LUNGRO E IL RISORGIMENTO

(a cura di Alfredo Frega)

Notevole è stato il contributo degli Arbëreshë al Risorgimento italiano. Una testimonianza questa scritta con il sangue a dimostrazione, se ve ne fosse bisogno, di come questa gente, transfuga nella seconda metà del XV secolo dall’Albania invasa dai Turchi, si sia inserita coś bene nella ospitale nuova patria.

Tante sono le pagine gloriose scritte dagli italo-albanesi in tutto il periodo che precedette l’Unità dell’Italia: da Agesilao Milano a Pasquale Baffi, da Mons. Bugliari a Pace, da Mauro a Damis e attorno a questi tutta una schiera di volontari combattenti.

Lungro, allora grosso centro del cosentino, dove dall’estrazione del salgemma della vicina miniera erano impegnati centinaia di operai, con un considerevole numero di intellettuali quasi tutti istruiti nello storico Collegio italo-greco di S. Adriano in San Demetrio Corone, si contraddistinse sin dai primi moti risorgimentali, di cui diamo di seguito la cronologia essenziale degli avvenimenti più importanti.

Questa cittadina ebbe il privilegio di avere una propria organizzazione segreta della "Giovane Italia", una loggia molto conosciuta, come l’altra minore di San Demetrio Corone, diretta da "uomini dalla tempra d’acciaio" come Domenico Damis e Vincenzo Stratig̣.

Marzo 1844: moti cosentini dei 39 albanesi implicati, sei appartenevano a Lungro (tra questi Pasquale Cucci e i fratelli Angelo e Domenico Damis).

1848 Napoli: insurrezione popolare e barricate dove si distinsero quattro lungresi (Giuseppe Samengo, Vincenzo Stratig̣ e i fratelli Damis).

16 luglio 1859 Lungro: nella piazza che oggi ricorda l’avvenimento, Vincenzo Stratig̣, il poeta soldato, tenne un duro discorso ai suoi concittadini incitandoli contro i Borboni. Seguirono perquisizioni ed arresti. Nelle patrie galere finirono la vecchia madre e i fratelli dello Stratig̣, sul cui capo fu messa una taglia di 2000 ducati.

1860, l’anno dei Mille e dell’Unità. Tutta Lungro si mobiliṭ. Si arruolarono, per preparare il passaggio dei Mille di Garibaldi, cui prese parte anche il generale Domenico Damis, ben 500 volontari, per la maggior parte operai della salina, che furono organizzati in cinque compagnie comandate rispettivamente da Vincenzo Stratig̣, Pasquale Trifilio, Pietro Irianni, Giuseppe Samengo e Cesare Martino. A Lungro rimase con la carica di sindaco il magistrato Gabriele Frega, autore di un vibrante proclama al Dittatore Giuseppe Garibaldi, che porṭ a Castrovillari con i pochi concittadini rimasti e con numerose donne. Il 1 ottobre durante la battaglia sul Volturno gli albanesi di Lungro e quelli provenienti dagli altri centri albanofoni della provincia, si distinsero da eroi (alcuni morirono e numerosi rimasero feriti) e, meritarono il particolare elogio di Garibaldi che disse al Damis pubblicamente "Questi tuoi albanesi sono leoni!" (cfr Giuseppe Garibaldi, Memorie autobiografiche, pag. 391, ed. Barbera, Firenze, 1907)

Il 20 ottobre, il Generale Giuseppe Garibaldi, che si proclamava Dittatore dell’Italia meridionale, decretava a Caserta la somministrazione di 12 mila ducati da destinare interamente al Collegio italo-albanese di S. Adrinao in San Demetrio Corone, "in considerazione dei segnalati servizi resi alla causa nazionale dai prodi e generosi albanesi" e con altro provvedimento decretava, altreś, la cessazione di qualsiasi ingerenza nel Collegio da parte dell’Arcivescovo di Rossano.

Infine, un ulteriore riconoscimento si ebbe nel primo Consiglio dei Ministri dell’Italia unita che vide ben tre dicasteri affidati ad altrettanti illustri italo-albanesi: Crispi, Giura e Scura.