Cefalù:
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m 16
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ab. 13.964
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Provincia di Palermo
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Cefalù è
una pittoresca cittadina di antica origine che sorge in posizione eccezionale
su un promontorio ai piedi di un'alta rupe, sul mar Tirreno. E' famosa
per il suo patrimonio artistico che trova la massima espressione nella
splendida Cattedrale e per le spiagge che ne fanno una rinomata stazione
balneare.
Manifestazioni: festa
del SS. Salvatore della Trasfigurazione dal 2 al 6 agosto; fa da contorno
ai festeggiamenti la "'ntinna a mari", un albero della cuccagna
posto sulle acque del porticciolo; "la frottola", sfilata di
carri allegorici in giugno.
Storia:
Il nome della città
può farsi risalire al greco Kephaloidion (o al punico Kefa) riferito
alla forma del promontorio che ricorda una piccola testa; questo nome
fu poi trasformato nel latino Cephaloedium e da quello nell'attuale
Cefalù. Già dall'evoluzione del nome si intuisce, quindi,
l'antica origine della città anche se della sua storia più
remota si hanno poche notizie. Quasi certamente il primo nucleo abitativo
sorse ad opera delle popolazioni sicule e sicane, prima dell'arrivo
dei Greci. La presenza di insediamenti nei pressi del luogo in cui oggi
sorge Cefalù è testimoniata dalla presenza sulla Rocca
di una cisterna databile al IX sec. a.C. Le prime tracce nelle fonti
storiche risalgono però solo al 396 a.C. quando Diodoro Siculo
cita la fortezza di Kephaloidion come alleata dei Cartaginesi. A quel
periodo e ai secoli immediatamente precedenti risalgono i resti delle
mura megalitiche e il cosiddetto Tempio di Diana (sulla Rocca) risalente
al V-IV sec. a.C. Nel 307 a. C. Cefalù fu conquistata da Siracusa
e nel 254 a. C. dai Romani sotto i quali entrò a far parte della provincia
di Sicilia. Alla caduta dell'Impero romano gli abitanti si trasferirono
sulla Rocca lasciando decadere il primitivo insediamento anche se non
fu mai abbandonato del tutto come testimoniano i mosaici del VI sec.
ritrovati sotto il portico del Duomo. Nell'858 la città fu conquistata
dagli Arabi e rimase sotto il governo dell'emiro di Palermo fino a quando
fu conquistata dai Normanni nel 1063.
E' con la dominazione
normanna che inizia il periodo aureo della storia di Cefalù.
Nel 1131 la città fu ricostruita nel luogo attuale per volere
di Ruggero II e si ornò di interessanti monumenti tra i quali
l'Osterio Magno, la chiesa di S. Giorgio e, soprattutto, il Duomo. La
leggenda vuole che Ruggero II, sorpreso in mare da una tempesta, fece
voto di innalzare un tempio in onore del Salvatore e degli Apostoli
nel luogo in cui avrebbe trovato riparo. L'aspetto della cattedrale,
con la sua notevole mole e le sue possenti torri, tradisce, però,
la vera motivazione che spinse alla costruzione di quel capolavoro,
motivazione politica e militare, oltre che religiosa. In seguito, caduti
i Normanni, Cefalù seguì le sorti politiche del resto
della Sicilia senza mai più raggiungere lo splendore che seppero
donarle i sovrani normanni.
Monumenti:
L'asse attorno al quale
ruota la visita di Cefalù è costituito, senza alcun dubbio,
dal magnifico Duomo
. Al
di là della leggenda sugli eventi che spinsero Ruggero II a costruire
questo edificio (vedi sopra), sappiamo che la cattedrale venne innalzata
a partire dal 1131 e che la decisione di ornare l'interno con gli splendidi
mosaici che ancora oggi possiamo ammirare fu presa nel 1145. A quello
stesso anno risalirebbe anche la sitemazione nella chiesa dei sarcofagi
in porfido, destinati ad ospitare i corpi della stesso Ruggero e della
moglie e che Federico II, nel 1215, fece trasferire a Palermo. Questo
episodio ci fa capire lo stato di progressivo abbandono dei lavori di
completamento che non furono mai portati a termine.
Il Duomo è una
possente chiesa arabo-normanna: le maestranze e, soprattutto, la cultura
del tempo erano, infatti, di stampo chiaramente arabo; su questo substrato
si insediò la volontà del nuovo re normanno. Dalla piazza
antistante si può ammirare l'imponente facciata ,
completata nel 1240, preceduta da una scalinata e da un sagrato a terrazzo
chiuso da una cancellata. Ciò che colpisce subito l'attenzione
del visitatore sono le due torri laterali
con finestre alternativamente bifore e monofore, simili per tutta la
loro altezza ma diverse nella parte terminale, forse per simboleggiare
la diversità esistente tra il potere civile e quello religioso.
Tra le due torri si inserisce la facciata ornata nella parte superiore
da due ordini di finte logette e con, al centro, un'ampia monofora.
La parte inferiore è preceduta da un atrio a tre arcate
, opera del
1472 di Ambrogio da Como: fu inserito, probabilmente, per proteggere
le pitture poste ai lati del portale d'ingresso .
