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SCIENZA E FEDE : UN DISSIDIO INCONCILIABILE ?

Una fonte di convinzione dell’esistenza di Dio, connessa alla ragione e non ai sentimenti, è data dall’estrema difficoltà o piuttosto impossibilità di concepire questo universo meraviglioso come il cieco risultato del caso o della necessità.
                                                                          

Ma chi è che ha inventato l'idea che fede e scienza siano incompatibili?
Che l' uomo di scienza non possa andare d'accordo con l' uomo di fede?
 Qui di seguito abbiamo una lunga lista di scienziati, universalmente riconosciuti (alcuni sono veri e propri Padri della Scienza, altri hanno ricevuto il Premio Nobel...) che furono anche credenti, e non "all'acqua di rose" come suole dirsi: alcuni testimoniarono la loro fede con atti più che concreti: scrivendo libri, entrando a far parte di ordini religiosi...
 
 I padri della scienza moderna furono credenti:

"Sia la fede che la ragione sono entrambe doni di Dio: dunque, non sono e mai potranno essere in contrasto fra loro.
La certezza cristiana è che il Dio Creatore è anche il Dio Rivelatore: dunque, le scienze naturali, in quanto investigazione delle meraviglie della Sapienza divina, sono in qualche modo atti di culto, motivi di meditazione religiosa.
E anche per questo che le opere matematiche e geometriche degli antichi (primo fra tutti Euclide) giunsero a noi, devotamente ricopiate dai monaci e poi — appena fu possibile — subito stampate e diffuse da altri religiosi.
E ci sarà pure una ragione se al tempo di Galileo le università, questa tipica creazione del Medio Evo cattolico, erano 108 in Europa, se ne contava qualcuna nelle Americhe spagnole e non ce n’era nessuna nelle terre non cristiane.
Del resto, basta. pensare che la storia delle scienze, anche fisiche, è piena di nomi di credenti, spesso preti e frati.
Proprio nel secolo del positivismo ateo, del razionalismo agnostico, uno dei maggiori scienziati, fra i più grandi della storia (e fra i suoi più preziosi benefattori) è quell’uomo di profonda e conclamata fede cattolica che è Louis Pasteur.
Nello stesso secolo, per fare un solo altro nome, il grande Johann Gregor Mendel, il biologo che formulò le leggi sulla ereditarietà, era un frate.
Ma sì, bisogna stare attenti a non cascare nel trappolone che vorrebbe convincerci di un divorzio irreparabile e unanime tra scienza e fede.
Prendi, ad esempio, uno dei simboli e dei fattori più potenti della «modernità»: l’energia elettrica.
Alessandro Volta era un uomo da messa e da rosario quotidiani;
André-Marie Ampère scrisse addirittura delle "Prove storiche della divinità del Cristianesimo";
Michael Faraday alternava straordinarie invenzioni a predicazioni del vangelo sulle strade inglesi; Luigi Galvani era devoto terziario francescano; Galileo Ferraris un austero, esemplare cattolico praticante; Léon Foucault, il primo che calcolò la velocità della luce, un convertito... Come vedi, mi sono limitato al campo «elettrico», ma potrei tediarti dandoti lite analoghe per ogni altra disciplina scientifica.
Questo precisato, ti confesserà però che mi sconcerta che, almeno alcuni (e, talvolta, non tra i minori), si siano messi a pensare che la scienza ponga in crisi, se non addirittura sostituisca, la teologia, proprio quando quella scienza diventa moderna. Dunque, quando si munisce di strumenti tecnici e di metodi di ricerca che mostrano l’incredibile complessità dell’universo in cui siamo immersi.
Ad esempio, il cielo stellato in una notte serena d’estate è stato sempre per gli uomini un motivo potente per riconoscere un Mistero; per avere, almeno, l’intuizione di Dio. Dai pastori preistorici sino a Pascal ("il silenzio eterno di questi spazi infiniti mi sgomenta») o sino a Kant («Due cose riempiono la mia anima di un’ammirazione senza eguali: il cielo stellato sopra la mia testa e la legge morale dentro il mio cuore»), passando per il salmo biblico («I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani»)."
Tratto da: "Qualche ragione per credere", di Vittorio Messori

