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Gianfranco Pintus

nato a Sassari il 3 agosto 1953 si diploma al Liceo Artistico di Cagliari nel 1972 e dal 72 all'82 vive a Firenze dove si diploma all'Accademia delle Belle Arti. Dall'82 vive e lavora a Cagliari.

 

Gianfranco Pintus

di Giorgio Pellegrini

dalla presentazione della mostra "Per l'Arte in Sardegna" 13 novembre - 12 dicembre 1993 - Galleria Comunale d'Arte, Cagliari

 

Ansia d'assenza, ansia di presenza: la coda e la testa delle tribolazioni estetiche di Gianfranco Pintus, sono appese in bella vista alle pareti della Galleria Comunale. In mezzo ai due estremi, vent'anni di ricerca, illuminata, sempre, dalla luce calda di un'appassionata ragione. Dove il pennello é intinto - come chiedeva Winckelmann - nella mente ma anche bene ficcato nella carne: antenna nervosa d'ansie implacate. Emozioni e cervello si avvinghiano inseparati lungo tutto il percorso operativo di Gianfranco Pintus e avvicinano - nonostante le apparenze - i due momenti proposti in mostra, nel nome di una nitida coerenza espressiva. E allora l'autonegazione imposta dal proibizionismo concettuale - è la metà degli anni settanta - non si congela nel rigore avaro di una totale afasìa; e si avverte invece la tensione grande della rinuncia al "diletto nella vista": il suono rotondo del pudore di essere, di dipingere. L'eruzione, repressa, di una sensibilità enorme é capace di sonorità finissime. Note pausate dai silenzi delle ampie tele grezze, che vibrano improvvise nella manualità irriducibile della pennellata, sopravvissuta ad "imitare" la stampa austera delle scritte. Accordi che risuonano, ancora, nella luce del giorno, mentre scopre, lenta, le forme segrete della realtà incise su un vetro o le "scrive" - foto-grafia - in dolcissimo staccato sulla carta sensibile. lnfiltrazioni di un sensualismo visivo che finisce per sgretolare - intorno ai primi degli anni ottanta - gli argini dell'arte mentale, e procedere in un efflusso sempre più eccitato. Dapprima sagome antropomorfe emergono prudenti dal magma di una materia pittorica ancora pudicamente palpata, schiva a esibirsi tutta. Esseri indefiniti - fantasmi - raschiano furtivi i propri ritratti sullo zinco delle matrici in un'orgia ossessiva di grafismi fitti. Sono gli anni dell'approdo felice all'acquaforte: congegno tecnico utile a governare, con il tempo ed il metallo, quell'ansia immensa ancora ignara delle proprie ali. E li, premuto sulla carta, comincia a muoversi il repertorio concitato di gesti ieratici ed erotici che segnano l'attuale, personalissima parlata figurativa di Gianfranco Pintus. Sfoghi goduti di quel sensualismo visivo, immediato - ora - e struggente, dove sa anche incistarsi, a volte, dentro una vena ambigua di ironismo, il pudore. Mani e braccia e corpi di questi androidi senza volto si agitano nei vapori della notte, figli di una materia pittorica sontuosa e di una coscienza figurativa satura di riferimenti culturali e ancora sottile nel suo diafano intellettualismo. Da El Greco a Flaxman, da Füssli a Tiziano vecchio, da Correggio a Morazzone, allusioni e stilemi di un repertorio infinito vorticano dentro l'immaginario montante di Pintus. Complessità di modelli e mobilità di spirito, attraversate ambedue da continue - vitali - contraddizioni, finiscono per amalgamarsi in uno stilismo, ossessivo e profondo. Dove la passione dei sensi e dei sogni sa farsi acuta sino agli spasmi di una religiosità profana che commuove nella sua scoperta sincerità. Sorprende nel suo esibizionismo scenico. Incanta nell'estetismo nudo, mondato, dei suoi ornamenti. Questo il "barocco" singolare di Gianfranco Pintus, che dilaga finalmente sulle grandi tele in mostra alla Galleria Comunale. Dimensioni e mistici abbandoni alludono aperti alle pale d'altare di quella sacra festa seicentesca. Le figure si fanno più definite, pur nell'androginìa irrisolta, e divampa il colore nebuloso, a volare in stesure opalescenti, esperto sia delle emozioni di Guercino che delle visioni di William Blake. E quei visi, negati sino all'ultimo, si definiscono ora nell'enigma teatrale della maschera, adornata dal boccolo di ostentata maniera, ricciolo barocco, melisma di soprano librato, voluttuoso, nelle tenebre del Venerdì Santo. Maschera che si fa volto di sfinge e di Madonna: invade alla fine l'intera superficie del dipinto, deborda oltre il rettangolo dei suoi confini. Quando l'ansia dell'"esserci" si rivela, immensa, in forma di figura intensa, viso estatico e timoroso. Quando azione e emozione del dipingere, del vedere e del vedersi attraverso quella "finestra sul mondo" che é il quadro, premono dentro i due grandi occhi. Attoniti ma attenti.

 



di Luisa Perinu

dalla scheda biografica in occasione della mostra " PREGHIERA E PENTIMENTO - Sacro e Arte Contemporanea " 1 / 10 settembre 1996 - Santuario della Madonna del Rimedio, Orosei

Pittura che ritrova dentro di sé il piacere, la motivazione del propio operare, il valore dell'individualità: si addentra nel labirinto, luogo di un'arte che non si reprime, contemplazione appagante in una figurazione estatica del reale. La ripresa del sentimento del sé produce un pensiero che si realizza nella pittura e nel segno: volontà libera, idea incostante che si immerge nella materia dell'immaginario - corrente che trascina la sedimentazione del privato e del simbolico - esplora i territori sterminati del piacere mentale e sensoriale, precipita nel mondo abitato delle ombre, riemerge fra bagliori inquieti. Linee fluide, grafismi compatti e dinamici esprimono nuove figurazioni sature di sensualità fisica ed egoenergie. L'operare fondato sulla propia pulsione, l'estensione dell'immaginario individuale creano figure tormentate, atmosfere assorte di gesti immoti, corpi nudi colti in attimi vitali senza tempo. La mano si inabissa nella materia dell'arte, il gesto coglie cromatismi cangianti, il segno incontra la superficie e svela intrecci nascosti: modella forme contenenti possibilità di estensione tridimensionale. Manualità sperimentale che approda all'equilibrio morfologico del linguaggio, attività folgorante che - apparsa - è forma solare.

 

 

 

G. Pintus - Tecnica mista 1

Senza titolo, 1998, tecnica mista su tela

G. Pintus - Tecnica mista 2

Senza titolo, 1993, tecnica mista su tela

G. Pintus - Tecnica mista 3

Senza titolo, 1993, tecnica mista su tela

G. Pintus - Acquaforte acquatinta

Senza titolo, acquaforte acquatinta

pintus, installazione

Senza titolo,1999, installazione, grafite, ferro, acqua (vai al commento)

 


 

Mostre attualmente in corso o in programmazione:

dal 18 maggio al 1 giugno 2001

Rassegna di arte visiva curata da Raffaella Venturi

Spazio - via Dettori, 1 - Cagliari

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