|
I - Dio solo ci forma... |
la
formazione. azione di Dio in noi
|
168.
Il Padre ci ha chiamati, secondo il suo disegno, ad
essere conformi all'immagine del Figlio suo, crocifisso e
risorto. Con amore gratuito e preveniente è sempre Dio
che interviene nella nostra storia perché camminiamo
nello Spirito. |
di
crescita continua
|
169.
Con la nostra progressiva disponibilità a lasciarci
plasmare dalla sua mano creatrice noi entriamo nell'azione
provvidenziale di Dio che fa nuove tutte le cose e, dando
anche a noi cuore e spirito nuovi, rende il nostro
servizio sempre più rispondente alle esigenze dei tempi,
delle diverse situazioni e culture.
Siamo infatti chiamati ad un cammino continuo di
formazione; in Lui, come uomini e consacrati, come
singoli e comunità, ci costruiamo senza sosta e facciamo
rifiorire l'Istituto, nel dono di noi stessi ai poveri. |
a
servizio del disegno divino |
170.
Nella formazione nostra e in quella degli altri siamo
collaboratori di Dio, in un disegno che Egli solo conosce
e realizza. Noi siamo suoi servi, mentre Lui è il
padrone, che vuole condurci come Gli piace. |
|
II - ...secondo le linee costanti del nostro spirito |
nuova
identità |
171.
Noi, Figli della Carità, vivi per lo Spirito di Cristo
in croce, dobbiamo rivestirci dell'uomo nuovo, che il
Padre, attraverso il nostro carisma, ci ha rivelato.
Il cammino di formazione dovrà dunque condurci alla
nostra piena identità. |
davanti
a Dio
|
172.
Formarci significa anzitutto imparare a stare davanti a
Dio come Cristo di fronte al Padre, contemplando il suo
amore fino ad esserne riflesso e dedicandoci totalmente a
Lui, finché tutto sia compiuto.
Interroghiamoci e lasciamoci interrogare dalla Parola e
dalla vita, e procediamo sulla via della croce, per una
più matura risposta di fede, fino ad avere la croce nel
cuore ed essere dono totale ai fratelli. |
per
servire i poveri e i piccoli
|
173.
Per educarci al servizio dei poveri, dei piccoli e dei
giovani, dobbiamo amare di vero cuore questi fratelli e
renderci sempre più attenti alle loro situazioni, per
cercare di condividere e realizzare opere sempre più
rispondenti alle loro necessità, così che Cristo possa
essere annunciato, compreso, amato. |
con
cuore grande
|
174.
Amare con "cuore grande" significa imparare a
voler bene con tutta la ricchezza della nostra umanità,
con cuore libero e trasparente, in modo intenso e
disinteressato, per poterci così aprire ad un autentico
amore ecclesiale: comunitario, universale e missionario.
L'Istituto è la nuova famiglia che Dio ci ha dato:
gustiamo la gioia d'appartenergli amando i fratelli che
vivono con noi.
Apriamoci con generosità alle attese sempre nuove della
Chiesa e dei popoli, servendo con amore gratuito, solo a
gloria di Dio. |
nellumiltà
e oscurità della croce
|
175.
Nati ai piedi della croce, siamo chiamati a vivere nellumiltà
e oscurità della croce, con l'amore della Vergine e dell'apostolo
Giovanni.
Educhiamoci allora a compiere la volontà del Padre,
anche la più difficile e misteriosa, rinunciando a noi
stessi e ai nostri beni, e prendendo ogni giorno la
nostra croce. Non andiamo in cerca di cose grandi, ma
impariamo a lodare Dio nei nostri umili servizi di carità,
cercando la sua ricompensa, non quella degli uomini.
La nostra formazione è un paziente cammino di
conversione che ci porta lentamente ad essere creature
nuove, rinnovate a immagine del Padre, individualmente e
comunitariamente, finché Cristo sia tutto in tutti. |
nella
gioia serena e oblativa |
176.
La gioia, espressione d'una vita serena e vissuta come
dono, è segno autentico che la nostra vocazione si va
realizzando nella progressiva identificazione con Cristo.
