Cap. VII

FORMAZIONE

 
I - Dio solo ci forma...
la formazione. azione di Dio in noi… 168. Il Padre ci ha chiamati, secondo il suo disegno, ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, crocifisso e risorto. Con amore gratuito e preveniente è sempre Dio che interviene nella nostra storia perché camminiamo nello Spirito.
…di crescita continua… 169. Con la nostra progressiva disponibilità a lasciarci plasmare dalla sua mano creatrice noi entriamo nell'azione provvidenziale di Dio che fa nuove tutte le cose e, dando anche a noi cuore e spirito nuovi, rende il nostro servizio sempre più rispondente alle esigenze dei tempi, delle diverse situazioni e culture.
Siamo infatti chiamati ad un cammino continuo di formazione; in Lui, come uomini e consacrati, come singoli e comunità, ci costruiamo senza sosta e facciamo rifiorire l'Istituto, nel dono di noi stessi ai poveri.
…a servizio del disegno divino 170. Nella formazione nostra e in quella degli altri siamo collaboratori di Dio, in un disegno che Egli solo conosce e realizza. Noi siamo suoi servi, mentre Lui è il padrone, che vuole condurci come Gli piace.
 
II - ...secondo le linee costanti del nostro spirito
nuova identità 171. Noi, Figli della Carità, vivi per lo Spirito di Cristo in croce, dobbiamo rivestirci dell'uomo nuovo, che il Padre, attraverso il nostro carisma, ci ha rivelato.
Il cammino di formazione dovrà dunque condurci alla nostra piena identità.
davanti a Dio… 172. Formarci significa anzitutto imparare a stare davanti a Dio come Cristo di fronte al Padre, contemplando il suo amore fino ad esserne riflesso e dedicandoci totalmente a Lui, finché tutto sia compiuto.
Interroghiamoci e lasciamoci interrogare dalla Parola e dalla vita, e procediamo sulla via della croce, per una più matura risposta di fede, fino ad avere la croce nel cuore ed essere dono totale ai fratelli.
…per servire i poveri e i piccoli… 173. Per educarci al servizio dei poveri, dei piccoli e dei giovani, dobbiamo amare di vero cuore questi fratelli e renderci sempre più attenti alle loro situazioni, per cercare di condividere e realizzare opere sempre più rispondenti alle loro necessità, così che Cristo possa essere annunciato, compreso, amato.
…con cuore grande… 174. Amare con "cuore grande" significa imparare a voler bene con tutta la ricchezza della nostra umanità, con cuore libero e trasparente, in modo intenso e disinteressato, per poterci così aprire ad un autentico amore ecclesiale: comunitario, universale e missionario.
L'Istituto è la nuova famiglia che Dio ci ha dato: gustiamo la gioia d'appartenergli amando i fratelli che vivono con noi.
Apriamoci con generosità alle attese sempre nuove della Chiesa e dei popoli, servendo con amore gratuito, solo a gloria di Dio.
…nell’umiltà e oscurità della croce… 175. Nati ai piedi della croce, siamo chiamati a vivere nell’umiltà e oscurità della croce, con l'amore della Vergine e dell'apostolo Giovanni.
Educhiamoci allora a compiere la volontà del Padre, anche la più difficile e misteriosa, rinunciando a noi stessi e ai nostri beni, e prendendo ogni giorno la nostra croce. Non andiamo in cerca di cose grandi, ma impariamo a lodare Dio nei nostri umili servizi di carità, cercando la sua ricompensa, non quella degli uomini.
La nostra formazione è un paziente cammino di conversione che ci porta lentamente ad essere creature nuove, rinnovate a immagine del Padre, individualmente e comunitariamente, finché Cristo sia tutto in tutti.
