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"Fu nobilitato ne tempi andati il territorio di Saviore di varie rocche, e castelli, in dimostranza d'esservi stati signori di molta potenza, ed in particolare nel monticello, che fiancheggia il cimitero di San Giovanni Battista della terra capitale appaiono ancora nobili vestigia di muraglie grosissime, che chiamano del Castel Merlino, o come dicono altri: Merlono; e sopra la terra stessa veggonsi pure esistenti ancor altre due rocche, come due altre non meno, sotto Saviore alla volta di Cevo; potendosi assieme congetturare dalla qualità degli habitanti d'adesso gente spiritosa, e sagace, industriosa ne trafichi, ed honorevoli arti, derivate da progenitori prodi, e generosi.

Nel 1698 il dosso Merlino era chiamato Corna Rocca e fu quasi totalmente disfatto per l'erezione della nuova chiesa; Chiusure e Supporta, dove c'era l'ingresso al castello; ancora nel 1853 si vedevano le rovine del castello; la tradizione vuole che sia stato dato alle fiamme dagli abitanti sollevatisi contro i castellani per l'eccesso di crudeltà e libidini che commettevano in particolare contro le donne, delle quali erano frequenti i furti. L'episodio accadde in seguito ad un ratto compiuto durante una processione religiosa e da lì viene la consuetudine, contrariata dai sacerdoti, di far marciare le donne davanti agli uomini nelle processioni; si accennava, fatto forse più leggendario che reale, che essi fossero pagani; la tradizione tramanda l'esistenza di un passaggio segreto che partiva dal Plot de la Campana e scendeva sotto il paese, fuoriuscendo nei pressi dell'attuale canonica; cosa improbabile che si riscontra anche in altri paesi. I conci del castello furono impiegati nella costruzione di altri edifici "e molti di essi sono sparsi nelle campagne attigue, tutte seminate di rottami, di pietre battute e lavorate, di pezzi di colonne, di lapidi frantumate" e la fontana pubblica del paese, probabilmente il Laél, è stata costruita interamente con i frammenti dell'antica rocca. Altri resti provenienti dal castello, monete di rame, armi  furono rinvenute accanto a sepolture di guerrieri con le loro spade, scavate nel terreno e ricoperte da lastre di pietra; carboni ed indizi di combustione; frammenti di ceramica; nel 1750 si rinvenne un cranio di prodigiose dimensioni, conservato poi dal cappellano Dusi: le tibie erano lunghe quanto un'intera gamba di un uomo di statura media. Non vi era famiglia di Saviore che non fosse rifornita di armi e spadoni, picche e scudi, alcuni probabilmente provenienti dal Castello. Morandini riporta che il nome deriverebbe da un certo Merlilo.

Un altro castello, detto Castegnocolo, presentava rovine di discreta altezza ancora nel 1853, nelle cui vicinanze vi era una fontana, detta il "pozzo delle Zane", forse Dianae, sopra la quale era incisa nella roccia una strana iscrizione in caratteri ignoti. Tale castello era nel bosco sopra Saviore chiamato Romini, forse le attuali Rumìne, dette anticamente anche Dosso dei pagani.

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Daniela Rossi © 2000


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