|
I - Consacrati alla gloria di Cristo crocifisso |
conquistati
dallo Spirito ci consacriamo a Dio |
89.
Consacrati dal Padre, che nel battesimo ci ha resi suoi
figli, conquistati dallo Spirito alla gloria di Cristo
crocifisso, con la professione religiosa ci consacriamo a
Dio in modo speciale, per essere più conformi al Figlio
suo.
Vivendo per Dio solo, ci abbandoniamo completamente alla
sua volontà, fino alla morte, per il bene del corpo
sofferente del Signore, non cercando di compiacere noi
stessi, ma il nostro prossimo per edificarlo. |
Cristo,
nostra vita |
90.
Cristo, primo consacrato del Padre, è la nostra via: la
sua conoscenza anteposta ad ogni altra, la sua dedizione
alle cose del Padre, il suo stesso sentire,
particolarmente la sua compassione per i poveri e l'accoglienza
dei piccoli, diventano la nostra stessa vita.
Egli prolunga così in noi la sua incarnazione ed il suo
mistero di morte e risurrezione, e si manifesta nostra
speranza di gloria. |
morti
al peccato, viventi per Dio |
91.
Solo però se siamo morti al peccato potremo essere
viventi per il Signore. La nostra vocazione richiede
distacco da quanto non è Dio, per impegnare tutto quanto
siamo e abbiamo soltanto per Lui. Annunciamo così la
pienezza del Regno che deve venire. |
|
II - ...nella Chiesa |
la
nostra vita come culto spirituale |
92.
Attraverso la professione dei voti di povertà, castità
e obbedienza la nostra vita diventa a nuovo titolo culto
spirituale nella Chiesa che, mediante la sua accettazione,
benedizione e pubblica preghiera l'associa all'oblazione
del sacrificio eucaristico. |
consacrati
nella comunità |
93.
Lo Spirito di Cristo, rivelato sulla croce, mentre ispira
la nostra rinuncia alla ricchezza, alla famiglia, alla
stessa vita, ci spinge a vivere in comunione con Dio e
coi fratelli, uniti nello stesso amore, condividendo i
nostri beni e nella ricerca comunitaria della volontà
del Padre. E ci congiunge in modo speciale alla Chiesa e
alla sua missione.
La nostra consacrazione, infatti, ci rende segno dell'amore
generosissimo del Signore e della sua sollecitudine verso
i più poveri e i più piccoli. |
abito
religioso |
94.
Tutto in noi e nel nostro comportamento esprima la gioia
di appartenergli. Anche l'abito religioso sia segno della
nostra consacrazione al Signore, del coraggio di
testimoniarLo e della povertà professata: lo indosseremo
a norma del diritto comune. |
tutta
la nostra vita diventa Eucaristia |
95.
Uniti così nell'offerta totale di noi stessi a Dio e
agli uomini celebriamo la nostra Eucaristia nella lode e
nella vita di ogni giorno. |
|
III - ...a servizio dei poveri |
a
immagine di Cristo servo |
96.
Consacrati a immagine di Cristo servo ci consacriamo come
Lui a servizio dei poveri. |
a
Dio attraverso i poveri |
97.
La nostra offerta a Dio passa per le loro mani quando,
accettando di seguire Gesù che umiliò se stesso fino
alla morte di croce, doniamo ad essi con generosità i
nostri beni, il nostro amore e la nostra stessa vita.
Anche la loro offerta giunge a Dio attraverso la nostra
consacrazione quando sappiamo accogliere nel nostro cuore
vergine ogni sofferenza umana, perché venga redenta. |
vita
offerta a Dio per il mondo |
98.
Chiamati a vivere solo per Iddio siamo da Lui mandati ad
annunciare quell'amore al quale ci consacriamo, perché
la nostra vita, nell'umiltà e nel nascondimento, sia
tutta offerta al Padre per il mondo, come quella del
Figlio. |
segno
del Regno |
99.
Il nostro primo servizio ai poveri e a chi soffre sarà
allora la testimonianza concreta e visibile dello spirito
delle beatitudini, perché anche loro lo vivano e si
sentano beati, partecipi del Regno che sta per venire e
che la nostra consacrazione indica già presente. Finché
si manifesterà Cristo, nostra vita. |
|
IV - ...camminando nella fedeltà |
sino
alla fine |
100.