…nella gioia serena e oblativa 176. La gioia, espressione d'una vita serena e vissuta come dono, è segno autentico che la nostra vocazione si va realizzando nella progressiva identificazione con Cristo. Nella comunione con Lui e con i fratelli la nostra gioia sarà piena, e cominceremo fin d’ora a vivere la beatitudine dei poveri che possiedono il Regno.
nella fedeltà d’ogni giorno 177. Il Cristo si rivela a noi ogni giorno più e fino al termine della vita ci ripete: "Seguimi". Se Gli saremo fedeli saremo con Lui nell'amore.
 
III - Vitalità della nostra vocazione
l’eredità dei Padri 178. I nostri Padri, nell'umiltà della loro testimonianza, ci hanno lasciato in eredità uno spirito vivo e autentico, da loro vissuto con intensità: ora siamo chiamati a ravvivare in noi questo dono di Dio.
novità perenne del carisma 179. Scoprendo i segni sempre nuovi della chiamata arricchiamo col nostro personale carisma lo spirito comune e, con la testimonianza d’un apostolato adeguato ai tempi e suscitatore di nuovi ministeri, diamo vitalità all'Istituto.
invito alla sequela 180. L'autenticità della nostra risposta aiuterà anche altri a riconoscere la voce di Cristo e a seguirlo, assieme a noi o per altra via. Compiremo così uno speciale servizio alle persone e alla Chiesa, nel rispetto della vocazione di ognuno.
comune impegno vocazionale 181. Saremo pertanto particolarmente impegnati, come singoli e come comunità, a pregare il Padre perché invii nuovi fratelli, a proporre ai giovani con semplicità e coraggio la nostra vocazione, ad accogliere con gioia e disponibilità i nuovi membri aiutandoli nel cammino della formazione.
 
IV - La nostra formazione nell'Istituto
la formazione, dovere di tutti 182. La formazione di chi vuole far parte della nostra famiglia religiosa è compito di tutto l'Istituto, pur essendoci alcuni più direttamente incaricati.
Sarà dovere di tutti seguire la formazione dei nuovi fratelli, particolarmente con la preghiera e la testimonianza di vita e di scelte che manifestino con chiarezza l'identità della nostra vocazione e lo spirito dell'Istituto.
forme di collaborazione 183. Come segno di comunione interessiamoci anche direttamente delle linee di formazione e dei metodi, impegnandoci personalmente a conoscere ed instaurare rapporti di amicizia e fiducia con i nuovi fratelli; potremo così dare aiuto ed eventuali suggerimenti, in armonia con i diretti responsabili e con i superiori dell'Istituto.
tappe iniziali della formazione 184. Il periodo della formazione iniziale, dal postulato alla professione perpetua, pur nella prospettiva d’una formazione permanente, esige delle tappe specifiche e graduali, vissute in particolari comunità a ciò predisposte, sotto la guida di religiosi a questo compito destinati.
discernimento della vocazione 185. Ogni chiamato dovrà discernere il suo carisma personale e confrontarlo con quello dell'Istituto, mentre l'Istituto stesso avrà la responsabilità di riconoscere e accettare, alla luce dello Spirito, le singole vocazioni.
Verrà poi data a ciascuno la possibilità di disporsi alla realizzazione del proprio ministero, laicale o clericale, conforme alla singola chiamata, nella comune missione dell'Istituto.
 
V - Postulato: un cammino per riconoscere Cristo
"venite e vedrete" 186. Il postulato è un cammino che va dal primo accostamento all’Istituto, con una certa intenzione di conoscerlo e farne parte, alla decisione di entrare in noviziato.
comune responsabilità della mediazione 187. Nella prima chiamata spesso l'individuo non riconosce pienamente Colui che lo chiama e il senso completo della proposta vocazionale. Ogni comunità, allora, può diventare la via per riconoscere Cristo e il luogo dove Egli più chiaramente si manifesta; e ogni religioso può essere interprete della sua voce. Sentiamoci tutti responsabili, dunque, di questo prezioso servizio di mediazione.
