Brevi cenni sull'AiKiDo

Tra tutti coloro che intraprendono la pratica di questa disciplina, poche sono le persone consapevoli di cosa effettivamente essa sia. Il più delle volte l'approccio esula dalla conoscenza a priori della materia ed è determinato da fattori inerenti a considerazione estetiche, di autodifesa, di movimento per la salute uniti ad altri elementi di carattere più o meno soggettivo.

Per cominciare a parlare di Aikido bisogna innanzitutto spiegare il significato di questo termine in lingua italiana.

AI KI DO è composto da tre ideogrammi detti Kanji :

Il significato del termine completo sarà quindi:

"Metodo per l'armonia dell'energia vitale"

Sempre a scopo introduttivo alla pratica nel Dojo, accenniamo a due concetti energetici che sono presenti nelle Arti marziali giapponesi in genere e nell'Aikido in particolare : parliamo di Hara e Ki.

La cultura orientale non divide, o meglio non differenzia, l'energia fisica da quella mentale e psichica : l'energia è unica, mente e corpo rappresentano un unico fenomeno che, coordinato, permette una vita equilibrata. Il luogo in cui avviene questa coordinazione è individuato nell'Hara (addome) : esso è di fatto il "centro" di ogni individuo a cui tutte le culture attribuiscono grande importanza. Per quanto riguarda la nostra cultura, ricordiamo la figura elaborata da Leonardo da Vinci dell'uomo compreso nel cerchio e nel quadrato.

Se accettiamo la raffigurazione di questo "centro" come ricettacolo dell'energia, si comprende come la pratica nel Dojo consideri sempre come indispensabile ed irrinunciabile far partire da questo "punto" i nostri movimenti ed azioni.

Il termine Ki è altrettanto intraducibile letteralmente, si può parlare di energia vitale, di un forza che trascende il fattore muscolare, o di varie altre definizioni, nessuna completa ed esaustiva. Nessun termine occidentale si avvicina come significato, se non nel latino e nel greco classico (spiritus e pneuma), lingue per noi ormai morte. In Giappone invece esso è al centro di molti ideogrammi, che contemplano rapporti tra gli uomini, tra loro e le cose.

Ma se del Ki è difficile parlare, è comunque vero che è parte integrante della pratica e che, a livello di "sensazioni", diventa necessariamente un elemento sempre presente nel processo di apprendimento.

Nonostante le difficoltà di traduzione, dobbiamo riconoscerne la realtà immateriale ma non trascendente. Come già detto Hara e Ki sono parole comuni in Giappone ed esprimono significati che fanno parte del modo di percepire ciò che ci circonda, non bisogna commettere l'errore di credere alla presenza, dietro questi termini, di una realtà esoterica.

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