La nostra consacrazione è un cammino davanti a Dio
vissuto nella fedeltà sino alla fine. Beati noi se ci
troveremo tra quei servi che il Signore al suo ritorno
troverà fedeli e vigilanti! Egli stesso passerà a
servirci. |
Dio
sostegno della nostra fedeltà |
101.
Se sperimentiamo nella nostra strada la difficoltà delle
scelte, lincertezza del domani, il dubbio, lincostanza,
lo scoraggiamento o anche la nostra infedeltà,
abbandoniamoci alla fedeltà di Dio. Egli infatti è
fedele. I suoi doni e la sua chiamata sono senza
pentimento. Per primo si è promesso a noi nella fedeltà
e in essa noi Lo conosceremo.
Anche se oscura e imprevedibile è la via, Egli ce la farà
conoscere. Noi abbiamo solo bisogno di costanza, nell'attesa
fiduciosa della sua manifestazione e nell'adesione
generosa al suo Spirito, che ci fa esser fedeli ai doni
di Dio nella concretezza della nostra vita. |
fedeli
a Dio e allIstituto |
102.
La nostra fedeltà al Signore passa infatti attraverso la
fedeltà all'Istituto e alla Regola. È il Padre che ci
chiama a far parte di questa famiglia religiosa; è dalle
sue mani che riceviamo la Regola. |
uscita
dallIstituto |
103.
E se qualcuno, dopo matura riflessione e debitamente
consigliato, dovesse scoprire, pur con sofferenza, d'essere
chiamato per altra via, cerchi solo di aderire al disegno
di Dio su di lui.
Se ciò avvenisse durante il periodo di professione
temporanea, il religioso attenda la scadenza dei voti
oppure ottenga dal Preposito generale col consenso del
suo consiglio l'indulto di lasciare l'Istituto. Allo
scadere della professione temporanea il religioso può
essere escluso per giuste cause dalla successiva
professione dal Preposito generale udito il suo consiglio,
a norma del diritto comune.
Il professo di voti perpetui non chieda l'indulto di
lasciare l'Istituto se non per cause gravissime ponderate
davanti a Dio. Nel caso di esclaustrazione o di
dimissioni si osservi fedelmente quanto è prescritto dal
diritto comune. |
verità
nella carità |
104.
Pur aiutando con amore l'inserimento nella vita sociale
ed ecclesiale del religioso che esce, salvaguardando l'equità,
l'Istituto non è tenuto ad alcun compenso retributivo
per il lavoro svolto.
I disagi, le possibili incomprensioni, le incertezze di
questi momenti non ci impediscano tuttavia di essere
vicino a questi fratelli, aiutandoli a tutto risolvere
nella verità e nell'amore, nel rispetto delle norme
della Chiesa, madre prudente. Non condanniamo nessuno,
perché giudice è il Signore. |
fedeltà
nella malattia, nella vecchiaia, nella morte |
105.
Serviamo il Signore con tutto il cuore e nella letizia
dello spirito.
Nulla ci potrà mai separare dallamore di Cristo, né
la malattia, né la vecchiaia, ma tutto ci unisce ancor
più a Lui per il bene dei fratelli, quando rende in noi
manifesta l immagine di Colui che ci ha amati e ha dato
se stesso per noi.
La morte poi sarà l'estrema offerta d'una vita
progressivamente diventata dono, consacrata per sempre
all'amore del Padre. Se saremo fedeli a Dio, vivremo
presso di Lui nell'amore. |
|
V - Formula di consacrazione |
|
106.
A te, Padre Santo, che mi hai tanto amato
e hai effuso su di me lo Spirito di Cristo Gesù,
io ..., già tuo figlio nel Battesimo,
per rispondere più generosamente al tuo amore
voglio donare la mia vita tra i Figli della Carità
ed avere in me gli stessi sentimenti di Cristo.
Per seguire Lui, che spogliò se stesso
e assunse la condizione di servo,
con tutto il cuore voglio cercare Dio solo
nella lode, nella comunione e nel servizio,
e condividere la vita dei poveri, dei piccoli, degli
umili,
camminando con loro verso la gioia del Regno.
Ora ti prego, Padre:
lo Spirito Santo santifichi questa mia offerta.
E nella memoria dell'ora
in cui Cristo amò i suoi sino alla fine
ti consacro la mia vita
e faccio voto di povertà, castità e obbedienza per ...