È necessario tuttavia che qualcuno, per questo particolarmente incaricato, accosti il chiamato per aiutarlo a guardare alla sua realtà personale, a scoprire le sue vere aspirazioni e disporlo ad un cammino di maturazione umana, sociale e religiosa, perché la sua scelta sia libera e cosciente.
primi metodi e obiettivi formativi 188. È importante dunque indirizzare il chiamato verso una solida direzione spirituale.
Proponiamogli la Parola; particolarmente nella liturgia della Chiesa, come chiave di lettura della realtà che lo circonda, e aiutiamolo a crescere nella fede con un'approfondita catechesi.
Non parliamogli subito delle nostre regole, ma esortiamolo a meditare su quella che è l'essenza d'ogni regola, la croce di Cristo, finché si senta ardere il cuore dell'amore che essa esprime.
fine principale del postulato 189. Il postulante dovrà camminare fino a maturare il desiderio di stare con Cristo. L'inserimento in una nostra comunità dovrà essere l'occasione per una più profonda comunione con Cristo e per compiere le prime rotture con il mondo in ordine alla chiamata, finché si espliciti il desiderio di far parte della nostra famiglia religiosa con la domanda scritta di ammissione al noviziato.
norme e criteri per l’ammissione al noviziato 190. La durata del postulato, comunque, non sarà normalmente inferiore a un anno, né superiore a due. Purtuttavia il Preposito generale, sentito il parere dei responsabili, può in taluni casi abbreviarne la durata fino a sei mesi.
Spetta allo stesso Superiore generale, con voto deliberativo del suo consiglio, dare il consenso all'ammissione al noviziato, secondo le norme del diritto comune e del Regolamento.
Da parte sua il postulante dovrà avere una salute fisica sufficiente per vivere la vita e la missione dell'Istituto. Dovrà ancora aver raggiunto una maturazione umana che lo renda capace di scelte libere e responsabili, di rapporto sociale e serena convivenza, e una adesione sincera alla chiamata divina, spinto dal desiderio ardente di comunicare ai poveri la propria esperienza del Cristo.
 
VI - II noviziato: una dimora per Dio solo nello spirito di Cristo crocifisso
tempo di intimità con Dio… 191. La casa del noviziato è la dimora dove il chiamato può incontrare Dio nella solitudine, dove Cristo crocifisso gli si manifesta nella realtà d'una vita di comunione e di donazione ai poveri, lo fa vivere del suo Spirito e lo rende Figlio della Carità.
…di sperimentazione e verifica 192. Il noviziato segna l'inizio della vita del candidato nell'Istituto. In questo periodo egli dovrà dunque sperimentare lo spirito e la vita della nostra famiglia religiosa per cogliervi il proprio carisma, mentre l'Istituto nei suoi rappresentanti verificherà l'autenticità della sua vocazione.
norme e criteri per la validità del noviziato 193. Per la validità di un tempo così importante per la formazione alla vita religiosa è necessario che esso si compia in una casa eretta, con decreto scritto, a tale scopo dal Preposito generale col consenso del suo consiglio.
Il noviziato deve durare dodici mesi da computarsi materialmente. Le assenze che superano i tre mesi, continui o interrotti, rendono invalido il noviziato. Le assenze che superano i quindici giorni devono essere supplite.
L'età di ammissione al noviziato non sia inferiore ai diciotto anni. Siano inoltre osservate le altre prescrizioni del diritto comune.
Gli esercizi spirituali che il candidato premette al noviziato siano segno del suo desiderio d'incontrare più intimamente il Signore.
alla scuola del Crocifisso 194. Cristo prende per mano il novizio e lo conduce in disparte, perché in una vita alquanto diversa dal comune modo di vivere del mondo e in rottura con esso, nella solitudine possa incontrare Dio, udire la sua voce, contemplarLo.