Nella comunione con Lui e con i fratelli la nostra gioia
sarà piena, e cominceremo fin dora a vivere la
beatitudine dei poveri che possiedono il Regno. |
nella
fedeltà dogni giorno |
177.
Il Cristo si rivela a noi ogni giorno più e fino al
termine della vita ci ripete: "Seguimi". Se Gli
saremo fedeli saremo con Lui nell'amore. |
|
III - Vitalità della nostra vocazione |
leredità
dei Padri |
178.
I nostri Padri, nell'umiltà della loro testimonianza, ci
hanno lasciato in eredità uno spirito vivo e autentico,
da loro vissuto con intensità: ora siamo chiamati a
ravvivare in noi questo dono di Dio. |
novità
perenne del carisma |
179.
Scoprendo i segni sempre nuovi della chiamata arricchiamo
col nostro personale carisma lo spirito comune e, con la
testimonianza dun apostolato adeguato ai tempi e
suscitatore di nuovi ministeri, diamo vitalità all'Istituto. |
invito
alla sequela |
180.
L'autenticità della nostra risposta aiuterà anche altri
a riconoscere la voce di Cristo e a seguirlo, assieme a
noi o per altra via. Compiremo così uno speciale
servizio alle persone e alla Chiesa, nel rispetto della
vocazione di ognuno. |
comune
impegno vocazionale |
181.
Saremo pertanto particolarmente impegnati, come singoli e
come comunità, a pregare il Padre perché invii nuovi
fratelli, a proporre ai giovani con semplicità e
coraggio la nostra vocazione, ad accogliere con gioia e
disponibilità i nuovi membri aiutandoli nel cammino
della formazione. |
|
IV - La nostra formazione nell'Istituto |
la
formazione, dovere di tutti |
182.
La formazione di chi vuole far parte della nostra
famiglia religiosa è compito di tutto l'Istituto, pur
essendoci alcuni più direttamente incaricati.
Sarà dovere di tutti seguire la formazione dei nuovi
fratelli, particolarmente con la preghiera e la
testimonianza di vita e di scelte che manifestino con
chiarezza l'identità della nostra vocazione e lo spirito
dell'Istituto. |
forme
di collaborazione |
183.
Come segno di comunione interessiamoci anche direttamente
delle linee di formazione e dei metodi, impegnandoci
personalmente a conoscere ed instaurare rapporti di
amicizia e fiducia con i nuovi fratelli; potremo così
dare aiuto ed eventuali suggerimenti, in armonia con i
diretti responsabili e con i superiori dell'Istituto. |
tappe
iniziali della formazione |
184.
Il periodo della formazione iniziale, dal postulato alla
professione perpetua, pur nella prospettiva duna
formazione permanente, esige delle tappe specifiche e
graduali, vissute in particolari comunità a ciò
predisposte, sotto la guida di religiosi a questo compito
destinati. |
discernimento
della vocazione |
185.
Ogni chiamato dovrà discernere il suo carisma personale
e confrontarlo con quello dell'Istituto, mentre l'Istituto
stesso avrà la responsabilità di riconoscere e
accettare, alla luce dello Spirito, le singole vocazioni.
Verrà poi data a ciascuno la possibilità di disporsi
alla realizzazione del proprio ministero, laicale o
clericale, conforme alla singola chiamata, nella comune
missione dell'Istituto. |
|
V - Postulato: un cammino per riconoscere Cristo |
"venite
e vedrete" |
186.
Il postulato è un cammino che va dal primo accostamento
allIstituto, con una certa intenzione di conoscerlo
e farne parte, alla decisione di entrare in noviziato. |
comune
responsabilità della mediazione |
187.
Nella prima chiamata spesso l'individuo non riconosce
pienamente Colui che lo chiama e il senso completo della
proposta vocazionale. Ogni comunità, allora, può
diventare la via per riconoscere Cristo e il luogo dove
Egli più chiaramente si manifesta; e ogni religioso può
essere interprete della sua voce. Sentiamoci tutti
responsabili, dunque, di questo prezioso servizio di
mediazione.
