CALPICE

 
 
Due parole su dove si trovi :
Tra Moncalieri e la Loggia, alla destra della strada per Carignano in località Calpice.

 
Il sotterraneo:
La leggenda vuole che l’abbazia fosse collegata alla rocchetta di Moncalieri (Oggi castello).
Si racconta di due curiosi che penetrarono nei ruderi di una torre di vedetta, scesero in cantina dove continuarono lungo un’apertura. Si ritrovarono in un tunnel leggermente in discesa, con pareti e volta in muratura. Dopo qualche centinaio di metri non poterono avanzare a causa dell’acqua limacciosa che arrivava alle spalle. Stimarono di essere sotto al Po. Tornati una seconda volta notarono il livello dell’acqua aumentato ed una grande quantità di grosse serpi. I ruderi della torre furono riparati, venne trasformata i un deposito di fieno e di foglie secche e l’accesso al tunnel venne ostruito colmando la cantina di terra. 

I tesori:
Data una discreta frequenza di assedi, i monaci nascosero tutte le ricchezze dell’abbazia in una grotta naturale non molto distante. La grotta era asciutta e divisa in varie sezioni simili a piccole stanze, comunicanti grazie a strozzature facilmente ostruibili. L’imboccatura della grotta venne colmata di sassi sui quali venne sparsa terra e trapiantati cespugli. Inoltre, scrissero falsi documenti atti a depistare predatori. In pochi mesi non era più identificabile. Verso la metà del XVII secolo incominciò il declino dell'abbazia, un’epidemia, un’incendio. Abbandonata finì in rovina. L'evento coincide con l'invasione spagnola di Torino del 1640.

 
La storia :
Era una badia costruita in un terreno fertile e solitario, poco distante dalla riva del Po, quasi di fronte allo sbocco del torrente Banna. Tra i possedimenti ricevuti in donazione, l’abbazia ricevette anche il porto presso l’attuale Borgo Navile di Moncalieri, che fu poi dei Cavalieri di Gerusalemme.
Nei pressi dello sbocco del Banna vi era una cella monastica (Forse la cascina Celle) fortificata a scopo difensivo del monastero che si trovava in una boscaglia che sulle antiche mappe si chiamava “boscus o nemus Cellarum”.
L’abbazia era a pianta rettangolare e sogeva su di una zona sacrale pagana (con un tempio mitraico) e divenne una cripta paleocristiana prima di abbazia; la quale vantava di celle, depositi, granai, chiesetta (S.Maria), sale di lettura, biblioteca, sala capitolare, stalle, il tutto circondato da alte mura merlate con quattro torri angolari quadrate, con attorno un fossato collegato ad una roggia vicina.
Verso l’inizio del secolo scorso fu costruita al posto della Badia una cascina, adibita a deposito di carta da macero. La chiesetta vicina non è l’antica S.Maria ma è stata, come da tradizione, costruita con la cascina.
Osservando le fondamenta, si nota che alcuni tratti sono quelli della vecchia Abbazia, ciottoli di fiume alternati con file di mattoni. 

Altre notizie sul Tesoro
Nel 1782 Enrico Saveri e sua moglie Elisabetta iniziarono le ricerche del tesoro. Ottennero una lapide che conteneva l’indicazione della posizione del tesoro. Lui fu assassinato dall’amante della moglie ma la lapide l’aveva imparata a memoria e non fu più trovata. 

Indagando su vecchi testi siamo riusciti a trovare il disegno di quella che potrebbe essere la lapide della storia. 

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