Attraverso la lettura meditata della Scrittura, la preghiera personale e comunitaria, Cristo con il suo Spirito gli apre progressivamente gli occhi perché conosca se stesso e il mondo, e gli tocca il cuore trasformando la vita che ora deve condurre nell'Istituto, perché si uniformi alla sua, e sia simile al chicco di grano che, caduto in terra, muore e porta molto frutto.
L'amore del Crocifisso sarà una forza capace di unificare tutta la sua vita, dal cammino interiore all'esperienza di comunità e dell'apostolato, orientandola in Dio solo.
La Vergine Addolorata lo educherà a questo amore se, come l'apostolo Giovanni, La prenderà con sé per madre.
conoscenza della nostra vita: la spiritualità 195. In questo particolare periodo il novizio scoprirà sempre più dentro di sé il dono di Dio e lo Spirito che ha ricevuto per conoscere tale dono. Non con la sapienza del mondo ma con questo stesso Spirito egli dovrà approfondire nello studio la nostra vita religiosa.
Cerchi dunque di conoscere bene la nostra Fondatrice, il suo pensiero e la tradizione umile del nostro Istituto, per giungere a gustare il dono di Dio e Colui che glielo offre.
Impari ad illuminare la sua giornata e la vita tutta al riflesso di quella Parola che ogni giorno il Signore offre nella liturgia, e della spiritualità che ci è stata data per una testimonianza comune.
la consacrazione 196. Consideri lucidamente le scelte di radicalità evangelica che i voti esigono e la rottura con il mondo che essi determinano, ma scopra pure l'amore che anima i voti e le scelte, e si appresti a viverlo e sperimentarlo attraverso le sue volontarie rinunce.
la missione Conosca la missione che Cristo gli affida e i ministeri di annuncio, di catechesi e di servizio ai poveri.
la vita comune Apprenda gli impegni della vita comune e le vie della sua maturazione umana e comunitaria.
la Regola, via al Vangelo 197. La Regola riflette tutto questo: la mediti come via al Vangelo fino a poter dire di non saper altro che Gesù Cristo e questi crocifisso.
attitudine a vivere in comunità… 198. Nella vita di noviziato egli è chiamato a porre il proprio dono a servizio degli altri, anzitutto di coloro che vivono con lui. Per la prima volta partecipa direttamente alla vita di comunità, pur in una forma particolare, per conoscere in essa il vero volto del nostro Istituto.
Deve quindi misurare la sua adattabilità agli altri, il senso di responsabilità negli impegni, lo spirito di sacrificio nei servizi comunitari e nel lavoro di ogni giorno, la capacità di collaborare e di vivere rapporti sereni e profondi.
…e al nostro apostolato 199. In questo tempo sperimenti pure la capacità di dialogo, la disponibilità ad amare tutti con cuore grande, la preferenza dei poveri, così pure la sua vocazione al nostro apostolato. A ciò potranno essere dedicati particolari periodi che si aggiungeranno ai dodici mesi della durata normale del noviziato, da trascorrere, a giudizio dei formatori, anche in altre nostre case apostoliche.
In ogni caso il noviziato non duri più di due anni.
la comunità formativa 200. La comunità formativa crei il clima adatto perché il novizio educhi se stesso all'ascolto silenzioso ed attento, all'amore gratuito e generoso, al servizio umile e fedele, al perdono e alla gioia, poiché è buono e soave che i fratelli vivano insieme.
Il novizio, da parte sua, sia disponibile a lasciarsi condurre incontro a Cristo dalle persone che gli sono vicine.
il padre maestro 201. Il padre maestro è il responsabile della formazione dei novizi, pur con l'aiuto e l'intesa di tutta la comunità. I religiosi a lui assegnati come aiutanti gli devono sottostare per quanto riguarda la direzione del noviziato e il regolamento della formazione.
Dall'azione formatrice del padre maestro dipende in buona parte l'autentica trasmissione dello spirito dell'Istituto. Egli sarà designato dal Preposito generale col voto deliberativo del consiglio: dovrà avere almeno cinque anni di professione perpetua, essere sacerdote e possedere i requisiti stabiliti dal diritto comune.
