"American Beauty" (idem) - regia di Sam Mendes, con Kevin Spacey, Thora Birch, Annette Bening, Mena Suvari, Wes Bentley, Chris Cooper. U.S.A. 1999 - cammeo di Scott Bakula (protagonista della serie Tv "Quantum Leap")

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Trama

Lester è morto. Questo ci dice la sua voce all'inizio del film (riferimento e citazione "colta" che non può sfuggire al vero 'cinefilo': "Il viale del Tramonto"). E così parte un immenso flashback narrativo, che mostra un tipico quarantenne della middle class americana alle prese con una crisi di identità : da quando ha visto Angela, amica di Jane (figlia diciassettenne di lui), Lester non ha che un pensiero : andare a letto con lei. Ma questo è solo il pretesto per un'esigenza di cambiamento che ha radici ben più profonde e che porterà Lester a riscoprire i piaceri della gioventù. Mille intrecci, con la storia damore di Jane, le mille nevrosi della moglie, la terribile situazione familiare dei vicini di casa. Il tutto cercando di indovinare come morirà Lester.

Pregi

Una commedia nera degna dei migliori Cohen ; forse si prende un po troppo sul serio, ma di fatto ti tiene incollato allo schermo e risulta perfettamente, tristemente credibile. Il giovane ed emotivamente instabile fidanzato di Jane riprende tutto con la telecamera: splendida metafora dellimpotente piacere voyeuristico che coglie lo spettatore di fronte agli eventi predestinati di un film (di questo in particolare). Fantastico Kevin Spacey. Da vedere prima degli Oscar per poter dire che è davvero bello, senza suscitare sospetti (i soliti...). Denso di sentenze ed aforismi a dir poco lapidari (uno su tutti? "Per avere successo occorre proiettare sempre e comunque un immagine di successo")

Difetti

Non cè bisogno di andare al cinema per sentirsi raccontare una storia così politically (in)correct... questa è l'apoteosi dei piccoli squallori quotidiani: l'impressione è che accada davvero un po' troppo ai protagonisti, per l'ambientazione in un unico isolato di una piccola cittadina americana. L'evocazione, magia dell'arte cinematografica, si perde un po, lasciando spazio ad un copione di ferro, dalle battute (volutamente) prevedibili. Raccoglie qualche stereotipo di troppo, ma fa riflettere.

Alberto Puliafito

 

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