Mi offro a te, Padre, e a voi, fratelli,
per le mani del Preposito generale ...
impegnandomi a seguire la via evangelica
tracciata dalla Regola dei Figli della Carità.
Signore mio Dio, che mi dài questo nome,
aiutami a viverlo nella missione che ora mi affidi.
Vergine Addolorata, insegnami l'amore
che ti ha resa nostra Madre sotto la croce.
Maddalena di Canossa,
comunicami la tua passione per Cristo crocifisso.
E voi, fratelli, aiutatemi,
perché continui ad offrire con amore sempre nuovo
il dono consacrato in piena libertà
affinché si estenda il Regno e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore
a gloria di Dio Padre. Amen. |
|
|
oppure
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Io...,
a gloria di Dio,
nella ferma volontà di consacrarmi più intimamente a
Lui
e di seguire più da vicino Cristo in tutta la mia vita,
nelle mani di ...
faccio voto di povertà, castità e obbedienza per ...
secondo la Regola di Vita dei Figli della Carità,
per vivere nella perfetta carità
al servizio di Dio e della Chiesa,
con la grazia dello Spirito Santo,
l'aiuto della Vergine Addolorata
e della Fondatrice Maddalena di Canossa.
Amen. |
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VI - Poveri al seguito di Cristo crocifisso |
Cristo,
nostro bene supremo |
107.
Con la povertà c'impegniamo a seguire Cristo, nostro
bene supremo, lasciando tutto per servirlo nei poveri Noi
conosciamo infatti la generosità del Signore Gesù
Cristo, che per amor nostro da ricco si è fatto povero,
fino allo spogliamento totale della croce, per farci
ricchi con la sua povertà. Per quanto poco penetriamo
questo mistero troveremo che la nostra povertà è sempre
lontana da quella del Crocifisso. |
una
povertà da condividere |
108.
Chiamati per amor suo a servire i poveri, scopriremo
spesso i disagi e le privazioni di chi è ben più povero
di noi. Ci sentiremo allora stimolati a vivere con
coerenza e nella verità il nostro impegno di povertà
evangelica. Non possiamo infatti esser servi dei poveri,
se non cerchiamo di condividere la loro stessa vita. |
oggetto
del voto |
109.
Per questo vogliamo metterci in cammino, per arricchirci
sempre più di quell'amore che ci spinge a liberarci dai
beni.
Col voto di povertà rinunciamo al diritto di disporre e
usare dei beni temporali e del denaro senza il consenso
dei superiori. Quanto possiamo acquistare direttamente o
indirettamente come frutto del nostro lavoro o come
sussidio, pensione, assicurazione, appartiene all'Istituto.
Conserviamo la proprietà dei nostri beni e la capacità
di riceverne altri. Avanti la prima professione ne
cediamo l'amministrazione e disponiamo liberamente del
loro frutto e usufrutto e almeno prima della professione
perpetua facciamo il testamento, valido anche civilmente.
Possiamo pure rinunciare a tutti i nostri beni o a parte
di essi dopo quindici anni dalla professione perpetua,
secondo le norme del Regolamento. Con maggiore libertà
potremo così dedicarci alla realizzazione del Regno, a
fianco dei poveri, primi destinatari e al seguito del
Signore, nostra unica eredità. |
liberi
nel cuore e attratti dal tesoro |
110.
Le nostre scelte di povertà, piccole e grandi, ci
aiuteranno ad essere distaccati dai beni della terra,
liberi nella profondità del cuore sia nell'abbondanza
che nell'indigenza e sempre più attratti dal tesoro che
abbiamo trovato: la gioia della scoperta ci darà la
forza per la rinuncia.
Per vivere autenticamente lo spirito di povertà della
nostra famiglia religiosa dobbiamo quindi stabilire tutta
la nostra vita in Dio solo, raccogliendo la preziosa
eredità dei nostri primi padri, ricchi del Signore e
poveri di beni, per amare e cercare solo la sua gloria e
il suo Regno. Lui è il tesoro dell'Istituto. |
|
VII - ...nella comunità |
ricchezza
delle nostre origini |
111.
