- IL TRANSISTOR COME AMPLIFICATORE DI TENSIONE
- Polarizzazione del transistor
Per funzionare come amplificatore di tensione, il transistor deve essere polarizzato in zona attiva.
Se s'impongono piccoli segnali in ingresso è opportuno dunque che il punto di lavoro sia al centro
di tale zona, in modo che il segnale di uscita abbia un'escursione ragionevole. Polarizziamo il
transistor in zona attiva.
Fig.9 - Polarizzazione del BJT
Le equazioni di Kirchoff alle due maglie sono le seguenti
VBB = RB* IB + VBE
(4.18)
VCC = RC *IC + VCE
(4.19)
VBE è nota poiché è circa pari alla tensione di soglia Vg; VBB, VCC, RB e RC sono anch'essi noti
poiché stabiliti in fase di progetto; IB, IC e VCE sono i valori che devono essere determinati. Procediamo graficamente.
Tracciamo la retta di carico e dall'equazione (4.18) ricaviamo le intersezioni con gli assi.
Fig.10 - Caratteristica di ingresso del BJT e retta di carico
Come è evidente dalla fig. 10, siamo in grado di determinare graficamente la IB relativa al punto di lavoro P.
Si procede analogamente per la caratteristica di uscita (vedi fig. 11).
Fig.11 - Caratteristica di uscita del BJT e retta di carico
Dal momento che IB è nota, sappiamo su quale curva dovrà trovarsi P e quindi, dalla (4.18)
e dalla caratteristica del transistor scelto, possiamo determinare IC e VCE .
A questo punto bisogna fare un' osservazione.
Fig.12 - circuito di autopolarizzazione
In fig.12 è riportato il reale circuito di polarizzazione di un BJT detto circuito di autopolarizzazione.
Il precedente circuito in fig. 9 è uno schema equivalente più semplice da studiare ma non viene implementato
poiché contiene due batterie. Nella pratica si preferisce evitare l'impiego di un'ulteriore batteria oltre quella
di alimentazione; le equazioni di passaggio dal circuito reale a quello equivalente sono le seguenti:
VBB = VCC* R2 / (R2 + R1)
(4.20)
RB = R1 // R2
(4.21)
In figura 13 è riportato lo schema equivalente del circuito di autopolarizzazione, trasformato secondo il
teorema di Thevenin.
Fig.13 - Schema equivalente per il
circuito di autopolarizzazione
Dalle relazioni (4.4), (4.6) e (4.8) otteniamo
IC =
b*IB + (
b +1)*IcBo
(4.22)
Poiché i parametri ICBo, VBE e b risentono particolarmente delle variazioni di temperatura, anche
IC ne risentirà; ciò può compromettere il comportamento del transistor utilizzato come amplificatore
in quanto esso può "uscire" dalla zona attiva di funzionamento; per ovviare a quest'inconveniente inseriamo
RE tra l'Emettitore e massa. Questa resistenza di retroazione stabilizza il transistor rispetto alle variazioni
della temperatura. Le equazioni di Kirchoff alle due maglie del circuito di figura 13 sono le seguenti:
VBB = RB *IB + VBE + RE *IE
(4.23)
VCC = RC *IC + VCE + RE *IE
(4.24)
Se definiamo il parametro di stabilità S (che idealmente deve valere 1) come segue:
S = IC/IcBo ,
(4.25)
S assume i seguenti valori:
S =
b+1 se RE = 0
(4.26)
S = (
b +1) (1 + RB/RE) / (
b + 1 + RB/RE) se RE
¹ 0
(4.27)
Dalla (4.27) appare chiaro che se RB/RE
®0, allora S
®1.
Per realizzare RB/RE
®0 si può imporre RB
®0
oppure RE
®¥.
Nei due casi questo provoca alcuni svantaggi. In particolare:
- RB®0 significa che o R1 o R2 o entrambe tendono a zero.
- Se R1 e R2 sono entrambe piccole, allora la corrente che scorre sul ramo di R1, R2 è elevata, e ne
consegue una dissipazione di potenza non trascurabile;
- se il rapporto R1/R2 è grande poiché R1 è grande, si può ottenere VB>VC e dunque il transistor può andare in saturazione;
- se il rapporto R1/R2 è grande in quanto R2 è piccola, si può ottenere VB
- RE ®¥
-Se RE è elevata allora la caduta di potenziale VE=RE*IE è molto alta quindi resta limitata la dinamica di uscita;
inoltre diminuisce il guadagno a medie frequenze.
In conclusione il rapporto RB/RE può essere ridotto, purché si tenga conto delle limitazioni che ne derivano.
- MODELLO EQUIVALENTE PER PICCOLI SEGNALI D'INGRESSO
Una volta che il transistor bipolare è polarizzato in zona attiva, esso è in grado di funzionare come
amplificatore di segnale. In particolare, il transistor vede muovere il proprio punto di lavoro intorno
a quello statico. In queste condizioni è garantita la linearità del sistema e al transistor stesso può
essere sostituito un circuito equivalente lineare che ne simula con buona approssimazione il comportamento.
Questo circuito cambia a seconda della frequenza del segnale di ingresso.
- Modello equivalente a parametri ibridi per le basse e medie frequenze
Fig.14 - Modello equivalente a parametri ibridi
Dallo schema di fig. 14 è immediato dedurre che:
VBE = hie*IB + hre*VCE
(4.28)
IC = hfe*IB + hoe*VCE
(4.29)
I parametri hie, hre, hfe e hoe sono definiti ibridi poiché sono dimensionalmente diversi e i pedici hanno il seguente
significato:
- i
® input
- r
® reverse
- f
® forward
- o
® output.
Ad esempio osserviamo che:
hfe = [IC/IB]|
VCE=0
è simile a
b ma non identico poiché è un parametro differenziale calcolato
nell'intorno del punto di lavoro quando VCE=0.
I parametri hre e hoe sono molto piccoli; nel caso in cui vengano trascurati si ottiene il modello semplificato di fig. 15:
Fig.15 - Modello equivalente a parametri ibridi semplificato
da cui si ottengono le seguenti relazioni:
VBE = hie*IB
(4.30)
IC = hfe*IB
(4.31)