivania, con le mani appoggiate al piano e fissava il suo interlocutore con disprezzo.
"Sissignore." disse Bright con tutta la serietà che potè simulare. I due erano in una stanza piuttosto ampia con una scrivania, una comoda sedia in pelle e numerosi classificatori, evidentemente l'ufficio di Dory.
"Al ritorno di Shadow Lady" proseguì l'ispettore Dory "hai cominciato ad occuparti del caso con ricerche in archivio e senza tentare di impegnarti nelle operazioni di prevenzione, come facevi al principio. Due mesi fa sei andato in vacanza a Greentown. Pochi giorni dopo il tuo ritorno sei tornato a seguire gli appostamenti e talora a prendervi parte. Ieri notte hai espresso dubbi sulle nostre capacità... vuoi che quella ladra minacci la città per sempre?"
"Shadow Lady" pensò Bright trattenendo un sorriso "usa i suoi poteri in apparenza senza avere un obiettivo, ma i danni che fa sono più lievi di quelli di una banda di teppisti. È l'Ispettore, che viene messo costantemente in ridicolo, il solo ad essere minacciato..." il suo mezzo sorriso si spense "...ed io sono divenuto una sua vittima solo quando mi sono innamorato di lei."
"Mi sono espresso male ieri notte Ispettore." rispose Bright "Intendevo dire che ho ricordato pochi giorni fa di aver trascurato una traccia che potrebbe darci le indicazioni che cerchiamo per catturare Shadow Lady, prima che uno degli appostamenti possa avere successo."
"Che traccia?" chiese Dory sospettoso.
"Aya Yamaoka." rispose Bright.
Dory sedette e cercò qualcosa sotto alcuni fogli di carta.
"L'imitatrice di Shadow Lady che rubava gioielli? È stata interrogata ed ha più volte rifiutato di fornire informazioni sulla sua rivale. Le è stato anche offerto un patteggiamento della pena, in relazione ad una collaborazione. Mi sono convinto che non può esserci d'aiuto."
"Vorrei provare lo stesso, se permette." insistè Bright.
"Hai la mia autorizzazione" concluse Dory "ma non perdere troppo tempo."
"Grazie signore." disse Bright.
Girò le spalle e uscì dall'ufficio dell'Ispettore.

"Vedo che non è facile farti arrendere" aveva detto la donna "beh, ora che ho aperto la cassaforte posso fare tutto il rumore che voglio, non trovi? Quindi poichè il tuo collega mi ha fornito un'arma..."
Aveva sollevato una pistola puntandola su Bright.
Il giovane, raccolto su se stesso pronto a schivare un colpo diretto verso di lui, aveva misurato con gli occhi la lunghezza della catena che univa il suo polso al braccio disarmato della donna.
Lo sguardo di Bright si era poi soffermato sul costume attillato che la donna indossava, quindi sulla maschera scura che le copriva il volto dalla fronte al naso.
"Certamente non è Aimi" aveva pensato Bright "ma non vedo niente che potrebbe aiutarmi a riconoscerla, una volta fuggita."
La coda dell'occhio gli era caduta sul medaglione che portava al collo, un medaglione di metallo su cui era inciso un disegno che Bright non riusciva a distinguere.
Lo sparo era partito. Non era diretto su Bright, ma verso la catena che imprigionava la ladra. Uno degli anelli si era spezzato.

"Un costume che non aveva nulla di appariscente" pensò Bright "ed un medaglione piuttosto particolare. Il medaglione della ladra di gioielli, la maschera dell'Untore, la pietra del Duomo di Gray City. Una donna dotata di una velocità eccezionale, un uomo in grado di provocare ustioni, un mostro spaventoso. Sono questi gli indizi più significativi riguardo alla natura di Shadow Lady."
Spostò le spalle all'indietro e alzò la testa verso l'alto. Era seduto alla sedia di una scrivania in un chiassoso ufficio, ma sembrava sordo a tutto quello che accadeva attorno a lui.
"Aimi Komori" pensò "perchè ti trasformi in Shadow Lady? C'è davvero un pericolo da cui devi proteggerci? Perchè non puoi rispondere alle mie domande? Sono questi segreti che ti impediscono di amare un uomo? Vuoi solo servirti di me o speri davvero di poter contraccambiare quello che provo per te?"
Si chinò di nuovo sulla scrivania.
"Che senso hanno le tue continue apparizioni? Sono davvero un modo per chiedermi di continuare ad amarti? Di invitarmi a seguirti finchè non potrai farti raggiungere?" cominciò a sfogliare stancamente un giornale.
"Forse tu sei innamorata di me. Forse per convircemene dovresti mettermi a parte di segreti che devono restare tali e per questo taci. Ma non riesco a sentirmi certo dei miei sentimenti in mezzo a questi forse."
Un titolo attirò la sua attenzione. Battè con decisione la mano accanto al giornale. Un paio di colleghi si voltarono verso di lui curiosi.

Pochi bambini accompagnati dai genitori e pochissimi ragazzi attorno ai quattrordici anni erano tra i visitatori del Luna Park. Il cielo era plumbeo e le luci delle attrazioni erano state accese, nonostante l'orologio della torre che dominava il cancello del Luna Park segnasse pochi minuti a mezzogiorno.
Demota entrò al Luna Park, stringendo tra le mani un oggetto delle dimensioni di una sveglia dotato di uno schermo. Accanto a lui, vestita con una lunga gonna a pieghe ed un corto maglione, era una ragazza dai lunghi capelli chiari, che le cadevano dritti e soffici oltre le spalle.
"Aimi, entriamo?" chiese Demota.
"D'accordo. Ricordati però che in questo momento sono Karin Ooki e non Aimi Komori." rispose la ragazza.
"Lo so benissimo, Karin, ma perchè non ti sei cambiata?"
"Non ho il tempo di indossare i panni di Aimi, devo tornare al lavoro dopo la pausa pranzo."
"Non capirò mai la tua ostinazione nel lavorare... E poi non è certo che scopriremo qualcosa cercando tracce dell'energia della cupidigia, con il rivelatore che abbiamo usato per le pietre del diavolo."
Nel frattempo i due avevano varcato il cancello e si erano diretti verso il tabellone di legno che riportava la mappa del Luna Park.

Bright sgranò gli occhi. La ragazza di spalle aveva una certa somiglianza con Aimi ed il bambino assieme a lei aveva due ciuffi di capelli neri pettinati ad assumere l'aspetto di corna.
"Possibile?" si chiese.
I due raggiunsero il tabellone su cui era disegnata la mappa delle attrazioni, Bright allungò il passo per dirigersi verso i due. Tenne lo sguardo fisso su entrambi e si accorse troppo tardi della figura che si avvicinava a lui. Lo scontro lo face cadere a terra.
Un omaccione calvo orribilmente tatuato, con un incisivo ed un canino d'oro, lo squadrò con ira.
"Idiota, dove hai gli occhi?" ed aggiunse alcune ipotesi poco plausibili e molto volgari. Si massaggiò le nocche. "Ti darei volentieri una lezione di buone maniere. Vai a fare una passeggiata di qualche anno."
Bright si alzò lentamente, tenendo gli occhi fissi sull'omaccione, che lo sovrastava in altezza di tutta la testa. Portò una mano dietro alla schiena e aggrottò le ciglia.
"Fammi passare." disse
"Hei, sei sordo o scemo? Ti ho detto di fare una passeggiata!"
"Mi dispiace, ma ho proprio voglia di vedere la ruota del Luna Park."
"Piccolo insolente!" ruggì l'omaccione allungando un braccio verso Bright.
Il giovane fu molto più veloce, gli prese il polso e lo sbilanciò facendolo ruzzolare a terra in avanti. L'omaccione si alzò e tornò a lanciarsi su Bright. Bright lo centrò con un pugno in pieno stomaco ed uno sul mento, indietreggiò, poi schivò una sberla del suo avversario e lo sbilanciò facendolo finire sdraiato per terra con una capriola.
"Vai a smaltire la sbornia, amico!" gli ordinò.
Dalla bocca dell'uomo scendeva un rivolo di sangue misto a saliva.
Con lentezza, si spostò su un fianco e si sollevò fecendo perno su di un gomito.
"Una cosa è certa, pivello" disse "ci rivedremo." Si allontanò barcollando e sparì dietro ad un fabbricato che ospitava una casa dell'orrore.
Bright tornò a guardare verso il tabellone con la mappa del Luna Park, ma non potè ritrovare nè la ragazza nè il bambino.

L'omaccione si trascinò con passi pesanti dietro alla casa dell'orrore. Da una fessura tra due assi proveniva un insolito bagliore, l'omaccione si fermò davanti ad esso. Una piccola goccia luminosa uscì dalla fessura, accrebbe rapidamente di dimensioni e si trasformò in Vaar.
L'omaccione sorrise alla creatura e tutto il suo corpo si ricoprì di piccole fiammelle rosa, che ne nascosero ogni dettaglio. Poi iniziò la trasformazione: il corpo divenne dapprima più piccolo, come quello di una ragazza e le fiammelle sparirono rivelando le caviglie, i piedi, le mani ed il volto di una creatura dall'aspetto quasi umano.
A parte un lungo paio di orecchie e la veste formata da quelle fiammelle rosa, la creatura sembrava una graziosa ragazza.
"Ben fatto, Setna." disse Vaar.
"Sai Vaar" osservò Setna "non sono certa che la Padrona sia altrettanto contenta dello scherzo che abbiamo fatto al suo umano preferito."
"Abbiamo agito secondo i suoi ordini. Ci disse che non voleva che l'umano Honda fosse a conoscenza dell'operato del Messaggero del Sovrano del Fuoco."
"Lo ricordo Vaar" replicò Setna "ma è stato circa due mesi fa... non hai pensato a consultarla per sapere se aveva altri ordini?"
Qualche innocua scintilla sfuggì dal corpo di Vaar.
"Sono certo di aver agito in modo che ella non possa rimproverarmi."
"Non fraintendermi" lo tranquillizzò Setna "per me è sufficiente che tu sia disposto ad incorrere nella sua ira per quello che mi chiedi di fare."
Fece una risatina infantile "Io mi diverto troppo con le mie trasformazioni per dirti di no!"

