Direzione
Artistica
Wanda Nazzari
Ufficio Stampa
Rita Atzeri
consulenza
scientifica
Mariolina Cosseddu
Organizzazione
Stefano Grassi
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STANZE
2001
progetto
espositivo multimediale
Centro
Culturale Man Ray:
Cagliari,
28 settembre - 17 dicembre 2001
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28
settembre - 8 ottobre 2001 |
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SIMONE DULCIS
titolo:
Fallen Big X (ex)
Installazione: legno, bitume, ghiaia, vernice, diapositiva
Dimensione: ambiente
L'installazione
di Simone Dulcis The Fallen Big X (ex) indaga, con un approccio
conflittuale tra istintiva irrazionalità e calibrato calcolo
formale, sull'ambiguità della visione e del simbolo. Una
croce decussata appena sollevata dal pavimento campeggia all'interno
di una mandorla che, con i suoi rimandi sessuali, ne accentua
la pregnanza segnica, mentre un'altra croce, luminosa e di grande
efficacia pittorica, è posizionata a parete. In apparenza
la base sembrerebbe di ferro corroso e ossidato mentre la croce
parrebbe brillare di luce propria, quasi fosse costituita da tizzoni
ardenti. In realtà il metallo non è altro che pittura
su tavola in perfetto trompe-l'il e la brace altro non è
che ghiaia, anch'essa trattata con un sapiente intervento pittorico.
Quella che invece dovrebbe connotarsi come pura pittura gestuale
di forte valenza espressionistica, l'immagine a muro appunto,
è la proiezione di una diapositiva la cui superficie è
stata abrasa e interessata da sovrapposizioni di pigmenti colorati.
Finzione e inganno dei sensi, dunque, in un gioco nel quale l'arte
è sempre stata maestra ma, in questo caso, espressione
di una destabilizzante precarietà percettiva verso una
realtà contingente sempre più complessa che, proprio
nei sensi, trova il primo strumento di lettura. Non meno problematico
e sfuggente è, del resto, il significato trasmesso da quel
"segno" incandescente a terra e luminoso sul muro, nonostante
la sua familiarità, il suo uso e, forse, il suo abuso.
Infatti, la grande X, tribale e postmoderna, archetipa e seriale,
è profondamente ambigua perché il suo valore semantico
individua una presenza, indica un hic et nunc, enfatizza un punto
focale e, con eguale icasticità, segnala un'assenza, determina
un annullamento, impone un insormontabile e frustrante divieto.
L'opera di Dulcis va letta pertanto come sintesi visiva di un'icona
primitiva che tracima nel graffitismo metropolitano ma, soprattutto,
come epifania di un lancinante disagio sociale ed esistenziale.
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PIETROLIO
titolo:
Nolimetangere
Installazione performativa: olio e acrilico su tavola, legno,
vetro, peluche, conigli meccanici, Deicalciteatro
dimensione: ambiente
Pietrolio
affonda il suo pennello nel terreno vischioso dell'ambiguità
e pesca nel torbido quando imbastisce una sorta di "sacra
rappresentazione" sul più innominabile dei mali della
nostra società: la pedofilia. Si inoltra ancora una volta
in un tema che gli è caro, quello del complesso rapporto
tra vittima e carnefice e lo fa senza infingimenti moralistici
e senza giudizi di sorta, in una neutralità che crea disagio
se non, addirittura, disgusto, anche se supportata dalla convinzione,
condivisibile, che non è compito dell'arte legittimare
o stigmatizzare alcunché. Formalmente attinge alla pittura
pompier, della quale fa suo il gusto per la pennellata morbida
e ricca di preziosismi stilistici ma la spoglia di tutti i mascheramenti
mitologici per farne emergere il velato erotismo di cui è
intrisa. Si ispira alla "innocente" favola di Pinocchio,
facendone deflagrare il coacervo di perversioni e di sadismi e,
suffragato dall'esiziale delirio materno dell'incombente Maria
Regina, invita gli spettatori/commensali a una sorta di lugubre
banchetto. Utilizza a tal fine il materiale umano dei Deicalciteatro,
nella fattispecie una fata turchina alcolista e tabagista che
elargisce sorrisi, introducendo ironicamente i presenti al "sacro"
rito, per sprofondare, con loro, nel baratro più oscuro.
Ridondante e letterario, baroccamente funereo, Pietrolio allestisce
un set ovattato e morbido, foderato di nero peluche nel quale
un pesante sarcofago trainato da otto conigli neri, ossessivi
nei loro versi innaturali e nei loro movimenti meccanici, contiene
il corpo martoriato e sorridente di un adulto/bambino, livido
ed esangue. Torna il riferimento a Collodi e tornano le sevizie
fisiche e psicologiche alle quali fu sottoposto il povero burattino.
Nolimetangere, con le sue allusioni evangeliche apparentemente
blasfeme, attualizza così la favola ma la trasforma in
parabola: Pinocchio diviene un'icona violata e intoccabile nonché
simulacro platealmente esposto, per catalizzare e rendere visibili
fantasmi di ieri e incubi di oggi.
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