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Villamassargia  

 

 

  •    PREISTORIA

Non si hanno tracce di insediamenti preneolitici.

L’uomo, pare sia giunto nel Sulcis-Iglesiente con la colonizzazione neolitica dell’isola che ebbe inizio dalla pianura del Campidano e si diffuse nelle valli minori lungo la piana del Cixerri.

Sono stati ritrovati documenti archeologici a Villamassargia, nella grotta sepolcrale di Corongiu Acca, risalenti al neolitico antico.

  • VI°-V° Millennio a.c.

Gli storici pensano che i primi abitanti della zona fossero piccoli gruppi di allevatori e cacciatori che forse praticavano le prime forme di agricoltura.

Riferita al neolitico medio, (IV° millennio a.c.) è stata ritrovata a Corongiu Acca una testina in pietra grigia e un vasetto in terracotta con decorazioni graffite di provenienza sconosciuta.

Risalgono al neolitico recente, (2° metà del V° e I° metà del III° millennio a.c.), le Domus de Janas scoperte nel Sulcis-Iglesiente e anche nella zona di Villamassargia.

Le Domus de Janas sono piccole grotte funerarie artificiali che dimostrano il culto dei morti; in alcune zone sono ancora visibili delle pitture.

In certe grotte del Sulcis-Iglesiente ed anche in quella di Corongiu Acca, sono stati ritrovati dei vasi in ceramica che risalgono al periodo Eneolitico o Calcolitico, (metà del III°- primi secoli del II° millennio a.c.), altri oggetti che testimoniano la presenza dell’uomo durante l’età del Bronzo Antico (prima metà del II° millennio a.c.).

  • LA CIVILTÀ NURAGICA

Durante l’età dei metalli si sviluppò in Sardegna la civiltà nuragica, in particolare nel Sulcis-Iglesiente trovò la sua maggiore divulgazione nel periodo del Bronzo Recente (XIII°-XII° sec. a.c.).

I nuraghi sono grandi torri a base circolare di forma troncoconica, costruite con grandi massi incastrati senza alcun materiale saldante.

Erano abitazioni fortificate, sorsero quando i pastori diventarono anche agricoltori e costruirono i primi villaggi.

Nella zona di Villamassargia esistono i resti di circa trenta nuraghi situati in alture disposte in linea retta, in posizione adatta dominare le vallate circostanti.

Nella carta topografica sono riportati quelli di Monte Scorra e Nuraghe Meloni.

Nei resti del primo, si possono immaginare le mura di un complesso nuragico, sono evidenti i resti di mura divisorie e di scalini che portavano alla parte superiore del nuraghe dove si possono notare tracce di stanze con la volta a cupola.

Sono stati ritrovati oggetti di vario uso in bronzo, armi e statuine votive, da donare cioè alle divinità.

I nuragici avevano imparato a fondere il rame con lo stagno ricavando il bronzo. Nel territorio di Villamassargia la civiltà nuragica ha lasciato le sue tracce anche in alcune costruzioni enormi chiamate " Tombe dei Giganti" (Sa tumba de Omini Gentili) sulla strada per Astia.

Complessivamente nella zona di Villamassargia sono state ritrovate 19 necropoli (cimiteri).

Esistono inoltre i resti di alcuni pozzi sacri che testimoniano l’adorazione che l’antico popolo aveva per l’acqua.

In alcuni sono visibili i resti del recinto esterno, scalini scavati nella roccia che portano fino al fondo e alla sorgente.

In uno di essi è stata ritrovata una statuetta della Dea Madre. Un pozzo sacro si trova vicino a Monte Scorra, un altro in territorio di Astia e una sorgente termale in località "Piarrubia" sommersa da un laghetto.

A Villamassargia vi erano parecchi pozzi sacri, purtroppo distrutti per prenderne le pietre (travertino).