Si ponga umilmente a fianco dei novizi per essere loro guida nell'incontro con Dio. Viva perciò la loro vita, aiutandoli ad inserirsi nella comunità e ad affrontare eventuali disagi.
Ha molto bisogno di familiarità con Dio, per essere vero servo del suo disegno e non spezzare la canna incrinata. Sarà discreto all'inizio, tenendo il passo dei più deboli; ma correggerà senza debolezza, educandoli all'umiltà, all'obbedienza e al distacco da tutto, fissandoli il più possibile in Dio solo.
Opererà con discernimento attraverso incontri regolari con ognuno e con l'appoggio della comunità, sia nel riconoscere e sviluppare i veri carismi, sia nell'aiutare il novizio a chiarire la sua vocazione e giungere a una decisione libera e matura.
norme e criteri per l’ammissione alla professione temporanea 202. Questi esprima la sua volontà di appartenere all'Istituto tramite una domanda scritta; mentre il padre maestro presenterà una relazione scritta sul candidato al Preposito generale. L'ammissione alla prima professione spetterà a quest'ultimo, con il voto deliberativo del suo consiglio, nel rispetto delle norme del diritto comune e della Regola.
Questo atto, dal quale dipende la continuità dello spirito dell'Istituto, sia accompagnato da molta preghiera e da prudenza cristiana.
la prima professione 203. La prima professione concluderà il noviziato. Ogni professione religiosa viene ricevuta dal Preposito generale o, in sua assenza, dal superiore locale o dal delegato del Preposito generale.
Anche se è accettata dalla Chiesa e dall'Istituto solamente come temporanea, sarà però l'espressione d'una donazione incondizionata e gratuita a Dio solo, nella sequela di Cristo fino alla croce, nello spirito di un generoso servizio ai poveri, per essere tutto e solo a gloria di Dio Padre.
 
VII - La professione temporanea: crescere in Cristo crocifisso fino al dono di sé
consacrato a Dio e membro dell’Istituto 204. Con la professione il religioso si consacra a Dio con i voti pubblici di povertà, castità e obbedienza: ha scelto la nostra vita e la nostra Regola ed entra così a far parte della nostra famiglia con i diritti e i doveri previsti dal diritto comune e dalla Regola di Vita.
Egli sente che il dono di Dio, non per suo merito, ma col suo contributo, da piccolissimo seme si svilupperà in una grande pianta a beneficio dei fratelli bisognosi di aiuto.
norme per la rinnovazione dei voti 205. Il periodo della professione temporanea è un tempo di approfondimento e di verifica.
Il professo, donandosi all'Istituto, approfondisca ulteriormente l'autenticità della sua vocazione; e l'Istituto, attraverso gli educatori, verifichi concretamente la sua maturazione umana e di fede, con scadenze annuali per un quinquennio, nella comune ricerca della volontà di Dio.
L'ammissione alla rinnovazione annuale dei voti, su richiesta scritta del religioso, spetta al Preposito generale, col parere del suo consiglio e sentito il responsabile della formazione.
Per diminuire il tempo della professione temporanea è necessaria una causa grave, la richiesta scritta del religioso, il parere del responsabile della formazione e il voto deliberativo del consiglio. In ogni caso tale tempo non potrà essere inferiore ai tre anni completi.
