BISCHOF, Werner


1916 Zurigo - 1954 Perù

Werner Bischof è uno dei fotoreporter di maggiore spicco a livello internazionale del dopoguerra. La sua carriera si sviluppa in aperto contrasto con la sua formazione: dal 1932 al 1936, studia infatti alla Scuola di arti applicate di Zurigo con il fotografo Hans Finsler legato alla Nuova Oggettività, percorrendo quindi in un primo tempo, con grande precisione e perfezione, la strada della fotografia realistica e di moda. Nel 1942, entra a far parte, come collaboratore fisso, della redazione della rivista svizzera «Du» per la quale svolge principalmente l'attività di fotografo di moda. Nel 1945 intraprende un viaggio attraverso l'Europa per documentare i disastri della guerra.

Loading...In questo periodo incomincia, però, a interessarsi di più alla stampa internazionale e, nel 1949, entra a far parte del gruppo Magnum. Benché dedicandosi al fotoreportage abbia dovuto modificare il suo modo di lavorare - non conta più infatti l'immagine preparata ed elaborata in studio, bensì il momento reale, che è impossibile programmare - il fotografo svizzero continua a conservare intatta la sua sensibilità per la perfezione tecnica, per la luce come elemento creativo e per la struttura formale delle immagini. Nel 1951, per conto della rivista americana «Vogue» attraversa l'India settentrionale e centrale e la provincia di Bihar devastata dalla carestia. Con il reportage Carestia in India Bischof riscuote il primo successo internazionale.

Loading...Sebbene l'estrema povertà della popolazione indiana lo abbia scosso, in questi documenti l'artista svizzero rimane un osservatore distaccato che, anche nelle situazioni estreme, mantiene il senso della composizione. Lo rivela anche la fotografia qui riportata, scelta dalla serie indiana: Bischof colloca nell'immagine le figure emaciate degli indiani in modo tale da ottenere, giocando con gli elementi orizzontali e verticali, una rigorosa struttura compositiva.

In qualità di fotoreporter Bischof visita negli anni seguenti, tra gli altri, il Giappone, Hong Kong, l'Indocina e la Corea: come sempre nei suoi viaggi, lo affascinano i bambini che, segnati dalla povertà e dalla guerra, spesso rivelano una stupefacente autonomia.

A Pusan, in Corea, ritrae tre ragazzi vestiti di stracci che raggranellano qualche soldo alla stazione facendo i lustrascarpe. Una delle sue fotografie più famose con i bambini per soggetto, è Ragazzo che suona il flauto nei pressi di Cuzco, Perù: è un'opera che l'artista realizza proprio pochi giorni prima di morire in un incidente sulle Ande peruviane.



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