Di seguito la relazione Congressuale del Segretario Generale Mirco
Ceotto a nome della Segreteria. Potete cercare gli argomenti che
vi interessano semplicemente digitandoli.
Hotel Antica Postumia Vedelago (TV) 14 e 15 marzo 2001
RELAZIONE DEL
SEGRETARIO GENERALE A NOME DELLA SEGRETERIA
PREMESSA
Sono passati quattro anni dallultimo Congresso e oggi siamo qui
per fare un bilancio sulle cose fatte e per darci la strategie su quelle da fare. Lo
slogan di quel Congresso fu "Rappresentare il lavoro nel territorio e nei servizi
rafforzando la contrattazione", una contrattazione per dare tutela alle migliaia di
lavoratori delle piccole realtà, dei lavori precari e del nuovo lavoro. Molte cose
sono state fatte in questo senso; la contrattazione territoriale nel commercio, la
costituzione dellassociazione ALAI per la tutela dei lavoratori interinali e
parasubordinati, una contrattazione aziendale generalizzata, pur nelle difficoltà
di un mondo della distribuzione in forte mutamento: dalle aggregazioni e cessioni di
imprese alle continue delocalizzazioni e cessioni a terzi di parti di attività (dalle
pulizie alla ristorazione, ed altro).
Oggi noi vogliamo contrattare assieme ai lavoratori una vita migliore
governando il cambiamento: "Sviluppare la partecipazione per creare qualità
del lavoro e di vita". Una partecipazione dove il lavoratore conta ed è
parte attiva dellimpresa, dove le certezze del lavoro sono alla pari con le certezze
del lavoratore e la qualità del lavoro e della vita vengono riconosciute come beni
primari.
Nella mattinata di domani abbiamo previsto una apposita tavola rotonda
che avrà come titolo "orari di lavoro, orari di vita"; è il
completamento dei ragionamenti che il gruppo dirigente della Fisascat di Treviso ha
affrontato nei mesi scorsi sul problema delle flessibilità, degli orari di lavoro e dei
tempi di vita, analizzando i bisogni dei lavoratori e le richieste delle imprese di lavoro
diversificato e flessibile.
Avanti quindi! Celebriamo questo Congresso in tutti i suoi livelli
perché rappresenta loccasione principe di verifica e progettazione sul "fare
sindacato". Per molti di noi questa di oggi è la prima esperienza congressuale e ci
auguriamo che venga vissuta come un fatto importante, ricco di idee e di entusiasmo nel
fare sindacato assieme.
SINDACATO E
SOCIETA
IL RAPPORTO CON LA POLITICA
Gli anni 90 hanno visto la politica cambiare radicalmente nella
forma e nei contenuti. Da un sistema politico dalle mille identità, la politica sta
faticosamente transitando in un sistema bipolare di scontro. Quelle mille identità
sono ancora oggi presenti nello scenario politico del Paese, schierate in due fronti
opposti e penalizzate da una legge elettorale che privilegia lo scontro e gli slogan alla
politica dei contenuti e dei programmi, accentuando una progressiva disaffezione del
cittadino alla partecipazione democratica ed elettorale.
In questo scenario politico la CISL ha agito da protagonista
sviluppando una soggettività politica forte che ha portato lOrganizzazione alla
firma degli accordi sulla concertazione, che sono stati decisivi per il risanamento
finanziario del Paese; ha sostenuto uno schieramento politico in ragione dei valori, dei
contenuti e dellequilibrio del suo programma, ma ha stigmatizzato, e a volte
duramente contestato, le scelte del governo di centro sinistra proprio rispetto alla
politica della concertazione, delloccupazione e sui rischi di ripresa
dellinflazione, affrontate senza un progetto forte e coinvolgente di democrazia.
Questa soggettività politica è unespressione alta
dellautonomia della CISL e della sua concezione di sindacato, di società, di Stato
e dei rapporti tra politica e società, che ha portato la CISL, attraverso la sua
strategia di partecipazione, ad assumere continue responsabilità espresse con la
contrattazione nei luoghi di lavoro e con la concertazione attuata a tutto campo.
Assunzione di responsabilità, queste, spesso non condivise, anche
avversate, dagli schieramenti politici: sia da quelli che non riconoscono il ruolo
contrattuale collettivo del sindacato, che da quelli (partiti o sindacati) prigionieri di
vecchie culture politiche che privilegiano il ruolo del partito, subordinando il ruolo
sindacale. Occorre quindi orientare tutto il movimento sindacale verso un processo
di valorizzazione del pluralismo sociale sviluppando una forte soggettività politica e
una forte autonomia del sindacato per essere allaltezza delle sfide attuali e
future.
LEUROPA
LEuropa è diventata ormai una realtà per tutti i cittadini
dellUnione, e quindi anche per noi. Linfluenza delle decisioni europee sulla
legislazione italiana è sotto gli occhi di tutti: il 30% delle leggi italiane derivano da
indicazioni europee, il 20% del nostro salario è determinato in Europa, il 70% delle
decisioni legislative italiane e di altri Paesi Europei sono concordate a Bruxelles, al
Parlamento Europeo.
Occorrerà nei prossimi anni essere ancora più coinvolti e partecipi, perché
il peso delle difficoltà che la ristrutturazione dellassetto strategico del
continente comporta non gravi solo sulla vita economica e sociale dei lavoratori e
perché non si crei il sud dellEuropa, si rende necessaria una piena titolarità
alla partecipazione degli organismi sindacali, per negoziare eque opportunità di sviluppo
e stabilire priorità e scelte per il bene comune. Il processo di unificazione europea
vede schierati molteplici interessi, ed in una visione sociale improntata nel liberismo di
mercato, è forte il rischio che si perdano quelle protezioni sociali che garantiscono
anche ai più bisognosi di non essere emarginati. Dobbiamo dare prova di grande
capacità concertativa, politica, solidale, riadattando alle nuove esigenze sociali che
emergeranno, le nostre strategie sindacali.
Lintroduzione della moneta unica dal 2002 ci porterà
anche a fare i conti con le disparità del potere dacquisto dei salari tra
lavoratori europei, e la ricerca di un riequilibrio economico deve vedere limpegno
del sindacato e dei lavoratori italiani, al fine di partecipare alla costruzione della
nuova comune identità europea, in uno scenario dove le pari opportunità dovranno
essere uno strumento a garanzia di dignità e diritti tra tutti i cittadini. Il
sindacato dovrà quindi essere attrezzato per affrontare queste sfide e per governare con
nuovi strumenti le azioni di tutela dell'Uomo e dei diritti dei lavoratori.
LA POLITICA DELLA CONCERTAZIONE
Nata negli anni ottanta, cresciuta con gli accordi dei primi anni
novanta, fortemente voluta e consolidata nelle strategie della CISL, la politica della
concertazione deve servire per governare a tutti i livelli i grandi mutamenti economici e
sociali e per governare nelle scelte di federalismo politico ed economico, i mutamenti
economici e sociali nel territorio.
Ma dopo gli esiti positivi della politica di risanamento del Paese
attuata attraverso la concertazione, con gli accordi del 92 e del 93, le forze
politiche, ma anche forze interne al sindacato, hanno sistematicamente attaccato e
depotenziato la politica concertativa fino a ridurla a semplice informazione o
consultazione rispetto alle scelte economiche e sociali.