Il nostro Istituto ha vissuto le sue origini nella povertà
sofferta e nel duro lavoro, nellincertezza del
domani e nellassenza di umane garanzie. Ma fin
dagli inizi ha ancor più sperimentato, come la prima
comunità cristiana, la forza e la ricchezza dello stare
insieme nella comunione di cuore e d'ideali, d'energie e
d'apostolato, per il bene dei poveri e con un totale
abbandono in Dio. |
comunione
dei beni e comunità |
112.
Anche noi siamo chiamati a questa comunione fraterna: i
beni materiali e spirituali, i frutti del nostro lavoro e
i regali che riceviamo, i nostri talenti e capacità non
sono proprietà nostra, ma doni che Dio ci ha dato per il
bene di tutti.
Condividiamoli generosamente, in piena solidarietà con
tutti i fratelli dellIstituto. Se ogni cosa è tra
noi comune, saremo sempre più un cuor solo e un'anima
sola e la nostra comunità diverrà segno del Regno.
Usiamo, in particolare, i beni temporali nella dipendenza
dal superiore. Ma ricordiamo che le richieste di
radicalità del Cristo possono andare al di là dell'eventuale
permesso ricevuto, e impegniamoci dunque responsabilmente
in scelte personali e proposte comunitarie, per vivere la
povertà nello spirito e nella vita concreta ed essere
così disponibili alle necessità dei poveri. Cerchiamo
di agire sempre in armonia con la comunità. |
poveri
per sperimentare la provvidenza del Padre |
113.
Poniamo attenzione tutti, non solo i superiori, perché
non manchi il necessario ai fratelli, specie se malati,
anziani o in qualsiasi modo bisognosi, procurando che
tutto in casa e nella vita risponda alla povertà di chi
è servo.
Se poi manchiamo di qualche cosa o soffriamo per la dura
legge del lavoro, sappiamo allora di condividere
realmente la situazione dei poveri, e ci rallegriamo
perché si avvicina a noi il Regno di Dio. Non
affanniamoci troppo per quel che mangeremo e vestiremo:
Dio Padre sa di cosa abbiamo bisogno. E noi
sperimenteremo la sua provvidenza. |
|
VIII - ...tra i poveri |
apostolato
povero perché lamore sia credibile |
114.
Cristo, ai discepoli che invia in missione, chiede una
totale povertà e gratuità, come garanzia di generosità.
Anche noi, da Lui mandati, siamo chiamati a vivere ed
agire in povertà, perché l'amore sia credibile.
Accettiamo le fatiche d'un apostolato generoso come modo
di condividere la. comune legge del lavoro; preferiamo le
strutture e i mezzi modesti, che non ci distolgano mai
dallattenzione alle persone cui siamo inviati;
abbiamo il senso della provvisorietà e della relatività
del nostro apostolato e delle nostre istituzioni, perché
la nostra fiducia sia solo in Dio, e la gloria totalmente
sua. |
apostolato
gratuito perché Dio sia lunica ricompensa |
115.
Nel dono di noi stessi non pretendiamo ricompensa alcuna,
ma gustiamo l'intima gioia di chi agisce del tutto
gratuitamente e solo per amore del Signore. Siamo
prudenti nell'accettare doni che possono appesantire il
cuore e togliere la libertà di testimoniare il Vangelo.
Il Signore, unico sostegno dell'Istituto vuole che ci
fidiamo di Lui solo, gettando in Lui ogni nostra
preoccupazione e paura. |
testimonianza
coraggiosa e lieta |
116.
Non vergogniamoci della nostra povertà personale e di
quella del nostro minimo Istituto, perché Cristo non si
vergogni di noi. Anche attraverso il disagio della
privazione il Signore ci dispone ad una più generosa
donazione ai fratelli.
Compiamo quindi il nostro servizio senza tristezza e
rimpianti, né per forza né per umana compiacenza, perché
Dio ama chi dona con gioia. |
poveri
per arricchire molti |
117.
Se ci offriamo completamente al Signore e ai fratelli
sentiremo che, nella fatica della rinuncia e nella
tribolazione d'una vita povera, la nostra gioia e la
nostra povertà diverranno ricchezza per molti. |
|
IX - Casti per amare Cristo crocifisso |
lamore
di Dio fondamento della nostra castità |
118.
L'amore del Padre, rivelato nel Cristo crocifisso e
infuso in noi dallo Spirito Santo, ci chiama a offrire i
nostri corpi e i nostri cuori mediante il voto di castità,
quale sacrificio vivente e dono totale a Dio e ai
fratelli. |
oggetto
del voto |
119.
