Gian Filippo Orlandi

 

SASSARI

la nascita di una città

tratto da:

SACER

  Bollettino della Associazione Storica Sassarese

Anno IV

a cura di Renato Pintus

Chiarella, Sassari 1997

 

 

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Per molte città italiane è stato possibile ricostruire alquanto agevolmente la storia del loro sviluppo urbanistico nei secoli addietro rileggendo un certo ordine, un certo piano preordinato che ha condizionato la loro metamorfosi da embrione a città.

Ma per le città sarde e per Sassari in particolare non è così facile, sia per la carenza di documenti d’archivio, sia soprattutto perchè non abbiamo un centro storico intatto o quasi che aiuti il ricercatore a rileggere le trame del tessuto antico, perchè ha subìto troppe peripezie, troppi travagli di ogni genere per poter mostrare evidenti ancora oggi la sua identità, le sue origini, le trame ordinate di quel disegno originario e di quei disegni di espansione derivati dai diversi momenti storici che la città ha attraversato dai periodi più oscuri a quelli più positivi e più conosciuti della sua storia.

Quando cominciai gli studi sulla mia città, era opinione corrente che Sassari, nella sua assurda geometria di vicoli senza forma e di isolati dalle mille forme, in quel disegno di insieme che pareva privo di un ordinato schema di impianto o di espansione, era nata e si era sviluppata nella più assoluta anarchia urbanistica, nella mancanza di un qualunque controllo del suo sviluppo, fino ad assumere lo strano ed inesplicabile (almeno fino a ieri) disegno che essa mostra nel suo centro storico.

apri immagine

Oggi non è più così, perchè già da qualche anno siamo in grado di rileggere nel centro antico, pur nelle varie trasformazioni e demolizioni, le fasi principali del suo lento passaggio da piccolo, anonimo borgo collinare dell’entroterra turritano a fiera, ricca ed emancipata cittadina medioevale cinta da solide mura e torri merlate.

 

 

Nel libro Thathari (Chiarella, Sassari, 1985) apri immagine avevamo proposto tesi nuove e prorompenti sul tema delle origini e della formazione del centro abitato di Sassari e ritenevamo che qualche altro segreto sarebbe stato svelato, prima o poi, sul processo di formazione e sviluppo urbanistico della nostra città, ma francamente non credevamo che un giorno ci saremmo trovati di fronte a qualcosa che ci avrebbe lasciati letteralmente di sasso; e invece siamo qui a descrivere quanto, per caso o per intuito, ma comunque senza crederci molto, abbiamo scoperto in questi ultimi tempi.

Riesaminiamo prima gli elementi già raccolti nelle precedenti ricerche, in cui abbiamo individuato i nuclei di impianto dell’abitato e ricostruito a grandi linee le fasi principali del suo sviluppo urbanistico.

  

Il nucleo radiale-circolare

 Imperniato sulla via dei Corsi, (apri immagine) antica arteria stradale cittadina, questo nucleo ha il centro in corrispondenza dell’asse del vicolo Ghera.

Le fotografie aeree e la cartografia del centro storico hanno rivelato la presenza di un primo cerchio, o semicerchio, poi ampliatosi con un primo anello di edifici (apri immagine) posti tra la via Margherita di Castelvì e la via Decimario, da una parte, e fino all’asse del corso Vittorio Emanuele II, l’antica platea de Cotinas, dall’altra; un secondo anello ha poi completato lo sviluppo di questo nucleo, estendendolo fino alla via Maddalenedda; in quest’ultimo settore si trova San Nicola , l’antica plebanìa poi divenuta cattedrale.  

Il settore quadrilatero  (apri immagine)

E’ costituito da un nucleo quadrato, orientato all’incirca nord-sud, che comprende la parrocchia di Santa Caterina (1) e l’antico palazzo dei Giudici (2), poi divenuto palazzo del Governo, e da un settore di prima espansione, ruotato di circa 30 gradi, fino alla via Turritana, alla via Santa Caterina e alla piazza Tola, assumendo una configurazione pseudo-rettangolare. 

La fase pre-comunale

 I due settori descritti, ai quali non a caso fa da cerniera la chiesa pievana di San Nicola (1), lentamente si fondono in un grande rettangolo (apri immagine) attraversato in senso longitudinale dalla platea de Cotinas. In quest’area troveranno posto già quasi tutti gli edifici più importanti; mancano soltanto la parrocchia di Sant’Apollinare e il convento di Sant’Elisabetta, con gli antichi Bagni, periferici al rettangolo.

I sobborghi

Prima di giungere alla fase più nota ed importante, quella comunale, si intravvedono una o più fasi intermedie di espansione spontanea: una di queste (apri immagine) si concentra all’uscita della platea de Cotinas verso la via per Turres, ove per le fiere e i mercati, per l’arrivo di nuovi forestieri, mercanti ed altri che non trovano ricetto nell’area urbana, come in molte altre città d’Italia dell’epoca si formano gradualmente delle abitazioni forse provvisorie che diventano sempre più numerose, delineando la fisionomia di un sobborgo destinato a divenire area urbana; un settore sempre più vasto in cui troverà sede la chiesa parrocchiale di S. Apollinare, lungo la strada che da essa prenderà il nome, proveniente dai Bagni.

 

Un altro, più piccolo (apri immagine), polo di espansione spontanea si forma nell’area in cui sorgerà la porta Utzeri (1), favorito dalla vicinanza della chiesa pievana, dei Bagni (2) e del palazzo del vescovo di Torres (3).

La fase comunale

Si giunge così, negli anni Trenta del Duecento, alla costituzione del Comune di Sassari e, per la sempre maggiore importanza del ruolo che la città assume, diviene indispensabile dotarla di fortificazioni adeguate per garantire sicurezza agli abitanti.