La concertazione come metodo e come politica pertanto contrappone due
concezioni strategiche: chi la considera tollerabile nelle scelte politiche generali,
economiche e sociali, ma solo in situazioni di crisi ed emergenza, e chi, come la
CISL, la considera una politica di partecipazione per condividere le responsabilità,
ognuno nella propria autonomia, e per perseguire gli stessi obiettivi, non solo
quando ci sono situazioni di crisi, ma anche quando si tratta di ridistribuire benefici.
Occorre perciò rilanciare la concertazione per contare di più nella
politica a tutti i livelli, compreso quello territoriale nel rapporto con gli Enti Locali,
nelleconomia e nella società. Lazione sindacale dovrà essere presente in
tutte le occasioni possibili; solo in questo modo potremo concertare sia quando si tratta
di risanare che quando si tratta di avere benefici.
LUNITA CHE NON CE
Abbiamo preso atto tempo fa che la nostra spinta innovatrice sul fronte
dellunità sindacale è andata delusa perché le altre due grandi confederazioni non
hanno fatto altrettanto. Negli ultimi quattro anni abbiamo anche preso atto che non solo
lunità sindacale non esiste, ma manca anche una unità di intenti rispetto alle
decisioni importanti sulla contrattazione e ai livelli contrattuali, alla concertazione
come scelta strategica e come politica, alla democrazia economica, allautonomia nel
rapporto tra politica e società.
La manifestazione della sola CISL nel settembre 99 contro il
Governo e contro una finanziaria ingiusta, sta lì a dimostrare come la nostra
Organizzazione si pone nei confronti degli schieramenti politici e dei Governi: noi
badiamo ai fatti, non allappartenenza. Se i fatti saranno il miglioramento
delle condizioni dei più deboli, e quindi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, noi
approveremo, altrimenti no! E questo lo ribadiremo nei confronti di qualsiasi
schieramento politico, nei confronti di qualsiasi Governo.
Ma la CISL considera lunità un valore importante e
qualificato. Noi lavoreremo, come abbiamo sempre fatto per lunità, per costruirla
su basi solide, che partano da un forte profilo associativo che affondi le radici
reali nel mondo del lavoro.
LA PREVIDENZA INTEGRATIVA
Le riforme pensionistiche degli anni 90 hanno permesso
allItalia di arrivare a correggere alcune deviazioni del sistema pensionistico prima
degli altri Paesi della Comunità Europea creando un sistema previdenziale più equo ma
meno garantista sotto il profilo del reddito. Il sistema contributivo infatti, deve fare i
conti con un mercato del lavoro flessibile che impedisce di avere un rapporto di lavoro
costante nella vita lavorativa; il fatto stesso dello spostamento in avanti
delluscita dal sistema scolastico comporta meno anni di contribuzione. Tutto questo
era ben chiaro al momento della riforma, tanto è vero che si era previsto un sistema
volontario di previdenza complementare.
Previdenza complementare che ha impiegato ben cinque anni a decollare
per settori di indubbia importanza come terziario e turismo, e che in altri settori, come
pulimento, assistenza alle persone, farmacie, cooperazione sociale ed altri non è ancora
stata definita. Dobbiamo prendere anche atto che lutilizzo del TFR per la formazione
della rendita pensionistica non piace affatto alle aziende, anche se il TFR è a tutti gli
effetti reddito del dipendente (anche se differito), e gli imprenditori non esortano i
dipendenti a scegliere fondi di previdenza (a loro detta) "costosi per
limpresa".
Si sta perdendo tempo prezioso! Occorre sviluppare una
grande azione di sensibilizzazione a tutti i livelli, ma anche e soprattutto sui posti di
lavoro, affinché tutti i dipendenti, in modo particolare chi è entrato da poco nel mondo
del lavoro, venga a conoscenza del funzionamento del sistema di previdenza integrativa
complementare. Eviteremo così di avere, in un futuro non molto lontano, una massa
di estromessi dal sistema produttivo senza una copertura economica dignitosa e arrabbiati
con tutto il mondo.
SINDACATO E LAVORO
RAPPRESENTARE IL LAVORO
Nel nostro Paese il numero dei posti di lavoro è innegabilmente
aumentato, e ancora di più nella nostra provincia dove i posti disponibili non vengono
coperti dallofferta. Tutto bene dunque, almeno a prima vista. Una più attenta
analisi fa però emergere dei dati che indicano in modo incontrovertibile che questi nuovi
posti di lavoro sono per la stragrande maggioranza dovuti ai cosiddetti nuovi lavori,
ovvero, ai tipi di rapporto di lavoro flessibile: i contratti di lavoro interinale, i
contratti di formazione lavoro, lapprendistato, i contratti a tempo determinato, il
part-time, il telelavoro, le collaborazioni coordinate e continuative, le collaborazioni
professionali. A ben guardare, prima di essere opportunità per i lavoratori, queste
sono tipologie di lavoro che prima riducono il costo del lavoro, poi riducono fortemente
la stabilità del rapporto azienda-dipendente ed infine possono arrivare ad aggirare non
solo il diritto alla tutela collettiva, ma anche diritti inderogabili come lorario
di lavoro o le ferie.
In mancanza di una rappresentanza valida degli interessi dei
lavoratori, si può facilmente pervenire allerosione dei diritti acquisiti. Infatti,
per la mancanza di un controllo da parte dei poteri pubblici, ma anche per motivi di
concorrenza tra gli stessi lavoratori, questi diritti rischiano di rimanere
lettera morta. E quindi interesse collettivo di tutti i dipendenti attivarsi per
creare le tutele necessarie. Pensare ad un apprendista di 26 anni con famiglia a carico
che non abbia alcuna copertura economica in caso di malattia, francamente, ci fa
rabbrividire. Limpegno della CISL, a tutti i livelli, su questa partita dovrà
essere prioritario, guardare avanti nelleconomia, attenti al futuro dei
lavoratori.
IL NUOVO MODO DI LAVORARE: la formazione continua
Linnovazione tecnologica sta portando a bruciare rapidamente le
conoscenze acquisite non solo dal sistema scolastico, ma anche dalla propria naturale
predisposizione e dallacquisizione sul campo. Sebbene relativamente ristrette a
pochi ma strategici campi si stanno formando sacche di professionalità non facilmente
riciclabili accanto alla richiesta di nuove professionalità non ancora preparate. La
formazione continua sembra essere la risposta nel far coincidere domanda con offerta, ma
per fare questo servono risorse economiche e soprattutto servono osservatori che possano
valutare con ragionevoli previsioni le necessità del mondo del lavoro, progettando
il futuro quindi, smettendo di procedere "a vista". Lopportunità
che lorganizzazione sindacale offre a questi lavoratori è la possibilità di
costruire assieme un sistema che possa compensare le esigenze del mercato permettendo al
lavoratore di continuare a restare allinterno del sistema produttivo.
LA SFIDA DELLA DEMOCRAZIA ECONOMICA
La proposta della democrazia economica è per la CISL una priorità
strategica basata sulla pari dignità tra gli interessi dei lavoratori rappresentati e le
ragioni della compatibilità e dellefficienza delle imprese. Il buon andamento
dellimpresa e la valorizzazione del lavoro vanno condivisi tra le parti per
realizzare un equilibrio di potere tra lavoro e capitale.
