Chiesa del Corpus Domini Chiesa del Corpus Domini

Piazza del Corpus Domini - tel. 011 4366025

orario apertura: 7,30 - 11,30 /  15 - 18

Agosto chiuso al pomeriggio

Messe: feriali ore 7,30 - giovedì ore 17,30 -

festive ore 10

 

Narra la tradizione che il 6 giugno 1453 nella piazza delle Erbe ove si stava tenendo il solito mercato, un mulo si arrestò improvvisamente piegando le ginocchia e non proseguì il suo cammino nonostante le percosse del padrone.

Dal dorso dell'animale cadde un sacco che si aprì e ne vennero fuori un calice d'argento ed un ostensorio che si elevò nell'aria, raggiante di luce.

Solo con l'arrivo del Vescovo e dopo lunghe preghiere, l'ostia ridiscese nel calice. Era la conclusione di un furto avvenuto ad Exilles. Il miracolo ebbe vasta eco in Europa tanto da meritare a Torino il titolo di "Città del Sacramento".

Il Consiglio dei Decurioni della Città deliberò di edificare un oratorio sul luogo del miracolo affidandone l'esecuzione al Sanmicheli, che lo realizzò tra il 1521 ed il 1528.

Nel 1603, per onorare un voto fatto in occasione della peste del 1598, il Municipio di Torino decise di costruire sul luogo del miracolo la chiesa del Corpus Domini affidandone il progetto al Vittozzi. Il progetto venne poi rielaborato dal conte Amedeo di Castellamonte, architetto di corte, nel 1638. Il Corpus Domini venne sempre considerata la "Chiesa della Città" in contrapposizione a quella "dei Savoia", la cappella della Sindone. E' il ribaltarsi sulle chiese dell'alterità esistente tra il potere del Palazzo Reale ed il Palazzo civico.

La chiesa fu anche palcoscenico per solenni cerimonie legate a vicende dinastiche dei Savoia: la nascita di Vittorio Amedeo III, la morte di Vittorio Emanuele I e di Carlo Felice. In occasione della ricorrenza dei centenari del miracolo, la chiesa venne ulteriormente abbellita dal Comune.

In questa chiesa, il 2 settembre 1827, San Giuseppe Cottolengo, canonico del Corpus Domini ebbe l'ispirazione a fondare la Piccola Casa della Divina Provvidenza. L'interno, riccamente decorato con marmi rossi e neri, venne rinnovato nel 1753 dall'Alfieri e si presenta particolarmente fastoso, al termine dell'unica navata spicca il bellissimo altare maggiore del Lanfranchi, affiancato da tre statue lignee raffiguranti la Fede, la Speranza e la Carità.

La pala sull'altare è del Caravoglia e ricorda il miracolo che è pure affrescato, in tre scene, nelle volte della navata centrale, dal Vacca, pittore di corte di Carlo Felice.

Una cancellata in ferro battuto circonda la lapide posta sul luogo del miracolo, al centro della chiesa con una epigrafe dettata dal Thesauro.

La sacrestia, rettangolare, è ricca di stucchi, nella volta si susseguono mensole sostenute da cariatidi, alla base si alternano figure simboliche: mascheroni, cartigli, calici e drappeggi fra questi spicca il toro simbolo della città.

La facciata mossa da cornici e nicchie con statue presenta un bel portale barocco sovrastato da un'elegante finestra serliana e termina con un coronamento che reca simboli dinastici e di fede.

 

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