  • IL CULTO DELLA PIOGGIA

Come i pastori nei templi delle sorgenti, gli agricoltori soprattutto nei periodi di mancanza d’acqua offrivano agli spiriti dell’acqua sacrifici propiziatori, preghiere, ma in modo particolare si recavano in processione nel paese e nelle campagne, chiedendo la pioggia per i campi seminati. Nella nostra zona lo spirito più invocato fu quello di "Maimone".

Il titolo "Maimoni" è rimasto ancora oggi per indicare "buono a nulla" paragonato allo spirito incapace di mandare la pioggia.

Con l’avvento del Cristianesimo questi riti sono stati cristianizzati non invocando più gli spiriti dell’acqua, ma un santo importante come Sant’Isidoro o il santo patrono.

Un altro rito propiziatorio era quello di immergere nell’acqua in luoghi nascosti, soprattutto nelle grotte, dei crani umani in numero dispari.

Era un rito magico-religioso derivato da un altro più antico legato anche questo alla fecondità dei campi; a quello cioè di immergere un cadavere nell’acqua del pozzo sacro fino alla decomposizione perché non soffrissero la sete.

  • IL CULTO DELLE ACQUE MEDICAMENTOSE

Partendo dalla convinzione che nelle acque vi fosse il Dio e che sia i mali sia i suoi rimedi avessero origine divina i primi uomini credevano che le acque sacre potessero guarire i mali di acque calde, salate, minerali, effervescenti avevano il potere di guarire i malanni agli occhi, le malattie reumatiche, annullare l’effetto mortale delle erbe e degli animali velenosi, soprattutto" su spizzu de sa susuiga" e "de sa arxia". Inoltre molto spesso si rimetteva all’azione divina dell’acqua il giudizio di chi veniva accusato di un qualsiasi reato.

L’accusato veniva condotto presso la fonte sacra, gli si faceva giurare di dichiarare la verità e poi gli venivano lavati gli occhi con l’acqua magica. Se l’accusato era innocente avrebbe visto meglio, al contrario sarebbe diventato cieco.

  • PERIODO PUNICO

Del periodo punico a Villamassargia non ci sono prove archeologiche sicure. In località Monti Ollastu vi è una grotta che pare sia stata sfruttata come miniera, ma si pensa che inizialmente fosse un luogo di culto. La presenza punica è comunque testimoniata dal ritrovamento di monete che si ritiene siano state le prime usate.

  • PERIODO ROMANO

Il dominio romano in Sardegna ebbe inizio nel 238 a.c., durò 700 anni. In questo periodo Villamassargia ha avuto un ruolo importante grazie alla sua posizione e alla strada che da Karales (Cagliari) conduceva a Sulci (Sant’Antioco).

Non lontano da Villamassargia sono state ritrovate due pietre miliari risalenti all’epoca romana. Una pietra miliare è stata ritrovata in Astia, dove si pensava ci fosse un tempio del periodo di Teodosio (tardo romano).Il territorio è sempre stato ricchissimo di sorgenti, tanto che i romani costruirono un acquedotto "Caput Acquas" per l’approvvigionamento idrico di Karales.

Ci sono tracce di fonderie romane, le quali testimoniano che l’estrazione mineraria ha contribuito ad allargare gli scambi, la cultura e il commercio degli abitanti di Villamassargia anche se assoggettati a Roma.Il nome di Villamassargia è chiaramente di origine romana; deriva dal latino Villa-Massaria per indicare l’abitato e i terreni circostanti.

Villa indicava il centro abitato, Massaria deriva da "mansus" che significa il terreno che una coppia di buoi arava in un giorno.

Durante il periodo dell’occupazione romana, Villamassargia aveva acquistato importanza perché i suoi fertili terreni producevano molto grano e cereali che poi venivano spediti a Roma.

Fino a non molto tempo fa erano ancora visibili le tracce delle antiche mura romane che circondavano il paese.

I romani costruirono molte strade per collegare anche i centri interni così che tutta la Sardegna fu romanizzata.

Il dialetto sardo è di chiara origine latina.