In questo contesto la democrazia economica che la CISL deve sostenere
si deve articolare tra la contrattazione, la concertazione e lintervento diretto e
collettivo dei lavoratori sulle co-decisioni delle scelte strategiche dellimpresa. Lazionariato
dei dipendenti, e quindi lestrema valorizzazione del capitale umano nelle scelte
dellimpresa, deve essere per la CISL argomento forte e condiviso, che metta
i lavoratori (il capitale lavoro) alla base del successo dellimpresa e del
lavoro.
In questo modo cambia il ruolo del lavoratore che, da oggetto passivo,
diventa soggetto motivato e responsabile per lo sviluppo della produzione e della
ridistribuzione. Lavoratore quindi, protagonista nella sua impresa. Questa
strategia però richiede non solo risposte adeguate sul fronte legislativo, ma anche una
consapevolezza di lavoratori e imprese che oggi non vediamo matura.
Il compito della CISL dovrà essere quello di trovare i giusti elementi
per affrontare a tutti i livelli questa delicata materia; dal dibattito interno al
coinvolgimento unitario, alla contrattazione con le controparti datoriali e alla
concertazione con la struttura politica del Paese.
LA SICUREZZA
Seppure sia passato parecchio tempo dalla definitiva presa di
coscienza che la sicurezza sul posto di lavoro è un impegno improrogabile di una società
evoluta, i dati rilevati dallINAIL segnalano un aumento anno su anno degli infortuni
sul lavoro. Nel 2000 in Italia si è superata la media di 3 morti al giorno e, nei nostri
settori, passata una iniziale favorevole disposizione del momento da parte aziendale, la
continua variazione degli assetti proprietari della aziende del terziario e
lutilizzo degli appalti nel settore pubblico ha impedito una reale e costante
applicazione delle norme in materia di prevenzione e sicurezza nel lavoro.
A fronte di un ottimo accordo provinciale nei settori del commercio e
del turismo, che prevede 4 ore di formazione specifica per tutto il personale, ci sono
interi settori dove risulta difficile attuare la formazione del personale. Si è dovuto
premere fortemente affinché la formazione prevista dal D.Lgs 626/94 divenisse
obbligo di documentazione per i concorrenti agli appalti pubblici per vedere
qualche timida apertura in tal senso da parte delle aziende interessate.
Bisogna individuare percorsi che rendano esigibile la sicurezza
nei posti di lavoro, in tutti i settori, ma soprattutto in quelli cosiddetti
minori; basti pensare alluso di detergenti e altre sostanze, spesso sconosciute, che
causano allergie o intolleranze nel settore del pulimento o il mancato utilizzo di mezzi
meccanici nellassistenza agli anziani che causano una elevata incidenza di malattie
dellapparato scheletrico e muscolare. La strada maestra dovrà essere quella della
formazione e dellinformazione per tutti i lavoratori, per diffondere e sviluppare
una maggiore attenzione alla sicurezza propria ed altrui, difendendo quel bene di
cui ci si accorge dellimportanza quando manca: la salute.
GLI APPALTI E I RAPPORTI CON GLI ENTI PUBBLICI
Il sistema degli appalti diventa di giorno in giorno sempre più la
risposta che gli enti pubblici danno al cittadino per la fornitura di servizi a prezzi
competitivi. Da tempo oramai si sta assistendo alla costante e progressiva funzione di
controllo dei servizi erogati, assieme alla destrutturazione di un sistema pubblico così
come eravamo abituati a vederlo.
Poiché i fruitori dei servizi del sistema pubblico sono i cittadini,
è assolutamente necessario provvedere a garantire la qualità del servizio attraverso
sistemi di confronto che garantiscano sia la corretta applicazione contrattuale sia una
fornitura di qualità, rendendo obbligatoria la formazione continua del personale
impiegato. Nel settore del pulimento, che per primo ha subìto questo sistema, molto è
stato fatto, ma molto cè ancora da fare. Nella nostra provincia, attraverso
il costante confronto con le USL, siamo riusciti a far passare capitolati dappalto
che prevedono il passaggio del personale allazienda che vince lappalto,
periodi dappalto più lunghi di tre anni, in modo da responsabilizzare le aziende
vincitrici, e sistemi di controllo sullapplicazione contrattuale.
Bisogna ora estendere questo tipo di capitolato a tutti i
settori soggetti ai cambi dappalto concordando lobbligatorietà della
formazione continua in modo tale da garantire una più elevata professionalità del
servizio ed una effettiva integrazione del sistema qualità, in modo particolare, per i
servizi sanitari e per i servizi alla persona.
LE ALTE PROFESSIONALITA
Fino a pochi anni fa una elevata professionalità accompagnata da una
laurea poteva garantire un automatico riconoscimento giuridico ed economico. Oggi tutto
questo non accade e la capacità contrattuale del soggetto, capacità strettamente legata
alla conoscenza del mondo del lavoro, e la capacità di aggiornamento continuo, sono
larma vincente di questi lavoratori.
Anche per questo riteniamo che la tutela, sia individuale che
collettiva, delle alte professionalità sia un obiettivo compatibile con la nostra
attività sindacale. Lesperienza che la FISASCAT di Treviso ha fatto nel
campo delle alte professionalità in questi ultimi quattro anni ha dimostrato una buona
recettività del settore. Il progetto nazionale sui quadri e la costante attenzione della
Federazione Provinciale su questo versante ha avvicinato i lavoratori alla FISASCAT, e
nella FISASCAT si sono riconosciuti. Ma cè ancora molto da fare; le risposte
altamente professionali, la consulenza, i servizi (fiscali e previdenziali ad esempio) e
la formazione che questi lavoratori cercano, devono essere gestite da un gruppo dirigente
capace e competente. La CISL e il suo sistema servizi e la FISASCAT dovranno farsi
interpreti di queste necessità.
IL LAVORO, LA FAMIGLIA E IL welfare state
Laumento dei tassi di attività della forza lavoro femminile ha
sicuramente modificato lorganizzazione strutturale della famiglia che si trova a
dover ridiscutere al proprio interno i ruoli, tradizionalmente divisi in compiti ben
definiti, e che oggi si devono adattare al nuovo modello di vita, che vede entrambi
i soggetti protagonisti nel lavoro per conseguire standard economici migliori.
Questi cambiamenti hanno fatto emergere il disagio familiare
nel conciliare le nuove esigenze di vita con le esigenze di cura che ancora pesano
fortemente sulla famiglia. Diminuzione dei tassi di natalità e forte aumento di richieste
di ospitalità degli anziani nelle case di riposo, dimostrano che la famiglia, da sola,
non riesce a sovraccaricarsi nella gestione di ulteriori carichi di responsabilità. Un
riconoscimento che anche i tempi della cura della famiglia sono un valore sociale, lo ha
portato la legge 53/2000 la quale afferma limportanza di trovare un equilibrio fra
tempi di lavoro, di cura, di formazione e di relazione, promuovendo listituzione di
congedi che permettono ai lavoratori di sottrarre del tempo al lavoro per dedicarlo a se
stessi o alla famiglia.