Il tempo della professione temporanea può essere prorogato di un anno ed anche più, sentito il responsabile della formazione e col consenso del consiglio: il periodo in cui il religioso è vincolato dai voti temporanei non deve superare complessivamente la durata di nove anni.
la comunità formativa 206. La comunità è l'ambiente dove si forma il religioso. Sia idonea per lo spirito che l'anima, per la missione che vive con generosità, per la gioia che la caratterizza.
il responsabile dei professi 207. I suoi superiori e soprattutto il responsabile della formazione saranno di guida e di aiuto al giovane religioso: Cristo stesso lo invia loro perché abbia ad aprirsi maggiormente alla visione della verità attraverso il fratello che gli media il volere del Padre e l'aiuta ad aprire gli occhi su se stesso, sul mondo e a conoscere le vie di Dio e il suo dono.
contenuti formativi: identità carismatica 208. Il giovane religioso dovrà continuare in questo periodo lo studio sistematico del nostro carisma, per potervi meglio scoprire quel progetto che il Padre ha da sempre sulla sua vita. Cercherà di viverlo concretamente, secondo le linee costanti del nostro spirito più sopra indicate.
In particolare verificherà la sua disponibilità a vivere la specifica missione dell'Istituto. Sarà così gradatamente inserito in essa ed aiutato a coglierne lo spirito, perché apprenda a donarsi ai poveri e ai ragazzi con cuore generoso e umile.
l’amore per il Crocifisso, centro unificante della vita 209. Ma dovrà soprattutto imparare ad unificare la vita attorno al suo amore per il Crocifisso, contemplato nella solitudine dell'orazione e riconosciuto tra la folla. Un tirocinio lungo e prezioso, fatto di fedeltà ai momenti di preghiera e agli impegni d'apostolato, lo condurrà a unire sempre più contemplazione e azione.
studio della teologia 210. Si applichi allo studio delle scienze teologiche con l'interesse e la passione di chi vuol approfondire la sua fede per annunciarla con la parola e la vita.
esperienza apostolica 211. L'esperienza apostolica, che accompagnerà convenientemente il suo studio, sia annuncio di quanto crede e ama.
apertura mentale 212. Abbia una mente aperta, attenta alle situazioni del luogo e alla mentalità del tempo, capace di cogliere la verità che è in ognuno e di entrare in dialogo con tutti, specie con i poveri e con i giovani, pur di annunciare Cristo, il Signore della sua vita.
preparazione in funzione della missione 213. Secondo le sue capacità intellettuali e la sua indole personale potrà anche essere avviato allo studio di materie profane e tecniche, utili per la nostra specifica missione. Criterio di scelta siano unicamente l'affermazione del Regno e la gloria di Dio Padre, non la realizzazione personale.
conformazione al Crocifisso nella vita concreta 214. Si metta costantemente in cammino prendendo ogni giorno la sua croce: la vita di pietà e di comunità, l'impegno apostolico e intellettuale, l'osservanza dei voti e le scelte personali di rinuncia, tutto sia sempre vissuto come progressiva conformazione a Cristo crocifisso, tesoro della sua vita di Figlio della Carità.
Impari però ad accettare pure la difficile realtà di sentirsi condizionato o frenato dalla sua stessa famiglia religiosa: se la saprà accogliere nei suoi limiti e nella sua povertà, la potrà meglio apprezzare nei suoi doni e nella sua ricchezza.
Proverà l'insicurezza d'una vita che non dipende dai suoi beni, né dai suoi progetti, ma se imparerà ad affidarsi a Cristo, scoprirà in chi ha riposto la sua fede.
 
VIII - La professione perpetua: amare sino alla fine
la professione perpetua: memoriale dell’amore del Signore 215. Il Padre ci ha amato donandoci lo Spirito del suo Figlio che santifica la nostra offerta, e noi facciamo memoria dell'ora in cui Cristo, dopo aver lavato loro i piedi, amò i suoi sino alla fine, quando consacriamo tutta la nostra vita con i voti di povertà, castità e obbedienza, offrendoci al Padre e ai fratelli.
Il religioso che al termine del periodo di professione temporanea ha maturato la decisione di appartenere per sempre al Signore nel nostro Istituto, intende ricordare assieme a noi, con l'offerta totale della sua vita, questo amore del Signore.
norme e criteri per l’ammissione alla professione perpetua 216. Con una domanda scritta esprima la sua richiesta al Preposito generale, il quale prenderà pure visione d'una relazione preparata dal responsabile della formazione. È competenza dello stesso Preposito generale, con il voto deliberativo del suo consiglio, ammettere alla professione perpetua.