"Nessuna traccia, Karin" disse Demota "È la quarta volta che giriamo intorno alla ruota ed all'autoscontro. Se il talismano che cerchiamo è stato qui, c'è stato per poco tempo ed è ormai in qualche altro posto."
Karin gettò uno sguardo discreto allo schermo del rivelatore.
"Pazienza. Possiamo cercare qualche traccia per la città stanotte, oppure..." si interruppe alzando gli occhi dal visore "Bright."
"Vuoi chiedere di nuovo aiuto a Bright?" chiese Demota perplesso.
"È qui" spiegò Karin.
Davanti alla ruota, accanto alla porta di un ufficio, Demota riconobbe la figura di Bright Honda.
"Troppo intelligente per un essere umano" commentò Demota "Decisamente sorprendente... o sarà l'amore a guidarlo."
Demota ricevette un pugno in cima alla testa da un'imbarazzatissima Karin.
"Ahio!" si lamentò.
"Dobbiamo sapere perchè è qui." disse Karin.

Accovacciata accanto ad una finestra socchiusa dell'ufficio, Karin vide un ometto dalla pelle scura ed i capelli raccolti in una treccia in piedi al centro della stanza. Bright era seduto ad una sedia davanti ad una scrivania. Dietro di essa c'era un vecchio dalle folte sopracciglia bianche e dal viso coperto di rughe.
"Non è una posizione un po' scomoda?" osservò Demota alle spalle di Karin "Non staresti più comoda nelle vesti di Shadow Lady?"
"I metodi più semplici non vanno disprezzati. Non voglio che Shadow Lady compaia se non è necessario."
"A me parrebbe necessario" replicò Demota incrociando le mani dietro la testa "ma sia come vuoi tu."
"Non è che io non creda all'apparizione" disse Bright rivolto all'ometto dalla pelle scura "ma vorrei solo sapere cosa può aver azionato gli impianti, se i generatori erano fermi."
"Una corrente elettrica" spiegò l'ometto "fornita direttamente alle macchine, come da una gigantesca batteria. O da un processo di trasformazione di una certa potenza."
"Cosa si è attivato?"
"I tecnici" disse il vecchio "sono certi che una tensione di corrente diversa da quella della rete elettrica è transitata per il padiglione delle vetture a scontro. Alcuni contatti sembravano infatti danneggiati. La natura del fenomeno non è per il momento chiara."
"Solo tu eri presente al momento, vero?" disse Bright all'ometto "Hai visto qualcuno?"
L'altro scosse la testa "Stavo guardando le macchine in movimento e cercavo di fermarle, non ho fatto attenzione alle ombre e a chi potesse nascondersi. Ho visto quella specie di animaletto giallo. Poi i sorveglianti dei cancelli ed altri custodi che mi chiedevano cosa succedesse. Tutte persone che conosco da quando lavoro qui."
"Qualcuno ha visto o trovato qualche oggetto insolito?" chiese Bright.
"Oggetti insoliti?" domandò il vecchio.
"Come un medaglione particolare, una maschera dall'aspetto antico o delle pietre curiosamente incastonate..."
Il cuore di Karin le saltò nel petto.
"...oggetti da collezionisti" continuo Bright "che non avrebbero motivo di essere in un Luna Park."
"È proprio in gamba" commentò Demota "Mi dispiace dirtelo, ma credo che sia bene rimanere il più lontano possibile da lui."
Karin annuì. All'interno, dopo alcuni secondi di pausa, il vecchio riprese.
"Sa, agente, in un Luna Park, tra decine di scenografie, un oggetto come quelli cha ha descritto non sembra affatto insolito."
"È giusto." convenne Bright.

"Sono preoccupata, Demota." disse Aimi.
Era seduta su una poltrona in salone, vestita nuovamente con un paio di comodi calzoni ed alcuni maglioni. Dalla sua treccia sfuggivano piccoli ciuffi ribelli.
"Per Bright?" chiese il bambino "Nessuno intende fargli del male."
"Neanche se scoprisse l'esistenza del mondo dei demoni?"
"Sai che la nostra legge ordina tassativamente di non interferire in alcun modo con la vita degli umani. Anche nel tuo caso, la polizia infernale ha solo cercato di spaventarti..."
"Ma hanno minacciato di cancellare la mia memoria." ricordò Aimi.
Demota si accigliò "È vero, ma..."
Aimi aveva gli occhi velati di lacrime "Io non voglio correre il rischio che Bright si dimentichi di me."
Demota le porse un fazzoletto.
"Andra tutto bene, Aimi, io e te insieme faremo in modo che lui non venga mai a sapere nulla."
Aimi si portò il fazzoletto agli occhi.
"Grazie Demo" disse con un sottile sorriso.
Annunciato come sempre dall'apparizione di una fiammella, Vaar giunse nella stanza.
"Che questo umile servo possa sempre eseguire la volontà del Messaggero del mio Sovrano." salutò.
"Ciao Vaar." disse Aimi.
"Questo servitore ha pensato che la mia Padrona avrebbe avuto interesse a conoscere quanto sta per essere detto al notiziario del pomeriggio."
Aimi annuì "Demota, per favore, accendi la televisione."
La creatura con l'apparenza di un bambino obbedì.

"Torniamo ora a parlare" disse la voce piatta di un commentatore "della singolare apparizione di questa notte. Il noto psicosociopedagogo Isamu Koyama ha rilasciato in esclusiva una dichiarazione."
Il volto di un uomo dalla fronte bassa e stretta, gli occhi sottili ed i capelli neri apparve in primo piano assieme a quello imbellettato di una intervistatrice.
"Signor Koyama" disse la donna "lei è stato il primo ad ammonire l'opinione pubblica sulla pericolosità dello spettacolo dei Petiamì. È soddisfatto di apprendere che la trasmissione è stata da poco sospesa?"
"È una decisione che attendevo" rispose l'uomo "e da molti condivisa. Una decisione del tutto inevitabile, come avevo già avuto modo di illustrare."
"Lei è soddisfatto quindi."
"Non ancora. È stato fatto un passo importante. Ora si deve avere il coraggio di insistere in questo senso. Occorre una legislazione che proibisca spettacoli del genere."
"Si riferisce, immagino, all'eccesso di effetti speciali in alcune sequenze." continuò la donna assumendo un espressione attenta.
"Quelle sequenze sono un problema" spiegò l'uomo "ma è sempre possibile eliminarle, al più riducendo la lunghezza di un episodio. Ma non sono l'unico elemento deleterio. I protagonisti non dovrebbero affrontare i loro avversari con emulabili azioni violente, non si può continuare a proporre l'ingenua rappresentazione di una lotta tra buoni e cattivi dove i buoni hanno sempre la meglio. Chi non comprende la natura metaforica della lotta diviene appunto un emulatore di violenza, mentre chi la comprende pretende di porsi sempre dalla parte dei buoni. Ma noi dobbiamo ricordare che accogliere un parere opposto è un principio di tolleranza."
"Quindi rischiamo di avere dei violenti intolleranti." osservò la giornalista.
"Non solo" riprese Koyama "la cosa peggiore è la distorsione che viene provocata alla realtà: i Petiamì, infine, sono dei mostri. Ed un mostro è un'aberrazione che va eliminata, non una simpatica creatura da accudire e coccolare. Questo è un attentato alla normalità a cui tutti dobbiamo aspirare per uniformarci al mondo in cui viviamo... ed alcune menti sono già state fuorviate dagli episodi trasmessi, ne è prova il fatto che più persone dichiarino di aver visto un Petiamì nel mondo reale. Si comincia con il deformare la realtà ed alla fine qualcuno può arrivare a credere di poter cambiare con il suo operato le norme del vivere comune."
"Grazie signor Koyama" recitò la donna "dunque che destino per i Petiamì?"
"Dimenticateli. Fate come se non fossero mai esistiti." concluse l'uomo.

"Che ne pensi, Demota?" chiese Aimi.
"A quel tipo il programma non deve essere piaciuto" disse Demota sollevando le sopracciglia. Aggiunse un sorriso. "Dici che bisogna tenerlo d'occhio?"
Aimi annuì. "Se qualcuno guida quelle creature che somigliano ai Petiamì, è probabile che non lo prenda in simpatia."
"Magari" ipotizzò Demota "invece è lui a guidare questi Petiamì, per far interrompere la trasmissione."
"Non credo, sai" osservò Aimi "che motivo avrebbe?"
"Dimostrare a tutti che la sua competenza in materia è altissima per esempio" suggerì Demota "oppure è amico di un concorrente del produttore."
Aimi incrociò le mani dietro la nuca.
"Vaar" chiese "pensi di potertene occupare tu?"
Il piccolo demone annuì.
"Quello che Aimi ordina, sarà il primo dei miei pensieri."

Il viso della donna era lungo e stretto. La bocca era sottile e chiusa in un'espressione disinteressata.
"Si ricorda di me, signora Yamaoka?" chiese Bright
La donna fissò stancamente il suo interlocuture. "Mi hai arrestato, se non mi sbaglio. Avrei dovuto mirare su di te."
Bright sorrise. "Non credo di aver contribuito molto alla sua cattura, o sbaglio?"
"Vuoi sapere di Shadow Lady" disse ironica la donna "un'idea geniale. Visto che anche io sono una ladra, dovrei conoscerla, è questo che pensi? Ti sbagli. E se questa è la migliore idea che ti è venuta dopo questi tre mesi, forse hai sbagliato mestiere. Dovevi fare lo scemo del paese."
Bright non mostrò la minima reazione e proseguì.
"Quando sono arrivato all'Auditorium, era in una posizione piuttosto scomoda ed aveva al collo la Collana dell'Arcobaleno." fece una pausa. "Ma quando ci eravamo incontrati poco prima aveva al collo un'altra cosa."
Aya Yamaoka fissò interessata il poliziotto.
"Forse non sei del tutto scemo..." commentò.
"Perchè non aveva più al collo quel medaglione?" domandò Bright "Lo ha portato via Shadow Lady?"
Aya rise.
"Il medaglione... Complimenti. Sei un tipo arguto. Quel medaglione..."
Tossì violentemente.
"Il medaglione..." riprese e fu interrotta da altro un colpo di tosse.
"Shadow Lady lo voleva..." tossì di nuovo "È... speciale." Una spaventosa serie di colpi di tosse si successero. Aya si accasciò al pavimento. Bright si chinò su di lei assieme ad un poliziotto in uniforme.
La tosse non accennava a smettere.
"Fatela vedere da un dottore" ordinò Bright "Non quello del carcere, uno specialista. All'ospedale, se necessario."
"Agente Honda" disse il secondino "non credo che..."
"Mi occuperò io dei permessi, stasera" lo interruppe "ho la sensazione di essere sulla strada giusta."