Sicuramente questa legge per essere efficace deve essere supportata da
servizi locali dedicati alla famiglia, per agevolarla nel proprio compito. Una prima
risposta sono i patti territoriali sullo Stato Sociale, in cui il tema del
sostegno alla famiglia sia sviluppato in tutti i suoi aspetti: natalità, asili nido,
orari della città, orari di lavoro, sanità, assistenza, banche dei tempi; questa sarà
una grande sfida che nel futuro di questa organizzazione occuperà un impegno prioritario
da perseguire.
Occorre quindi concertare e contrattare a livello territoriale e con
tutte le parti istituzionali, economiche e sociali al fine di sviluppare e migliorare la
qualità della vita e dei rapporti sociali dei cittadini, attraverso un obbiettivo comune:
il benessere sociale.
SINDACATO E CONTRATTAZIONE
LO SCENARIO CONTRATTUALE
Nellambito della strategia della CISL, che vede privilegiare la
contrattazione nella difesa dei lavoratori piuttosto che la legge (i referendum tentati
per abrogare diritti dei lavoratori e dei sindacati lo dimostrano: cosa che con il
contratto non si può fare), la Federazione conferma la centralità del Contratto
Nazionale di Lavoro, come strumento di garanzia dei diritti dei lavoratori ed al contempo
come mezzo di alto valore solidaristico continuando ad essere la cornice generale di
garanzia per tutti i lavoratori.
A questo dovrà essere agganciato un livello di armonizzazione
contrattuale, che impegni sindacato e imprenditori a livello europeo, sia attraverso la
costituzione dei Comitati Aziendali Europei nelle aziende a rilevanza internazionale, che
con politiche di confronto sul sistema contrattuale, lavorativo e sociale dei paesi
membri. Sarà quindi necessario, per favorire la vera dimensione sociale del mercato
unico, attuare una concertazione e contrattazione a livello sovranazionale.
Per quanto riguarda il sistema contrattuale a doppio livello è
necessario che il sindacato persegua una revisione dei Contratti Nazionali di Lavoro
adeguandoli alle nuove realtà contrattuali, legislative e sociali, nonché un forte
decentramento contrattuale che potenzi, rafforzi e sviluppi ulteriormente il ruolo dei
livelli territoriali. E necessario inoltre che nella contrattazione nazionale
siano stabiliti i criteri certi per la contrattazione di secondo livello, stimolando
lavoratori e imprese al confronto, ma anche penalizzando le imprese e i territori che
volutamente si sottraggono alla contrattazione decentrata. Solo la certezza dei due
livelli di contrattazione è il pieno rispetto dellaccordo sulla politica dei
redditi; la responsabilità delle imprese su questo tema è certa, ma il sindacato
si deve attrezzare per affrontare queste materie in tutte le aziende e in tutti i
territori.
E in questo senso è necessario sperimentare nuove forme negoziali
decentrate che colgano le specificità aziendali e territoriali al fine di dare precise
risposte ai lavoratori che nel sindacato cercano tutela e miglioramento delle loro
condizioni lavorative, economiche e sociali. Linvio delle piattaforme
territoriali da parte del sindacato e le risposte responsabili da parte delle controparti
datoriali devono essere gli ingredienti necessari per affrontare la contrattazione in
tutti i territori, cercando assieme le modifiche contrattuali che più si adattano alla
composizione lavorativa ed economica del territorio.
GLI ORARI DI LAVORO LE FLESSIBILITA
Levolversi di un mercato globalizzato e della new economy, lo
sviluppo dei servizi, la maggiore competitività e il progressivo inserimento delle donne
nel mercato del lavoro impongono una nuova gestione del tempo. La grande evoluzione che
stiamo attraversando è legata al fatto che la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro
non è più unesigenza del singolo individuo o della singola famiglia, ma diventa
esigenza sociale quindi collettiva.
La società evolve verso un sistema di orari non più standardizzato,
con evidenti ricadute sulla qualità della vita privata e della vita professionale.
Lobiettivo è quello di sincronizzare, attraverso la contrattazione e la
concertazione a tutti i livelli, tempi di vita, tempi di lavoro, tempi di cura dei bambini
e degli anziani, tempo libero e tempi delle città.
Ecco perché il sindacato dovrà essere sempre più impegnato nella
sfida della qualità: qualità del lavoro ma anche a soprattutto qualità della vita. Attraverso
la contrattazione delle flessibilità, necessarie allimpresa, ma anche necessarie al
singolo lavoratore e alla famiglia che lavora. Concordando pertanto le
flessibilità più accettabili come larticolazione degli orari, il part time, la
formazione e lavoro, i nuovi lavori, questioni necessarie per lottimizzazione
dellimpiego delle tecnologie e degli impianti e dellorganizzazione del lavoro,
conciliando contemporaneamente i tempi di vita e di socialità dei lavoratori.
Ma esistono anche flessibilità negative dove il sindacato dovrà avere
la massima attenzione, come il pericolo di licenziamento arbitrario del lavoratore al fine
di uno spregevole sfruttamento (costantemente presente nelle aziende al di sotto dei 15
dipendenti), ma anche la copertura attraverso rapporti atipici simulati di lavoro
dipendente, anche qui, al fine di sfruttare il lavoratore e frodare lo Stato.
La CISL è quindi consapevole che sulla flessibilità sia
doverosa una forte azione sindacale di denuncia, e di contrattazione, a partire
dai luoghi di lavoro al fine di rendere esigibile il detto "lavorare per vivere"
o, in modo migliore, "lavorare bene, per vivere meglio".
LA BILATERALITA E GLI ENTI BILATERALI
Il ruolo che la bilateralità sta assumendo in questi ultimi anni è un
ruolo sempre più importante nei confronti dei lavoratori delle piccole e piccolissime
imprese. Non solo quindi il fronte contrattuale con le controparti territoriali, Ascom,
Confesercenti e Unindustria, serve ai lavoratori per dare le necessarie risposte ai
problemi, ma anche una forma, che oramai è stata sperimentata in più settori e in più
territori, di gestione dei problemi attraverso gli Enti Bilaterali. Limpegno
della Federazione dovrà essere costante e pressante nei confronti delle controparti per
realizzare in tutti i nostri settori forme di bilateralità che si sviluppino
nella creazione degli Enti Bilaterali di settore, delle commissioni di conciliazione ed
arbitrato per la discussione delle controversie di lavoro, degli osservatori sul mercato
del lavoro e per lincontro tra la domanda e lofferta di lavoro.
Lesperienza accumulata in questi anni con EBiCom, lEnte
Bilaterale del Terziario e del Turismo di Treviso, va quindi ampliata ed esportata
anche ad altri settori. Ampliata al fine di potenziare ed incrementare i servizi e
i sussidi che lEnte stesso eroga ai lavoratori, ma ampliata anche a quelle
aziende che oggi, non aderendo ad EBiCom, fanno un danno ai propri dipendenti, che perdono
il diritto alla tutela, ai servizi ed ai sussidi. Ampliata anche per monitorare il
mercato del lavoro in provincia e per dare ad imprese e lavoratori (disoccupati ed in
cerca di altra occupazione) la possibilità di conoscere che cosa offre il mercato al fine
di trovare la loro giusta collocazione lavorativa. Ampliata infine anche per garantire ai
lavoratori della piccola impresa una tutela contrattuale e sindacale attraverso lesigibilità
e la gestione dei diritti sindacali e la mutualizzazione di alcuni istituti contrattuali
negati alle fasce più deboli del mercato, come, ad esempio, gli scatti di
anzianità per i lavoratori a tempo determinato o quote integrative salariali.