Il candidato sarà validamente ammesso se in possesso dei requisiti richiesti dal diritto comune.
Prima della consacrazione definitiva della sua vita, secondo le modalità indicate dal Regolamento, trascorrerà un tempo di preparazione particolare, che culminerà con gli esercizi spirituali, per riflettere, in un clima di solitudine, sul dono del Signore e sull'impegno che si assume.
consacrazione perpetua 217. Nel momento in cui emette la professione perpetua con la gioia e la fiducia dello Spirito che abita in lui e nella nostra famiglia, egli si affida all'Istituto e l'Istituto si affida a lui: il religioso ne assume il nome e la missione ed è pienamente Figlio della Carità.
unico spirito, diversità di ministeri 218. In questa nostra famiglia ora deve continuare a crescere secondo la sua vocazione particolare, in armonia con tutti i fratelli, nello stesso spirito e con un'unica missione.
La diversità di ministeri arricchisce la nostra famiglia, amplia le possibilità di apostolato e dà luogo ad una comunione più vitale.
 
il religioso fratello
importanza storica del religioso fratello 219. Il religioso fratello è chiamato ad un ministero laicale.
Nella nostra storia i religiosi fratelli hanno per lungo tempo rappresentato da soli l'Istituto, conservandolo e arricchendolo nel suo spirito e nella sua missione, anche se non ne hanno esercitato tutti i ministeri. Essere fratello è un modo autentico e completo di realizzare la nostra vocazione.
Il fratello, infatti, che vive la sua chiamata nella gioia e nella bontà d'animo, nella semplicità e nell'umiltà della vita, nella disponibilità totale a Dio e nel servizio d'amore ai fratelli, incarnandosi nella loro povertà, vive in pienezza il carisma dell'Istituto e la sua umanità.
educatore e catechista 220. Nella nostra tradizione e nel nostro spirito il fratello è soprattutto educatore e catechista: sia preparato a svolgere questi ministeri con la dovuta competenza attraverso lo studio della pedagogia e della catechesi, secondo un nostro piano di formazione.
comune responsabilità 221. Sia pure formato a condividere con i fratelli sacerdoti la comune responsabilità di tutta la missione dell'Istituto.
una vocazione da amare 222. Si abbia cura, nella proposta vocazionale e nel periodo formativo, di presentare nella giusta luce questa vocazione, così importante e significativa per la Congregazione, perché colui che vi si sente chiamato la ami profondamente e si disponga a viverla con fedeltà.
Sarà allora un richiamo vivente della Regola e testimone dell'unico Spirito che, pur con doni diversi, tutti viviamo.
 
il religioso chierico
conformato a Cristo sacerdote 223. Il religioso chierico realizza la sua vocazione religiosa nel ministero diaconale o presbiterale.
Egli è chiamato a conformarsi a Cristo crocifisso anche attraverso l'ordine sacro e a vivere il suo servizio presbiterale o diaconale nello spirito della famiglia religiosa. Ad essa, infatti, si è legato definitivamente prima d'accedere agli ordini sacri.
un sacerdozio nel nostro spirito 224. È il nostro carisma, dunque, che determina l ambito, lo stile, i destinatari privilegiati del suo ministero.
Sia preparato a prestare un umile servizio in obbedienza alle direttive dei pastori, facendo loro conoscere le ricchezze e le esigenze del nostro specifico carisma, e in risposta alle povertà del popolo di Dio.
Viva in comunione con tutti i fratelli della comunità, perché il suo apostolato non sia evasione, ma autentica espressione della nostra consacrazione a Dio per i fratelli.
una formazione unitaria 225. Nel periodo di formazione si ponga ogni attenzione perché vi sia un'armonica fusione tra i vari elementi, umano e spirituale, intellettuale e apostolico, secondo il piano di formazione e di studi, attenendosi alle disposizioni della Chiesa.