È necessario tuttavia che qualcuno, per questo
particolarmente incaricato, accosti il chiamato per
aiutarlo a guardare alla sua realtà personale, a
scoprire le sue vere aspirazioni e disporlo ad un cammino
di maturazione umana, sociale e religiosa, perché la sua
scelta sia libera e cosciente. |
primi
metodi e obiettivi formativi |
188.
È importante dunque indirizzare il chiamato verso una
solida direzione spirituale.
Proponiamogli la Parola; particolarmente nella liturgia
della Chiesa, come chiave di lettura della realtà che lo
circonda, e aiutiamolo a crescere nella fede con un'approfondita
catechesi.
Non parliamogli subito delle nostre regole, ma
esortiamolo a meditare su quella che è l'essenza d'ogni
regola, la croce di Cristo, finché si senta ardere il
cuore dell'amore che essa esprime. |
fine
principale del postulato |
189.
Il postulante dovrà camminare fino a maturare il
desiderio di stare con Cristo. L'inserimento in una
nostra comunità dovrà essere l'occasione per una più
profonda comunione con Cristo e per compiere le prime
rotture con il mondo in ordine alla chiamata, finché si
espliciti il desiderio di far parte della nostra famiglia
religiosa con la domanda scritta di ammissione al
noviziato. |
norme
e criteri per lammissione al noviziato |
190.
La durata del postulato, comunque, non sarà normalmente
inferiore a un anno, né superiore a due. Purtuttavia il
Preposito generale, sentito il parere dei responsabili,
può in taluni casi abbreviarne la durata fino a sei mesi.
Spetta allo stesso Superiore generale, con voto
deliberativo del suo consiglio, dare il consenso all'ammissione
al noviziato, secondo le norme del diritto comune e del
Regolamento.
Da parte sua il postulante dovrà avere una salute fisica
sufficiente per vivere la vita e la missione dell'Istituto.
Dovrà ancora aver raggiunto una maturazione umana che lo
renda capace di scelte libere e responsabili, di rapporto
sociale e serena convivenza, e una adesione sincera alla
chiamata divina, spinto dal desiderio ardente di
comunicare ai poveri la propria esperienza del Cristo. |
|
VI - II noviziato: una dimora per Dio solo nello spirito
di Cristo crocifisso |
tempo
di intimità con Dio
|
191.
La casa del noviziato è la dimora dove il chiamato può
incontrare Dio nella solitudine, dove Cristo crocifisso
gli si manifesta nella realtà d'una vita di comunione e
di donazione ai poveri, lo fa vivere del suo Spirito e lo
rende Figlio della Carità. |
di
sperimentazione e verifica |
192.
Il noviziato segna l'inizio della vita del candidato nell'Istituto.
In questo periodo egli dovrà dunque sperimentare lo
spirito e la vita della nostra famiglia religiosa per
cogliervi il proprio carisma, mentre l'Istituto nei suoi
rappresentanti verificherà l'autenticità della sua
vocazione. |
norme
e criteri per la validità del noviziato |
193.
Per la validità di un tempo così importante per la
formazione alla vita religiosa è necessario che esso si
compia in una casa eretta, con decreto scritto, a tale
scopo dal Preposito generale col consenso del suo
consiglio.
Il noviziato deve durare dodici mesi da computarsi
materialmente. Le assenze che superano i tre mesi,
continui o interrotti, rendono invalido il noviziato. Le
assenze che superano i quindici giorni devono essere
supplite.
L'età di ammissione al noviziato non sia inferiore ai
diciotto anni. Siano inoltre osservate le altre
prescrizioni del diritto comune.
Gli esercizi spirituali che il candidato premette al
noviziato siano segno del suo desiderio d'incontrare più
intimamente il Signore. |
alla
scuola del Crocifisso |
194.
Cristo prende per mano il novizio e lo conduce in
disparte, perché in una vita alquanto diversa dal comune
modo di vivere del mondo e in rottura con esso, nella
solitudine possa incontrare Dio, udire la sua voce,
contemplarLo.