Quindi lesperienza va esportata. Esportata in tutti
i settori iniziando dai settori degli studi professionali per passare alle imprese di
pulizia, alla vigilanza privata, allarea del farmaco e ai settori della
cooperazione.
LA FORMAZIONE E LINFORMAZIONE
La Formazione sindacale è per la nostra Federazione una leva
organizzativa di importanza strategica: in una categoria dove la maggioranza dei Delegati
Sindacali e la gran parte degli iscritti è giovane la formazione diventa una occasione
irrinunciabile di crescita sindacale.
In cartella trovate le occasioni formative che sono state organizzate
dalla Federazione e dalla CISL negli ultimi quattro anni. Dobbiamo però sentirci
tutti impegnati affinché le occasioni formative che si presentano vengano sfruttate al
meglio dalla Federazione, ma vengano anche colte dai delegati e dai lavoratori.
Come categoria abbiamo percorso una strada che ci ha portato a fare molti mini corsi di
formazione (da unora a quattro ore) per i lavoratori dentro le aziende; questo ha
dato risultati molto buoni sul fronte della conoscenza delle materie legislative,
contrattuali e previdenziali a quei lavoratori che vi hanno partecipato.
Ma come Federazione siamo fortemente interessati alla formazione
specifica per i Delegati: sulla contrattazione, sulla gestione dei servizi (come il
corso sulla dichiarazione dei redditi che hanno fatto in questi giorni alcuni vostri
colleghi), sulla gestione della previdenza, pubblica e integrativa. Solo con una
conoscenza specifica infatti si possono dare risposte precise sia nella contrattazione che
nei confronti dei propri colleghi iscritti.
La FISASCAT quindi intende investire molto del suo tempo per formare e
informare adeguatamente i propri quadri e dirigenti; è importante pertanto che gli
investimenti siano accompagnati da una forte disponibilità da parte dei dirigenti, dei
delegati e degli iscritti al fine di dare concretezza allo sforzo di tutti. Intendiamo
inoltre proseguire sulla strada della formazione in azienda, attraverso assemblee
sindacali aperte ai nostri iscritti dove parlare delle specificità del settore, del
Contratto Nazionale di lavoro, della busta paga, della previdenza integrativa e di
quantaltro.
Sotto il profilo dellinformazione agli iscritti la FISASCAT di
Treviso si è strutturata con un proprio giornalino periodico, "Lavoro e
Solidarietà" che viene inviato a casa di tutti gli iscritti. Abbiamo
riscontrato un buon successo con questa iniziativa, partita in sordina due anni fa, ed
oggi stiamo lavorando affinché la spedizione diventi mensile; vorremmo inoltre che
i Delegati e gli iscritti fossero anchessi coinvolti nella stesura del giornalino,
mandandoci loro articoli. Ma la FISASCAT non dimentica che nellera
dellinformazione globalizzata, internet è da tempo una forte realtà; accanto al
sito ufficiale della Fisascat Nazionale, è in fase di costruzione il nostro sito
web, che sarà attivato entro breve tempo. E questa unaltra concreta
occasione di informazione, e non solo, che avranno a disposizione tutti i nostri iscritti.
I RAPPORTI
CON LE CONTROPARTI
LASCOM DI TREVISO
Negli ultimi quattro anni abbiamo fatto molta strada assieme
allAscom, una delle nostre controparti più importanti, ma molto ancora cè da
fare. Gli accordi che abbiamo sottoscritto assieme sono molti, e gran parte raccolti nel
Contratto Integrativo Provinciale firmato nel 2000:
gli accordi sullapprendistato, che hanno dato il
via anche ad una revisione nazionale delle norme sullapprendistato e nel contempo
hanno dato maggiore sicurezza in relazione alla conferma dei lavoratori apprendisti,
maggiore tempo per apprendere il mestiere, maggiore retribuzione e un migliore trattamento
in caso di malattia;
laccordo sui lavoratori a tempo determinato e sugli stages
formativi per lavoratori in cerca di prima occupazione, e sulla modifica, dopo
trentanni, del terzo elemento provinciale;
laccordo sul finanziamento di EBiCom a carico delle imprese,
per fare in modo che le risposte ai lavoratori e alle imprese da parte di EBiCom siano non
solo puntuali e costanti, ma anche rilevanti sotto il profilo dei servizi e dei sussidi;
laccordo sugli orari di lavoro e sugli orari di apertura
dei negozi. Questo accordo è stato il frutto di un lungo lavoro contrattuale tra
Sindacato, Ascom e Confeserecenti che ha affrontato questioni molto rilevanti per tutti,
trovando soluzioni sia sul sistema degli orari di lavoro del personale, dei riposi, dei
nastri orari, del lavoro domenicale e delle maggiorazioni, che sul fronte degli orari di
apertura dei negozi e delle aperture domenicali e festive. Il tavolo concertativo
con tutti i comuni della provincia che abbiamo attivato successivamente è servito per
dare una risposta univoca a tutti i lavoratori della provincia, attraverso normative e
trattamenti uguali per tutti.
Molte cose però restano ancora da fare! E quindi necessario
riprendere il confronto per affrontare i temi che ad oggi non hanno ancora trovato
risposte; dalla creazione dellOsservatorio Provinciale sul mercato del lavoro alle
risposte più concrete sul tema della sicurezza sul lavoro, dellesigibilità dei
diritti, della mutualizzazione, della formazione professionale continua,
dellassistenza integrativa e sul fronte economico la stesura dellaccordo sul
salario variabile. Riteniamo che tutto questo migliori le condizioni di lavoro
dellimprenditore e dei suoi dipendenti, e che renda il sistema distributivo moderno
ed efficiente.
LA CONFESERCENTI DI TREVISO
Anche se la Confesercenti tende a rappresentare realtà commerciali con
pochi dipendenti, è lo stesso coinvolta sempre di più nella necessità di gestire in
modo globale il sistema della distribuzione provinciale. Deve diventare quindi un attore
attivo nella gestione del sistema e confrontarsi con noi in sintonia con Ascom. Gli
stessi accordi sottoscritti con Ascom dovranno essere un punto di riferimento non solo per
le imprese aderenti a Confesercenti, ma per tutte le imprese del territorio provinciale. In
provincia di Treviso non possono e non devono esserci lavoratori di serie A e lavoratori
di serie B.
GLI ENTI LOCALI
Abbiamo voluto inserire gli Enti Locali in questo capitolo anche se non
sono una vera e propria controparte. Riteniamo però che la concertazione che abbiamo
sviluppato con Comuni, Provincia e USL sia stata positiva e abbia prodotto vantaggi per i
lavoratori dipendenti. Ad oggi abbiamo aperto alcuni tavoli concertativi con
i Comuni e la Provincia sulle questioni relative alla Legge Bersani, alle Città
darte e alla riforma del commercio e con le USL relativamente al sistema degli
appalti, dove intendiamo essere costantemente presenti nella formazione degli appalti,
vale a dire dove si decidono i prezzi dellappalto e lorganizzazione del lavoro
per i dipendenti, posto quindi, strategico.
