Cap. IV

APOSTOLATO

 
I - Figli della Carità - servi dei poveri e dei giovani
consacrati e inviati 55. Lo Spirito del Signore Gesù è su di noi e ci manda, per mezzo della Chiesa, ad annunciare ai poveri la buona novella.
la grazia dell’apostolato 56. Riconoscenti per la grazia dell'apostolato, ci impegniamo a far conoscere Cristo che ci ha amati.
Mentre infatti eravamo ancora peccatori, Egli ha dato la sua vita per noi. Salvati gratuitamente dalla sua croce, desideriamo ardentemente condividere con altri la sua salvezza.
Siamo poveri e piccoli, ma l'amore di Dio riversato nei nostri cuori ci riempie di gioia e di speranza, e lo Spirito ci guida nella testimonianza della morte e risurrezione del Signore Gesù.
con lo stesso amore del Crocifisso 57. Ora noi, quali Figli della Carità, siamo mandati ai fratelli con lo stesso spirito di generosità e gratuità del Crocifisso, e quali servi dei poveri, e dei giovani in particolare, siamo chiamati a dare la vita per essi, che sono l’unico scopo del nostro Istituto nei ministeri di carità.
un’immagine da ritrovare e da ricostruire 58. Nell'uomo bisognoso e sofferente ritroviamo l'immagine del Cristo nuovamente crocifisso; nel fanciullo e nel giovane siamo chiamati a ricostruire questa immagine.
Ogni volta che assistiamo uno di questi fratelli più piccoli, affamato o assetato, forestiero o nudo, malato o in carcere, serviamo Gesù.
Dio solo e il bene dei fratelli 59. Tutta la nostra vita, posta al servizio dei fratelli, è pure rivolta al Padre, perché l'amore è da Dio e chiunque ama è da Lui generato.
Siamo figli di questo amore se nell'apostolato impariamo ad incontrare Dio solo come nella preghiera, e se, realizzando il vero bene del fratello, cerchiamo la divina gloria.
 
II - Un servizio umile...
come Cristo servo 60. Compiamo il nostro apostolato nell'umile servizio delle opere di carità.
Già il Cristo non considerò un tesoro geloso la sua eguaglianza con Dio, ma, assumendo la condizione di servo, si fece uguale a noi e umiliò se stesso, realizzando il disegno del Padre, fino alla morte di croce.
Anche noi accettiamo di diventare servi dei poveri: vivendo in mezzo a loro vogliamo farci poveri con loro per essere partecipi del Regno.
virtù del servo 61. Non intendiamo far da padroni della loro fede, ma vogliamo essere collaboratori della loro gioia. Sono essi piuttosto i nostri padroni.
Per questo esercitiamo la nostra azione apostolica in obbedienza alle loro vere esigenze, cercando di capire e realizzare ciò che Dio chiede a noi per loro: con l'umiltà, non sentendoci superiori a nessuno, in povertà di vita, per essere vicini a coloro che serviamo.
un servizio comunitario e disinteressato 62. Il ministero di carità comunitario esige pure un distacco da noi stessi e dal nostro lavoro. Nessuno viva quindi come proprietà il suo apostolato. Ognuno sia pronto a dare e a ricevere, ad aiutare e ad essere aiutato, a sostituire e ad essere sostituito.
Accettiamo di fare anche i lavori più umili, perché nella casa di Dio ogni ministero ed ogni impiego è sempre grande.
Stiamo attenti a non identificarci con il nostro ruolo e a non dare troppa importanza a quello che facciamo: siamo sempre servi inutili. Non leghiamoci all'ambiente o alle persone, perché sappiamo di vivere nel provvisorio.
Cristo fonte della nostra identità 63. Nel Cristo, venuto per servire e dare la vita, cerchiamo il senso e il valore delle nostre opere e della stessa nostra esistenza.
Saremo beati se metteremo in pratica il suo insegnamento.
 
III - ... gratuito
con amore gratuito 64. Il dono dello Spirito rende gratuito il nostro amore: gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente diamo.
una vita donata… 65. Il servizio dei poveri, l'assistenza agli abbandonati, l'educazione dei piccoli e la formazione dei giovani esigono il sacrificio d'una vita donata.
Accogliendo questa vocazione nello Spirito, oltre a rinunciare ai nostri beni personali e comunitari, scegliamo di annunciare gratuitamente il Vangelo, senza usare del diritto da esso conferitoci: è un dovere infatti per noi evangelizzare.
Partecipiamo perciò alla comune legge del lavoro per condividere la fatica dei poveri e rendere il più possibile gratuita la nostra opera.
…fino alla croce 66. Ringraziamo Dio quando rende fruttuoso il nostro apostolato e rallegriamoci non per i nostri meriti, ma perché i nostri nomi sono scritti in cielo.
Nelle difficoltà ed insuccessi non ci fermiamo, ma perseveriamo nella paziente attesa del Regno. E se sperimentiamo la delusione e lo scoraggiamento, o anche il rifiuto della nostra persona e di quello che annunciamo, ricordiamo che il discepolo non è più del maestro.
La croce è la misura della nostra gratuità e fa crescere il nostro amore.
a gloria di Dio solo 67. Nel servire i fratelli non abbiamo come scopo ultimo la realizzazione di noi stessi e della nostra affettività, dei nostri interessi e progetti: cerchiamo prima il Regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose ci saranno date in aggiunta.
Non cerchiamo l'approvazione degli uomini, ma la gloria che viene da Dio solo.
 
