CONCLUSIONI

1.            La Orlandi ha sempre cercato di proporre veicoli all’avanguardia, anteponendo l’esigenza di creare uno stile proprio a quella si ottimizzare la produzione attraverso la realizzazione di veicoli standardizzati. L’autobus Orlandi, negli anni, si è sempre segnalato come un veicolo nel quale il cliente poteva intervenire concretamente in fase di ordinazione, un veicolo quindi con ampie possibilità di personalizzazione. Il cliente cui l’azienda ha fin dalle origini mirato è perciò un cliente esigente che cerca un prodotto di grande qualità.

2.            La Orlandi è quindi stata sempre sensibile alle novità tecniche che il mondo del trasporto di persone ha offerto: è stata tra le prime a proporre, ad inizio secolo, un veicolo con motore a benzina; è stata tra le prime a passare da autobus con struttura in legno ad autobus con struttura di metallo; è stata la prima in assoluto a proporre una linea pulita, meno barocca, in cui non erano previsti, tanto per fare un esempio, quelle fasce laterali tanto in voga in passato; è stata la prima in assoluto anche a produrre un autobus dotato di aria condizionata, nel 1964. La Orlandi è sempre stata molto attenta all’evoluzione tecnica del prodotto, condizione indispensabile per chi mira a soddisfare una clientela esigente come quella della Orlandi stessa. Testimonianza di ciò sono le esperienze fatte dall’Ingegner Angelo Orlandi negli Stati Uniti negli anni successivi alla seconda guerra mondiale per studiare le nuove soluzioni che provenivano da oltre oceano e le frequenti collaborazioni che la Orlandi ha avuto con famosi ingegneri e stilisti in fase di progettazione e di realizzazione di alcuni veicoli.

3.            Oltre all’evoluzione dell’aspetto tecnico la Orlandi è sempre stata molto attenta anche alle novità dell’aspetto industriale. A Modena, infatti, con lo sviluppo di un fiorente distretto metalmeccanico, le case produttrici di autobus, e quindi anche la Orlandi, sono state sempre più portate a decentrare gran parte dei lavori al di fuori del complesso aziendale ad officine artigianali. Questo consente di contenere i costi di produzione in quanto porta ad una maggiore flessibilità del volume di produzione permettendo di aumentare tale volume senza ricorrere ad eccessivi investimenti.

4.            La nascita e la successiva crescita del distretto industriale della provincia di Modena ci fa anche notare come le industrie metalmeccaniche della zona, assai numerose, siano cresciute di pari passo con la crescita economica della provincia stessa ed abbiano tratto giovamento dallo svilupparsi di questo distretto in quanto sono così sorti numerosi artigiani e numerose piccole aziende cui appoggiarsi per decentrare alcune fasi della produzione. Si è in pratica formato un importantissimo indotto che ha consentito alle industrie della zona di organizzare meglio il proprio lavoro.

5.            Questo discorso del decentramento di alcune fasi della produzione alla Orlandi si è poi amplificato con l’ingresso della Fiat nella casa modenese. Con l’assorbimento da parte di Iveco della ditta sono iniziate le lavorazioni su telai prodotti altrove e la produzione esterna di alcuni veicoli. Negli ultimi anni la Orlandi ha poi decentrato in maniera quasi totale la produzione, conservando però al proprio interno la parte più creativa del lavoro ossia il momento della personalizzazione del mezzo e dell’adattamento del veicolo stesso alle esigenze del cliente. In pratica la Orlandi è divenuta il by-pass delle vendite di Iveco nel settore degli autobus specifici interurbani.

6.            Il mercato dell’autobus è un mercato che si suddivide in due categorie ben distinte tra loro: gli autobus specifici ed i minibus. I primi, a loro volta, si dividono in tre rami assolutamente indipendenti l’uno con l’altro ovvero autobus urbani, suburbani ed interurbani.

7.            Il mercato italiano è in mano alle due maggiori case europee, ovvero Iveco ed Evobus, che coprono oltre la metà del mercato. Il mercato italiano è influenzato dall’andamento del costo del denaro, dalla possibilità di sovvenzionamenti da parte dello stato e da fattori esterni quale è, per esempio, l’avvento del Giubileo. Negli ultimi anni si è però dovuto lottare, oltre che ovviamente con la qualità del prodotto, con altre armi quali l’abbassamento dei prezzi di vendita, la possibilità di concedere pagamenti dilazionati, la presenza di una rete di assistenza post vendita all’altezza e la possibilità di permutare l’usato.

8.            Il mercato internazionale è caratterizzato dalla presenza di molte nicchie create un po’ da una scarsa armonizzazione delle regole da stato a stato e un po’ dalla differenza di esigenze del cliente e dal modo di produrre nelle varie parti del mondo. In Europa il prodotto si distingue da quello asiatico o statunitense per una maggiore qualità ed un’estetica molto più curata. Occorre però sottolineare che da un punto di vista quantitativo le cifre dell’Europa rispetto ai grandi produttori mondiali sono irrisorie (meno del 6% nel 1997). Sul mercato europeo Iveco è attualmente seconda solo ad Evobus come volume di vendite; attraverso la joint-venture con la Renault, recentemente siglata, l’obiettivo è quello di scavalcare la casa tedesca.