Riteniamo pertanto che il mantenimento dei tavoli concertativi con gli
Enti locali sia un segnale che la concertazione in provincia di Treviso deve essere
fatta e sviluppata, perché è il modo civile di dare risposte al cittadino lavoratore,
consumatore, utente.
LE QUESTIONI
SETTORIALI
IL COMMERCIO
Con la calata nel nostro territorio delle grandi imprese commerciali
internazionali e con le fusioni e le cessioni delle imprese della grande e media
distribuzione organizzata, per il sistema distributivo trevigiano sta finendo lepoca
della conquista di pezzi di mercato. Oggi le imprese si devono trasformare da
conquistatrici a gestrici del cliente. Non è più possibile per un territorio
come il nostro, ad altissima concentrazione commerciale, ampliare ancora lofferta,
senza che lo stesso mercato non ne risenta in maniera dirompente.
Oggi è quindi più importante passare alla fase della qualità:
qualità di servizio al cliente, specializzazione, servizi personalizzati, offerta
diversificata, addetti professionalizzati, ma anche qualità del lavoro per gli addetti
del settore, dipendenti o autonomi, per poter stare al passo con i tempi e per poter dare
a tutti una occasione di esistere e di lavorare.
Occorre quindi un impegno concreto di tutti: dalla piccola alla
grande impresa, le associazioni di categoria, gli enti locali attraverso la concertazione,
per migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori del settore.
IL TURISMO
Le richieste di diventare Città dArte o Turistica da parte di
alcuni comuni della Marca Trevigiana non sono state concesse anche per la per mancanza di
posti letto (condizione primaria posta dalla Regione per avvalersi del titolo di
"Città dArte o Turistica). Per alcuni lavoratori dei nostri settori,
soprattutto del commercio, è stata una vittoria (prima lo abbiamo ribadito), per i
lavoratori dellalberghiero sicuramente unopportunità persa.
Dobbiamo purtroppo prendere atto che le Amministrazioni Pubbliche non
hanno attuato una politica dellaccoglienza tale da poter sfruttare al meglio le
bellezze artistiche e turistiche della Marca; una politica che si dovrebbe muovere per
cercare nel turismo una risorsa economica e occupazionale. Per i lavoratori di
questo settore pertanto vuol dire emigrare, cercare lavoro altrove, dove gli alberghi ci
sono.
Crediamo sia importante il rilancio di una politica di
coordinamento fra tutti i soggetti coinvolti, che trovi soluzioni per incoraggiare le
imprese ad investire di più, che valorizzi e promuova maggiormente i nostri beni
culturali ed artistici, che stimoli i gestori a pensare da imprenditori, perché fintanto
che le controparti datoriali non cambiano strategia, e le amministrazioni comunali e
provinciale non creano i presupposti per lo sviluppo turistico e artistico del territorio,
questo rimarrà un settore debole, poco tutelato e dove il precariato è ancora la
condizione di lavoro più diffusa.
LA RISTORAZIONE COLLETTIVA
E un settore che si sta sempre più sviluppando. Nuovi centri di
cottura hanno creato posti di lavoro (sono oltre 1000 gli addetti in provincia): scuole,
ospedali, caserme, aziende, sempre più appaltano il servizio di fornitura e/o
distribuzione a ditte esterne. Ma il settore è anche soggetto al fenomeno degli appalti,
dove i criteri per laggiudicazione spesso si basano sullabbassamento dei
costi, senza tenere conto degli aspetti qualitativi e professionali del servizio.
Questo ha dato la possibilità ad imprese (sovente a bassa
specializzazione) di entrare in questo mercato condizionando fortemente i prezzi, a danno
della qualità e della professionalità del servizio, spesso eludendo, per contenere i
costi, le leggi in materia di salute, sicurezza e igiene.
A livello regionale il sindacato del terziario ha aperto un tavolo di
discussione per concordare un percorso che, con la contrattazione provinciale, portasse ad
un confronto con le Associazioni di Categoria, dove lobiettivo comune sia dare
regole certe ed incentivanti a tutela della qualificazione e competenza sia delle aziende
che dei lavoratori, a garanzia di uno sviluppo che tuteli le peculiarità del settore.
Altrettanto importante è attivare una concertazione permanente
con gli Enti Locali per trovare un accordo su un capitolato tipo che preveda, come
criteri per la vincita dellappalto, non solo laggiudicazione dellofferta
economicamente più vantaggiosa, ma anche il rispetto dei Contratti, la formazione e la
tutela del personale. Importante è inoltre la difesa degli utenti attraverso la
promozione di commissioni di controllo dei pasti, soprattutto dove i consumatori non sono
in grado da soli di dare un giudizio (asili, scuole, case di riposo, ecc.).
IL SETTORE PULIMENTO
Le difficoltà che questo settore sta vivendo erano facilmente
prevedibili visti i continui ribassi dei prezzi degli appalti, che hanno visto prima
ridurre il costo del lavoro (lultimo aumento retributivo del CCNL risale al 1997), e
poi ridurre i tempi di esecuzione dei lavori portando sostanzialmente i lavoratori di
questo settore a guadagnare di meno e lavorare di più.
Pertanto, lelevato turn-over e la disaffezione al lavoro,
dovuti dalleccessivo impegno preteso (trend di malattie brevi in costante aumento),
stanno portando le aziende a riflettere su cosa si possa fare per incentivare i lavoratori
ad entrare in questo settore e successivamente a rimanerci. Emerge la necessità di
formulare degli accordi aziendali e territoriali che compensino le discriminazioni dovute
dal mancato rinnovo del Contratto Nazionale. Occorre inoltre dare distinzione a
questa professione che non è più basata solo sull "olio di gomito" ma si
sta velocemente differenziando sullutilizzo di materiali tecnologicamente avanzati e
sulla specializzazione degli addetti.
LAREA DEL FARMACO
Il nuovo piano sanitario nazionale prevede una maggiore attenzione alla
prevenzione ed uno spostamento nel territorio dei servizi (più vicino quindi al
cittadino), prima e dopo il ricovero ospedaliero. Nel nostro Paese il "sistema
farmacia" ha una dislocazione che praticamente ricopre tutto il territorio nazionale
e che, opportunamente sviluppato, potrebbe rispondere egregiamente alle finalità del
piano sanitario. Daltro canto già ora è un settore che tra prodotti diretti e
indiretti presenta un volume daffari attorno ai 30.000 MLD, di cui quasi la metà
come spesa farmaceutica a carico dello Stato.
E un servizio essenziale per la salute pubblica e come tale
va difeso e migliorato, anche attraverso proposte coraggiose come un prezzo
massimo dei farmaci (e non imposto come ora), attraverso lutilizzo di personale
specializzato per le funzioni di prelievo, analisi e monitoraggio, concertando e
concordando nuovi sistemi di orario nel rispetto delle esigenze dei cittadini e dei
dipendenti. Tutto questo diverrebbe un indubbio beneficio per le liste dattesa
e per i lunghi e penosi tragitti allospedale per anziani ed ammalati.