IV - ... ecclesiale e universale
vocazione missionaria 68. I1 Signore Gesù ci manda in tutto il mondo ad invitare i poveri al banchetto del Regno preparato per loro.
La nostra vocazione è per natura sua missionaria e ci chiede la disponibilità ad andare in ogni parte della terra, attenti alle varie povertà che ci interpellano.
servizio ecclesiale 69. Il nostro servizio pastorale si attui però secondo le esigenze reali della chiesa locale, in collaborazione ausiliaria dell'autorità responsabile e nella specificità del nostro carisma.
In questo servizio ecclesiale si manifesta particolarmente il nostro spirito, in una disponibilità umile e attiva, serena e gioiosa, che non cerca posizioni di potere e di prestigio, e sceglie di preferenza le attività dirette ai più poveri e alla gioventù bisognosa e abbandonata, nei servizi di carità che spesso altri rifiutano, ma che il Signore ci chiede.
 
V - ... comunitario
"…perché il mondo creda" 70. Il nostro apostolato è comunitario perché Cristo lo affida anzitutto alla testimonianza di unità della nostra comunità, affinché il mondo creda che Egli è l'inviato del Padre, e riconosca in noi i suoi discepoli.
unica vocazione unico apostolato 71. Ogni nostra comunità apostolica quindi, prima ancora di organizzarsi per il buon funzionamento dell'opera, vive per questa testimonianza. Così esprime la Chiesa, manifestando anche la nostra unità di vocazione, pur nella diversità di compiti e di ministeri.
Ogni fratello, anche quando opera da solo, agisce in nome della comunità e grazie ad essa: resti quindi in comunione con tutti i fratelli. E pur se non opera direttamente, si senta responsabilmente partecipe dell'apostolato altrui, e lo sostenga con la sua preghiera e il sacrificio, con l’incoraggiamento e il suo apporto concreto.
insieme per meglio servire 72. Cerchiamo di sviluppare le varie forme di collaborazione e partecipazione che rendono più attivo ed efficace il nostro apostolato; sforziamoci di camminare insieme, nel rispetto di chi procede più lentamente e nella valorizzazione dei doni di tutti.
in collaborazione coi laici 73. Dobbiamo avere un cuore grande per comprendere le vere esigenze dei poveri e dei giovani: a tal fine, in continuità con la nostra tradizione, è per noi importante lavorare con i laici e promuovere nelle nostre opere il loro fattivo e responsabile coinvolgimento, nel rispetto della loro giusta autonomia. Essi vivono, infatti, più di noi immersi nella realtà locale, e meglio di noi possono comprendere certe situazioni.
Cerchiamo di trasmettere loro la nostra ansia di amore e di servizio ai poveri e ai piccoli, perché anche ad essi è concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma ancora di soffrire per Lui, sostenendo la nostra stessa lotta per il Vangelo.
 
VI - ... di promozione umana e formazione catechetica
l’uomo nuovo in Cristo Gesù 74. Cristo è morto e risorto per ristabilire nell'uomo l'originaria immagine del Creatore, sfigurata dal peccato e da tutti i mali che la degradano.
Tutta la nostra opera caritativa è già in se stessa annuncio di Cristo per ricostruire nell'uomo quest'immagine, ed esperienza dell'amore di Dio che salva: noi sappiamo infatti che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli.
salvezza integrale 75. Quanto facciamo per liberare l'uomo da mali fisici o morali, economici o sociali, o per rispondere alle sue esigenze spirituali e religiose, favorisce l'educazione integrale della persona, e conduce alla rinascita dell'uomo nuovo in Cristo Gesù.
segno del Regno 76. La nostra opera è dunque un segno che il Regno sta per venire. Una obiettiva analisi della situazione locale alla luce della fede ci renda attenti e disponibili alle più urgenti necessità dei poveri, tra i quali diamo un'attenzione primaria ai ragazzi e ai giovani, perché anche noi contribuiamo a edificare la famiglia di Dio nella verità, nella giustizia, nella speranza.
La nostra fedeltà all'uomo nelle sue povertà è fedeltà a Dio e al suo amore, nell’attesa che Egli venga per liberarlo definitivamente da ogni male.
catechesi, pane quotidiano per conoscere Dio 77. La catechesi è momento culminante e caratteristica specifica della nostra opera. È risposta alla povertà più radicale dell'uomo: quella di Dio e della sua Parola.
Con essa accompagniamo coloro che sono ancora deboli verso una crescita continua nella mentalità di fede e alla edificazione di se stessi nella comunità, per arrivare tutti all'unità della fede e allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.
La catechesi sia quindi il pane quotidiano che spezziamo ai fratelli in tutte le attività pastorali e caritative, usando dei vari metodi secondo le età e le situazioni. Il desiderio di far loro conoscere Cristo ci renderà creativi nell'annuncio: Egli infatti non è amato perché non è conosciuto.
sacramenti, esperienza di salvezza 78. Questo cammino di fede avviene nella Chiesa e deve portare ad una più intensa partecipazione alla sua vita liturgica e alla celebrazione dei sacramenti, specialmente della Penitenza e dell'Eucaristia. L'annuncio della salvezza e dell'amore di Dio diventa allora esperienza personale della misericordia del Padre che redime e perdona, e dona il Figlio perché ci nutriamo della sua stessa vita.
La nostra azione apostolica ha infatti solo questo scopo: formare Cristo nei nostri fratelli più bisognosi.
 
