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L’ABITO DA SERA

Parte seconda episodio A

di Gaia

 

Ecco il seguito della storia. Anzi i seguiti, perché questa ff procede su due filoni paralleli, uno il mio, l’altro di Sonia. Fortuna lei!! Altrimenti tutto questo non sarebbe mai nato! E’ stata lei a darmi qualche spunto per andare avanti, perché io come al solito mi ero arenata al primo episodio ed è sta lei ad avere l’idea di questo progetto "sliding doors". Vi assicuro non credevo di divertirmi tanto! E poi è sempre bello scoprire che non siamo le uniche, magra consolazione però, finite tra le braccia(Hey, io le ho aggirate egregiamente !!!nd Sonia, Nei Secoli Single fiera & tosta) di un Fersen- Ottusangolo! Con tutto il rispetto per il mio bellissimo e svampitissimo concittadino!!

*** 

Due giorni dopo

Ancora ordini dal comandante. André percorreva il corridoio dell’ufficio di Oscar con uno stato d’animo ben diverso da quello di due giorni prima. Sentiva dentro di sé la pesantezza di un macigno, qualcosa di grave e doloroso che nonostante gli sforzi non riusciva a rimuovere. Anche il suo volto aveva assunto l’espressione indifferente e fredda di una pietra. Bussò. Questa volta Oscar rispose subito.

- Avanti!! –

- Agli ordini comandante!! – disse il soldato mettendosi sull’attenti.

- Vieni André accomodati… - disse Oscar aprendo la porta del salottino accanto all’ufficio. Lo invitò ad entrare.

- Ti ho chiamato per una ragione ben precisa… oggi pomeriggio sono stata convocata dal generale Bouillè, spero che non mi tratterrà a lungo…- deglutì, la voce le si era fatta d’un tratto imbarazzata.-… Ma se dovessi ritardare ecco… dovrai accogliere tu il conte di Fersen, lo farai accomodare qui…, potrai offrirgli da bere … - disse aprendo lo sportello di un mobile - insomma lo intratterrai fino al mio arrivo. – disse concludendo la frase con tono autoritario.

A quel nome il soldato si irrigidì, ma il suo volto rimase di ghiaccio senza tradire la minima espressione.

- Bene, è tutto signore? – chiese, quando lei ebbe finito di parlare.

" Signore, signore? " pensò Oscar, quando mai André l’aveva chiamata signore quando erano soli!? Lo fissò per un istante. Il soldato stava ancora fermo sull’attenti con lo sguardo fisso verso un punto indefinito alle sue spalle. Inespressivo, statuario, indifferente. Abbassò gli occhi sentendosi d’un tratto colpevole. Avrebbe voluto dire qualcosa per rassicurarlo, ma quelle parole non vollero uscire.

- No, André, non c’è altro, puoi andare. – disse invece, asciutta. Il soldato si diresse verso l’uscita, la cadenza dei suoi passi regolari misuravano nell’animo di Oscar il duello tra uno strano impulso del cuore e la sua orgogliosa riservatezza.

- André! – stupendosi, sentì la sua voce chiamarlo e dentro di lei la necessità di dirgli qualcosa, voleva il suo Andrè e non quella statua di marmo.

- Agli ordini! – rispose lui, inappuntabile. Oscar gli si avvicinò. Andrè teneva i pugni serrati, le unghie gli si stavano conficcate nella carne nello sforzo di non reagire. Aveva gli occhi rivolti a terra, fissi. Oscar azzardò una lieve carezza su quel viso tirato, ma lui non si mosse.

- Ecco… io André… volevo dirti che… insomma… Fersen viene qui oggi… per portarmi a teatro… è passato molto tempo e… le cose sono cambiate tra noi… io… non è più come prima e lui è solo un amico per me e sta cercando di aiutarmi, mi sta proteggendo…ecco io volevo che tu sapessi questo… - gli disse con foga, arrossendo.