Il "sistema farmacia" è un sistema che da sempre ha
presentato due realtà, una privata ed una pubblica, che con una sana concorrenza
garantiva un servizio a tutti gli strati sociali. Purtroppo pare che alcune
Amministrazioni Comunali si siano dimenticate di quelle che erano farmacie "ECA"
(Ente Comunale Assistenza) o "dellOspedale", o, più semplicemente, quelle
aperte in posti che non sono ritenuti vantaggiosi dai privati, ma che danno un indubbio
servizio ai cittadini. Forse alcune Amministrazioni Comunali, accecate dal miraggio
di un facile ricavo con la vendita delle farmacie, ritengono di essere più portate per le
attività finanziarie che per la corretta amministrazione della cosa pubblica. Così,
invece di utilizzare le proprie farmacie per sperimentare nuovi sistemi di servizio alla
cittadinanza, preferiscono la strada delle dismissioni. Da sempre la Fisascat di
Treviso ha condannato questo modo di pensare chiedendo invece di valorizzare questo bene
pubblico, magari utilizzando lutile di gestione, che cè sempre stato, per una
migliore assistenza sanitaria.
VIGILANZA PRIVATA
La vigilanza privata è diventata ormai una realtà con circa 35.000
addetti e più di 800 aziende. Il ruolo di tutela che esercita nella nostra realtà socio
economica è sempre più complesso e vario anche grazie a nuove disponibilità
tecnologiche e moderne strumentazioni. La finalità della sicurezza delle persone e
dei loro beni troverà però il suo sviluppo naturale in una riqualificazione del settore
attraverso una corretta formazione del lavoratore, abbandonando la sterile imitazione dei
compiti e delle funzioni, per così dire "minori", delle forze di polizia.
A tale titolo diventa necessario individuare in modo chiaro la
definizione e il campo di azione della vigilanza privata, rendendo chiari i compiti e le
responsabilità tra i soggetti pubblici e privati, evitando confusione di ruoli.
Riconoscere quindi uno status giuridico alla " guardia particolare
giurata" per liberarla dalla sudditanza che lo lega allazienda (a causa di
obsolete normative di legge derivanti da un Regio Decreto del 1931), e che risulta
attualmente essere unica titolata alla concessione del porto darma e del Decreto.
Sarebbe come se un autista di autobus nel momento in cui decidesse di dimettersi
dallazienda, non fosse più abilitato alla guida perché la patente è intestata
allazienda. Per la guardia particolare giurata riuscire ad ottenere la
titolarità del porto darma e del Decreto vorrebbe dire non solo la possibilità,
come tutti gli altri lavoratori, di esercitare liberamente la propria attività
professionale al servizio di chi richiede le sue prestazioni, ma anche una maggiore
garanzia di professionalità per lutenza.
Dobbiamo sentirci perciò tutti impegnati per dare anche a
questo settore lopportunità di crescere professionalmente con indubbi benefici per
la società civile.
LORGANIZZAZIONE
SINDACALE
LA CISL TREVIGIANA
Una CISL forte e rappresentativa come quella trevigiana dovrà saper
affrontare le nuove sfide che il mercato globale ha lanciato ai cittadini, ai lavoratori,
ai pensionati. Lo Stato Sociale, la riforma fiscale, il federalismo, limmigrazione,
le questioni della sanità e della scuola sono oggi problemi che vanno affrontati con
capacità e rappresentatività.
Riteniamo quindi che la CISL rimanga attore di primaria
importanza sul fronte della concertazione diventando promotore di progetti e soluzioni che
facilitino la vita dei cittadini.
Inoltre, occorre creare un sistema contrattuale e di mutualità
che sia oggetto di differenziazione tra iscritti al sindacato e non iscritti, costante
richiesta della nostra gente. Anche il sistema dei servizi che la CISL mette a
disposizione degli utenti dovrà essere incentrato su questa differenziazione,
privilegiando i nostri iscritti attraverso servizi che la CISL mette a disposizione, a
prezzi molto convenienti o con servizi in esclusiva.
Per la FISASCAT fornire servizi significa dare un supporto ai propri
associati, alle loro famiglie ed ai lavoratori dei settori polverizzati e marginali, significa
far avvicinare i lavoratori alla categoria ed avere uno strumento per far crescere il
proselitismo, importante per il consolidamento della nostra attività.
Infine per quanto riguarda lassetto della segreteria
della nostra Unione Sindacale Territoriale, la Fisascat ritiene importante mantenere
lunicità di tutta lorganizzazione, quale patrimonio da consolidare. A tal
fine rende auspicabile una Segreteria giovane e snella, con esperienza nella
gestione organizzativa e contrattuale, affiancata da un gruppo di lavoro efficace e
di esperienza per la trattazione delle importanti questioni sul tappeto.
LA FISASCAT NAZIONALE
Negli ultimi quattro anni la Fisascat Nazionale è stata al centro
dellattenzione anche da parte della nostra struttura. Dopo il periodo della
spaccatura del 93 e della ricomposizione "forzata" del 97, i mesi
successivi hanno visto un progressivo allontanamento della Fisascat di Treviso e di altre
importanti Federazioni dalle strategie della Federazione Nazionale. Questo allontanamento
culminò con la richiesta di dimissioni del Segretario Generale Nazionale Gianni Baratta;
richiesta che fu respinta dal Consiglio Generale.
Da quel momento la Fisascat di Treviso ha lavorato per trovare comuni
obiettivi e comuni strategie assieme ad altre Federazioni Territoriali e assieme alla
Fisascat Nazionale, registrando con soddisfazione che molte delle nostre proposte
sono state realizzate. La stessa elezione di Mario Piovesan alla Segreteria Nazionale ha
portato competenza e responsabilità, segnale del concreto cambiamento.
E adesso? Ci sono ancora molte cose da fare per migliorare
questa che è destinata a diventare una delle Federazioni più importanti della CISL.
Allamico Pietro Giordano, e a Mario Piovesan che sarà presente
domani ai nostri lavori, chiediamo di essere interpreti attivi della nostra posizione
presso la Segreteria Nazionale. Chiederemo al Congresso Nazionale che il processo di
decentramento contrattuale e di risorse venga messo in moto al più presto in modo tale
che alliscritto risulti sempre visibile che il protagonista della vita sindacale è
lui stesso. Questo protagonismo non può che derivare da un sistema contrattuale a
lui vicino, da una bilateralità forte che attraversi tutti in settori e che venga
riconosciuta dai lavoratori come fonte di tutela e di sostegno, ma anche da una rilevante
azione formativa, sia sotto il profilo professionale che sindacale.
Ci auguriamo infine che il Congresso Nazionale si confronti sui grandi
temi sociali, contrattuali e di rappresentanza diventando protagonista vero ed
efficace nella vita lavorativa e sociale dei nostri iscritti.
LA FISASCAT REGIONALE
Il dibattito che ha animato le Federazioni dei territori veneti negli
ultimi anni sul ruolo della Fisascat Regionale ci ha consentito di analizzare sotto molti
aspetti ed in maniera approfondita il ruolo che una Federazione Regionale come la nostra
deve avere per affrontare problematiche importanti. Le catene europee di distribuzione
presenti nella nostra regione, le grandi imprese del turismo, ma anche le aziende presenti
nel territorio nazionale che fanno capo al Veneto o le complessità dei settori come
lassistenza e la cura della persona, il pulimento, il terzo settore ed altri, hanno
bisogno di un forte impegno da parte nostra e soprattutto da parte di una Federazione
Regionale che sia in grado di instaurare un costante confronto tra tutte le
provincie e di fare la necessaria sintesi.