Attraverso la lettura meditata della Scrittura, la
preghiera personale e comunitaria, Cristo con il suo
Spirito gli apre progressivamente gli occhi perché
conosca se stesso e il mondo, e gli tocca il cuore
trasformando la vita che ora deve condurre nell'Istituto,
perché si uniformi alla sua, e sia simile al chicco di
grano che, caduto in terra, muore e porta molto frutto.
L'amore del Crocifisso sarà una forza capace di
unificare tutta la sua vita, dal cammino interiore all'esperienza
di comunità e dell'apostolato, orientandola in Dio solo.
La Vergine Addolorata lo educherà a questo amore se,
come l'apostolo Giovanni, La prenderà con sé per madre. |
conoscenza
della nostra vita: la spiritualità |
195.
In questo particolare periodo il novizio scoprirà sempre
più dentro di sé il dono di Dio e lo Spirito che ha
ricevuto per conoscere tale dono. Non con la sapienza del
mondo ma con questo stesso Spirito egli dovrà
approfondire nello studio la nostra vita religiosa.
Cerchi dunque di conoscere bene la nostra Fondatrice, il
suo pensiero e la tradizione umile del nostro Istituto,
per giungere a gustare il dono di Dio e Colui che glielo
offre.
Impari ad illuminare la sua giornata e la vita tutta al
riflesso di quella Parola che ogni giorno il Signore
offre nella liturgia, e della spiritualità che ci è
stata data per una testimonianza comune. |
la
consacrazione |
196.
Consideri lucidamente le scelte di radicalità evangelica
che i voti esigono e la rottura con il mondo che essi
determinano, ma scopra pure l'amore che anima i voti e le
scelte, e si appresti a viverlo e sperimentarlo
attraverso le sue volontarie rinunce. |
la
missione |
Conosca
la missione che Cristo gli affida e i ministeri di
annuncio, di catechesi e di servizio ai poveri. |
la
vita comune |
Apprenda
gli impegni della vita comune e le vie della sua
maturazione umana e comunitaria. |
la
Regola, via al Vangelo |
197.
La Regola riflette tutto questo: la mediti come via al
Vangelo fino a poter dire di non saper altro che Gesù
Cristo e questi crocifisso. |
attitudine
a vivere in comunità
|
198.
Nella vita di noviziato egli è chiamato a porre il
proprio dono a servizio degli altri, anzitutto di coloro
che vivono con lui. Per la prima volta partecipa
direttamente alla vita di comunità, pur in una forma
particolare, per conoscere in essa il vero volto del
nostro Istituto.
Deve quindi misurare la sua adattabilità agli altri, il
senso di responsabilità negli impegni, lo spirito di
sacrificio nei servizi comunitari e nel lavoro di ogni
giorno, la capacità di collaborare e di vivere rapporti
sereni e profondi. |
e
al nostro apostolato |
199.
In questo tempo sperimenti pure la capacità di dialogo,
la disponibilità ad amare tutti con cuore grande, la
preferenza dei poveri, così pure la sua vocazione al
nostro apostolato. A ciò potranno essere dedicati
particolari periodi che si aggiungeranno ai dodici mesi
della durata normale del noviziato, da trascorrere, a
giudizio dei formatori, anche in altre nostre case
apostoliche.
In ogni caso il noviziato non duri più di due anni. |
la
comunità formativa |
200.
La comunità formativa crei il clima adatto perché il
novizio educhi se stesso all'ascolto silenzioso ed
attento, all'amore gratuito e generoso, al servizio umile
e fedele, al perdono e alla gioia, poiché è buono e
soave che i fratelli vivano insieme.
Il novizio, da parte sua, sia disponibile a lasciarsi
condurre incontro a Cristo dalle persone che gli sono
vicine. |
il
padre maestro |
201.
Il padre maestro è il responsabile della formazione dei
novizi, pur con l'aiuto e l'intesa di tutta la comunità.
I religiosi a lui assegnati come aiutanti gli devono
sottostare per quanto riguarda la direzione del noviziato
e il regolamento della formazione.
Dall'azione formatrice del padre maestro dipende in buona
parte l'autentica trasmissione dello spirito dell'Istituto.
Egli sarà designato dal Preposito generale col voto
deliberativo del consiglio: dovrà avere almeno cinque
anni di professione perpetua, essere sacerdote e
possedere i requisiti stabiliti dal diritto comune.