Ci consacriamo a Dio nella castità perfetta perché il
suo Regno, inaugurato sulla croce e presente in noi, ci
spinge ad essere esclusivamente suoi, e a dedicare tutto
quanto è nostro, affetti e desideri, tempo ed energie,
alla sua gloria e alla salvezza delle anime.
Da Lui chiamati lasciamo il padre, la madre, i parenti, e
rinunciamo, tramite il voto, a costruirci una nostra
famiglia, vivendo celibi in perfetta castità, per stare
con Lui e con quelli che ha chiamato assieme a noi. |
Dio,
il più grande amore |
120.
Animati dalla certezza che nessuno ci ha amati né ci
potrà amare come il Padre, poniamo ogni attenzione perché
Dio resti sempre il più grande amore della nostra vita,
e non vi siano altri affetti invadenti, che attraggono il
nostro cuore distraendolo da Lui. |
realtà
della croce nella nostra castità |
121.
Scegliendo d'amare Cristo al di sopra di tutto e di
vivere in castità perfetta per il Regno, scegliamo anche
la sua croce nella rinuncia ai desideri della carne e
nella volontaria mortificazione dei sensi e del cuore,
nella coscienza serena della nostra povertà e nella
disponibilità ad amare tutti senza legarci a nessuno.
Con la castità della nostra vita annunciamo il Regno che
sta per venire. |
soli
con Dio per crescere nellamore |
122.
Chiamati dal Signore a stare con Lui, accettiamo
liberamente la solitudine, come conseguenza inevitabile
della nostra scelta esclusiva. Pur soffrendola umanamente,
viviamola come momento di purificazione del nostro amore
da ogni egoismo e di crescita nella nostra intimità con
Dio, per essere sempre più generosi nel donarci ai
fratelli. |
casti
per amare come Cristo crocifisso |
123.
Il nostro celibato per il Regno allora ci rende ancor più
capaci d'amare. Quel che Dio ha chiesto in sacrificio ce
lo ridona arricchito e fatto nuovo.
Quando il Signore, infatti, diventa lunico vero
oggetto del nostro amore, il nostro cuore umano si
trasforma e diventa capace di amare alla maniera divina.
È Gesù stesso, in quel momento, che ama con il nostro
cuore. |
|
X - ...nella comunità e nellapostolato |
lamore
di Dio ci consacra
|
124.
L'amore al quale consacriamo la nostra vita non viene da
sangue e carne, ma da Dio. Ne siamo testimoni quando
decidiamo che tale amore ci basti e lo annunciamo con
tutto il nostro essere. |
crea
il nostro stare insieme
|
125.
Consapevoli che tale scelta tocca le inclinazioni più
profonde della nostra natura, non presumiamo delle nostre
forze ma fidiamoci dell'aiuto divino.
La preghiera personale e l'ascolto della Parola, l'Eucaristia
e l'intima familiarità con Cristo ci aiuteranno a
portare un dono così prezioso nei nostri fragili vasi di
creta.
Così l'armonia comunitaria e limpegno apostolico,
la profondità dei rapporti e la sincerità dell'amicizia
saranno sostegno e stimolo per tutti a vivere fedelmente
la propria consacrazione.
Ma se dovessimo constatare la nostra debolezza,
ricordiamoci che Dio è più grande del nostro cuore, e
rende grande il cuore d'ognuno nel perdono e nella
comprensione dell'altro.
La nostra comunità diverrà allora segno luminoso della
fecondità dell'amore di Dio per la sua Chiesa: è Lui,
infatti, che crea e alimenta il nostro stare insieme. |
rende
feconda la nostra castità |
126.
Amando Dio con tutto il cuore impariamo ad amare i
fratelli con tutto noi stessi, donando ai poveri e a chi
soffre il nostro affetto di predilezione, ai giovani la
nostra amicizia, ai piccoli il calore della nostra umanità,
a tutti la nostra benevolenza e comprensione, segno dellamore
del Padre.
Se vivremo nella gioia il nostro celibato per il Regno,
testimonieremo che solo Dio può colmare le profondità
del cuore e rendere fecondo l'amore, come un tempo rese
fecondo lamore e il sacrificio del Figlio. Sulla
croce, infatti, dallamore vergine di Cristo nacque
un popolo di credenti. E sotto la croce Maria Addolorata
e l'apostolo Giovanni, per la forza del loro amore
verginale divennero segno della fecondità della
redenzione.
