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PSTD
Direttiva 318/95
Costituzione NOTD
C.M. 31/96
Multilab
Protocollo d'intesa RAI
C.M. 282/97
C.M. 282/97 all.A
C.M. 282/97 all.B

 

Sperimentazione Multilab

NUCLEO OPERATIVO PER LE TECNOLOGIE DIDATTICHE
Nucleo Operativo di Tecnologie per la Didattica

Documento di base della sperimentazione MULTILAB
Programma di sviluppo delle Tecnologie Didattiche 
IL PROGETTO DI SPERIMENTAZIONE

1. Premessa

Il Programma di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche, promosso dal Ministro della Pubblica Istruzione con la direttiva del 4 Ottobre 1995, prevede una vasta gamma di iniziative tutte orientate alla diffusione delle tecnologie didattiche nella scuola italiana. Il Progetto di Sperimentazione, che coinvolgerà 140 scuole di tutti i gradi, è una iniziativa che, pur costituendo solo una parte del programma, ha una funzione centrale nella fase di avvio. 

2. Scopi della sperimentazione

La sperimentazione che viene istitutita non ha uno scopo meramente promozionale: si tratta di costituire, attraverso un primo e consistente nucleo di scuole, un "laboratorio che consenta 
a) di sottoporre a controllo le ipotesi di base del progetto (vedi punto 3) e di studiare sotto quali condizioni ed in relazioni a quali scelte esse risultano verificate;
b) di creare modelli validi per la diffusione delle TD ed in particolare: 
modelli sperimentati di uso delle tecnologie nella didattica, modelli efficaci di gestione delle risorse tecnologiche per la didattica, modelli efficaci di promozione dell'innovazione tecnologica nelle singole scuola, un modello efficace di formazione ed impiego di figure professionali di supporto all'innovazione tecnologica (tutor), modelli di interazione e di collaborazione fra scuole, docenti, studenti un meccanismo che, a partire da un primo nucleo di "poli" sperimentali, favorisca una diffusione dell'innovazione tecnologica.
c) di creare e/o selezionare risorse per la successiva diffusione su vasta scala, ed in particolare: 
docenti esperti capaci di operare a favore della diffusione dell'innovazione, materiali didattici validati e sperimentati, conoscenze sulla funzionalità, sui limiti e sui costi delle diverse tecnologie.

3. Le ipotesi di base della sperimentazione

A differenza di quello che avviene in altre sperimentazioni in questo progetto i contenuti disciplinari e gli specifici obiettivi di apprendimento non sono stabiliti a priori, ma saranno scelti dalle singole scuole. Si intende in questo modo utilizzare tutto il potenziale applicativo delle Tecnologie Didattiche dovuto alla loro intrinseca universalità, ma si intende anche permettere che tale potenziale si esplichi, caso per caso, nei modi possibili sulla base della disponibilità e dell'interesse dei docenti e degli studenti. La sperimentazione, cioè, funzionerà come un "contenitore" solo parzialmente strutturato, nell'ambito del quale potranno avere luogo eventi didattici differenziati. E' quindi necessario formulare le ipotesi che stanno alla base della sperimentazione in una forma generale che metta in evidenza il nesso fra l'uso delle tecnologie ed alcuni grandi aspetti della didattica. In particolare si possono identificare tre aspetti principali: gli apprendimenti ed i modelli culturali, i curricoli, l'organizzazione del lavoro didattico. 

a) Tecnologie didattiche, apprendimenti e modelli culturali
l'uso della didattica multimediale può, mediante l'uso integrato di testi, immagini e suoni, avvicinare le modalità di lavoro ed interazione scolastica a quelle che gli studenti trovano nella società e troveranno nel lavoro; è possibile migliorare l'efficacia del processo di insegnamento/apprendimento utilizzando le possibiltà che le tecnologie didattiche offrono per adattare alle caratteristiche dei singoli studenti i linguaggi di comunicazione, il tipo e la frequenza dell' interazione, sfruttando l'interesse dei ragazzi per l'uso delle tecnologie; le tecnologie cambiano i modi di acquisizione e di utilizzazione delle conoscenze introducendo nuovi meccanismi di ricerca, di elaborazione e di rappresentazione delle stesse; le reti di comunicazione possono rompere l'isolamento della scuola creando negli studenti e nei docenti l'abitudine alla esplorazione delle fonti di informazione e delle risorse esterne alla scuola sia i media fruibili su stazioni di lavoro individuali, sia le reti di comunicazione consentono un facile accesso a messaggi che, per contenuto, linguaggio e provenienza, presentano una varietà nettamente superiore a quella del tradizionale assetto scolastico (libro di testo+biblioteca); la conseguenza di ciò è lo sviluppo di nuove capacità cognitive e metacognitive necessarie per dominare i percorsi in un sistema culturale più complesso.