Si ponga umilmente a fianco dei novizi per essere loro
guida nell'incontro con Dio. Viva perciò la loro vita,
aiutandoli ad inserirsi nella comunità e ad affrontare
eventuali disagi.
Ha molto bisogno di familiarità con Dio, per essere vero
servo del suo disegno e non spezzare la canna incrinata.
Sarà discreto all'inizio, tenendo il passo dei più
deboli; ma correggerà senza debolezza, educandoli all'umiltà,
all'obbedienza e al distacco da tutto, fissandoli il più
possibile in Dio solo.
Opererà con discernimento attraverso incontri regolari
con ognuno e con l'appoggio della comunità, sia nel
riconoscere e sviluppare i veri carismi, sia nell'aiutare
il novizio a chiarire la sua vocazione e giungere a una
decisione libera e matura. |
norme
e criteri per lammissione alla professione
temporanea |
202.
Questi esprima la sua volontà di appartenere all'Istituto
tramite una domanda scritta; mentre il padre maestro
presenterà una relazione scritta sul candidato al
Preposito generale. L'ammissione alla prima professione
spetterà a quest'ultimo, con il voto deliberativo del
suo consiglio, nel rispetto delle norme del diritto
comune e della Regola.
Questo atto, dal quale dipende la continuità dello
spirito dell'Istituto, sia accompagnato da molta
preghiera e da prudenza cristiana. |
la
prima professione |
203.
La prima professione concluderà il noviziato. Ogni
professione religiosa viene ricevuta dal Preposito
generale o, in sua assenza, dal superiore locale o dal
delegato del Preposito generale.
Anche se è accettata dalla Chiesa e dall'Istituto
solamente come temporanea, sarà però l'espressione d'una
donazione incondizionata e gratuita a Dio solo, nella
sequela di Cristo fino alla croce, nello spirito di un
generoso servizio ai poveri, per essere tutto e solo a
gloria di Dio Padre. |
|
VII - La professione temporanea: crescere in Cristo
crocifisso fino al dono di sé |
consacrato
a Dio e membro dellIstituto |
204.
Con la professione il religioso si consacra a Dio con i
voti pubblici di povertà, castità e obbedienza: ha
scelto la nostra vita e la nostra Regola ed entra così a
far parte della nostra famiglia con i diritti e i doveri
previsti dal diritto comune e dalla Regola di Vita.
Egli sente che il dono di Dio, non per suo merito, ma col
suo contributo, da piccolissimo seme si svilupperà in
una grande pianta a beneficio dei fratelli bisognosi di
aiuto. |
norme
per la rinnovazione dei voti |
205.
Il periodo della professione temporanea è un tempo di
approfondimento e di verifica.
Il professo, donandosi all'Istituto, approfondisca
ulteriormente l'autenticità della sua vocazione; e l'Istituto,
attraverso gli educatori, verifichi concretamente la sua
maturazione umana e di fede, con scadenze annuali per un
quinquennio, nella comune ricerca della volontà di Dio.
L'ammissione alla rinnovazione annuale dei voti, su
richiesta scritta del religioso, spetta al Preposito
generale, col parere del suo consiglio e sentito il
responsabile della formazione.
Per diminuire il tempo della professione temporanea è
necessaria una causa grave, la richiesta scritta del
religioso, il parere del responsabile della formazione e
il voto deliberativo del consiglio. In ogni caso tale
tempo non potrà essere inferiore ai tre anni completi.
Il tempo della professione temporanea può essere
prorogato di un anno ed anche più, sentito il
responsabile della formazione e col consenso del
consiglio: il periodo in cui il religioso è vincolato
dai voti temporanei non deve superare complessivamente la
durata di nove anni. |
la
comunità formativa |
206.
La comunità è l'ambiente dove si forma il religioso.
Sia idonea per lo spirito che l'anima, per la missione
che vive con generosità, per la gioia che la
caratterizza. |
il
responsabile dei professi |
207.
