OssigenOnLine: Viaggio nell'umanesimo

Un'utopia realistica: il Nuovo Umanesimo e le proposte del Movimento umanista

Innanzi tutto si deve chiarire che il Nuovo Umanesimo non è una dottrina da seguire, ma un atteggiamento di fondo o una sensibilità nuova riguardo all’essere umano verso cui varie dottrine, filosofie, forme di religiosità, possono confluire. Il punto di partenza non è quindi un’ideologia rigida e strutturata, ma un punto di vista riguardo alla realtà che può essere riassunto in alcuni punti fondamentali: centralità dell’essere umano, uguaglianza tra tutti gli uomini, riconoscimento e rispetto delle diversità, libertà di idee e credenze, rifiuto della violenza, rifiuto di ogni tipo di dogma imposto come verità assoluta.

Su questa base prendono forma le proposte del Movimento Umanista per affrontare e risolvere i problemi che affligono l’umanità. Queste proposte sono caratterizzate, rispetto a quelle avanzate dai sostenitori di questo sistema, da una profonda radicalità.

Nel caso del problema dell’occupazione, per esempio, sosteniamo che sia giunta ormai l’ora di far cadere il mito del lavoro; ciò concretamente vuol dire che secondo noi dovrebbe essere garantito per tutte le persone, occupate o no, povere o ricche che siano, l’accesso ai servizi essenziali per la propria sussistenza (quali alimentazione, sanità, casa ed educazione). In questo modo il lavoro servirebbe più che altro a soddisfare le esigenze meno fondamentali, liberando gli esseri umani dalla tirannia che esso ha esercitato nel corso di tutta la storia. Finalmente tutti avranno la possibilità di dedicarsi ad attività più degne dell’essere umano quali l’arte o la scienza per esempio (ma anche all’educazione dei figli,visto che non è certo facile dedicarvisi dovendo lavorare otto ore o più al giorno). Utopie? Forse, ma credo sia più utopistico pensare che coloro i quali detengono il potere siano in grado di risolvere i problemi avanzando proposte che non vanno neppure a scalfire la natura profonda di essi. Certo è che quello che proponiamo noi è difficile da realizzare, ma è almeno altrettanto difficile risolvere i problemi senza neanche capirli e affrontarli, come attualmente secondo noi si sta facendo.

Ora credo che sia più facile chiarire cosa intendo per utopia realistica. Utopia è un termine che deriva dal greco ou topos e significa praticamente luogo che non esiste, mentre il termine realismo implica un significato del tutto opposto, stando ad indicare un atteggiamento privo di slanci ideali. E’ certamente vero che le nostre proposte siano utopistiche, in quanto in nessuna parte del mondo si sta cercando di liberare l’uomo dalla tirannia del lavoro (volendo sfruttare l’esempio fatto prima), e questa liberazione appare certo molto difficile se non impossibile per chi dice di essere realista. Però i veri realisti siamo noi, che ci rendiamo conto che, con la tecnologia che avanza sempre più velocemente, con la produttività che ha raggiunto livelli mai toccati finora e ben superiori al fabbisogno dell’umanità intera, non si può più pensare di creare posti di lavoro nella maniera tradizionale, ma prendere atto che, così come è strutturato questo sistema, sfruttamento e disoccupazione continueranno a crescere.
 

Le nostre proposte sono dunque utopistiche e realistiche, perché vanno a colpire i problemi alla loro radice; non si tratta di paliativi o di aggiustamenti a posteriori, ma di vere e proprie ristrutturazioni delle caratteristiche di questo sistema. Prevenire è molto meglio che curare, in altre parole, ci vogliono soluzioni radicali.

Essere realisti significa guardare in faccia alla realtà, ma questo sguardo deve giungere alla comprensione della realtà stessa, non solo all’accettazione passiva di condizioni stabilite. Da questo tipo di sguardo nasce l’utopia del Nuovo Umanesimo.

Ad alcuni quanto detto potrebbe essere sembrato un circolo vizioso, come una specie di bisticcio tra due termini che sono incompatibili, ma ciò risulta da una riduzione dell’ampiezza semantica dei due termini, soprattutto del concetto di realismo, che è stato usato spesso in maniera dogmatica. Il realismo è associato ad una visione asettica della realtà, come se fosse possibile vederla in maniera oggettiva, attenendosi ai fatti osservabili e verificabili, applicando in tal modo a tutti gli aspetti del mondo naturale e umano il metodo sperimentale quantitativo, unico considerato scientificamente valido. Questo modo di vedere la realtà è alquanto riduttivo, primo perché ha poca capacità di proiettarsi nel futuro in quanto presuppone un atteggiamento passivo nei confronti del mondo, secondo perché non tiene conto di un problema fondamentale: il rapporto del soggetto con il mondo, che necessariamente è un rapporto di interpretazione, cioè il soggetto nel suo rapportarsi col mondo non può giungere ad una visione oggettiva e assoluta delle cose, ma interagisce sempre con quello che sottopone a rapporto conoscitivo. Quindi il termine realismo acquista una nuova ampiezza semantica perché tiene in considerazione il rapporto di interpretazione che il soggetto ha con il mondo e, partendo da ciò, si aprono nuove possibilità di vedere la realtà in modo tale da porsi in maniera alternativa a quello che può essere considerato il pensiero unico, cioè un vero e proprio monopolio detenuto dal potere attuale (sicuramente antiumanista) sulla cultura intesa in tutti i suoi aspetti.

In definitiva il Nuovo Umanesimo è un’utopia realistica perché il suo sguardo rivolto al futuro (appunto utopia, cioè verso ciò che non c’è ora) è però in grado di interpretare la realtà del presente.