Presso la croce anche noi abbiamo ricevuto una missione:
far nascere la Chiesa tra i poveri e i piccoli, lasciando
trasparire nella nostra vita quell'amore puro e fecondo
che ci rende simili a Cristo crocifisso, come Lui
innamorati di Dio e appassionati per l'uomo. |
|
XI - Obbedienti come Cristo servo |
Cristo
obbediente per amore |
127.
Cristo, obbediente al Padre per amore, ispira la nostra
obbedienza, perché si compia il disegno divino di
salvezza.
In Lui tutto è ascolto, accoglienza e dono, fino ad
assumere la volontà paterna come cibo quotidiano. |
il
sacrificio della nostra obbedienza |
128.
Con l'offerta della nostra volontà rendiamo a Dio un
sacrificio perfetto a Lui gradito, ponendoci alla sequela
totale di Cristo.
Egli ha assunto la condizione di servo e si è fatto
obbediente fino alla morte di croce, insegnandoci ad
offrire liberamente la nostra vita al Padre che ci ama.
Dalla sua volontà siamo stati santificati e solo
aderendo ad essa, in Cristo Gesù, diventiamo causa di
salvezza per coloro che Gli obbediscono, realizzando il
disegno del Padre nella Chiesa che cammina verso il Regno. |
obbedienti
a Dio per conoscere il mistero del suo volere |
129.
A Dio solo dobbiamo obbedire nel totale abbandono alla
sua volontà, perché Lui soltanto è maestro, guida e
Padre. In questo abbandono vivremo la povertà più
radicale quando ci chiederà di lasciare le nostre idee,
i nostri progetti e la volontà di gestire da soli la
vita e l'apostolato.
E sarà un bene per noi se talvolta dovremo anche
soffrire lincertezza o l'incapacità di conoscere
il mistero della volontà di Dio e le vie per cui
realizzarla nelle situazioni concrete. Accettiamo
umilmente a allora di non capire.
Ma impariamo ad obbedire al Signore, nell'attesa paziente
e piena di speranza della sua Parola rivelatrice; nella
disponibilità piena e generosa a compiere la sua volontà,
qualunque essa sia, e non la nostra; nello sguardo di
fede che ci fa scoprire la sua presenza nelle mediazioni
umane, specie nella Regola, nei superiori, nella comunità,
nei segni dei tempi.
Se in quei momenti chiederemo con insistenza il suo
Spirito, il Signore ce lo darà e ci guiderà alla verità
tutta intera.
Attraverso l'obbedienza conosceremo la verità e la verità
ci renderà liberi. |
la
Regola, via per discernere la volontà di Dio |
130.
Grande è la vocazione a cui Dio ci chiama, ma la nostra
fragilità ci espone quotidianamente al pericolo di
deviare dallo spirito dell'Istituto e di conformarci alla
mentalità di questo secolo.
La Regola è attualizzazione del Vangelo per il singolo e
per la comunità, è la via per rinnovare continuamente
la nostra mente e per poter così discernere la volontà
di Dio, ciò che a Lui è gradito e perfetto. |
oggetto
del voto |
131.
In forza del voto, perciò, obbediamo ai comandi dei
legittimi superiori, quali rappresentanti di Dio, in
tutto ciò che direttamente o indirettamente riguarda l'osservanza
dei voti e della Regola di Vita, come via evangelica
propostaci dal Crocifisso. |
il
disegno del Padre |
132.
Saremo servi fedeli e vigilanti se attraverso la nostra
obbedienza riusciremo a far trasparire nel mondo il piano
salvifico del Padre, il disegno di ricapitolare in Cristo
tutte le cose. |
|
XII - ...nell'amore del Padre e dei fratelli |
famiglia
di Dio |
133.
Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio
costoro sono figli di Dio; noi siamo dunque fratelli
nella misura in cui Dio è il Padre che guida con il suo
Spirito la nostra comunità e la dirige verso lattuazione
del suo piano damore. |
chiamata
a discernere la sua volontà |
134.
Unuguale chiamata di Dio, infatti, ci ha radunati
assieme; ununica volontà continua a guidarci
attraverso la Regola; lo stesso Spirito è
particolarmente presente in mezzo a noi, riuniti nel nome
del Signore.