Le opere di fortificazione permanenti, forse cominciate negli anni Trenta, saranno realizzate in massima parte nell’ultimo quarto del secolo e nel primo del successivo, in quello strano disegno (apri immagine) che è frutto di compromessi e varianti in corso d’opera per l’incremento demografico superiore a quello previsto; quel disegno che resterà pressochè immutato fino al XIX secolo per varie ragioni: - perché le guerre e le epidemie ridurranno con cadenza sistematica la popolazione; - perché con l’avvento delle armi da fuoco si scoprirà che è inutile dotare di nuove fortificazioni una città che è facile bersaglio di chiunque apposti le sue batterie sui colli circostanti; - perché, anche quando la popolazione aumenterà, l’interesse dei proprietari di case entro le mura prevarrà su quello dei cittadini che vogliono costruire all’esterno.

Perciò, la configurazione planimetrica della città rimarrà cristallizzata fino alla metà dell’Ottocento, quando si apriranno i primi varchi nelle cortine e si costruiranno i nuovi quartieri; l’unica eccezione a questa stasi è costituita da una grande area che sarà inglobata nell’abitato nel Cinquecento, tra l’odierna via Mercato e il viale Umberto I, per integrare le strutture difensive della città.

Gli edifici di governo

 Un’interessante scoperta, che contribuisce non poco a decifrare e comprendere la fisionomia del centro storico di Sassari, è stata la verifica positiva della nota teoria di Enrico Guidoni, sull’equidistanza degli edifici di governo nei centri medioevali, anche per Sassari; abbiamo infatti potuto rilevare che anche in questo caso (apri immagine) le chiese parrocchiali, la Casa del Comune, il Palazzo del Governo e alcuni conventi ubicati entro le mura sono distribuiti nel tessuto urbano in modo ordinato e tutt’altro che casuale; collocati a precise distanze di rispetto l’uno dall’altro in un reticolo triangolare tutt’ora molto evidente; ciò smentisce ancora una volta il vecchio pregiudizio di un centro storico formatosi in modo casuale e spontaneo, soggetto più all’arbitrio degli abitanti che a una precisa pianificazione urbanistica.

 

 

Le quattro porte civiche

A questi risultati, che per Sassari potrebbero già definirsi sensazionali, eravamo giunti nel libro Thathari e poi su Sassari, le mura e il Castello (Carlo Delfino editore, Sassari, 1998) (apri immagine) e, anche nella convinzione che il centro storico di Sassari doveva ancora svelare altri segreti, non credevamo di doverci meravigliare più di tanto.

Pur sapendo, infatti, che l'estrema irregolarità del centro storico è conseguenza delle alterne vicende vissute dalla città dal Trecento in poi per guerre, epidemie etc., e che invece il suo disegno originario era alquanto regolare e geometrico, regolato da rigidi schemi urbanistici in auge in quei tempi non ci aveva mai sfiorato l'idea di verificare anche per Sassari quel principio elementare che ha condizionato l'impianto e lo sviluppo di tante altre città-Comune italiane: di controllare, cioè, se i due assi ortogonali che collegavano a due a due le quattro porte civiche e ripartivano le città nei quattro quartieri erano in qualche modo riconoscibili anche in quel centro storico così distorto e irregolare che è quello di Sassari.

 Chissà come e perchè, tracciammo le due linee (apri immagine) e il risultato fu sconcertante: l’asse che collega la porta Sant'Antonio con la porta Castello e l'altro, che unisce la porta Utzeri e la porta Rosello, sono perfettamente ortogonali fra loro, orientati cioè, l'uno rispetto all'altro, con una rotazione di 90° in modo estremamente preciso.

Ma ancora non basta; come si può osservare dalla figura che segue (apri immagine), le quattro porte sono ubicate a distanze ben precise dall’incrocio dei due assi; a distanze multiple della canna sassarese (la sua misura era pari a dieci palmi sassaresi da 26,2 centimetri), secondo un modulo di 40 canne, che corrisponde a 104,80 metri; e ciò rivela la presenza di un preciso disegno coordinato di espansione dell’abitato verso la nuova dimensione di città-murata comunale; di un piano programmato in cui si impostano i punti fondamentali, i nuovi limiti della sua crescita secondo i criteri urbanistici del tempo e in funzione delle principali arterie stradali allora esistenti e dell’orografia del terreno che, con la valle del Rosello e il fosso della Noce, condiziona decisamente il nuovo disegno della città.

  Il sito in cui dovrà sorgere la porta de Gurusele, è tracciato a sole 80 canne (due moduli ) dall’incrocio dei due assi, mentre quello della porta de Utheri a 160 canne (quattro moduli); la porta de Sanctu Flasiu a 120 canne (3 moduli); la porta de Capu de Villa a 160 canne (4 moduli); quei quattro punti diverranno i poli di espansione della città e di controllo dei traffici mercantili provenienti dal territorio comunale, il districtu de Sassari, che nel Duecento diviene sempre più vasto, in quel periodo di crescita della città sotto ogni aspetto, economico, politico, militare, mercantile, fino a divenire un libero comune repubblicano dotato di proprie leggi, cinto da una solida cortina di mura e torri merlate e definito dai documenti di fine Duecento Comunis, Civitas e Castrum Sassari.

Per il momento è prematuro andare oltre queste constatazioni; ci limitiamo perciò ad aggiungere che seguendo queste tracce si può arrivare un giorno non lontano a decifrare ancora più compiutamente i segreti urbanistici del centro storico di Sassari e con essi, forse, a trovare la risposta ad alcuni dei numerosi interrogativi legati alla storia più antica della nostra città.

 

 

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ultima modifica:01 gennaio 2001

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