La notte era scurissima. Grossi nuvoloni neri coprivano la luce della luna e delle stelle.
Shadow Lady saltò agilmente dal tetto di un palazzo ed atterrò con grazia su un terrazzo di un edificio più basso. Demo la raggiunse con pochi battiti di ali.
"Dove credi che possiamo cercare, Demo?" chiese Shadow Lady.
Demo allargò le braccia. "La città è grande Aimi. Non credo che ci basterebbe l'intera notte per trovare le tracce di qualche strana creatura. Potremmo ricorrere all'aiuto di Vaar... o provare a scoprire cosa sa la polizia."
Shadow Lady sollevò gli occhi al cielo, poi routò la testa ed il suo viso si illuminò.
"Ho avuto un'idea" disse sorridendo "credo di aver sempre saputo cosa fare, ma solo ora ne sono conscia?"
"Davvero?" domandò il piccolo demone incuriosito.
Shodow Lady puntò l'indice. Nell'oscurità del cielo, le luce provenienti dalle strade illuminavano fiocamente la routa del Luna Park.
"Era lì che mi dirigevo inconsapevolmente."
"Il Luna Park?" Demo appariva perplesso "Abbiamo appurato che l'oggetto che cerchiamo è stato lì per pochissimo tempo."
"È vero" spiegò Shadow Lady "ma perchè i Petiamì avrebbero sarebbero apparsi per la prima volta al Luna Park? Non era nè il luogo ideale per mostrarsi, nè si poteva pensare di passare inosservati. Perchè allora?"
"Perchè il loro padrone ama i Luna Park?"
"Forse. Ma forse anche perchè ha scelto un luogo vicino a dove vive."
"E quindi?"
"Quindi probabilmente lo farà anche stanotte."
"E se ti sbagli?" chiese Demo.
"L'alternativa che abbiamo è girare a caso" osservò Shadow Lady "quindi questa notte faremo un tentativo... non penso che ci sia pericolo in quelle creature, quindi abbiamo tempo. Certo a meno che tu non sia dello stesso parere del signor Koyama."
Demo scosse la testa.

La donnona impellicciata uscì dal teatro ad una velocità sostenuta lanciano un grido di spavento.
"È orribile! È orribile!" esclamò.
Con altre urla di sgomento e stupore una piccola folla uscì dietro di lei.
"Il mostro!", "Quella cosa!", "Petiamì!". Erano le parole che si distinguevano nel frastuono.
Shadow Lady arrivò attratta dal rumore. Gettò uno sguardo verso la ruota del Luna Park, distante una dozzina di isolati, e sorrise tra sè.
Lanciò uno sguardo a Demo, che l'aveva raggiunta in pochi secondi e gli sussurrò sorridente "Io vado."
Si lanciò nel vuoto verso il teatro e si aggrappò ad una finestra. La aprì con un lieve tocco e si lasciò cadere all'interno. Un piccolo gruppo di persone, donne in abito lungo e uomini in smoking, erano raccolti in un angolo della sala, preoccupandosi gli uni della sorte degli altri.
La sala non era molto ampia: c'erano sedili imbottiti a sufficienza per circa trecento persone e un piccolo palco su cui si agitava la creatura con le fattezze di Lekan, saltando su un piede solo e abbaiando con il tono acuto di un cucciolo.
Demo entrò dalla medesima finestra da cui era passata Shadow Lady e si nascose nell'ombra, sul soffitto.
"Chi sei?" chiese Shadow Lady alla creatura che saltallava sul palco. "Cosa ti ha portato qui?"
L'attenzione dei pochi presenti fu attirata sulla celeberrima ladra.
"Forse mentre quella ragazza è qui possiamo andarcene indisturbati." suggerì una donna.
"Andarcene? Perchè?" chiese un uomo nei cui occhi si specchiavano le procaci forme di Shadow Lady.
"Porco!" inveì la donna colpendolo con uno schiaffo.

Lekan smise di saltellare ed atterrò su due delle sue zampe. Le sue pupille bianche misero a fuoco Shadow Lady. Per alcuni secondi i due sembrarono intenti in una silenziosa sfida.
Poi la bocca di Lekan si aprì in un sorriso e la creatura lanciò un altro acuto abbaio.
"Non vedo nessun oggetto che possa avere natura demoniaca." pensò Shadow Lady "Devo avvicinarmi."
Con un ampio salto fu sul palco a pochi metri da Lekan che seguì la ragazza con lo sguardo ed abbaiò nuovamente.
"Se non sai parlare" disse Shadow Lady "dovrò trovare le risposte da sola. Adesso ti prendo."
Lekan parve perplesso e lanciò uno sguardo verso il fondo del palcoscenico. Shadow Lady tentò di coglierlo di sorpresa con un balzo, ma la creatura le sfuggì di un soffio. La ragazza allungò una mano e prese Lekan per una zampa.
Lekan abbaiò spaventato.
"Lekan" disse una voce acuta proveniente da dietro le quinte "Non lasciarti prendere. Fulminante."
Lekan improvvisamente iniziò a brillare di luce propria. Shadow Lady, sorpresa, lasciò la presa. La creatura saltò su quattro zampe, si girò in aria e si voltò verso Shadow Lady alzandosi su due zampe ed emettendo numerosissime scintille.
La ladra si spostò poche frazioni di secondi prima che una non trascurabile scarica elettrica colpisse il punto il cui si trovava.
Alcune urla provennero dai pochi spettatori presenti.
"Lekan, Shockante." comandò la medesima voce.
Shadow Lady si voltò cercando di comprendere a chi appartenesse, ma un nuovo bagliore proveniente dalla creatura le suggerì di saltare diversi metri verso il fondo della sala. Questa volta una nuvola di scariche elettriche di minore entità si materializzò in un area di due metri nel punto da cui era saltata la ladra.
"Basta. Andiamo via." dissa ancora la voce.
Lekan tornò sulle quattro zampe e con un paio di salti fu dietro le quinte.
Shadow Lady tornò sul palco e si affacciò dietro le quinte, ritraendosi giusto in tempo per evitare un'altra scarica elettrica.
Attese qualche secondo prima di affacciarsi di nuovo. Non vide nè udì nulla. Si voltò e notò che anche le poche persone presenti avevano abbandonato la sala.
"Comicio a credere che questi Petiamì, in fondo, siano pericolosi."
concluse Shadow Lady.

Albeggiava appena mentre il treno entrava lentamente nella stazione.
Bright si scosse dal leggero sonno che lo aveva colto durante il viaggio.
"Greentown" pensò "è qui che ho parlato ad Aimi l'ultima volta."
Scese a terra avvolto nel suo consueto impermeabile e si avvicinò ad un ambulante. Acquistò un giornale e si diresse ad un piccolo locale appena fuori della stazione.
Sedette e scambiò una frase con una giovane cameriera per ordinare la colazione, poi stese il quotidiano sul tavolino.
Si soffermò appena, con un sorriso, sul titolo in prima pagina che recitava: "Dichiarazione del sindaco all'inaugurazione della nuova scuola: la città è più sicura grazie a Spark Girl."
Sfogliò rapidamente le pagine e trovò in meno di due minuti quella relativa alla cronaca di Gray City.
"Nuova apparizione di Lekan." era il titolo più in vista "I Petiamì, banditi dallo schermo, sembrano essersi spostati in strada."
Bright piegò il giornale e si accostò allo schienale a leggere.
"...numerosi i testimoni" diceva ad un certo punto l'articolo "che avrebbero visto apparire Lekan all'interno del teatro. Primi fra tutti gli stessi attori, allontanatisi da un'uscita secondaria. La polizia sta vagliando anche le dichiarazioni degli spettatori usciti per ultimi, secondo i quali la nota ladra Shadow Lady sarebbe apparsa per 'rubare' anche la strana creatura. Data l'insolita natura dei furti di Shadow Lady, la testimonianza può essere degna di credito. Non sono tuttavia pervenute dichiarazioni da parte dell'ispettore Dory."
"È come sospettavo" si disse Bright "Aimi è coinvolta anche in questo caso... devo tornare al più presto a Gray City. Dopo tutto, qui, non dovrei rimanere per molto."

"Vuole commentare la nuova presunta apparizione di Lekan questa notte?" chiese un giornalista dalle spalle strette e dai capelli brizzolati. Isamu Koyama squadrò l'uomo prima di fissare la telecamera che lo riprendeva assieme alla nuca dell'intervistatore.
"Ero propenso a credere ad un caso di suggestione, ieri." disse Koyama "Oggi sono veramente allarmato. Nella migliore delle ipotesi qualcuno ha organizzato una burla di pessimo gusto."
Prese con un gesto deciso il microfono al giornalista.
"Se invece c'è chi sta architettando una operazione pubblicitaria per riportare sullo schermo i Petiamì, a scapito della salute pubblica, siamo in presenza di un gesto criminale. Non voglio ancora credere che stia accadendo il peggio: potremmo essere di fronte all'azione di un gruppo terroristico che vuole utilizzare i Petiamì per creare confusione nelle coscienze civili e manipolarle per raggiungere il potere."
"Crede davvero che sia possibile?"
"L'ho già detto: si sta attentando alla normalità, c'è qualcuno che è convinto di poter decidere da solo che cosa è giusto. È questo è il primo passo per la nascita di una dittatura."
"Crede..." la nuca del giornalista coprì l'immagine di Koyama mentre l'uomo tentava di formulare la domanda il più vicino possibile al microfono "Crede a coloro che hanno visto Shadow Lady insieme a Lekan?"
"Shadow Lady è indubbiamente un altro criminale pericoloso: anche quella ladra agisce senza tener conto delle norme dell'equilibrio sociale. Se siamo davvero in presenza di una terribile macchinazione, ne fa sicuramente parte."