  • PERIODO DEI GIUDICATI

Dopo la caduta dell’impero romano d’occidente seguì in Sardegna la dominazione dell’impero romano d’oriente (V°-IX° sec. d.c.) che però non si preoccupò delle sorti dell’isola anche quando dovette difendersi dagli arabi.

La Sardegna perciò si organizzò militarmente e dopo tanti secoli di dominio straniero ebbe un governo formato esclusivamente dai sardi; fu così divisa in Giudicati (IX°-X° sec. d.c.): il Giudicato di Cagliari, con capitale Cagliari; il Giudicato di Arborea, con capitale Oristano; il Giudicato di Logudoro o Torres, con capitale Porto Torres e poi Sassari; il Giudicato di Gallura con capitale Tempio e poi Terranova (attuale Olbia).

Durante il periodo del governo giudicale la Sardegna ebbe una forte ripresa soprattutto grazie alle Repubbliche Marinare di Pisa e Genova e all’intervento della Chiesa.

Pisa e Genova aiutarono notevolmente la Sardegna nella lotta contro gli Arabi e pretesero poi dai Giudici adeguate ricompense: concessioni di terreni e il controllo sulla vita politica ed economica dell’isola. I Giudicati finirono così col perdere l’autonomia, il primo a perdere l’indipendenza fu il Giudicato di Cagliari occupato da Pisa nel 1258, la stessa sorte spettò qualche anno più tardi ai Giudicati di Logudoro, diviso in feudi a famiglie liguri, e di Gallura occupata da Pisa.

Solo il Giudicato d’Arborea manteneva l’autonomia opponendo una grande resistenza agli Aragonesi grazie soprattutto ai giudici Mariano IV° e alla figlia Eleonora.

Nel 1392 Eleonora d’Arborea promulgò la "Carta de Logu", una raccolta di leggi in lingua sarda, il regolamento di Villa di Chiesa (sulla attività mineraria) e il Codice Agrario di Mariano d’Arborea (sulla attività agricola).

La Carta de Logu fu estesa a tutta l’isola dagli stessi Aragonesi e restò in vigore fino all’emanazione del Codice di Carlo Felice di Savoia (1827).

Dopo la divisione in quattro giudicati, Villamassargia venne compresa nel giudicato di Cagliari nei primi anni dopo il mille.

Il territorio dei giudicati era diviso in curatorie o partes (province); ogni curatoria comprendeva un certo numero di ville (paesi) ed era amministrato da un curator (governatore) nominato dal giudice.

Villamassargia fu per un certo periodo la capitale della curatoria del Sigerra (Cixerri) al posto di Iglesias. In quel tempo furono costruite numerose fortezze nell’interno dell’isola e nelle coste per fronteggiare i pirati saraceni.

E’ probabile che a questo periodo risalga la costruzione del castello di "Gioiosa Guardia".

Il momento di maggior splendore di Villamassargia si ebbe dopo il 1000 d.c., quando le popolazioni fondarono numerosi villaggi.

Il più importante era Astia con circa 340 abitanti che avevano come parrocchia la chiesa di San Giorgio oggi diroccata.

Oltre sette frazioni dipendevano da Astia.

Verso il 1300 la piana di Villamassargia poteva contare circa 700 abitanti.

  • IL PERIODO DELLE REPUBBLICHE MARINARE

L’importanza di Villamassargia fu intaccata dalla realizzazione del castello di "Gioiosa Guardia", una fortezza realizzata in un punto strategico per la difesa del territorio.

I Papi intanto invitavano i Pisani e i Genovesi a difendere la Sardegna Questi intervennero e cercarono di avere ciascuno la supremazia dell’isola. A partire dal 1190 Pisa aveva sotto il suo controllo i giudicati di Cagliari, di Arborea e di Gallura; Genova controllava il giudicato di Torres. Dopo la battaglia di Santa Igia contro i Genovesi, il giudicato di Cagliari fu diviso in tre parti. Una di queste fu assegnata alla famiglia pisana dei Conti Donoratico della Gherardesca che diventarono padroni di tutto il Sulcis-Iglesiente. L’intera curatoria del Cixerri era stata affidata al Conte Ugolino dei Donoratico.

