Nelle abitazioni le persone presenti in un ambiente producono -con la respirazione e la traspirazione- una notevole quantità di vapor d'acqua (ogni persona emette, con il respiro, circa 40 gr/h di vapore); inoltre bagni e cucine sono una ulteriore fonte di incremento di tale vapore.
Tutto questo vapore presente nell'ambiente (interno) tende naturalmente a migrare attraverso le pareti perimetrali (compreso il tetto) dal caldo verso il freddo, per disperdersi all'esterno, sempre allo stato gassoso.
Perchè tale fenomeno possa verificarsi senza inconvenienti è necessario che il vapore non incontri ostacoli lungo la sua strada: brusche diminuzioni di temperatura (ad es. sulla superficie di contatto con uno strato isolante) o forti aumenti della resistenza alla sua diffusione (ad es. barriere di protezione di strati isolanti degradabili o intonaci esterni plastificati impermeabili al vapore) ne provocano la condensazione in acqua nello spessore della parete.
L'acqua così prodottasi inumidisce la parete provocando una drastica diminuzione
della coibenza della parete stessa, cosicchè il reale grado di isolamento termico
corrisponde sempre meno a quello teorico del calcolo di progetto (la presenza
dell'acqua dentro un materiale -anche isolante- è molto dannosa considerando
che già l'8.5 porta al raddoppio della conducibilità elettrica). Inoltre, l'acqua
di condensazione finisce per affiorare sull'intonaco, provocando macchie, muffa,
ecc. e nel caso di intonaci o rivestimenti esterni impermeabili al vapore, può
facilmente verificarsi, nel giro di qualche anno, il rigonfiamento ed il distacco
dell'intonaco stesso.
Non verificandosi tali condizioni è necessario ricorrere all'uso di barriere al vapore (sulla faccia interna calda della muratura) che impediscano all'umidità dell'aria (ambiente) di penetrare nella parete e causare fenomeni di condensazione all'interno della stratificazione. In tal caso, però, (a parte ogni considerazione sulla loro effettiva funzionalità) le "barriere al vapore" portano alla conseguenza che occorrerà:
1) eseguire una cunetta di scolo fra i due muri
2) realizzare dei dispositivi di evacuazione (pisciotti) al piede della muratura
per allontanare l'eventuale acqua di condensa
3) aumentare la ventilazione interna per mantenere condizioni di benessere in
equilibrio e abitabilià dell'ambiente interno, accettabile.
Ma la cunetta ed i pisciotti non sempre vengono realizzati (anzi quasi mai) e aumentare la ventilazione interna (aprire le finestre) equivale anche ad incrementare la dispersione del calore ( e rifare calore costa sempre denaro).
Tabella rappresentante il confronto fra superfici e i materiali artificiali.
Sostanzialmente le tre soluzioni: A,B,C presentano un uguale isolamento
...ma quale è quella che consente la traspirazione?
Ricerche, studi e sperimentazioni hanno ormai individuato che se non si realizza un adeguato sistema di ventilazione al di sotto delle tegole si possono innescare violenti fenorneni di precoce "invecchiamento dei materiali", quali la comparsa di funghi su listelli di supporto (con pericolo di marcescenza), la diminuzione di resistenza agli urti delle tegole e la possibiità di fenorneni di gelività quando il materiale è imbibito d'acqua.
Attorno alla tegola, di qualsiasi materiale essa sia, deve poter circolare aria: questo permette di evitare il ristagno di umido con i già citati effetti nocivi e dirninuisce gli "shock termici" in quanto tende ad eliminare le differenze di temperatura tra il di sopra e il di sotto della tegola.