Il televisore passò all'immagine di un mezzobusto con due spessi occhiali.
"Se le opinioni del signor Koyama sembrano drastiche, non meno decise appaiono quelle del neonato Comitato degli Antifan dei Petiamì. Da ieri, con uno sforzo organizzativo non indifferente, sono in allestimento iniziative culturale destinate a giovani e giovanissimi, nell'intento di mostrare con chiarezza esempi di sano spettacolo e di cultura."
Demota fissava la televisione con aria di superiorità, sdraiato sul pavimento. Aimi era seduta in poltrona, immobile.
"Che cosa pensi di fare?" chiese Demota.
"C'è qualcuno che guida Lekan, questo è chiaro" rispose Aimi "ed è lui ad avere l'oggetto che cerchiamo. Qualcuno che ha la voce di una donna." sospirò "Cercherò di scoprire chi è, anche se non sarà facile, se dovrò difendermi dall'elettricità."
I due restarono in silenzio alcuni secondi.
"Perchè poi quel buffo cagnolino giallo lancia scariche elettriche?" domandò Aimi perplessa.
Demota scosse la testa "Non chiederlo a me. Però forse ora sappiamo cosa ha attivato le macchine del Luna Park."
Preceduto dalla consueta apparizione di una fiammella, Vaar giunse nella stanza.
"Che la sorte sia ogni giorno benigna verso il Messaggero del mio Sovrano." salutò.
"Ho bisogno di buona sorte, Vaar." commentò Aimi.
"La mia Padrona non deve dubitare che i suoi intenti si realizzeranno anche nella sorte avversa." replicò il demone fiammeggiante.
"Mi basterebbe riuscire a schivare alcuni imprevisti... di natura elettrica."
"La mia Padrona è preoccupata per i poteri di Lekan?"
"Già." confermò Aimi.
Demota sgranò gli occhi. Aimi aggrottò le sopracciglia. Entrambi fissarono Vaar allibiti.
"Tu" cominciò lentamente Aimi "cosa sai dei poteri di Lekan?"
"Nulla che Aimi non possa apprendere dagli umani, temo. Come tutti i Petiamì, Lekan affronta i suoi avversari con un limitato numero di azioni precise. Nel caso di Lekan, si tratta quasi sempre di azioni basate sull'elettricità."
"Che cosa significano questi poteri?"
"Sono un'idea del creatore dei Petiamì." spiegò Vaar "Su di essi è basato il videogioco di cui sono protagonisti."
"Non conosco questo gioco. Tu Demota?"
Demota scosse la testa.
"Vaar" concluse Aimi "stanotte avremo bisogno del tuo aiuto."

"Le ringrazio di avermi accompagnato, ispettore Fox." disse Bright "ed anche per il suo aiuto."
Il giovane scese da un'automobile grigio scura. Al volante dell'auto sedeva un uomo atletico, vicino ai cinquanta, che portava baffi grigi ed aveva i capelli del medesimo colore.
"Nessun disturbo" rispose l'uomo "Dal momento che Kondo è stato catturato con la sua collaborazione, è giusto che lei lo interroghi sul caso che le interessa."
Bright sorrise e afferrò la maniglia dello sportello per chiuderlo.
"Non dimentichi di raccontarmi di quando ha incontrato Spark Girk a Gray City." gli raccomandò Fox.
Bright annuì e chiuse lo sportello. L'automobile partì lentamente. Il giovane varcò l'ingresso di un ospedale.
"L'Untore è qui" pensò "dove sono state ricoverate tutte le sue vittime."

"Neurologia." era la didascalia del cartello che troneggiava all'ingresso di un reparto dell'ospedale.
Bright si cercò in tasca un foglio con poche righe di inchistro, un paio di timbri ed una firma illegibile.
"Per ottenere l'autorizzazione a questo colloquio" pensò "c'è voluto molto più del previsto. Temo che non sarò a Gray City prima di domani mattina."
Sospirò.
"Cerchiamo almeno di avere qualche informazione utile."
Si avvicinò ad un infermiere alto dall'aria autoritaria e gli mostrò il foglio. L'uomo fece un gesto per indicare una stanza.
Nella piccola stanza, custodita da un'agente, c'era un solo letto. Dalle lenzuola emergeva il volto di un uomo sui quarantacinque, i cui capelli erano già tutti grigi.
"Lo ricordo con i capelli tinti e decisamente più grasso, ma è lui: Hisashi Kondo."
Kondo accolse il visitatore con uno sguardo colmo di rabbia.
"Che cosa vuole, ancora?"
Bright finse noncuranza.
"C'è un caso che in qualche modo potrebbe riguardarla."
"Un altro? Sa che in questi mesi mi hanno attribuito decine di episodi di violenza a donne e bambini? Non c'è poliziotto idiota che non sappia dove cercare che non venga qui."
"Davvero?"
"Finge di non saperlo?" il tono di Kondo era aspro "Non è venuto qui anche lei per questo? Avanti, in fondo ha il diritto di provarci. È stato lei a prendermi con quel trucco."
"Trucco?"
"Mi crede idiota?" domandò Kondo "La donna al Parco dell'Aurora non era Spark Girl. Lei sa sicuramente in che condizioni era il suo volto, quella sera. Era lei, agente, la persona che è arrivata dopo il mio scontro con Spark Girl, quella vera, sulla Decima Orientale. Lei che nell'ombra ha visto il mio potere svanire dopo lo scontro ed ha capito come catturarmi."
Bright si illuminò.
"La sua maschera funzionava una sola volta a notte." disse "Come funzionava? Come faceva a riempire il volto delle sue vittime di piaghe."
"Le interessa molto? Non glielo dirò." disse Kondo beffardo.
"La polizia non la sospetterebbe di qualsiasi aggressione" osservò Bright "se lei spiegasse in che modo, nei panni dell'Untore, sfigurava le sue vittime. Io credo che questo lei lo sappia."
"Ebbene?"
"Lei non mi dirà nulla dei suoi poteri" concluse Bright "perchè non può dirmelo. Lei è ricoverato qui in ospedale per inspiegabili attacchi di tosse dovute a difficoltà respiratorie probabilmente di natura nervosa."
Kondo aveva gli occhi sgranati. Bright lo fissava torvo.
"Le manca il respiro ogni volta che tenta di parlare di qualcosa, vero? Di tutto ciò che riguarda la maschera. Di come l'ha ottenuta. Di come funziona. Di chi ha dato ad essa quel potere."
Il mento di Kondo tremava.
"Alcuni vorrebbero vederla in prigione. Io mi sono convinto ora che lei sta subendo un castigo più grande. Lei sta scoprendo di aver usato un potere troppo pericoloso... un potere più forte di qualsiasi cosa lei conosca, che ora le impone di non tradirlo, minacciando la sua stessa vita. Un potere che ha adoperato e di cui sta diventando vittima."
Bright guardò l'orologio.
"Penso di non aver bisogno d'altro." disse "E l'interrogatorio è durato più di quanto i medici hanno raccomandato. Arrivederci."
Aprì deciso la porta ed uscì seguito dallo sguardo terrorizzato di Kondo.

"Presidente del Comitato degli Antifan dei Petiamì" diceva la didascalia sul televisore. Sopra la didascalia appariva il volto di un uomo sui trentacinque dai lunghi baffi e dalle tempie glabre.
"I programmi di animazione di questi tempi, non sono all'altezza di quelli che erano trasmessi quando io ero un ragazzo." dichiarò "È anche l'esigenza di un aumento della qualità di questo tipo di spettacoli che ci spinge ad iniziative come quella di stasera."
"Si tratta di una trasmissione di programmi di animazione degli anni passati?" chiese la voce stridula di un grasso giornalista dagli spessi occhiali.
"Abbiamo intenti più ambiziosi" spiegò l'uomo "crediamo che sia importante abituare i giovanissimi ad un tipo di spettacolo di carattere veramente elevato. Per questo, questa sera. proporremo la proiezione di uno spettacolo di animazione costituito da immagini astratte, con un sottofondo musicale eseguito in diretta da un maestro di clavicembalo. Sono certo che tutti i presenti lo preferiranno sensibilmente alla visione di uno dei Petiamì."
Dalla poltrona davanti al televisore si sollevò una piccola mano che reggeva un telecomando. Un dito si sollevò cercando uno dei tasti.
"Satoshi" chiamò una voce di donna "La cena è pronta."

Il Teatro "Superior" era una costruzione bassa sulla cui facciata spiccavano quattro colonne ornate di capitelli, costruite con evidente fine ornamentale. Sul tetto erano collocati numerosi marmorei doccioni alati, dalle espressioni feroci ed inquietanti.
Shadow Lady e Demo erano accovacciati presso uno di questi, nascosti nell'oscurità della notte. Vaar era un metro più in basso, accanto ad un lampione la cui luce sovrastava la sua luminosità.
I cartelloni all'ingresso del teatro recitavano "Questa sera a partire dalle 22, proiezione oranizzata dal Comitato degli Antifan dei Petiamì: 'Il mondo dei sogni'."
"Hai sentito?" chiese Shadow Lady.
"Un rumore." comfermò Demo "Una porta forzata."
"Andiamo, allora."
Shadow Lady fece un cenno a Vaar che annuì. Si lasciò cadere dal tetto afferrandosi al davanzale di una finestra, si sollevò con le braccia fino a sfiorare il vetro con il volto. Poi, continuando ad aggrapparsi con una mano avvicinò l'altra alla serratura. Vi infilò un unghia e subito ci fu uno scatto. La finestra si aprì verso l'esterno. Shadow Lady tornò ad afferrarsi con le sole braccia, poi calibrò un salto.
Sedette con le gambe verso l'interno del teatro, ad appena un paio di metri dal pavimento. Il solo suono udibile era quello del clavicembalo. Demo le fu accanto con pochi battiti d'ala.
"Quando è iniziato lo spettacolo?" chiese.
"Meno di un'ora fa." rispose Shadow Lady "perchè?"
"Guarda verso il pubblico."
Shadow Lady, alla fioca luce delle immagini, distinse uomini e donne adagiati sulle poltroncine. Alcuni avevano il capo chinato in avanti, altri le braccia o le gambe penzoloni. Qualcuno si sosteneva il mento o la fronte, scuotendosi di tanto in tanto. Solo appena sotto Shadow Lady due bambini bisbigliavano una conversazione.
Shadow Lady si fece più attenta. "Io non credo che Lekan verrà." diceva uno dei due.
"Io speravo proprio che l'avrebbe fatto." sussurrò Shadow Lady.