Il Conte Ugolino fu condannato a morte dal governo di Pisa perché accusato di troppe ambizioni; il figlio Guelfo ereditò le sue terre e per vendicare la morte del padre si ribellò a Pisa. Nel 1282 col fratello Lotto marciò con l’esercito contro i pisani restando però sconfitto; Guelfo fu catturato dai pisani che lo liberarono in cambio di Villamassargia, Domusnovas e Siliqua.

Villamasargia fu assegnata alla famiglia dei Donoratico e fu proprio uno di questi che fece costruire la chiesa di San Ranieri dedicata poi dagli spagnoli alla Madonna del Pilar.

  • I PISANI E I MONUMENTI

La dominazione pisana ci ha lasciato:

- La chiesa del Pilar, che è pregevole monumento storico, terminata nel 1307. La chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna della Neve di stile Tardo Gotico costruita verso il 1300.

- Il castello di "Gioiosa Guardia".

  • LA CHIESA DELLA MADONNA DEL PILAR

La chiesa della Madonna del Pilar è stata costruita durante la signoria del conte Bonifacio dei Donoratico. La facciata della chiesa è divisa in tre parti da sottili lesene tra le quali si inserisce, al di sopra del portale un bel rosone.

A sinistra della facciata su una pietra romboidale vi è scritta la data e il nome del capomastro "Expletum est hoc opus per magistrum Arzicum De Garnas A.D. MCCCVII" (Questa opera è stata costruita dal maestro Arzocco De Garnas nell’anno del Signore 1307).

Al centro della facciata c’è un campanile a vela. L’interno della chiesa ha un’unica grande aula.

La statua della Madonna del Pilar è un piccolo simulacro in legno policromo.

  • CHIESA PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLA NEVE

Non si conosce con precisione l’anno in cui fu costruita, ma pare che sia stata iniziata intorno al 1100 dai Padri Benedettini di San Vittore di Marsiglia. La chiesa riporta vari stili, nella facciata sono presenti tracce di un rosone sostituito da una finestra rettangolare; lo stile Gotico-Catalano si riconosce grazie alle merlature della cornice orizzontale.

Sulla sinistra è presente il campanile a canna quadrata.

L’interno della chiesa è formato da cinque cappelle ed è diviso in tre navate; in fondo, al centro, si trova l’altare maggiore risalente al 1758; accanto all’ingresso si trova il battistero anch’esso del 1758.Nella navata centrale si trova il pulpito (1840).

All’interno della chiesa si conservano: una lampada, una croce processionale, un calice e una pila (vaso) portatile per l’acqua santa; questi oggetti sono tutti in argento e di origine spagnola.

  • S’ORTU MANNU

Tra il 1300 e il 1600 i pisani piantarono ai piedi del colle di Gioiosa Guardia un grande oliveto "S’ortu Mannu".

Secondo la tradizione i pisani incoraggiarono la popolazione ad innestare gli olivastri concedendo loro il diritto di possedere le piante innestate.

Questa tradizione sembra avere un fondo di verità per il fatto che tutt’oggi la maggior parte dei possessori delle piante non è padrona del terreno.

Alcuni di questi ulivi resistono ancora oggi, mostrando la loro esistenza secolare nel tronco.

  • IL CASTELLO DI GIOIOSA GUARDIA

Il castello di Gioiosa Guardia si trova su un colle a 418 metri s.l.m., oggi rimangono pochi ruderi. Il castello serviva per controllare le vie di accesso alla zona dell’Iglesiente.

Era collegato al castello dell’Acqua Fredda (Siliqua) e con il sistema difensivo di Villa di Chiesa (Iglesias).

  • IL PERIODO ARAGONESE-SPAGNOLO

Villamassargia resta sotto il dominio di Pisa fino a quando l’Infante di Spagna Alfonso d’Aragona, movette alla conquista della Sardegna sbarcando il 23 giugno 1323 marciando alla conquista di Iglesias e di Villamassargia.