I suoi superiori e soprattutto il responsabile della
formazione saranno di guida e di aiuto al giovane
religioso: Cristo stesso lo invia loro perché abbia ad
aprirsi maggiormente alla visione della verità
attraverso il fratello che gli media il volere del Padre
e l'aiuta ad aprire gli occhi su se stesso, sul mondo e a
conoscere le vie di Dio e il suo dono. |
contenuti
formativi: identità carismatica |
208.
Il giovane religioso dovrà continuare in questo periodo
lo studio sistematico del nostro carisma, per potervi
meglio scoprire quel progetto che il Padre ha da sempre
sulla sua vita. Cercherà di viverlo concretamente,
secondo le linee costanti del nostro spirito più sopra
indicate.
In particolare verificherà la sua disponibilità a
vivere la specifica missione dell'Istituto. Sarà così
gradatamente inserito in essa ed aiutato a coglierne lo
spirito, perché apprenda a donarsi ai poveri e ai
ragazzi con cuore generoso e umile. |
lamore
per il Crocifisso, centro unificante della vita |
209.
Ma dovrà soprattutto imparare ad unificare la vita
attorno al suo amore per il Crocifisso, contemplato nella
solitudine dell'orazione e riconosciuto tra la folla. Un
tirocinio lungo e prezioso, fatto di fedeltà ai momenti
di preghiera e agli impegni d'apostolato, lo condurrà a
unire sempre più contemplazione e azione. |
studio
della teologia |
210.
Si applichi allo studio delle scienze teologiche con l'interesse
e la passione di chi vuol approfondire la sua fede per
annunciarla con la parola e la vita. |
esperienza
apostolica |
211.
L'esperienza apostolica, che accompagnerà
convenientemente il suo studio, sia annuncio di quanto
crede e ama. |
apertura
mentale |
212.
Abbia una mente aperta, attenta alle situazioni del luogo
e alla mentalità del tempo, capace di cogliere la verità
che è in ognuno e di entrare in dialogo con tutti,
specie con i poveri e con i giovani, pur di annunciare
Cristo, il Signore della sua vita. |
preparazione
in funzione della missione |
213.
Secondo le sue capacità intellettuali e la sua indole
personale potrà anche essere avviato allo studio di
materie profane e tecniche, utili per la nostra specifica
missione. Criterio di scelta siano unicamente l'affermazione
del Regno e la gloria di Dio Padre, non la realizzazione
personale. |
conformazione
al Crocifisso nella vita concreta |
214.
Si metta costantemente in cammino prendendo ogni giorno
la sua croce: la vita di pietà e di comunità, l'impegno
apostolico e intellettuale, l'osservanza dei voti e le
scelte personali di rinuncia, tutto sia sempre vissuto
come progressiva conformazione a Cristo crocifisso,
tesoro della sua vita di Figlio della Carità.
Impari però ad accettare pure la difficile realtà di
sentirsi condizionato o frenato dalla sua stessa famiglia
religiosa: se la saprà accogliere nei suoi limiti e
nella sua povertà, la potrà meglio apprezzare nei suoi
doni e nella sua ricchezza.
Proverà l'insicurezza d'una vita che non dipende dai
suoi beni, né dai suoi progetti, ma se imparerà ad
affidarsi a Cristo, scoprirà in chi ha riposto la sua
fede. |
|
VIII - La professione perpetua: amare sino alla fine |
la
professione perpetua: memoriale dellamore del
Signore |
215.
Il Padre ci ha amato donandoci lo Spirito del suo Figlio
che santifica la nostra offerta, e noi facciamo memoria
dell'ora in cui Cristo, dopo aver lavato loro i piedi, amò
i suoi sino alla fine, quando consacriamo tutta la nostra
vita con i voti di povertà, castità e obbedienza,
offrendoci al Padre e ai fratelli.
Il religioso che al termine del periodo di professione
temporanea ha maturato la decisione di appartenere per
sempre al Signore nel nostro Istituto, intende ricordare
assieme a noi, con l'offerta totale della sua vita,
questo amore del Signore. |
norme
e criteri per lammissione alla professione perpetua |
216.