Il clavicembalo fece un suono più forte e poi si interruppe. Dal pubblico partì qualche distratto applauso. Sullo schermo, fra le immagini astratte, era apparsa un ombra nera.
"Papion." esclamò uno dei due bambini.
Dal pubblico vennero alcune grida. Poi rumori di gente che si alzava e correva fuori. La luce di accese. Nessuno badò a Shadow Lady o Demo, ma gli sguardi di tutti si volserò ad una creatura svolazzante.
Aveva l'aspetto di un'enorme farfalla dal corpo grigio e dalle ali nere e perfettamente triangolari.
"Petiamì!" dissero più voci all'unisono.
"È Papion, uno dei Petiamì." spiegò Vaar che si era accostato alla finestra, restando all'esterno "Aimi eviti la polvere che cade dalle sue ali. Sappia inoltre che il suo sguardo confonde le idee."
"Vaar" osservò Shadow Lady "ho il sospetto che sia necessario giocare a lungo con il gioco dei Petiamì per conoscere così bene i poteri di tutte le creature."
Una nuvola di scintille avvolse il corpo del piccolo demone.
"La mia Padrona troverebbe sconveniente tale passatempo per un suo servitore?"
"Estremamente Vaar" disse Shadow Lady con un sorriso "dal momento che quel servitore non si è chiesto quanto quel passatempo potesse divertire la sua padrona."
Vaar continuava a sprizzare scintille. "Il suo servo comprende l'errore ed accetterà lietamente qualsiasi punizione."
"Nessuna punizione, Vaar" lo rassicurò Shadow Lady "fai in modo che Papion non mi assalga alle spalle, io e Demo andiamo da chi lo guida."
Nel frattempo il teatro si era svuotato. Solo alcune mamme stavano trascinando con forza i rispettivi recalcitranti bambini ed altre li rincorrevano per la sala.
"Guarda. È alto come me." diceva un bambino di circa quttro anni con voce entusiasta "È proprio il vero Papion."
"Ti ho detto che dobbiamo andarcene. È una creatura malvagia!" urlava la voce stridula ed assordante di una donna.
Papion descriveva ampi cerchi nella sala, accompagnandoli con un ronzio acuto. Shadow Lady atterrò con grazia sul pavimento e si chinò accanto ad un sedile. Demo la seguì volando a pochi centimetri da terra. Sul palcoscenico era rimasto il clavicembalo e dietro ad esso si vedeva ancora la proiezione di immagini variopinte.
"Esci, Papion" disse una voce "fatti vedere!"
"È la voce di un bambino." pensò Shadow Lady.
La creatura imboccò la finestra aperta dalla ladra ed uscì accolto da grida che sembravano più acclamazioni che improperi.

Shadow Lady restò immobile per più di un minuto, mentre gli ultimi spettatori uscivano all'esterno. Poi si mosse silenziosamente e giunse ad un lato del palcoscenico. Dalla parte opposta, da uno spiraglio di una porta, si intravedeva una stanza illuminata.
"Da quella parte c'è qualcuno." sussurrò Shadow Lady a Demo.
Demo confermò annuendo.
"Forza allora."
Shadow Lady saltò agilmente davanto alla porta e la spalancò, rivelando un corridoio. Proprio accanto alla porta c'era un bambino di circa dieci anni, bruno, vestito con comodi calzoni azzurri ed un giacchetto del medesimo colore, su di una maglietta chiara. Indossava anche un cappellino rosso con la visiera.
Il suo sguardo accigliato era fisso sulla ragazza.
"Tu sei la ladra Shadow Lady." esclamò il bambino "Non ti permetterò di rubare i miei Petiamì."
"Allora sei tu che li comandi" replicò Shadow Lady "perchè li fai apparire per tutta la città?"
"A loro piace stare all'aperto ogni tanto... ed ormai sono il solo che li allena, tutti li odiano. Lo dice la televisione."
"La televisione dice un sacco di storie, credimi."
Fuori un caloroso applauso si levò nella notte.
"So che hai un oggetto con cui riesci a farli apparire." disse Shadow Lady "Devi darmelo."
"No!" urlò il bambino "Vuoi farli sparire per sempre! Papion!"
La creatura simile ad una farfalla rientrò nel teatro dalla medesima finestra da cui era uscita.
"Questa signorina è cattiva!" disse il bambino "Addormentante."
La creatura si lanciò in volo in direzione di Shadow Lady mentre dalle sue ali cominciava a scendere una fitta polvere. La ladra saltò sul palcoscenico, costringendo Papion a fare una lunga virata in aria. La creatura però fu velocissima e si abbassò fino a sfiorare il pavimento, dirigendosi poi verso Shadow Lady.
In quel momento un cerchio di fuoco di circa due metri di diametro apparve tra la ragazza ed il Petiamì. Le fiamme si propagarono verso l'interno, divenendo immediatamente alte fino alle finestre. Papion ronzò allarmato, battendo le ali per evitare quell'ostacolo imprevisto.
Non bastò. Papion venne colpito da qualcosa di infuocato proveniente dal cerchio di fiamme e cadde a terra.
"Papion!" strillò il bambino lanciandosi in una corsa disperata verso la creatura. Nel frattempo all'interno del cerchio di fiamme era apparsa una figura dalle fattezze umane, ma di statura superiore ai due metri e dalla considerevole mole. Il suo corpo era avvolto in crepitanti fiamme scarlatte. All'apparizione della figura il cerchio di fiamme si era dissolto.
"Ma che cosa?!..." esclamò Shadow Lady
Il bambino nel frattempo aveva raggiunto la creatura stesa a terra. Gli pose una mano su di un'ala, controllando attentamente non avesse ferite. Ad un tratto fissò con rabbia il gigante di fuoco comparso davanti al palcoscenico. Da una tasca estrasse un piccolo telecomando e lo azionò chiamando "Lekan! Dindon! Han! Kokio!"
Quattro creature apparverò sul palcoscenico, tra Shadow Lady ed il gigante. "Lekan, fulminante!" ordinò il bambino. Lo sguardo di Lekan, una delle creature apparse, si fissò sulla ragazza ed il suo corpo si illuminò. Shadow Lady si contrasse pronta ad evitare scariche elettriche, controllando con lo sguardo che nessuna delle altre creature la attaccasse.
"Dindon, via con Papion!"
Dindon era un grande ma grasso uccello bianco con la testa dotata di una cresta color porpora, due lunghi bargigli del medesimo colore ed un paio di piccole ali.
Le spiegò, raggiungendo un apertura di poco superiore al metro e mezzo, ma nonostante esse sembravano non poter sostenere il suo peso, si librò in aria e raggiunse in pochi secondi Papion.
Shadow Lady schivò la prima scarica elettrica lanciatale da Lekan. Fece pochi passi di rincorsa e si lanciò dietro le poltrone della prima fila.
"Han, sbattente!"
Han era alto quasi quanto il gigante di fuoco. Aveva la figura di un orso, ma le zampe posteriori avevano un solo dito con una robusta unghia ed il pelo rado era di color blue sul dorso e bianco sul davanti. La testa, dal muso pronunciato e dalle lunghe orecchie, era inequivocabilmente quella di un asino.
Si mosse con lentezza in direzione del gigante di fuoco. Il bambino era riuscito a caricare Papion sul dorso del grasso uccello.
"Kokio, scuotente."
Kokio era una creatura di color grigio. Era alta più di un metro e mezzo ed aveva la schiena curva, come il guscio di una testuggine e la testa incassata in essa. Sul volto perfettamente tondo spiccavano due orecchie a punta ed un naso da maiale.
Aveva quattro corte zampe che terminavano con quattro artigli ciascuna. e stava comodamente eretto sulle zampe posteriori. Udito l'ordine, corse rapidamente in direzione del gigante e lo spinse con le zampe anteriori. Il gigante traballò, ruggì e con una decisa sberla allontanò il suo assalitore che si mantenne a stento in equilibrio.
In quel momento la creatura dalla testa di un asino, giunta a pochi centimetri dal gigante, lo colpì con una fulminea testata. Il gigante, sbilanciato dal colpo e dalla sberla che aveva inflitto al suo aggressore precedente, rovinò a terra.
Una scarica elettrica emessa da Lekan si scontrò con la poltona dietro alla quale si nascondeva Shadow Lady. La ragazza ebbe diversi secondi per spostarsi prima che il sedile crollasse carbonizzato.
"Presto, a casa!" ordinò il bambino.
Le creature si mossero all'unisono verso di lui e sparirono dopo aver percorso pochi passi. Carico del suo giovanissimo allenatore e di Papion, il grasso uccello volò deciso in direzione della porta che sembrò aprirsi da sola al suo passaggio, permettendogli di sparire nella notte.

Il sole aveva cancellato l'oscurità della notte, ma il cielo era tutt'altro che luminoso. Pesanti e scure nuvole minacciavano un'intensa pioggia e le pozzanghere sulle strade testimoniavano che nelle prime ore del mattino si era verificato un temporale.
Nel salone, Demota sbadigliò. Vaar lo fissava attento.
"Spero che Aimi finisca presto la doccia." disse Demota "Non mi sento particolarmente contento di essere sorvegliato."
"Sono spiacente, Principe Demo" replicò Vaar "ma non è mia abitudine discutere l'opportunità degli ordini della mia Padrona."
"Non credo di riuscire ancora a capire del tutto i sentimenti degli umani" spiegò Demota "invece di lasciarmi sbirciare un po', chiedere a te di avvisarla se mi avvicino al bagno... si potrebbe pensare che abbia qualcosa da nascondere."
Il cerchio di luce che circondava Vaar si fece più intenso e lo sguardo della cretura più curioso.
"Io" continuò Demota "non cerco di nasconderle quello che lei vorrebbe conoscere."
"Io penso il contrario, Principe." intervenne Vaar.
Demota si accigliò puntando lo sguardo contro il piccolo demone.
"Non è mia intenzione parlare, se questo le porta fastidio." aggiunse Vaar.
"Parla." comandò Demota.
"Nobile Demo, io credo che abbia sospettato la verità già mentre Aimi combatteva contro l'umano chiamato Untore. La sera scorsa abbiamo veduto con i nostri occhi quello che sta succedendo."
Demota incrociò le braccia al petto e spostò lo sguardo verso il basso.
"Sì. Anche io ormai non ho più dubbi." confermò Demota "Un oggetto magico simile ad un telecomando non può provenire dal mondo dei demoni e non può nemmeno essere da tempo tra gli uomini. Qualcuno costruisce questi talismani e li dona agli umani. Qualcuno che conosce moltissimo di tutto ciò che riguarda i demoni."
Aimi passò in accappatoio per il corridoio, diretta verso la sua stanza. "Credo, Principe Demo" concluse Vaar "che questo sia il solo pericolo che dobbiamo veramente temere."
"Principe?!" esclamò Aimi "Da quando Demota sarebbe un principe?"
Demota arrossì.
Vaar si voltò verso Aimi e disse pacatamente "Per nascita il nobile Demo appartiene ad uno dei rami più illustri della famiglia dell'Oscurità. Per questo gli è dovuto il titolo di principe e per questo il suo potere è tale da conferirle quello di Shadow Lady."
Aimi scoppiò a ridere.
"Principe!" ripetè entrando nella sua stanza con una risata.

Isamu Koyama sedeva ad una scrivania, con espressione seria. Davanti a lui erano disposti alcuni microfoni, pronti a trasmettere ogni singola sillaba pronunciata dall'uomo.
"La notte di oggi ha portato ancora un fatto grave." disse Koyama "non è stato sufficiente l'impegno di noi tutti uomini di responsabilità per impedire che apparisse ancora una creatura diabolica."
Fece una pausa.
"Per fermare questi pericolosi criminali che intendono sovvertire tutti i valori in cui crediamo, non c'è altro mezzo che una reazione forte e decisa di tutta la cittadinanza. Tutti insieme dobbiamo dire 'no', con forza, per inspirare nell'animo di questi folli, un serio rispetto per la giustizia e la coscienza che questi loro atti non saranno tollerati."
Incrociò le dita all'altezza del petto.
"Gli appelli televisivi che a partire da questa mattina vanno in onda su tutti i canali, vogliono invitare tutti i cittadini a servirsi della loro forza. Nella serata, il Comitato degli Antifan dei Petiamì ha organizzato una fiaccolata di protesta, impegnando a fondo tutte le sue energie. Questa fiaccolata avrà l'effetto di allontanare definitivamente le infami creature dalla nostra città, se la partecipazione della città sarà massiccia."