b) Tecnologie didattiche e curricoli
l'uso delle tecnologie non ha praticamente limitazioni dal punto di vista degli ambiti disciplinari e quindi è tendenzialmente pervasivo rispetto ai curricoli; l'uso delle tecnologie didattiche favorisce la tendenza alla flessibilizzazione dei curricoli rinforzando i meccanismi di opzionalità interna alle discipline e di individualizzazione dei percorsi, favorendo l'introduzione di spazi interdisciplinari, specialmente se basati su metodologie attive, come il metodo dei progetti; 

c) Tecnologie didattiche ed organizzazione del lavoro didattico
le tecnologie favoriscono la promozione di modalità più articolate di organizzazione della didattica, come la individualizzazione ed il lavoro di gruppo; l'uso delle tecnologie promuove, nei docenti e negli studenti: l'abitudine alla cooperazione all'interno della scuola e con persone di altre scuole l'abitudine a produrre documentazione del proprio lavoro l'abitudine alle decisioni ed alla programmazione collegiali.

4. Ambiti e modelli didattici

Come si è gia detto, la sperimentazione in linea di principio non si rivolge ad un particolare tipo di abilità o a discipline specifiche. Essa inoltre non privilegia una sola modalità di impiego, ma funziona come "contenitore" di processi ed ipotesi diverse. Ai tutor saranno fornite idee, stimoli, materiali, strumenti ed esempi concreti che essi poi trasmetteranno ai docenti delle loro scuole e sui quali questi si potranno basare per le scelte. Anche se l'offerta potrà essere più cospicua per alcuni ambiti particolarmente importanti, come ad esempio le abilità linguistico-espressive, essa sarà tale da permettere l'attivazione di sperimentazioni in campi molto diversi. Del punto di vista del modo di uso delle tecnologie sono possibili diversi modelli didattici che saranno tutti presentati ai docenti. A seconda degli obiettivi che si vogliono perseguire, delle risorse disponibili, del livello di padronanza dei mezzi da parte dei docenti e degli studenti si potranno adottare soluzioni diverse. E' però importante che i docenti siano in grado di specificare e documentare chiaramente le loro scelte, sia per orientare la propria azione, sia per consentire una verifica delle ipotesi. 
In sede di programmazione, dunque, essi dovranno specificare, in relazione ad ogni esperienza sperimentale: la fascia di abilità/atteggiamenti assunti come riferimento e quidi gli obiettivi didattici, la collocazione dell'esperienza rispetto ai curricoli, i metodi didattici adottati ed in particolare il mdo di impiego delle tecnologie, gli strumenti harware e software e più in generale le risorse usate, gli eventuali materiali prodotti da docenti e studenti, l'organizzazione didattica (tempi, spazi ecc).

5. Tipologia delle tecnologie

5.1 Quali tecnologie
Occorre anzitutto un chiarimento terminologico. Spesso, ed a ragione, il termine Tecnologie Didattiche viene inteso come l'insieme non solo dei mezzi, ma anche dei metodi di progettazione e di gestione della didattica. Nel programma di sviluppo e nella sperimentazione è bene che questa accezione ampia non sia del tutto esclusa, dal momento che l'impatto principale dell'uso di strumenti si avrà proprio sui metodi e sull'organizzazione della didattica. Tuttavia a volte il termine è qui usato nella sua accezione più ristretta che si riferisce ai mezzi della didattica. Da questo punto di vista occorre ricordare che le tecnologie didattiche tendono a diventare un sottoinsieme delle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione e che la loro caratteristica principale è quella della Multimedialità. Non ci sono limiti a priori sul tipo di tecnologie che possono essere impiegate nella didattica ed occorre anche ricordare che si tratta di un settore molto evolutivo che cambierà gli scenari in tempi rapidi e rispetto al quale occorre per tempo prevedere i meccanismi di adattamento.