Con una domanda scritta esprima la sua richiesta al
Preposito generale, il quale prenderà pure visione d'una
relazione preparata dal responsabile della formazione. È
competenza dello stesso Preposito generale, con il voto
deliberativo del suo consiglio, ammettere alla
professione perpetua.
Il candidato sarà validamente ammesso se in possesso dei
requisiti richiesti dal diritto comune.
Prima della consacrazione definitiva della sua vita,
secondo le modalità indicate dal Regolamento, trascorrerà
un tempo di preparazione particolare, che culminerà con
gli esercizi spirituali, per riflettere, in un clima di
solitudine, sul dono del Signore e sull'impegno che si
assume. |
consacrazione
perpetua |
217.
Nel momento in cui emette la professione perpetua con la
gioia e la fiducia dello Spirito che abita in lui e nella
nostra famiglia, egli si affida all'Istituto e l'Istituto
si affida a lui: il religioso ne assume il nome e la
missione ed è pienamente Figlio della Carità. |
unico
spirito, diversità di ministeri |
218.
In questa nostra famiglia ora deve continuare a crescere
secondo la sua vocazione particolare, in armonia con
tutti i fratelli, nello stesso spirito e con un'unica
missione.
La diversità di ministeri arricchisce la nostra famiglia,
amplia le possibilità di apostolato e dà luogo ad una
comunione più vitale. |
|
il religioso fratello |
importanza
storica del religioso fratello |
219.
Il religioso fratello è chiamato ad un ministero laicale.
Nella nostra storia i religiosi fratelli hanno per lungo
tempo rappresentato da soli l'Istituto, conservandolo e
arricchendolo nel suo spirito e nella sua missione, anche
se non ne hanno esercitato tutti i ministeri. Essere
fratello è un modo autentico e completo di realizzare la
nostra vocazione.
Il fratello, infatti, che vive la sua chiamata nella
gioia e nella bontà d'animo, nella semplicità e nell'umiltà
della vita, nella disponibilità totale a Dio e nel
servizio d'amore ai fratelli, incarnandosi nella loro
povertà, vive in pienezza il carisma dell'Istituto e la
sua umanità. |
educatore
e catechista |
220.
Nella nostra tradizione e nel nostro spirito il fratello
è soprattutto educatore e catechista: sia preparato a
svolgere questi ministeri con la dovuta competenza
attraverso lo studio della pedagogia e della catechesi,
secondo un nostro piano di formazione. |
comune
responsabilità |
221.
Sia pure formato a condividere con i fratelli sacerdoti
la comune responsabilità di tutta la missione dell'Istituto. |
una
vocazione da amare |
222.
Si abbia cura, nella proposta vocazionale e nel periodo
formativo, di presentare nella giusta luce questa
vocazione, così importante e significativa per la
Congregazione, perché colui che vi si sente chiamato la
ami profondamente e si disponga a viverla con fedeltà.
Sarà allora un richiamo vivente della Regola e testimone
dell'unico Spirito che, pur con doni diversi, tutti
viviamo. |
|
il religioso chierico |
conformato
a Cristo sacerdote |
223.
Il religioso chierico realizza la sua vocazione religiosa
nel ministero diaconale o presbiterale.
Egli è chiamato a conformarsi a Cristo crocifisso anche
attraverso l'ordine sacro e a vivere il suo servizio
presbiterale o diaconale nello spirito della famiglia
religiosa. Ad essa, infatti, si è legato definitivamente
prima d'accedere agli ordini sacri. |
un
sacerdozio nel nostro spirito |
224.
È il nostro carisma, dunque, che determina l ambito, lo
stile, i destinatari privilegiati del suo ministero.
Sia preparato a prestare un umile servizio in obbedienza
alle direttive dei pastori, facendo loro conoscere le
ricchezze e le esigenze del nostro specifico carisma, e
in risposta alle povertà del popolo di Dio.
Viva in comunione con tutti i fratelli della comunità,
perché il suo apostolato non sia evasione, ma autentica
espressione della nostra consacrazione a Dio per i
fratelli. |
una
formazione unitaria |
225.