"...se la partecipazione della città sarà massiccia." ripetè il televisore con la voce di Koyama.
Karin si affacciò verso il salone, dove Demota guardava la televisione assieme a Vaar.
"Ci sono novità?" chiese.
"Nessuna Aimi." rispose Demota "Solo uno degli inviti alla manifestazione di stasera."
"Per la città sono in circolazione anche automobili con altoparlanti che ne parlano, Aimi." aggiunse Vaar.
Karin si stuzzicò le labbra con un indice.
"Credo proprio che il nostro piccolo amico ci sarà. Vaar, Demota, ascoltate: avete visto l'oggetto con cui fa apparire i Petiamì?"
Vaar esplose una nuvola di scintille. Demota simulò indifferenza.
"Sì, Aimi."
"Sto pensando alla maniera di prenderlo senza fare del male al bambino." spiegò Karin "Sapete suggerirmi qualcosa?"
"Con i poteri di Shadow Lady non dovresti avere problemi a sottrarglielo con facilità." osservò Demota.
"È vero." confermò Karin "Ma rubare un giocattolo ad un bambino non mi sembra un'impresa degna di Shadow Lady. Purtroppo, se non c'è altro modo..."
"Io credo che il modo esista." disse Vaar.

"Inconcepibile! Inammissibile! Inusitato!" l'Ispettore Dory era decisamente contrariato, ma conteneva i suoi sentimenti con esclamazioni in tono appena più alto del consueto.
L'agente Yamazaki e Bright Honda erano accanto a lui, osservando come nel parcheggio del commissariato, a distanza di pochi secondi, le auto della polizia uscivano dal cancello per sfrecciare in strada a sirene spiegate.
"Disporre la metà dei miei effettivi per proteggere una manifestazione di protesta contro qualcosa che non esiste, un frutto dell'immaginazione." Si voltò agitando i pugni verso Bright.
"Ecco a che cosa porta permettere a degli esaltati di sventolare le loro idee in televisione. Come se non ci fossero problemi più seri in città... per non parlare di Shadow Lady che da tutto ciò ha solo da guadagnare."
Yamazaki si affrettò ad annuire. "Potrebbe essere tutto un suo stratagemma, in fondo."
Bright scosse la testa. "Non è nel suo stile. Ispettore, lei certamente sa che Shadow Lady ama sfidare la polizia. Non cercherebbe di allontanarla con una messa in scena tanto complicata."
L'ispettore Dory approvò con un ghigno.
"No." disse "Non credo che i Petiamì alla ladra interessino."
"Non ho detto questo, Ispettore." precisò Bright.
Gli altri due lo fissarono perplessi.
"Non credo che sia Shadow Lady la responsabile di queste apparizioni, ma sospetto che le interessino." Ricambiò lo sguardo dell'ispettore Dory. "Se stanotte la vedremo, le spiegherò la mia teoria." aggiunse.

La stanza fu avvolta per un paio di secondi in una nuvola di fuoco. Una miriade di fiammelle piccole come gocce di acqua, di un color rosso acceso, la componevano. Dall'esterno sembrò di vedere sui vetri un bizzarro riflesso del tramonto.
Nessuna di quelle fiammelle emetteva calore e dopo quei due secondi la stanza tornò ad avere l'aspetto del salone della casa di Aimi e Demota. Aimi era accanto a Demota all'ingresso del salone ed all'interno di esso vi erano sei creature fiammeggianti.
La più vicina all'ingresso era Vaar, avvolto nella sua luminosità sferica. Un passo dietro di lui c'era Setna. Al centro del salone il gigante di fuoco apparso la sera precedente superava con la testa il lampadario. Le sue membra possenti sembravano fatte di metallo incandescente, pronte a piegarsi con estrema velocità. Altre tre creature erano ai due lati del gigante.
"Mia Padrona" recitò Vaar "noi tutti siamo al tuo servizio, le nostre vite appartengono al Messaggero del Sovrano del Fuoco. Oltre a me e a Setna, serviranno Aimi i demoni Maovu, Samoda, Veruse e Goug."
Con un braccio indicò i demoni al centro della stanza, presentandoli ad Aimi. Vaar indicò il gigante al centro mentre pronunciava il nome di Maovu.
Alla destra di Maovu c'era un demone alto poco più di un metro, dall'aspetto di una bambina dai lunghi capelli fiammeggianti, di color rosso acceso. Ad eccezione di due ciuffi che cadevano davanti alle orecchie, i capelli erano raccolti come in una treccia. I suoi occhi erano verdi e sulla sua bocca appariva un sorriso gaio. Vestiva una tunica del medesimo colore dei suoi occhi. Vaar l'aveva chiamata Samoda e nell'udire il suo nome la creatura aveva annuito.
Accanto a Samoda c'era un altro demone dall'aspetto di una ragazza, della statura e della corporatura di Aimi. Vestiva un lungo kinomo rosso, su cui erano disegnati motivi geometrici di color arancio e giallo che ricordavano lo sfavillio delle fiamme. Aveva lunghe orecchie a punta ed i suoi occhi erano due fessure rosse. Quando Vaar la indicò con il nome di Veruse, la creatura rimase impassibile.
A sinistra di Maovu, avvolto in una lieve luminosità e seduto in aria come se si trovasse su una sedia, stava il demone che Vaar aveva presentato con il nome di Goug. Aveva l'aspetto di un vecchio, calvo, ma con una lunga barba fiammeggiante di color ruggine. Teneva lo sguardo costantemente fisso su di un punto davanti a sè.
Lo sguardo di Aimi si soffermò sul gigante di fuoco.
"Quel demone" chiese "è quello che è comparso ieri sera, giusto?"
Vaar sprizzò alcune scintille. "Aimi mi aveva chiesto di proteggerla da Papion ed io ho dato a Maovu il comando di fermare la creatura."
Aimi sospirò.
"La tua sollecitudine ad obbedire alle mie parole è sempre superiore alle mia aspettative. Spero che... Maovu non sia stato colpito duramente."
"Maovu può lottare con forza assai maggiore. È stato colto di sorpresa, come avviene assai raramente, a causa della sua cecità."
"È cieco?" chiese Aimi.
"Essere sensibili alla luce" spiegò Vaar "è sovente una debolezza."
"Credo di capire" disse Aimi "spiegami la tua idea."
"Il bambino" cominciò Vaar "agisce come su fosse un allenatore di Petiamì. Egli desidera che le creature si battano per migliorare le loro abilità e non vuole che ad esse venga fatto alcun danno. Se Aimi lo convincesse che la sua intenzione è di prendersi cura di esse, il bambino le cederebbe il suo telecomando."
"Che cosa vuoi dire? Come dovrei fare?"
"Aimi dovrebbe dimostrare al bambino di essere un allenatore di Petiamì migliore di lui." rispose Vaar.
"Ma io non posso far apparire i Petiamì."
Vaar annuì. "Tuttavia la mia Padrona conosce il potere di Setna di mutare le forme. Inoltre io credo che ciascuno di noi potrebbe fingersi un Petiamì." "In che modo?"
"I creatori del gioco raccontano che non tutti i tipi di Petiamì sono conosciuti."
"Davvero? E perchè mai?" chiese Aimi.
"Per aggiungere nuovi capitoli al gioco: la seconda edizione ne contiene molti di più ed ha anche una grafica migliore..."
Demota tossì. Vaar lasciò cadere alcune scintille.
"Dovremmo essere molto cauti" osservò Demota "non dobbiamo dimenticare quello che la nostra legge prescrive sui rapporti tra uomini e demoni." "È vero, nobile Demo" convenne Vaar "ma la legge consente ai demoni di apparire agli uomini, purchè celino la loro vera natura e non attingano mai all'energia della loro avidità." "Cosa succederà quando avrò sfidato il bambino?" chiese Aimi.
"Le regole di uno scontro" iniziò Vaar "prevedono che ogni allenatore abbia a disposizione sei Petiamì e ne possa usare uno alla volta, sostituendo il Petiamì in lotta con uno degli altri in un qualsiasi momento. Il vincitore è colui che mette fuori combattimento tutti i Petiamì del suo avversario..."

La notte era scesa. Più grasso e meno giovane di come appariva in televisione, Koyama avanzò a passi affrettati verso l'ispettore Dory.
"Ispettore" chiamò "devo parlarle."
L'Ispettore era seduto al posto di guida di una vettura della polizia, appostata in una delle strade di Gray City. Ascoltava con attenzione un comunicato via radio. Accennò all'uomo di aspettare in silenzio. Koyama si guardò intorno, fissò Bright che era in piedi in mezzo alla strada, avvolto nel suo impermeabile con lo sguardo verso i tetti.
"Agente!" chiamò Koyama.
Bright spostò lentamente il suo sguardo verso l'uomo.
"Lei non è armato?" chiese Koyama "Imbracci un mitra, un fucile, qualcosa, presto."
Bright sbattè le ciglia.
"Silenzio le ho detto." tuonò l'Ispettore Dory dall'automobile. Sussurrò qualcosa al microfono e si rivolse a Koyama. Bright tornò ad osservare i tetti.
"Ci sono problemi?"
"I suoi uomini" insistè Koyama "perchè non portano le armi pesanti? Come intendono respingere l'assalto?"
"L'assalto di cosa?" chiese Dory.
"Dei criminali che manovrano i Periamì, è chiaro." replicò spazientito Koyama.
"Stiamo sorvegliando le strade" spiegò Dory "Non ci sono assembramenti o movimenti tali da preludere ad un assalto, stia tranquillo."
"Lei si fida troppo delle apparenze, Ispettore."
"È il mio lavoro seguire gli indizi ed agire di conseguenza, signore."
"Si ricordi" l'ammonì Koyama "che non sarà facile catturare i criminali che terrorizzano la città con i Petiamì."
"Signore" precisò Dory "io sono qui esclusivamente per garantire che non vi siano incidenti durante la manifestazione. Se un piccolo mostro da taschino infrangesse la legge, condurrei un indagine, naturalmente. Ma non abbiamo ancora denunce in tal senso. Questo è tutto."
"Lei..." cominciò Koyama furioso.
"È tutto!" l'interruppe l'Ispettore deciso.
Koyama si allontanò a lunghi passi infuriati.

