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Con l' uccisione della tigre SITA

si viene a conoscenza

della crudeltà dei bracconieri

di Francesca Auletta e Lucia Santagata

L’ira del dio indù ricadrà sui bracconieri della tigre SITA, il felino scomparso dal parco nazionale indiano di BANDHAVGARTH nell’ottobre del ‘98. Si pensava che l’animale, una femmina di 18 anni, fosse ritornata nelle vicine foreste, ma vicino alla casa di un ex bracconiere è stata trovata una pelliccia con striature molto simili a quelle di Sita. Si spera che la pelle ritrovata non appartenga proprio a lei.

All’inizio del secolo negli immensi territori asiatici, tra il Turkestan e l’Indocina, si aggiravano oltre centomila tigri. Oggi sono ridotte a cinque, seimila esemplari.

Lo sterminio è cominciato costruendo all’animale una cattiva fama: “assassina”, “mangiatrice di uomini”, dicevano i principi dell’India.

Ammazzare le tigri diventò uno sport nazionale. Le tigri sono degli esseri ombrosi, solitari, di grande vitalità notturna, perché i grandi occhi gialli sono in grado di vedere al buio, sei volte meglio dell’uomo; in condizioni non degradate, la tigre insegue solo prede naturali, tipo: maiali, cervi, bufali d’acqua, piccoli rinoceronti.

Solo quando il territorio e le possibilità di sfamarsi diminuiscono, le tigri si avviano in villaggi in cerca di prede più facili: capre, bovini e infine esseri umani.

Negli ultimi decenni la guerra alla tigre è andata di pari passo con quella agli ecosistemi.

Il saccheggio delle foreste da parte delle multinazionali del legname e il bracconaggio hanno decimato la popolazione mondiale de felini. Oggi oltre 4000 tigri del Bengala riescono a sopravvivere nelle riserve indiane.

Alcune centinaia di tigri siberiane attraversano i territori innevati al confine con la Cina; oltre 500 trovano rifugio nell’isola di Sumatra e un migliaio circa vive nell’Asia sud-orientale.

L’animale per vivere ha bisogno di aree protette e ricche d’ acqua, ma sprattutto di una buona copertura di foresta o erba alta. Ma ha anche bisogno che vengono stanziati fondi per la ricerca e per la conservazione, ha bisogno che siano mantenute e applicare le pene ai cacciatori di frodo, entrate in vigore dopo l’ approvazione della conservazione internazionale delle specie in pericolo. Il commercio delle parti del corpo della tigre è proibito, ma per i bracconieri uccidere un animale rappresenta un affare straordinario. La pelliccia della tigre, in Siberia, vale 15000 dollari. La morte della regina tigre (se è morta) può essere un presagio della morte del bracconiere, come dimostrò il cacciatore Dersu, nel film di Akira Kurosawa, quando le dice: «Amba, Amba cosa vuoi? Vattene, la foresta è grande, perché cammini sulla nostra strada?

Nel calendario cinese la tigre è un anno prezioso: come arriverà la tigre al 2010, il «suo» prossimo anno?

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