[la Casa di Fonte Avellana] [analisi storica] [adeguamento antisismico]

La Casa di Fonte Avellana

L'evoluzione dell'edificio nel corso degli ultimi due secoli
 
L'esatta consistenza planimetrica dell'edificio riportata sulla mappa del Catasto Pontificio del 1815; l'analogia fra le forme degli archi del piano terra della casa e quelli dell'ala del monastero, costruita intorno al XV-XVI secolo; la conferma della presenza della casa nel 1657, fornita dal Cabreo di Antonio Borella; e, infine, la verifica diretta della situazione attuale; permettono di avanzare una ipotesi sull'aspetto della casa colonica di Fonte Avellana all'inizio del XIX secolo.
La parte più antica e solida (visti gli effetti rovinosi del terremoto del 1781), è quella costituita dagli archi al piano terra, e comunque tutti i muri interni del piano terra, realizzati in conci regolari di pietra.
Durante il secolo scorso -forse tra il 1866 e il 1897: il periodo della soppressione del monastero-, la casa è stata ampliata, assumendo la consistenza volumetrica attuale. Passando dalla tipologia strutturale del corpo semplice al corpo doppio. Tutte le murature esterne e quelle del primo piano sono state ricostruite in pietra con la tecnica del muro a sacco.
In tempi successivi sono stati sostituiti i solai in legno con quelli attuali in ferro e voltine di laterizio; numerosi gli interventi di modifica sulle aperture esterne: evidenti quelli realizzati al'inizio degli anni '50 che hanno impiegato laterizi; e dei primi anni '80 con gli architravi in legno.
I collegamenti verticali fra il primo piano -adibito in passato alla residenza- e il piano terra -stalla-, sono costituiti da botole sul pavimento, che permettono di muoversi tra i due livelli tramite una scala a pioli.

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