Antiche origini della Chiesa

Antichissime sono le origini della Chiesetta. Nel secolo decimosecondo già esisteva una cappella dedicata alla Madonna dell'olio. L'antica piccola cappella, di cui sono rimaste le larghissime mura, venne modificata, ampliata e allungata nel secolo XVII.

Un manoscritto della prima metà del secolo scorso (1832), dando informazioni al governo borbonico sul santuario della Madonna dell'olio, fa risalire la prima origine della cappella al secolo ottavo, così scrivendo: "è fuor di dubbio che quel Santuario è soggetto al Rev.mo Arciprete di Petralia Soprana, che la Chiesa nell'ottavo secolo fù costruita dai fedeli sparsi nell'economie di quelle vicine campagne, e riedificata dalla pietà del clerico D. Francesco Ferrara di detta Petralia nel 1762".

secondo il giudizio di esperti archeologi, le pietre intagliate che stanno all'orlo della predella dell'altare maggiore sono certamente del secolo XII.

Nella campanella, dal dolce suono argentino, che dà il segnale dell'inizio della Messa, c'è inciso, assieme a tre foglie, l'anno 1135.

Sisto V, che, come consta da una tabella esposta in sagrestia, concedeva l'indulgenza di 200 giorni ai fedeli che di cuore contriti recitassero le Litanie della Beata Vergine Maria in questa chiesa, fù Papa dal 1585 al 1590. Nel 1585, quindi , la fama di questo piccolo Santuario perveniva anche a Roma presso il Vicario di Cristo, per interessamento di qualche influente personaggio devoto alla Madonna dell'oilo. L'indulgenza papale concessa da Sisto V venne confermata, poi, da altri Sommi Pontefici, da Benedetto XIII, Clemente XIII e Pio VI.

Decorazioni all'interno della Chiesa

L'attuale chiesetta di stile settecentesco di m. 20x6, possiede tesori d'arte.

L'interno della Chiesa venne decorato nel 1841, con stucchi di disegni ornamentali (foto) e floreali, alcuni dei quali, quelli della Sancta Sanctorum, furono indorati con oro zecchino, coperto in seguito da colori.

Al centro dell'arco principale dell'interno della Chiesa, in un magnifico cornicione, orlato d'alloro e sormontato da corona,sono riportate, oltre alla data degli stucchi, le bibliche parole applicate dalla Chiesa al nome di Maria al titolo di questo Santuario "OLEUM EFFUSUM NOMEN TUUM" (come olio effuso è il tuo nome).

Ornavano la chiesa, prima di essere rubati, un affresco dell'Assunta sulla volta e due grandi quadri ad olio su tela. Una tela rappresentava la Madonna seduta col Bambino (foto) in braccio e ai lati San Giovanni Battista e una eroina martire; l'altra rappresentava il Crocifisso (foto) con la Madonna e l'apostolo Giovanni e la Mandalena, ai piedi della croce.

Tre grandi lampadari con multiformi cristalli luccicanti, sospesi alla volta con sostegni di ferro, conferiscono magiore bellezza a tutto l'interno della Chiesa.

Altari

L'altare maggiore in marmo venne edificato nel 1860, a spese del barone del feudo d'Irosa, Gaetano Pottino, come risulta da una iscrizione sullo stesso altare.

In seguito, vennero sovrapposte sul marmo dell'altare alcune figure in legno indorato, eucaristicamente simboliche: Abramo in procinto di sacrificare a Dio il figio amatissimo Isacco, salvato in extremis della apparizione d'un angelo; il sacerdote Melchisedek che benedice Abrano, ritornante vittorioso della battaglia contro i quattro re orientali, che avevano vinto e depredato alcune città, portando con sè anche il nipote d'Abramo con tutte le sue ricchezze.

Molto più bello è l'altare di San Giuseppe, con marmi pregevoli, con bei fregi e gigli marmorei indorati, e con una graziosa piccola immagine del Santo Patriarca col Bambino, scolpita sulla lastra frontale della mensa dell'altare. Gli altri due altari laterali, rivestiti di marmo nel1950, non hanno nessun pregio.

Presso l'altare di San Giuseppe, in fondo alla chiesa a destra, anticamente v'era chiuso da cancellata, il fonte battesimale, regalato negli anni '60 alla nuova parrocchietta di Ferrarello.

La parrocchia di Castellana Sicula, invece, donò al Santuario, nel 1970 un bel confessinile in noce, ottocentesco.

San Giuseppe, in legno di cipresso, a sinista di chi entra, è un'opera d'arte veramente geniale e originale. A differenza di tante altre immagine giuseppine, che rappresentano, contro ogni logica e buon senso, lo sposo santissimo della giovane Vergine Maria, in età senile e talvolta qual vecchio cadente, qui, invece, è rappresentato in aspetto giovanile, forte, ma dignitoso, signorile venerando, soffuso di dolcezza e di bontà.

Ammirevole particolarmente per la finezza delle linee del volto e delle mani, per i panneggiamenti classici, e per la movenza e il lieve slancio della persona, che sembra muoversi in cammino, tenendo per mano il Fanciullo divino. La statua del piccolo Gesù sembra opera d'altra mano.

Ignoriamo, fin'oggi, il nome del valente artista di questo bellissimo geniale simulacro di S. Giuseppe.

Da qualcuno viene attribuito al Bagnasco. Sappiamo con certezza, invece, i nomim dei devoti che fecero eseguire, a loro spese, nell'anno 1838, l'aureola di San Giuseppe: si chimavano <<Gaetano Rannazzo, Calogero Barbarotta, Domenico Li Volsi, Vincenzo di Polito e Onofrio di Geraci>>, il quale, per sua devozione, a spese sue e con elemosinsa raccolta, fece anche la corona che il piccolo Gesù tiene sul capo.

Statua della Madonna

Sull'altare maggiore, in alta nicchia decorata, troneggia la bella veneratissima immmagine della Madonna (foto), che tiene sul braccio sinistro il bambino Gesù, il quale, vero gioiello, pieno di vita e di movimento e di graziosità, col suo ditino, con l'indice teso, indica ai fedeli di rivolgersi fiduciosi alla madre sua, tesoriera di ogni grazia divina.

Alla base della statua sono scolpite quattro graziose testine di angioletti, che sembrano voler innalzare in trionfo la Vergine Beata, assunta in anima e corpo in cielo.

Una presuntuosa mano di dilettante, nel 1947, deturpò gli abbronzati bei colori originali dell'opera.

SI ritiene, giustamente, che la mirabile statua sia opera del bravo scultore in legno Filippo Quattrocchi, nato a Gangi nel 1734 e morto nel 1818.

Dinanzi a questa celestiale immagine di Maria Santissima, che ispira tanta materna fiducia, son passati in preghiera, contemplazione e lode tutti gli abitanti di Blufi d'ogni tempo e innumerevoli devoti di Locati, Bompietro, Alimena, Petralie, Castellana, Polizzi, Valledolmo e di tanti altri paesi e città . E tutti gli emigrati di questa zona madoniese, ovunque vadano, ovunque siano, hanno sempre viva negli occhie nel cuore questa materna bella immagine della Madonna, cui spesso si rivolgono pregando, specialmente nei momenti cruciale della vita.

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