Narrativamente Forever è privo di
qualsiasi spessore, e la profondità psicologica dei personaggi è inesistente. I personaggi
stessi, essendo privi di scopo e non difendendo
nessun oggetto di valore, non si possono nemmeno definire tali e gli attori contribuiscono
con la loro inespressività a qualificarli più come immagini di personaggi, che
non appartengono ad un mondo ma solo
a quella situazione, che vivranno in eterno. La vicenda quindi trascende qualsiasi intento
metalinguistico per qualificarsi come simbolo di un significato etereo e irraggiungibile.
Formalmente Forever è un eccitante esercizio di stile che si richiama fortemente alla
cinematografia di Hong Kong e all'iconografia dei cartoni animati e dei videogames giapponesi.
La regia sopperisce all'insipienza atletica dei personaggi con idee furbescamente riciclate
dai lavori filmici di Tsui Hark; il montaggio frenetico non lascia pensare all'inesistenza
di una trama per catturare lo spettatore in un'orgia di corpi in movimento che danzano al
ritmo di citazioni cinematografiche. Il cinema d'azione americano, la scuola honkonghese,
l'iconografia del moderno immaginario metropolitano si confondono in tre minuti di pura
spazzatura action movie.