La prima voce era maschile, decisa, profonda e calma.
"La magia, questa volta, non ha avuto l'effetto che credevo."
La seconda voce era stridula, femminile, agitata.
"Vuoi farmi credere che il tuo grande potere non è sufficiente per questo maleficio?"
"Non credevo che potesse esistere un umano con così poca cupidigia. È questo che ha causato il fallimento dell'incantesimo, non il mio potere."
"In tutti i secoli che hai vissuto" la secoda voce si velò di ironia "hai imparato così poco sugli umani."
"Dovresti saperlo" la prima voce rimase impassibile "non avevo mai incontrato gli umani. E non mi sarebbe dispiaciuto non incontrarne per altri mille anni."

La creatura saltò. Il suo balzo terminò sul tetto di un palazzo dal lato opposto della strada dove un migliaio di persone ed un centinaio di poliziotti camminavano lentamente. Il corteo era illuminato dalla luce delle candele dei manifestanti.
"Grennol!" fu l'esclamazione che si udì provenire dalla folla. La creatura saltò di nuovo, spostandosi dalla parte della strada da dove era apparsa ed un riflettore la illuminò mentre era in aria. Aveva l'aspetto di una enorme rana, lunga almeno un metro e mezzo, che portava al collo una ghirlanda di ninfee.
Molte luci di accesero nelle case e qualcuno uscì sul balcone incuriosito. Koyama si avvicinò ad un poliziotto con i gradi di sergente.
"I Petiamì ci attaccano!" urlò "Quella grossa rana è Grennol. Faccia fuoco."
"Non ho ricevuto l'ordine di sparare." replicò il sergente, un uomo grasso e dai folti baffi.
"Lo farò io!" disse Koyama. Corse verso un auto bianca che si muoveva insieme ai manifestanti, infilò il braccio in un finestrino ed afferrò un piccolo lanciarazzi.
Dai balconi delle case, i salti di Grennol erano sottolineati da calorosi applausi. Grennol sembrò spiccare un salto troppo corto e la parabola con cui scendeva venne accompagnata da alcune grida. Improvvisamente le ninfee della sua ghirlanda crebbero a dismisura, trasformandosi in una liana che si ancorò al tetto. Grennol vi salì facilmente. In quel momento un grasso uccello dalle piccole ali, con bargigli e cresta color porpora si librò sopra il corteo.
"È Dindon" mormorò Koyama "Sarà un bersaglio facile."
Il suo razzo partì e centro in pieno la creatura, che lanciò un acuto strillo e si nascose su di un tetto. Anche Grennol sparì. Le persone che avevano assistito alla scena lanciarono fischi di disapprovazione.

"Coraggio, Dindon!" diceva il bambino all'essere dall'aspetto di un uccello troppo grasso per volare. Non sembrava ferito, ma estremamente stanco. Shadow Lady si accovacciò dietro un camino osservando la scena. Accanto a lei c'erano l'inseparabile Demo, invisibile nella notte, e la tenue luminosità di Vaar.
"Cosa dovrebbe fare un allenatore per un Petiamì ferito?" chiese Shadow Lady.
"Curarlo" rispose Vaar "O farlo riposare. Perchè Aimi lo chiede?"
"Devo dimostrare di saper allenare i Petiamì, giusto?"
Vaar divenne più luminoso. "I poteri di Samoda possono essere di aiuto."
Shadow Lady annuì.
Il bambino si voltò all'apparire di una piccola colonna di fuoco alta poco più di un metro che prese in breve le sembianze di Samoda. Il suo sguardo si incrociò con quello di Shadow Lady, seduta sul camino.
"Ciao." disse la ladra.
"Cosa vuoi?" domandò il bambino "Vuoi colpire anche tu i miei amici?"
Shadow Lady scosse la testa. "L'ultima volta hai cominciato tu ad attaccarmi e poi il nostro incontro è rimasto in sospeso..."
"Quale incontro?"
"L'incontro tra due allenatori."
"Tu non sei un allenatore, sei una ladra."
"Sono un allenatore, guarda. Lekan!"
Il comignolo nascose parzialmente una evidente luminosità, poi da dietro di esso emerse un creatura del tutto simile a Lekan che si emise un acuto abbaio.
"Ottimo, Setna." pensò Shadow Lady.
Il bambino spalancò occhi e bocca.
"Samoda, puoi curare quel... Dindon?" Shadow Lady indicò il grasso uccello bianco. Il demone dall'aspetto di bambina annuì. Portò una mano alle labbra e soffiò in direzione di Dindon. Una nuvola di fiammelle apparsa dalle labbra di Samoda si spostò su Dindon che sbattè le ali con ritrovato vigore. Il Lekan interpretato da Setna abbaiò.
"Non conosco Petiamì come i tuoi." disse il bambino guardando perplesso verso Samoda.
"Sono speciali." replicò Shadow Lady con noncuranza "Io conosco molto bene tutti i Petiamì. Penso che anche i tuoi starebbero meglio con me."
"Non è vero!" protestò il bambino.
"Dopo il nostro scontro" lo ammonì Shadow Lady con un sorriso "ne sarai certo anche tu."

"Qui agente Honda, passo." disse Bright.
"Qui elicottero" disse una voce dalla radio "iniziamo perlustrazione zona indicata. Obiettivo Shadow Lady e i Petiamì."
"Sei davvero convinto di trovare Shadow Lady?" chiese Dory.
"Non ne sono certissimo" rispose Bright "ma potrei farci qualche piccola scommessa, se non fossi in servizio."
Sorrise fiducioso.

"Grennol!" chiamò il bambino. La cretura dall'aspetto di rana apparve appena egli schiacciò un tasto sul telecomando.
Shadow Lady si voltò in direzione di Lekan che le fece un cenno di assenzo.
"Lekan, tocca a te." disse Shadow Lady. Poi si rivolse al suo avversario. "Prima di comiciare, mi diresti il tuo nome?"
"Satoshi. Ma il tuo vero nome non è Shadow Lady, giusto?"
"Giusto." confermò la ragazza.
"A me comunque va bene così." Poi si rivolse alla creatura. "Grennol, frustante."
Le ninfee di Grennol crebbero improvisamente assumendo l'aspetto di due lunghe liane che si librarono nell'aria verso Lekan. Lekan fece un paio di saltelli e le evitò, quindi si lanciò con un salto verso Grennol e lo colpì con un pugno.
La testa di Grennol, svenuto, battè sul tetto, poi la creatura svanì nel nulla.
"Kokio!" chiamò Satoshi. Azionato il telecomando, Grennol sparì ed apparve la creatura grigia la cui schiena aveva la forma di una testuggine.
"Terremotante." ordinò Satoshi.
Kokio sembrò immobilizzarsi, mentre la superficie del tetto assumeva di fronte a lui la consistenza di un liquido descrivendo un'onda. L'onda avanzò velocemente verso Lekan, mentre dietro di sè il tetto riprendeva la sua consueta forma e rigidità. Lekan saltò verso la sua destra, ma non evitò completamente il colpo di Kokio. Guaì.
"Attenzione!" gridò Shadow Lady "Non farti colpire ancora."
"Dovresti sapere" commentò Satoshi "che Lekan non può vincere contro un Petiamì roccioso." ed aggiunse un sorriso di sfida.

"Un elicottero?" chiese Demo.
"Della polizia." aggiunse Vaar "Sarà qui tra pochi secondi."
"Me ne occupo io." il suo sguardo si fece titubante "Spero di non sbagliare a lasciare sola Aimi."
"La forza magica emessa dai Petiamì è decisamente inferiore a quella di Setna. Nobile Demo, abbia fiducia."
Il demone dalle ali da pipistrello svanì nell'oscurità della notte.

"Puoi farcela, vero?" chiese Shadow Lady a Lekan, le cui fattezze celavano ancora la natura demoniaca di Setna. Il colpo di Kokio deviò tornando a dirigersi direttamente contro Lekan che questa volta lo shivò con un'agile capriola. Un allegro abbaiare acuto tranquillizzò Shadow Lady.
"Bene" disse "cerca di vincere presto."
Lekan comiciò a correre a zig zag, vanamente inseguito dal colpo di Kokio, ancora immobile sul tetto. D'un tratto Lekan cambiò completamente direzione procedendo in linea retta ed il singolare terremoto cominciò a guadagnare terreno. Ma proprio mentre il colpo stava per raggiungere Lekan, la creatura passò sotto le gambe di Kokio che fu scaraventato a terra dal piccolo terremoto.
"Maledizione!" imprecò Satoshi "Han!"
Han apparve sul tetto mentre Kokio scompariva. Lekan guaì e Han lo fissò con i suoi occhi equini.
"Sbattente." disse Satoshi.
Han cominciò a muoversi lentamente verso Lekan che con un lungo abbaio si lanciò su di lui e lo colpì in pieno ventre. La colossale creatura cadde con un tonfo.
"Lekan." chiamò Satoshi. Mentre Han svaniva, un altra cretura gialla identica a quella già sul tetto si materializzò dal nulla. Il Lekan di Shadow Lady abbaiò allegramente. L'altro rispose nello stesso tono.
"Fulminante." Il Lekan di Satoshi agì con enorme prontezza, mentre il Lekan di Shadow Lady si appiattì a terra, evitando per pochi millimetri una copiosa dose di elettricità. Poi scattò contro il suo avversario. Le due creature giunsero a contatto, si spinsero e lottarono rotolando sul tetto.
Uno dei due sembrava tentare di sfuggire alla presa dell'altro, ma il secondo sembrava più forte. Poi il primo si voltò e morse il secondo ad un orecchio. Si udì un guaito.

"Sembra che ci sia qualcosa su quel tetto." disse uno dei poliziotti sull'elicottero.
Il pilota si voltò pronto ad azionare la cloche per dirigersi in quel punto quando il quadro si illuminò.
"Che succede?" chiese il poliziotto che aveva parlato.
"Qualcosa non va. Perdiamo potenza. Dobbiamo atterrare."
Aprì la radio.
"Qui elicottero" disse il pilota "abbiamo un guasto meccanico. Impossibile proseguire. Rientriamo."
"Cosa succede?" chiesa dalla radio la voce di Bright.
"Non ne ho idea" il pilota sudava freddo "ma non penso di riuscire a tenere in aria questo coso per molto." Mosse delicatamente la cloche per far virare lentamente l'elicottero.
Demo sorrise nascosto sotto l'elicottero.
"Meglio che li segua" pensò "Aimi non vorrebbe che non riuscissero ad atterrare."