Qui Alfonso trova una fiera resistenza e non poté fare altro che assediare le due fortezze con la speranza di poterle prendere per fame.

Invece la resistenza dei locali fece prolungare l’assedio fino ai primi di febbraio dell’anno seguente.

L’esercito dell’infante resta decimato: morirono più di 12 mila uomini sia per le armi che per la malaria.

Rischiarono la morte l’infante e sua moglie Teresa, contagiati dalla malaria. Nel 1325,dopo la caduta di Villa di Chiesa, anche Villamassargia passò sotto la dominazione Aragonese.

Nel 1355,con la fine dei Donoratico il Re Pietro IV° fece fortificare Gioiosa Guardia; Nelle sue pendici si erano formate le abitazioni dei popolani e dei guerrieri. Nel 1431 il castello e Villamassargia vennero venduti per 300 lire al conte Luigi d’Aragona governatore di Cagliari.

Alla morte del conte, Villamassargia passò alla figlia Filippa alla quale successe Giacomo I° che ottenne dal Re d’Aragona (1484) la nomina di Villamassargia a baronia, sotto il nome di "Baronia di

Gioiosa Guardia".

Questa baronia comprendeva il territorio di :

Domusnovas, Siliqua, Decimo, Villaspeciosa, Villaperuccio, Palmas, Perdaxius, Villarios, Sirai, Paringianu.

  • LA BARONIA DI GIOIOSA GUARDIA

Il Re Ferdinando, il 29 aprile del 1510,ricevette da Ludovica di Bellit mille ducati d’oro in cambio del feudo di Gioiosa Guardia. Il feudo rimase alla famiglia Bellit che unì i marchesati di Villacidro e Palmas dopo il matrimonio di Antonio Brando (Villacidro) con Angela Gualbes (Palmas).

Nel 1780 Villamassargia finì sotto il dominio dei Bon Crespi di Valdaura; a quei tempi il paese contava 1803 abitanti che dopo 5 anni arrivarono a 1873.

L’ultimo erede del casato Crespi fu Don Gioacchino Brando Crespi di Valdaura, conte di Castrillo ed Orgaz, e marchese di Villacidro, Palmas e Musei.

Villamassargia restò in quel marchesato fino al 1836,quando Carlo Alberto di Savoia decise di abolire il regime feudale riscattando le terre espropriate previo pagamento. Villamassargia venne riscattata al prezzo di 10808 lire lorde, mentre il riscatto più alto fra gli altri paesi lo ebbe Villacidro con 2764,198 lire.

Questo prezzo dimostra che Villamassargia fu un importante e ricco centro agricolo. Nel 1838 il territorio di Villamassargia fu valutato in circa 100000 starelli; essa contava 327 famiglie con

1540 abitanti. Nella sua campagna si contavano altre 7 frazioni di cui la più importante era Astia.

Nel 1848 Villamassargia aveva 1594 abitanti,10 anni dopo 1789.

Il paese nel 1858 aveva un vicario e 2 viceparroci, un medico chirurgo, un flebotomo (incideva le vene per i salassi), due ostetriche. Inoltre disponeva di un guardia boschi e del servizio postale a giorni alterni. Il territorio di proprietà comunale si estendeva per 2028 ettari che procuravano un reddito di £ 3300 annue; nello stesso si trovavano numerose sorgenti. Nel 1858 Villamassargia aveva inoltre una stazione di carabinieri composta da 5 uomini a piedi, da questa dipendeva l’ordine, oltre che di Villamassargia, anche di Domusnovas, Musei, Origa e S.Marco.

Sempre in quel periodo a Villamassargia vi era una prima elementare maschile con 30 alunni, tenuta dall’insegnante Antioco Luigi Pinna.

Passeggiando per Villamassargia; Piccolo centro a Sud-Ovest della Sardegna in provincia di Cagliari:  la Storia, i paesaggi, l'artigianato ad altre curiosità  ..   By M.Daniele