Copyright 1998 Vittorio Messori

Agli scienziati nominati da Messori possiamo aggiungere:
Alexis Carrol, Premio Nobel per la medicina, positivista incredulo finchè constatò di persona, a Lourdes, una guarigione instantanea e inspiegabile.
John Eccles, Premio Nobel per la medicina (studio del sistema nervoso) credente.
Coyne, padre gesuita direttore della Specola Vaticana, l'Osservatorio Astronomico della Chiesa Cattolica. (tra l'altro intervistato da Messori nel libro Inchiesta sul Cristianesimo)
Johnny von Neumann, il padre dei computer, dimostrò la non-contraddizione della meccanica quantistica. Era uno scienziato cattolico e nulla di ciò che scoprì lo portò ad abbandonare la propria fede.
Enrico Medi, fisico, credente. 


 Se scienza e fede fossero davvero state inconciliabili, il famoso e illustre scienziato Antonino Zichichi non avrebbe mai scritto il suo libro: Perchè io credo in Colui che ha fatto il mondo, il Saggiatore, 1999; un appassionato viaggio nella scienza, da Galileo a Planck, per dimostrare che nessuna scoperta della ragione intacca le verità della fede. Ecco le sue conclusioni:

N.B.: se ne conoscete altri, fatemelo sapere!

SCIENZA, SCIENZIATI, ATEISMO E FEDE: RELAZIONI PERICOLOSE?

"Che cosa può spingere non certo tutti, ma molti (nell’Ottocento, fra gli scienziati, pare fosse quasi la metà del totale) a negare un Creatore, proprio quando il creato letteralmente esplode, rivelando— e non ha ancora finito di farlo, né finirà mai —la sua complessità, la sua sapienza, così spesso la sua bellezza? quando gli strumenti mostrano che tutto non solo è ordinato in sé, ma che è ordinato al Tutto, in un rapporto di interdipendenza che unisce, tanto per dire, la formica alle fasi lunari?
Cos’è questo tirar fuori il «caso», «l’eternità della Materia», la «natura autoregolantesi» con leggi che — non si sa come — creerebbe da sé e poi — non si sa perché — rispetterebbe rigorosamente senza più mutarle? cosa sono quelle ipotesi negatrici di un Dio che stia dietro la natura, proprio quando si scopre fino a quali estremi si spinga il Mistero?
In realtà, credo che abbiano ragione coloro che affermano che non è la scienza che mette in crisi la fede, a partire dal Settecento e poi su su sino ad anni recenti, quando le cose sembrano finalmente cambiare, con, almeno, una maggiore prudenza o con un aumento delle domande. Non è la scienza, probabilmente: è la filosofia dello scienziato.
Come ha scritto un sorprendente convertito, lo scrittore Dino Segre, alias Pitigrilli: «La scienza è solo uno specchio che restituisce —fede o ateismo — ciò che riceve».
 Sappiamo bene come certa cultura moderna sia divisa su tutto,tranne che nell’avversione e nel disprezzo per il buon senso, il realismo, le domande elementari e le risposte chiare.
Qui, comunque, è forse vero: c’è qualcosa di più profondo, una sorta di misterioso «accecamento», per dirla con Pascal. Ai nostri interlocutori, comunque, potremmo regalare (anche per tentare di difenderci dal loro scuotere li testa davanti alla nostra naìveté) la citazione di uno che tutto fu tranne che un «innocente» e un apologeta.
Niente meno che André Gide:
«Non credere in Dio è molto più difficile di quanto si creda. Comunque, per continuare a farlo, bisogna vietarsi assolutamente di guardare la natura e di riflettere su quanto si vede».
tratto da: "Qualche ragione per credere", di Vittorio Messori

DIO RAZIONALE E RAZIONALITA' DEL CREATO:
la moderna convinzione scientifica che "ogni evento particolare sia collegabile con i suoi antecedenti in maniera defginita, secondo principi generali, deve provenire dall'insistenza medievale sulla razionalità di Dio, caratterizzato dalla razionalità "
                                                          Alfred North Whitehead

"L'amor che move il sole e l'altre stelle", come Dante definisce l'azione di Dio, non è irrazionale, antiscientifico, paradossale, ignoto: ma scientifico, razionale. Dio è Logos, cioè... logico!

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