Una sberla raggiunse il Lekan che mordeva l'orecchio dell'altro. Stavolta fu questo a guaire lasciando la presa. Barcollò intontito e l'altro Lekan lo colpì velocemente altre due volte, facendolo crollare a terra. Poi abbaiò verso Shadow Lady.
"Bravissima Setna" pensò la ladra "ne mancano solo due."
"Avrei dovuto accorgermene prima" disse Satoshi mentre il Lekan abbattuto svaniva nel nulla "il tuo Lekan è forte, ma non conosce attacchi elettrici. Incredibile. Ma questo significa che non può colpire Dindon."
Il buffo uccello già si librava nell'aria e picchiò verso Lekan. La creatura si rotolò su un fianco e fu sfiorata da un artiglio di Dindon.
"Volante!" esclamò il bambino.
Dindon picchiò di nuovo e Lekan fu spinto dagli artigli della creatura. Rotolò fino all'orlo del tetto.
"Non farti colpire!" gridò Shadow Lady "Usa tutti i tuoi poteri!"
Lekan sembrò irrigidirsi. Guardò Shadow Lady ed annuì velocemente, poi alzò gli occhi di fronte a sè. Dindon stava nuovamente picchiando verso di lui. Una scintilla ed un espressione risoluta apparvero nei suoi occhi. Quando gli artigli del grasso uccello toccarono Lekan, quest'ultimo fu avvolto da una nuvola di fiammelle rosa. Dindon si impaurì e battè le ali per rallentare il suo volo.
Divenne un bersaglio facile. Lekan saltò e lo colpì in pieno ventre. Poi le fiammelle che lo avevano circondato si estinsero.
"Un colpo infuocato che non avevo mai visto." commentò Satoshi "Che può essere insegnato anche ad un Petiamì elettrico."
Fissò ammirato Shadow Lady.
"Sei davvero brava" disse "Mi è rimasta solo una carta da giocare. Derniere."

"Un demone mutaforme del fuoco" disse la creatura nascosta nell'ombra. Dal suo punto di osservazione si poteva vedere chiaramente il tetto in cui Satoshi e Shadow Lady si sfidavano come due allenatori di Petiamì.
"Una coincidenza interessante... per chi crede alle coincidenze. Chi non è tra costoro, verifica immediatamente i fatti."
Una densa, gelida nebbia cominciò ad avvolgere il tetto su cui avveniva il combattimento.

Derniere era alto un metro e mezzo e sembrava un canguro con la testa di uno scoiattolo.
"Derniere, mentalmente." disse Satoshi.
Lekan si nascose la testa tra le zampe. La scosse con forza. Guaì di dolore. Fece pochi passi indietro e scivolò a terra. Tentò di rialzarsi mentre Derniere si avvicinava lentamente.
"Non ce la fa." pensò Shadow Lady.
"Basta così, Lekan!" disse.
Lekan si trascinò indietro di una ventina di centimetri. Di fronte a lui era apparsa Samoda, che fissava Derniere con i suoi due occhioni sorridendo serenamente.
"Derniere, mentalmente." disse Satoshi.
Shadow Lady si accosto al nascondiglio di Vaar.
"Padrona Aimi, sta succedendo qualcosa di incredibile." sussurrò Vaar "I nostri poteri si sono improvvisamente indeboliti."
"Samoda può farcela?" chiese Shadow Lady.
"Credo che la mia Signora debba chiedere l'aiuto di Goug."
Un cerchio di fiamme apparve alla sinistra di Shadow Lady. Da esso emerse il demone Goug. Satoshi fissò la creatura apparsa accanto alla ladra.
"Cosa stai facendo?" chiese.
"Anche io ho qualche risorsa speciale, fratellino" rispose Shadow Lady ironica "sto preparando qualche sorpresa al tuo... Derniere, sempre che vinca contro Samoda."
Derniere e Samoda erano immobili, lo sguardo dell'uno fisso sull'altro.
"Goug" disse Shadow Lady sottovoce "puoi aiutarmi?"
"Padroncina, non sei forse tu il Messaggero del Sovrano del Fuoco? Come potrebbe questo servo sapere qualcosa che tu non sai?"

Shadow Lady squadrò Goug con lentezza.
"Non sei forse ai miei ordini? Rispondi." parlò lentamente, mantenendo un tono basso.
"Sono uno schiavo." replicò Goug.
"È questo che pensi?"
"Non sono forse stato liberato dalla prigione al solo fine di servire il Messaggero?"
"Ti lamenti di questo?"
"Padroncina" spiegò Goug "la nobiltà della mia nascita e della mia casata è al di fuori della tua comprensione. Servire chi non sia degno di onori reali è un'esperienza nuova nei quattromila anni della mia vita."
"E non pensi che questo ora potrebbe giovarti?"
"Non avrò mai più l'onore che ebbi un tempo presso il mio Sovrano. Non ho nulla a parte esso che mi interessi."
Samoda abbassò la testa, sbattè le palpebre e tornò a fissare Derniere.
"E che cosa hai da perdere aiutandomi?"
"Il mio arbitro." rispose secco Goug "Non ho mai obbedito se non per onorare chi ritenessi degno di tale onore."
Shadow Lady scosse la testa.
"Ho bisogno del tuo aiuto, cosa posso fare per ottenerlo?"
"Ordinamelo con l'autorità che ti dà il tuo titolo. Forse, padroncina, ricordare di servire tramite te il Sovrano del Fuoco mi rammenterà il tempo in cui lo servivo realmente."
Samoda crollò in ginocchio.
"Derniere, solirraggiante." disse Satoshi. Derniere chiuse gli occhi, allargò le braccia e si immobilizzò.
"No Goug." disse Shadow Lady "Non voglio usare la mia autorità come se tu fossi veramente uno schiavo. Voglio che tu decida. Aiutami solo se pensi realmente che il Sovrano del Fuoco ti chiederebbe aiuto in questa situazione."
Samoda riuscì ad alzarsi lentamente.
"Grazie padroncina." disse Goug mentre la sua barda fiammeggiante nascondeva un sorriso "La nebbia che ci circonda ha origine magica. È questa che ha indebolito Setna e Samoda. Credo però di poterla spazzare via."
Sollevò le braccia e le stelle divennero più nitide.
Una sfera luminosa apparve sospesa nell'aria davanti al petto di Derniere. La creatura abbassò le braccia e la sfera volò colpendo in pieno Samoda. Samoda chiuse gli occhi e cadde all'indietro. Satoshi guardò soddisfatto verso Shadow Lady e Goug.
La ladra gli indicò con noncuranza il punto in cui Samoda era caduta. La demone con l'aspetto di bambina era di nuovo in piedi sorridente.
"Derniere, mentalmente." ordinò Satoshi.
Questa volta Samoda avanzò incurante dello sguardo di Derniere che rimaneva fissò su di lei, raggiunse la creatura e sollevò una mano toccandogli la borsa. Derniere si accasciò a terra.

"Ecco il telecomando con cui chiamo i miei amici." disse Satoshi porgendo lo strumento a Shadow Lady.
La ladra lo afferrò delicatamente. Il bambino singhiozzò.
"Suvvia" disse Shadow Lady "a tutti gli allenatori può capitare di perdere."
"Sei molto brava" ammise Satoshi "credo che i Petiamì staranno bene con te, ma mi dispiace pensare che non li vedrò più. Mi basterebbe vederli in televisione."
Shadow Lady sorrise amabilmente.
"Non l'ho mai fatto prima, ma forse posso riuscire a farli trasmettere di nuovo."
"E come?"
"Ruberò una stazione televisiva."

"Recentemente la cittadinanza aveva espresso sdegno nei confronti dei personaggi televisivi noti con il nome di Petiamì" disse la voce di una graziosa giornalista al notiziario del pomeriggio.
"Oggi però queste buffe creature sono nuovamente ricomparse sugli schermi televisivi, riproposte a sorpresa per tutta la mattinata dall'emittente che le aveva lanciate. Gli indici d'ascolto sono raddoppiati e si sono mantenuti costanti fino ad ora.
Nessuna dichiarazione è stata ancora rilasciata dal noto psicosociopedagogo Isamu Koyama, che ha trascorso la mattinata al commissariato, tratttenuto per aver causato lo scoppio che ha provocato un'ondata di panico ed alcuni feriti nella manifestazione di ieri notte.
Abbiamo però le registrazioni di altri due interventi significativi, trasmessi più volte dalla stessa emittente che propone lo spettacolo dei Petiamì. Due illustri studiosi hanno decisamente chiarito che il loro giudizio sui Petiamì non voleva essere negativo come è apparso."
L'uomo pelato con i baffi bianchi apparve assieme alla didascalia "Professore emerito di comunicazione di massa."
"Va precisato" disse "che i mezzi di comunicazioni di massa propongono modelli comportamentali tutti significativamente travisanti la realtà. Non è il modello dei Petiamì ad essere fuorviante, ma il rifiuto di assumere un atteggiamento critico nei confronti di qualsiasi modello proposto. Questo fatto deve essere palese a tutti gli spettatori di tutte lo trasmissioni."
La donna pesantemente truccata con gli occhiali rosa era accompagnata dalla didascalia "Esperta di educazione e rieducazione dei minori."
"Le persone acquisiscono gradatamente la cognizione dei problemi del mondo che li circonda, per questo fino alla maggiore età non partecipano alla gestione della società che li circonda e a cui appartengono. Prima di divenire responsabili del mondo è bene che si adoperino ad immaginare un mondo privo di mali, che possa divenire l'obiettivo del loro agire adulto."

"Peccato che non potrò vantarmi di questa impresa." commentò Shadow Lady. Era seduta nella cabina di regia di una emittente televisiva, con accanto Demo e Vaar. Sugli schermi di fronte a loro venivano trasmesse le animazioni dei Petiamì.
Setna, in piedi dietro di lei con le braccia dietro la schiena, osservò "Però è stato molto divertente. Anche se non ho capito nulla di quello che ho detto quanto mi sono camuffata nell'umano con i baffi... veramente anche mentre ero l'umana con gli occhiali rosa mi sembrava di parlare stranamente."
"Quando pensi che potremo smettere, Aimi?" chiese Demo.
"I dati sugli ascolti dovrebbero aver convinto i reponsabili a non sospendere nuovamente il programma." disse Shadow Lady "Quindi direi che possiamo restituire tutto quello che abbiamo preso. Così questo posto tornerà ad essere accessibile."
Alcune tessere magnetiche, agende cartacee ed elettroniche, giacevano in un angolo accanto a decine di mazzi di chiavi.

FINE