Considerazioni Balcaniche.

           

 

Nel tracciare un percorso bibliografico sulla letteratura dei Balcani non è stato possibile evitare lo spettro del conflitto che ormai da quasi un decennio si trascina su una parte molto estesa di quella che viene definita la “penisola balcanica”. L’escalation della guerra, dalla Bosnia in poi,  ha raggiunto punte elevate con il bombardamento della Yugoslavja, la frammentazione della Repubblica Federale, la ricerca dolorosa e sanguinosa di nuove forme di gestione politica e di autodeterminazione. Non si è potuto, né voluto evitare, quindi, che la contingenza bellica venisse considerata lontana ed avulsa da questa ricerca. La domanda: dove è finita, a che punto è la letteratura dei Balcani? in realtà nasconde un’altra domanda: dove sono coloro che scrivono, scrissero e cantarono tradizioni e idee e creatività e intelligenza? Va inoltre considerato che il tempo per scrivere e poetare e cantare e tradurre è tempo di pace e che le Biblioteche e coloro che vi lavorano trovano il loro significato solo in un contesto di pace, di dialettico confronto, di scontro di idee e ragioni, ma comunque nell’intento reciproco e pacifico di raggiungere un risultato costruttivo e comprensibile. Questo piccolo lavoro è stato fatto e dedicato a quei colleghi della  Biblioteca di Sarajevo  che nel recarsi al quotidiano e pacifico lavoro, sono stati vittime dei cecchini e della guerra.

Un problema di ordine metodologico si è posto subito in evidenza proprio ad indicare quanto difficile sia il non tener conto della situazione attuale e della storia recente. Una volta, ormai più di dieci anni fa, la letteratura balcanica, nello specifico quella di Yugoslavia, andava sotto una unica classificazione decimale Dewey: 891.8. In quel piccolo decimale erano racchiusi i destini, le caratteristiche ed i significati che andavano sotto il nome generico di Letteratura in lingua slava. Andric e Karadzic, Tis e Pavic e Drakulic trovavano rifugio sotto questo unico limitato e relativo tetto classificatorio. Purtroppo ai sensi della ricerca e delle indicazioni bibliografiche una impostazione di questo tipo non può e non deve più essere fatta. Ed allora è nata inevitabile la domanda di che nazione siano i vari Andric, Tis, Selimovic, Pavic, Drakulic etc.ora che sembra inevitabile e doverosa una loro nuova collocazione nazionale. Lontano dall'idea di voler a tutti costi creare degli steccati nazionalistici e chiaramente imbarazzato nel dover applicare una distinzione che non mi è affatto congeniale, ho cominciato proprio da questo distinguo. La grande letteratura del passato è tuttavia animata ed impermeata da questi grandi temi che hanno fatto grandi scrittori come Andric o Krleza: la guerra la difesa della nazione dalle invasioni e dalle occupazioni. Accanto a grandi affermazioni di libertà e di identità ci sono i tentativi dolci e poetici di convivenza e coesistenza pacifica e fruttuosa, di scambi di culture ed esperienze. É allora difficile collocare all'interno ristretto di un'area nazionale autori che hanno avuto la madre croata e il padre albanese, oppure il padre serbo e la madre bosniaca, la madre croata ed il padre russo ; scrittori e poeti che parlavano il linguaggio domestico di due o tre lingue, di qualche dialetto (l'ungherese o l'yddish o l'istriano o il dialetto di Split comprensibile solo a fatica dagli slavi di altre città). Ma come mi ha detto Giovanna Botteri, giornalista della RAI e grande conoscitrice della cultura slava, (anche perché è nata a Trieste)  alla quale ho chiesto lumi "la slavità in senso interculturale, non esiste". Al tempo di Tito c'era una serie di università che facevano riferimento ad una unica grande università centrale accessibile a tutti che era quella di Belgrado. La distinzione che pertanto è stata fatta è prettamente strumentale anche se ammette e rende atto della crudeltà degli eventi e della storia. E allora è vero che, parafrasando una geniale battuta di Pennac, quando vince la Storia non è solo la Geografia che perde, ma anche la Letteratura. 