La comunità diventa così luogo privilegiato per meglio
discernere ed accogliere la volontà di Dio e per
camminare insieme, come fratelli, verso un'adesione
filiale e generosa al Padre. |
in
obbedienza allo Spirito |
135.
Lo Spirito rende ciascuno disponibile per il Regno, pur
nella diversità dei doni e dei ruoli. L'obbedienza alla
sua azione unifica la comunità nella testimonianza della
sua presenza, come nelle attività e nelle finalità dell'apostolato,
rende gioiosi i nostri passi, è la forza e la santità
dell'Istituto. |
il
superiore mediatore della volontà di Dio |
136.
Noi dobbiamo obbedire anche ai fratelli quando in essi si
manifesta la volontà di Dio; Egli infatti si serve della
mediazione degli uomini per farcela conoscere.
Tutti siamo egualmente impegnati a ricercarla ed
eseguirla, ma nella articolazione della comunità vari
ruoli impegnano con responsabilità diverse: è compito
del superiore mediare la volontà di Dio indicandola alla
comunità, è suo servizio unificare le volontà finché
siamo una cosa sola come Cristo con il Padre. |
obbedienza
libera e responsabile, dettata dallamore |
137.
Anche nelle forme in cui si realizza, la nostra
obbedienza si ispira al rapporto tra Cristo e il Padre.
Per amore Egli inviò il Figlio nel mondo, per amore
Cristo diede la vita fino alla croce. Solo l'amore ci farà
obbedire in modo libero e responsabile.
Sia nella ricerca di ciò che Dio vuole, come nel momento
della decisione e della esecuzione, educhiamoci a questa
obbedienza cosciente, ma non dimentichiamo che la ragione
ultima è data sempre dalla fede. |
disponibilità
nei compiti comunitari |
138.
Nell'affidare i diversi incarichi il superiore tenga
conto della personalità dogni fratello delle sue
difficoltà e predisposizioni e, nel rispetto della
libertà di tutti, dia modo a ciascuno, per quanto
possibile, d'esprimere i propri doni.
Accettiamo con spirito di fede e dalle mani del Padre lincarico
affidatoci, anche quando non è conforme ai nostri
desideri e aspettative, o al nostro modo di intendere la
volontà di Dio.
Pur potendo esprimere le nostre difficoltà, rimettiamoci
alla decisione finale del superiore: gusteremo così la
beatitudine promessa da Gesù a chi fa la volontà del
Padre suo, e daremo in quei momenti un contributo
prezioso alla edificazione del Regno. |
obiezione
di coscienza |
139.
Non si ammetta facilmente che ci sia contraddizione tra
il giudizio di coscienza e quello del superiore. Non
esiste l'obbligo di obbedire solo di fronte a un ordine
manifestamente contrario alle leggi di Dio o alla Regola,
o che implica un male grave certo. |
obbedienza
come offerta totale di noi stessi |
140.
Nel compimento dell'obbedienza doniamo generosamente
tutto noi stessi, mettendo a disposizione le energie
della mente e della volontà, i doni di grazia e di
natura, la capacità di dare e di ricevere amore.
Potremo così favorire in noi e in tutti un'obbedienza
pronta e semplice, umile e universale nel riconoscere il
volere di Dio in qualunque persona, in ogni regola e in
qualsiasi momento ci venga proposta. |
obbedienza
alle esigenze dei poveri |
141.
Ponendo la nostra vita nelle mani del Padre, diveniamo più
attenti e sensibili alle esigenze di coloro che Egli
predilige: più grandi sono la povertà e il dolore che
scopriamo attorno a noi, maggiori devono essere la
fiducia, la speranza e la stessa obbedienza per leggere
nei poveri e nei sofferenti lappello che Dio ci
rivolge. |
obbedienti
come Cristo crocifisso |
142.
L'offerta della nostra volontà ci rende simili a Cristo
crocifisso e partecipi della potenza della sua
risurrezione.
Spesso l'obbedienza potrà crearci difficoltà interiore,
rinunce e disagi, dandoci la sensazione di perdere la
nostra vita: Cristo ci chiede allora di imparare come Lui
l'obbedienza dalla sofferenza.
E la croce diverrà per noi la prova del vero amore, di
una vita che partecipa alla realizzazione del Regno per
la gloria del Padre. |