Oggi la Fisascat Regionale deve essere in grado di affrontare questi
temi. Per fare questo le Federazioni Territoriali hanno scelto di avere, oltre al
Segretario Generale Regionale Riccardo Camporese, anche lamico Mario Dal Soler, che
con la sua esperienza potrà e saprà dare il necessario aiuto ai territori per affrontare
le sfide vecchie e nuove. Dalla contrattazione che dovrà contenere nuove forme
negoziali decentrate, alla concertazione con la Regione, al confronto con la CISL stessa,
al ruolo importante da svolgere nei confronti delle controparti datoriali regionali, e
quindi la bilateralità con lo spostamento al livello regionale di alcuni servizi e
sussidi per lavoratori e imprese.
E chiaro quindi anche limpegno delle Federazioni
Territoriali sotto il profilo delle risorse; quattro anni fa il livello regionale lo
abbiamo giudicato "insufficiente perché non ha funzionato il metodo di lavoro",
oggi il livello regionale sta diventando importante e forte, con due Dirigenti a tempo
pieno. Siamo convinti che anche la Federazione Nazionale saprà adoperarsi per
sostenere questo importante progetto.
LA FISASCAT TREVIGIANA
Il lungo lavoro di riorganizzazione e di potenziamento della categoria
iniziato nel 1989 ha portato ad un sensibile miglioramento nel numero di attivisti e
delegati. Oggi la nostra categoria può contare sulla collaborazione di sette operatori a
pieno tempo: Lucio Marchesin, responsabile della zona Destra Piave e della contrattazione
in alcune grandi aziende del settore commercio, Daniela Zuliani responsabile del
"progetto recapiti" nella zona Sinistra Piave, Dario Campeotto responsabile a
Treviso e dellarea del farmaco, della cooperazione e del terzo settore, Cinzia Bonan
responsabile a Treviso e dei settori Turismo e Pulizie, Fabiana Gambardella, responsabile
dei servizi Fisascat e della formazione, (in questo periodo collabora inoltre con la CISL
allufficio vertenze e amministrativo) Massimo Boscaro responsabile a Treviso, del
settore vigilanza e di altri settori e Mirco Ceotto responsabile generale della
Federazione. Inoltre due delegati sindacali, Ines Gazzola e Loredana Lombardo, collaborano
con la Federazione in un progetto di recapiti mirato al proselitismo e ai servizi ai
nostri iscritti in due grosse aziende.
Ci siamo strutturati in modo che ognuno di noi abbia compiti e
responsabilità precise al fine di seguire costantemente il territorio e la contrattazione
in tutte le aziende. Riteniamo che il lavoro fatto sia importante anche grazie ad un
buon affiatamento della "squadra".
Pensiamo inoltre di avvicinare ancora di più la Federazione ai
luoghi di lavoro, non solo con il progetto dei recapiti territoriali, che nellarea
della Sinistra Piave ha dato buoni risultati, ma anche aprendo una nuova sede a
Villorba, area di grande concentrazione di aziende commerciali e area dove
sorgeranno due nuovi Centri Commerciali. Abbiamo in progetto inoltre di dare un maggiore
servizio ai nostri iscritti attraverso recapiti mirati dentro i luoghi di lavoro,
non solo per le dichiarazioni dei redditi, cosa che già oggi facciamo, ma anche con
presenze periodiche per problemi previdenziali (soprattutto per la previdenza
integrativa), contrattuali, e di servizio alliscritto. Questa sarà una delle
proposte da esaminare con il prossimo Direttivo, che uscirà da questo Congresso.
Se oggi la Federazione è così strutturata ed ha potuto
produrre i risultati positivi che ritrovate anche nelle schede sinottiche in cartella, è
sicuramente merito di Mario Piovesan, che ha saputo coniugare le diverse esigenze dei
singoli per sintetizzarle in una squadra che collabora costantemente nel merito delle
questioni. Ma è anche merito della CISL trevigiana e della Federazione Nazionale
che negli anni della costruzione della categoria ha contribuito finanziando importanti
progetti di proselitismo. Personalmente ritengo che questo gruppo meriti la vostra
fiducia anche per i prossimi quattro anni, continuando nel lavoro intrapreso.
A voi quindi spetta decidere se questo gruppo dirigente ha
adempiuto al proprio compito, e se il lavoro portato a termine è stato coerente con gli
impegni assunti; i dati qui riportati sono la riprova di una Federazione in buone
condizioni e in costante sviluppo. Di questo voglio ringraziare tutti voi per
limpegno dimostrato. Un ringraziamento va anche al gruppo degli Operatori a tempo
pieno, ai collaboratori e alla Segreteria; questa stessa relazione è frutto di un
lavoro di squadra, dove ognuno ha dato il suo apporto.
Per il prossimo mandato congressuale quindi chiedo a Voi la riconferma
del gruppo dirigente per continuare con serietà e dedizione nel lavoro fin qui svolto.
CONSIDERAZIONI FINALI
Siamo arrivati a questo Congresso dopo aver fatto 84 assemblee
precongressuali per azienda e per gruppi di aziende nel territorio e sono stati eletti 98
delegati al Congresso, 50 donne e 48 uomini. In questi quattro anni la Federazione ha
avuto una media di 2.503 iscritti distribuiti in 226 aziende organizzate, mentre i nostri
attivisti, tra componenti il Direttivo e componenti i Consigli di Azienda sono 165, 86
donne e 79 uomini. Il numero degli operatori a pieno tempo è passato da sei a sette e
abbiamo attivato due collaborazioni con altrettante attiviste in due aziende del
territorio.
La nostra rappresentanza in provincia è quindi consolidata e
tendenzialmente in aumento; dobbiamo però purtroppo continuare a registrare il
calo di interesse verso la vita collettiva e nei confronti del sindacato. La logica
individualista e il "fai da te", soprattutto nelle nuove generazioni e una
pericolosa tendenza che porta alla sopraffazione del forte sul debole: la
frammentazione della rappresentanza non rafforza i lavoratori, li indebolisce.
Il compito della CISL dovrà essere quello di tenere alta la
rappresentanza per contare di più nella politica, nella società e nelleconomia con
il fine di tutelare al meglio la gente che rappresentiamo. La nostra quindi è una
relazione ottimista; incentrata sulle cose da fare e che guarda avanti, ad un
mondo del terziario che cambia velocemente e dove tutta la FISASCAT deve essere pronta e
attrezzata per vincere le vecchie e nuove sfide.
Questa relazione, certamente non esaustiva su tutti gli argomenti,
vuole essere un contributo al dibattito, un documento di analisi e proposte che sarà la
nostra traccia di lavoro per i prossimi quattro anni.
Per ulteriori informazioni, contattare:
Fisascat-Cisl Treviso
Via Cacciatori del Sila, 23 Treviso
Tel: 0422-591314
Fax: 0422-412689
Posta elettronica: fisascat.treviso@cisl.it
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