VII - La nostra presenza tra i poveri e i giovani
nostro stile educativo 79. Il nostro servizio ai poveri e ai giovani, spesso emarginati, esige un preciso stile educativo. In linea con la nostra tradizione esso si esprima in un accostamento umile e diretto alle persone, in una presenza quotidiana e premurosa, nel coraggio di condividere il più possibile la loro vita, nella capacità di voler bene perché ognuno si senta amato e compreso.
Come l’Emanuele siamo chiamati a incarnarci nelle reali situazioni di necessità, così che i poveri siano la nostra prima preoccupazione. Affrontiamo i casi più difficili con la dedizione del Buon Pastore che lasciò le novantanove pecorelle per una sola: su questo amore saremo giudicati.
accogliere con gioia
donare con amore
80. Offriamo a tutti un accoglienza gioiosa e un ambiente di famiglia, soprattutto a quei ragazzi che non hanno una vera famiglia.
Agiamo con prontezza, senza lasciarci sfuggire le occasioni presenti per le incerte speranze del futuro; e doniamo con tutta la ricchezza della nostra umanità, amando i fratelli così da desiderare di offrir loro non solo il Vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita.
presenza qualificata 81. L’importanza del compito che ci è affidato e il nostro desiderio di fare un servizio autentico c'impongono il dovere di una formazione adeguata.
Attraverso lo studio e l'esercitazione pratica prepariamoci ad essere educatori qualificati per la catechesi e per un'azione di promozione umana; capaci di dare ai giovani una vera formazione e agli emarginati la possibilità di inserirsi nella vita professionale e sociale e nella comunità cristiana; in grado di animare associazioni e gruppi come pure di organizzare attività ricreative ed iniziative utili per una formazione integrale, umana e cristiana. Restiamo però sempre disponibili per gli umili servizi richiesti da un'opera rivolta ai poveri.
 
VIII - I nostri ministeri di carità
pluralità e continuità di ministeri 82. Siamo chiamati ad evangelizzare i poveri nei ministeri di carità.
Le necessità più urgenti delle popolazioni e dei tempi ci indicano le opere concrete nelle quali il nostro spirito apostolico si esprime.
La nostra missione si apre perciò a una pluralità di attività e servizi che, pur essendo soltanto dei mezzi, unificano il nostro apostolato in un'azione comunitaria e gli danno continuità, perché lo spirito di carità formi una durevole e perenne sorgente.
oratorio quotidiano 83. L'oratorio quotidiano è nella tradizione l'opera in cui maggiormente si è identificata l’attività apostolica dell’Istituto.
Esso esprime l'efficace ed umile servizio della comunità cristiana a beneficio soprattutto dei giovani; è aperto alle varie attività e adattabile alle esigenze dei luoghi e dei tempi, e ci permette quello stile di amicizia cordiale, di semplicità di tratto, di presenza costante che è caratteristica precipua del nostro spirito.
opere di assistenza 84. Le opere di assistenza ci offrono la possibilità di un'azione educativa continua, attraverso un ministero di carità assiduo e a volte faticoso, a favore della gioventù povera e abbandonata.
parrocchie 85. Le parrocchie sono assunte dalla Congregazione come spazio che può consentire l'espressione del nostro carisma apostolico ed in risposta alle indicazioni della Chiesa, pur tenendo presente la preoccupazione della Fondatrice.
Diamo la preferenza a quelle dove maggiori sono le povertà e dove concretamente possiamo servire i più bisognosi. Nel ministero parrocchiale restiamo fedeli al nostro spirito di umiltà e nascondimento, dando sempre un'attenzione privilegiata al servizio dei poveri e dei giovani.
"la carità è un fuoco che sempre più si dilata…" 86. La carità apostolica dell'Istituto, fondata su un amore che non ha confini, può realizzarsi anche in altre forme che attuino il servizio affidatoci dal Signore Gesù di rendere testimonianza al suo amore per noi e per i poveri.
missioni 87. In ogni paese, anche in quelli di missione, dove meglio possiamo manifestare il carattere universale della nostra vocazione, siamo chiamati a vivere lo stesso carisma, con le opere richieste dalle povertà locali. Tali opere si ispirino ai criteri di scelta e, per quanto possibile, alle forme usate dalla nostra tradizione, in fedeltà al ministero che abbiamo ricevuto dal Signore, al fine di adempierlo.
a gloria di Dio 88. Glorifichiamo il Padre sulla terra quando avremo portato a termine l'opera che ci ha dato da compiere.