E' molto interessante, infine, tutto il fianco destro e le tre absidi
.
L'interno
è a croce latina, a tre alte navate scandite da antiche colonne
romane e bizantine che sorreggono archi moreschi a sesto acuto. Da notare
i notevoli capitelli ,
anch'essi romani e bizantini ma anche arabo-normanni (i più belli,
nell'arco trionfale). Interessanti e, soprattutto, rare le pitture
opera di maestranze arabe che si possono scorgere nelle travi della
copertura della navata centrale. Nella navata destra, alla seconda arcata,
è da notare il fonte battesimale del XII sec., ricavato
da un unico blocco decorato da quattro leoncini; nella navata destra
è posta una Madonna
di Antonello Gagini o della sua bottega, risalente al XVI sec. Il presbiterio
è sopraelevato rispetto alle navate. Sono da notare, a destra,
il trono episcopale e, a sinistra, quello regio, entrambi
in marmo e mosaici. Le pareti, la volta e l'abside sono ricoperte da
splendidi mosaici ,
su fondo d'oro e con scritte in latino e greco, opera di maestranze
bizantine quelli dell'abside (1148) e di artisti di epoca poco più
tarda gli altri. La
figura principale è quella del Cristo Pantocratore che
benedice con la mano destra e regge con la sinistra il Vangelo in cui
si legge, in greco ed in latino: "Io sono la luce del mondo, chi
segue me non vagherà nelle tenebre ma avrà la luce della vita".
Al di sotto del Cristo, al centro è la figura dell Vergine
affiancata, a destra e a sinistra, da quattro Arcangeli. Nelle
pareti laterali sono raffigurati Profeti e Santi, accompagnati
da scritte in greco o in latino indicanti i loro nomi. A completamento
della visita della cattedrale, ritornando all'inizio della navata sinistra,
è consigliabile scendere al chiostro
a pianta quadrata, cinto per tre lati da un portico su belle colonnine
binate.
La visita di Cefalù
non può limitarsi solo al Duomo. Per comprendere meglio il patrimonio
storico artistico della città basta percorrere la via Mandralisca,
che scende dalla piazza del Duomo, e fermarsi al n° 13 dave ha sede
il Museo Mandralisca .
Il museo fu voluto da una delle personalità più interessanti
della storia cittadina, Enrico Piraino, Barone di Mandralisca, ed è
ospitato proprio nella casa del Barone. E' costituito da varie sezioni,
tutte molto interessanti e preziose. Nella biblioteca sono conservati
circa novemila tra volumi carte geografiche e documenti vari. Particolarmente
degni di nota sono due preziosi incunabuli e due carte nautiche del
XVII sec.
La pinacoteca ospita numerosi dipinti datati
dal XV al XIX sec. Tra essi il più importante, cuore del museo,
è il "Ritratto di Ignoto"
di Antonello da Messina (1465-70), che fu acquistato dal barone Mandralisca
a Lipari, dove sembra fosse stato utilizzato come sportello per uno
stipetto. Il dipinto non è molto grande (circa 34 x 25 cm) e
raffigura un uomo dallo sguardo penetrante di cui non si conosce l'identità.
Un altro tesoro si trova nella sezione archeologica: è
il celebre cratere del "Venditore di tonno"
del IV sec. a.C. Alla collezione archeologica si affianca quella numismatica
ricca di monete provenienti da Lipari e da varie località siciliane.
Completa il museo la ricchissima sezione malacologica con oltre
ventimila esemplari.
Uscendo dal museo e
ripercorrendo parte di corso Ruggero verso piazza Garibaldi, si incontra,
ad angolo con via Amendola il cosiddetto Osterio Magno (foto
a sinistra), un palazzo in cui la tradizione ha sempre posto
la residenza di re Ruggero. In realtà fino ad una certa altezza
l'edificio è di epoca normanna ma mancano le prove che fosse
veramente la dimora del re. Belle, comunque, la trifora e le due bifore
del XII sec. che ornano ancora l'edificio. Altre tappe della visita
possono essere rappresentate dai resti delle fortificazioni arcaiche
in piazza Garibaldi (alla base di un campanile) e lungo la costa nord.
Interessante anche il lavatoio arabo (citato anche dal Boccaccio), in
via Vittorio Emanuele (foto a destra).
Una passeggiata un
po' più lunga (e più faticosa) si può fare svoltando
da corso Ruggero per il vicolo dei Saraceni e salendo per il sentiero
che porta alla Rocca. A 270 m. sul livello del mare ospita numerosi
resti risalenti a vari periodi storici.
La più antica testimonianza della presenza umana sulla Rocca
è la cisterna del IX sec. a.C. attorno alla quale si sviluppò
il culto che trovò espressione, in seguito, nella realizzazione
del cosiddetto Tempio di Diana (foto),
innalzato tra il V e il IV sec. a.C. Questo è un recinto realizzato
con grossi blocchi e articolato in due vani ai lati di un lungo corridoio
e, oltre ad essere un edificio religioso, ebbe anche funzione difensiva.
Sulla Rocca si trovano anche altri resti di edifici più difficilmente
databili, tra cui quelli del Castello, e una complessa serie
di grotte.
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