Ben altro significato si incontra per quanto riguarda la letteratura greca moderna (c.d.d. 889) dove il lunghissimo periodo di stabilità è caratterizzato da una letteratura che vanta un altissimo numero di cantori e poeti, tra i più prediletti anche dalle nostre biblioteche. 

Una piccola annotazione va fatta sulla Slovenia che in realtà non si considera appartenente alla penisola balcanica. La sua tradizione culturale e letteraria è più vicina all'Europa centrale o all'Italia del Friuli Venezia Giulia, anche se si potrebbe escludere il concetto ed il mito della Mittleuropa per alcune caratteristiche che mancano al suo contesto letterario e geografico.

Giganteggia nel quadro della letteratura albanese la figura europea di Kadarè accanto a poeti come Migienj o autori più contemporanei. 

Stilare questa piccola bibliografia è stato relativamente facile; l'idea è quella tipica di ogni intento bibliografico: portare i lettori e le lettrici a leggere e conoscere, attraverso titoli ed autori, libri che si possono trovare anche, ma non solo, nelle nostre biblioteche. Ovviamente il lavoro non può avere intendimenti esaustivi. Chiedo pertanto venia se sicuramente in questa ricerca si  riscontreranno inevitabilmente limiti e riduzioni. Un importante riferimento è fornito anche da quell'agile guida alle letterature del '900 che ha fatto da sfondo ad alcune iniziative dell' Assessorato lo scorso anno. Divisa in sezioni e paesi, ce n'è anche una dedicata alla cosiddetta cultura Mittleuropea con una interessante introduzione di Martini relativa alla cultura slava.

Un altro aspetto è quello relativo alla filmografia che riferisce del catalogo, con più di cento film, la Meticcia di Fuoco della Biennale - Cinema di Venezia. Anche qui ci sono siti "sensibili", ai quali è possibile accedere semplicemente  digitandovi sopra, o semplici informazioni filmografiche.

Un panorama  più interessante e dinamico è stato invece quello dei siti nei quali ho trovato recensioni, indicazioni e consigli bibliografici. Spesso questi siti appartengono ad ORGanizzazioni che si occupano da sempre di attività  umanitarie e di volontariato e che uniscono alle richieste ed alle proposte di aiuto anche informazioni e riflessioni, in questo caso, di natura culturale e letteraria. Gli eventi degli ultimi anni hanno posto dolorosamente alla ribalta questi siti nei quali emerge l'aspetto di "umanitarietà" e solidarietà non disgiunto da quello culturale e talvolta bibliografico.  Si troveranno quindi nella sezione sitografie indirizzi tra i più vari ed eterogenei. E moltissimi altri ce ne sarebbero. Questa sezione sitografica è stata redatta tenendo conto delle differenze e dei distinguo nazionali. Alla fine della panoramica letteraria ci sono anche accessi a vari argomenti. Non poteva mancare (o forse si?) Kusturica, ma nemmeno le prese di posizione degli intellettuali, quali quello dello scrittore Handke, o della filosofa Luisa Muraro. Ed alla fine alcuni siti di ORG

N.d.r. del 5/10/2000: Mentre si procede alla conclusione di questa sitografia gli avvenimenti in Yugoslavia stanno subendo sviluppi i cui esiti sembrano indirizzarsi verso l'insediamento del nuovo presidente Kustunica. Tuttavia  queste pagine di letteratura e cultura avranno comunque il significato,in qualunque direzione vada la storia, di riunire e affratellare chiunque sia curioso e desideroso di conoscere al di là delle frontiere, al di là delle bandiere. E questo può essere un piccolo contributo che la Mediateca Rossellini offre al processo di pace.


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