IN BETWEEN
Questo
film (52 min.) è il secondo dei diari di Mekas; costituito da materiali girati
tra il 1964 e il 1968 che non avevano trovato posto in Walden, esso fu presentato al pubblico per la prima volta solo nel
1978. Le immagini che lo compongono, montate non cronologicamente, contengono
scene a colori di alcuni viaggi e di “city friends”, girate per la maggior
parte a New York. Come
nei due diari precedenti, in In Between
vengono riproposti i temi classici della poetica di Mekas (viaggi, proteste,
cerimonie, Central Park), ma il cardine attorno al quale ruota l’intera
narrazione è caratterizzato dall’idea e dalle immagini dell’amicizia:
Richard Foreman, Amy Taubin, Peter Beard, David Wise, Andrew Meyer, Jerome Hill,
David Stone and Barbara Stone, Adolfas Mekas, Diane di Prima, Allen Ginsberg,
Norman Mailer, Ed Sanders, Gordon Ball, Henry Romney, Jack Smith, Shirley Clarke,
Louis Brigante, Jane Holzer, ecc... sono solo alcuni fra gli amici che Mekas
ritrae in brevi sketches. Tra
le sequenze più interessanti e nuove, rispetto ai precedenti diari, vi sono:
quella di Mekas in compagnia di Salvador Dalì, già precedentemente citata,
quella girata sul set di un film di Adolfas Mekas (Double Barrelled Detective Story) e quella di Mel Lyman che suona il
banjo su un tetto della 23rd strada. La
differenza principale che si può notare fra l’uso di queste scene, quasi
tutte riprese a singoli frames, e l’uso fattone da Mekas in Walden e Lost, Lost, Lost,
sta nella sua particolare tecnica di montaggio, in questo caso, veloce e
frenetica, ricca di sovrimpressioni e velocizzazioni. Come
dice il titolo, questo film sta in mezzo ad un discorso ben preciso ed
articolato, quindi il suo compito sarà quello di riassumerlo soffermandosi su
ciò che contava di più per l’autore in quel momento, l’amicizia. Quello
era per Mekas un periodo di “pace”, in cui aveva scoperto di poter
raggiungere di nuovo la felicità, attraverso la “cultura” e le persone che
la rappresentavano a New York. Il montaggio di scene quotidiane che riprendono i
suoi amici più intimi sottolinea questa sua ritrovata pace e libertà;
l’uso della velocità e della frenesia sottolineano invece lo scorrere del
tempo e la quantità di relazioni vissute. Il
sonoro di In Between è composto dalla
voce narrante dell’autore, da pezzi musicali originali dell’epoca e dalle
voci dei suoi amici. La scena di Mel Lyman che suona su un tetto della 23rd
strada fu girata in presa diretta, “with the wind blowing into the mike.” A
differenza dei film precedenti, in questo caso la colonna sonora non possiede più
un’importanza assoluta, ma lascia il suo
posto alle semplici immagini che con la loro vorticosità implicano una totale
concentrazione e distolgono lo spettatore da ogni altra funzione. “Like
an acquaintance winning attention by the earnestness of his presentation, Mekas
comples attention with his restoration of the insignificant detail, with his
metonymy of compressed narration, with the off-handedness of it all. And then,
he delivers the most achingly exquisite beauty, the most delicate structuring of
a sequence as to draw assent to the grandeur of art. In
that sense, Mekas is a trickser, but a trickster like the best of teachers, the
finest of artist, the most compelling of conversationalists. He sets up a system
of casual expectation only to pull the rug of magic out from under it. We
see that in the third section of “In Between”. The first section is filled
with personal glimpses and the second is a treatment of a time with Dalì. But
the third _here we see an equivalence between the flowering spring earth and the
dazzle of mid-town nightlife, the haunting sound of Mekas at the accordion, the
lyricism of a train ride into the city at dawn, beautiful women and children,
the street, the sun, a musician on rooftop, and the artist wondering about
meaning, without answer.”[1] [1] Bannon, Anthony, “Mekas’ new work is calmer, homage to memories”, in The Buffalo Evening News, Febbrary 16, 1979. Traduzione:
“Come una conoscenza vincente
attenzione da parte della serietà della sua presentazione, Mekas attira
l’attenzione con la reintegrazione dei dettagli insignificanti, con la sua
metonimia di una narrazione complessa, con la fuori-priva di mano di tutti
questo. E poi, egli libera la bellezza più dolorosamente squisita., la più
delicata struttura di una sequenza come attingere assenso dalla grandiosità
dell’arte. In questo senso Mekas è più furbo, ma un furbo come il
migliore dei maestri, il migliore degli artisti, il più irresistibile dei
conversatori. Egli ha messo su un sistema di aspettative casuali solo per
tirare fuori la magia da tutto questo. Questo lo possiamo vedere nella terza sezione di In Between. La prima parte è riempita da momenti personali mentre la seconda è una ricostruzione di un momento passato con Dalì. Ma la terza _ qui vediamo un equivalenza tra la fiorente primavera e l’abbagliante vita notturna di città, il perseguitante suono di Mekas alla fisarmonica, il lirismo di un treno che attraversa la città all’alba, belle donne e bambini, la strada il sole, un musicista sul tetto, e l’artista che si interroga sul significato, senza risposte.”
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