Nel periodo di formazione si ponga ogni attenzione perché
vi sia un'armonica fusione tra i vari elementi, umano e
spirituale, intellettuale e apostolico, secondo il piano
di formazione e di studi, attenendosi alle disposizioni
della Chiesa.
Il chierico si senta responsabile della propria
maturazione; ami profondamente la sua vocazione; sia
disponibile all'azione dello Spirito e degli educatori. |
norme
per lammissione agli ordini |
226.
La domanda scritta, con cui chiederà al Preposito
generale la promozione agli ordini sacri, sia espressione
di gratitudine al Signore e di volontà di rispondere al
suo dono. L'ammissione spetta al Preposito generale con
il consenso del suo consiglio, secondo le norme del
diritto comune. |
la
stessa testimonianza |
227.
Religiosi fratelli e sacerdoti siamo insieme chiamati
dallo stesso Signore, anche se per vie diverse, a
testimoniare che solo Dio può dare senso e pienezza al
vivere dell'uomo. Lui ci faccia crescere ed abbondare
nell'amore vicendevole e verso tutti. |
la
predicazione |
228.
Per la predicazione ai religiosi nelle nostre chiese o
oratori si richiede la licenza del Preposito generale. |
|
IX - La formazione permanente |
costante
azione del Padre |
229.
Dio solo, creatore della nostra vita, può costruire in
noi la sua immagine: giorno dopo giorno, con la pazienza
e la forza d'un padre, Egli ci rende sempre più simili a
Sé, per ritrovare in noi l'immagine del Figlio che per
amore dona la sua vita. |
esigenza
ed aspetti della formazione continua |
230.
La coscienza della nostra debolezza, la grandezza del
compito cui siamo chiamati e la realtà d'un mondo in
continuo cambiamento, impongono a tutti noi l'esigenza d'un
cammino di formazione ininterrotta, liberi dalla
presunzione d'essere arrivati e desiderosi di lasciarci
sempre più plasmare dalla mano di Dio. In tale cammino
un'attenzione particolare sarà data ai seguenti aspetti
della nostra vita consacrata. |
vita
nello spirito |
231.
Per vivere con Dio solo siamo chiamati ogni giorno a
convertirci, per scoprire in noi quanto ancora ci separa
da Lui e per accogliere le molteplici sue provocazioni,
che in particolare attraverso la Parola e la direzione
spirituale ci invitano a rinnovare continuamente il cuore
e la nostra offerta. |
servizio
apostolico |
232.
Il nostro servizio ai poveri in un mondo che cambia e in
situazioni diverse, ci richiede un continuo sforzo
creativo. Esso è segno dell'amore che ci spinge e del
coraggio di annunciare Cristo crocifisso. |
istruzione
e aggiornamento |
233.
Per poter realizzare un più autentico servizio
cercheremo allora di curare continuamente la nostra
formazione catechetica e pedagogica, la conoscenza e lo
studio dei pronunciamenti del Magistero, e l'acquisizione
o il perfezionamento di capacità professionali e
tecniche utili per la nostra missione. |
studio-meditazione-preghiera
del carisma |
234.
Il nostro carisma, dono dello Spirito, è per noi una
ricchezza che non riusciremo mai a scoprire pienamente.
Per esservi dinamicamente fedeli è necessario
approfondire sempre più la conoscenza della nostra
Fondatrice e dell'umile storia del nostro Istituto,
mediante uno studio che sia anche meditazione e preghiera.
Nel carisma infatti Dio si rivela a noi e ci rivela a noi
stessi. La formazione continua è l'impegno, fedele e
sincero, di costruirci secondo questa rivelazione. |
responsabili
della formazione permanente |
235.
La formazione permanente è dovere, prima di tutto, d'ogni
singolo religioso. Ne senta l'esigenza e, per quanto
dipende da lui, si metta coraggiosamente in questo
cammino cercando gli aiuti necessari.
Ma è anche precisa responsabilità dei superiori.
Spetterà a loro mettere i singoli in condizione di
provvedere ad essa, ed animarli verso un concreto impegno
di formazione permanente mediante corsi e periodi di
aggiornamento, perché sia sempre viva in ognuno la
coscienza di dover tendere verso lo stato di uomo
perfetto in Cristo. |