Il chierico si senta responsabile della propria maturazione; ami profondamente la sua vocazione; sia disponibile all'azione dello Spirito e degli educatori.
norme per l’ammissione agli ordini 226. La domanda scritta, con cui chiederà al Preposito generale la promozione agli ordini sacri, sia espressione di gratitudine al Signore e di volontà di rispondere al suo dono. L'ammissione spetta al Preposito generale con il consenso del suo consiglio, secondo le norme del diritto comune.
la stessa testimonianza 227. Religiosi fratelli e sacerdoti siamo insieme chiamati dallo stesso Signore, anche se per vie diverse, a testimoniare che solo Dio può dare senso e pienezza al vivere dell'uomo. Lui ci faccia crescere ed abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti.
la predicazione 228. Per la predicazione ai religiosi nelle nostre chiese o oratori si richiede la licenza del Preposito generale.
 
IX - La formazione permanente
costante azione del Padre 229. Dio solo, creatore della nostra vita, può costruire in noi la sua immagine: giorno dopo giorno, con la pazienza e la forza d'un padre, Egli ci rende sempre più simili a Sé, per ritrovare in noi l'immagine del Figlio che per amore dona la sua vita.
esigenza ed aspetti della formazione continua 230. La coscienza della nostra debolezza, la grandezza del compito cui siamo chiamati e la realtà d'un mondo in continuo cambiamento, impongono a tutti noi l'esigenza d'un cammino di formazione ininterrotta, liberi dalla presunzione d'essere arrivati e desiderosi di lasciarci sempre più plasmare dalla mano di Dio. In tale cammino un'attenzione particolare sarà data ai seguenti aspetti della nostra vita consacrata.
vita nello spirito 231. Per vivere con Dio solo siamo chiamati ogni giorno a convertirci, per scoprire in noi quanto ancora ci separa da Lui e per accogliere le molteplici sue provocazioni, che in particolare attraverso la Parola e la direzione spirituale ci invitano a rinnovare continuamente il cuore e la nostra offerta.
servizio apostolico 232. Il nostro servizio ai poveri in un mondo che cambia e in situazioni diverse, ci richiede un continuo sforzo creativo. Esso è segno dell'amore che ci spinge e del coraggio di annunciare Cristo crocifisso.
istruzione e aggiornamento 233. Per poter realizzare un più autentico servizio cercheremo allora di curare continuamente la nostra formazione catechetica e pedagogica, la conoscenza e lo studio dei pronunciamenti del Magistero, e l'acquisizione o il perfezionamento di capacità professionali e tecniche utili per la nostra missione.
studio-meditazione-preghiera del carisma 234. Il nostro carisma, dono dello Spirito, è per noi una ricchezza che non riusciremo mai a scoprire pienamente. Per esservi dinamicamente fedeli è necessario approfondire sempre più la conoscenza della nostra Fondatrice e dell'umile storia del nostro Istituto, mediante uno studio che sia anche meditazione e preghiera.
Nel carisma infatti Dio si rivela a noi e ci rivela a noi stessi. La formazione continua è l'impegno, fedele e sincero, di costruirci secondo questa rivelazione.
responsabili della formazione permanente 235. La formazione permanente è dovere, prima di tutto, d'ogni singolo religioso. Ne senta l'esigenza e, per quanto dipende da lui, si metta coraggiosamente in questo cammino cercando gli aiuti necessari.
Ma è anche precisa responsabilità dei superiori. Spetterà a loro mettere i singoli in condizione di provvedere ad essa, ed animarli verso un concreto impegno di formazione permanente mediante corsi e periodi di aggiornamento, perché sia sempre viva in ognuno la coscienza di dover tendere verso lo stato di uomo perfetto in Cristo.