5.2 L'organizzazione delle risorse
L'assetto di base delle risorse nelle singole scuole prevede: almeno un'aula multimediale in rete con una stazione di lavoro ogni 2 o 3 studenti ed una "cattedra attrezzata" dotata di una stazione di lavoro con funzioni anche come server di rete, oltre che di strumenti di proiezione sia dal computer sia da sorgenti TV, un laboratorio di progettazione, dotato di 2 o 3 stazioni di lavoro con caratteristiche superiori a quelle dell'aula multimediale e con periferiche adatte sia alla stampa di qualità, sia alla cattura di immagini, una medioteca, vista come estensione naturale della biblioteca. L'assetto di base pone ovviamente dei limiti alle modalità di accesso delle classi ed al numero di esse che potranno fruire delle risorse. E' possibile però pensare a soluzioni di flessibilizzazione che consentano, ad esempio, di trasportare provvisoriamente in altre aule almeno una stazione di lavoro ed un mezzo di proiezione per consentire lezioni assistite dai media.

5.3 Gli standard
(vedi allegato)

6. L'organizzazione della sperimentazione

6.1 Le scuole
La sperimentazione si svolgerà in 140 scuole così distribuite per livello:
- 20 scuole materne
- 40 scuole elementari
- 40 scuole medie
- 40 scuole secondarie superiori

ripartizione :
17 della Direzione Classica
3 della Direzione Artistica
10 della Direzione Tecnica
10 della Direzione Professionale

Si deve osservare che la scelta delle scuole non pretende assolutamente di costituire un servizio o una copertura delle richieste e dei bisogni dei diversi livelli o settori, né tantomeno di sostituire le iniziative autonome che le varie direzioni stanno da tempo conducendo. Si tratta solo di creare un contesto di sperimentazione abbastanza vasto e rappresentativo delle diverse realtà. Il parziale sbilancio a favore delle scuole della direzione classica si spiega con la 
necessità di un intervento più pesante in scuole generalmente meno dotate di mezzi. Le scuole saranno collocate in 20 diverse città-polo, sempre capoluoghi di provincia e principalmente di dimensioni medie, in ognuna delle quali sarà collocato un gruppo di 7 scuole:

1 scuola materna
2 scuole elementari
2 scuole medie
2 scuole secondarie superiori

La concentrazione delle sette scuole nella stessa città, che potrà vedere al massimo qualche allocazione in centri vicini, è suggerita dalla opportunità di facilitare le modalità di interazione fra le scuole e fra esse e le risorse esterne (enti locali, centri di assistenza, provveditorati ecc.)
L'allegato mostra l'ipotesi di scelta delle città. All'interno delle città le scuole saranno scelte insieme dai Provveditori e dagli Ispettori regionali sulla base della loro disponibilità a sperimentare, dell'esistenza di infrastrutture adatte e di un clima favorevole. La preesistenza di esperienze può essere un criterio di preferenza, ma non necessariamente prioritario. L'esistenza di esperienze molto strutturate dal punto di vista organizzativo ed istituzionale, anzi, potrebbe essere una controindicazione per gli scopi della sperimentazione. Occorre ricordare, del resto che il Programma di Sviluppo prevede altre azioni e modalità di intervento che consentiranno di valorizzare ed assistere iniziative autonome che stanno sorgendo ai diversi livelli.

6.2 I tutor
Presso ogni scuola opererà un tutor. Le sue funzioni e l'itinerario per la sua formazione sono descritti nel documento allegato. I tutor saranno scelti dai Presidi e dai Direttori didattici d'accordo con gli ispettori regionali. Il principale criterio di scelta sarà quello della capacità del tutor di costituire un ruolo di riferimente nella sua scuola, il che richiede prestigio culturale e professionale e disponibilità. Un minimo di confidenza con l'uso del computer è un elemento di preferenza, ma non si richiede una speciale competenza tecnologica, anche se nelle scuole secondarie superiori questa caratteristica si potrà aggiungere a quella prioritaria.

6.3 La rete regionale
2 o 3 ispettori regionali per ogni sovrintendenza, gli IRRSAE.

6.4 Gli enti e le risorse esterne
Gli Istituti di Ricerca ed i Dipartimenti Universitari impegnati a livello nazionale nella fase di formazione dei tutor, aziende e associazioni di produttori con i quali sono stati stipulati protocolli di intesa, Università e centri di ricerca vicinio alle scuole.

6.5 Il Ministero della PI
Presso il Ministero della Pubblica Istruzione operano: il Gruppo di Lavoro con compiti di Nucleo Operativo, il gruppo di esperti, il gruppo di collegamento interdirezionale, il centro di assistenza, il laboratorio di prova.

 

 

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