Andrè sollevò contro di lei uno sguardo truce. I suoi occhi urlavano quello che non poteva dire, che anche lui era suo amico, che avrebbe potuto aiutarla e proteggerla se solo lei avesse voluto, che non c’era bisogno di nessun conte, che bastava lui, che era nato per questo, che era solo la sua vita e non poteva soppiantarlo con un altro. Lo disse tacendo perché sapeva che la sua rabbia sarebbe potuta esplodere come in quella dannata sera.

Oscar a quello sguardo ritrasse la sua mano dal viso di André, come scottata. Si sentiva colpevole.

- Ora puoi andare. – senza volerlo stava ancora facendo del male ad André, non poteva biasimarlo se reagiva così, ma… lei non riusciva a sopportare di vederlo cupo e sofferente per colpa sua, lei voleva il suo André, quello solare, luminoso, colui che le dava tanta sicurezza, per lungo tempo lo aveva rifiutato, ma perché adesso ne sentiva una lancinante mancanza? Sospirò, si stava facendo tardi, era quasi ora di andare dal generale.

***

- André!! Che piacere vederti dopo tanto tempo!! non sapevo fossi arruolato qui!! – esclamò il conte salutando il soldato con una gioviale pacca sulla spalla, era piacevolmente stupito da quell’incontro. Il giovane ricambiò con un sorriso tirato.

- Conte Fersen. Il comandante vi porge le sue scuse, è stata trattenuta dal generale Bouillé e ritarderà un poco, vi prego di seguirmi, potrete attenderla nel suo salottino privato.- disse con voce calma e piana, stava facendo uno sforzo enorme per controllarsi.

- Oh! Spero solo che non sia successo nulla di grave! – rispose il conte.

- Non preoccupatevi, sono convocazioni ordinarie, prego accomodatevi .- disse André, la sua divorante gelosia non gli consentiva di assumere un tono più cordiale di quello.

Fersen lo osservava di sottecchi mentre gli serviva da bere, c’era qualcosa di strano in lui. André era sempre stato taciturno e fosco, spesso si sentiva osservato da lui, ma adesso quel giovane da riservato sembrava essere diventato ostile nei suoi confronti. Sorrise tra sé, non era difficile capirne il motivo, pensava sorseggiando piano il suo cognac. Era arrivato il momento di parlare da uomini, il ritardo di Oscar era provvidenziale. Indugiò ancora un istante, quasi cercando le parole nel liquido ambrato.

- André, in passato ho fatto molto soffrire madamigella Oscar… - tacque un momento per prendere fiato, quello che stava per dire gli stava costando molto. - per me… è stato sempre molto difficile rapportarmi con lei. L’ho vista sempre come un uomo e con il tempo io mi sono come dimenticato della sua vera natura...anzi no, dimenticato non è la parola giusta, direi ignorata, sì io ho deliberatamente ignorato la vera natura di Oscar… perché era più facile vedere in lei un uomo, un amico, come l’ho sempre definita… mi sono comportato con lei nel modo più comodo per me… tralasciando ogni riguardo, senza usare la minima sensibilità…- André impercettibilmente annuì con la testa " meglio tardi che mai…", pensò.

- Quando capii l’errore era troppo tardi, già lei stava soffrendo delle pene che io , se solo fossi stato meno presuntuoso, avrei potuto evitarle… confesso che è stata dura allontanarmi da lei… ora è passato del tempo e possiamo essere davvero leali l’uno con l’altro…-

- perché mi state dicendo queste cose?- lo interruppe André. Dove voleva andare a parare con quella apologia?

- Vedi André può sembrarti strano questo discorso… lo so, siamo molto diversi io e te, ma una cosa l’abbiamo in comune ed è l’affetto che ci lega a madamigella Oscar… non voglio che tu abbia a soffrire di nuovo a causa mia perché non mi è sfuggita la tua faccia, quella sera a palazzo Jarjayes…. Io ti sono amico e sono davvero anche amico di Oscar, e per quanto è in mio potere farò di tutto per proteggerla e cercherò di essere per lei quello che tu eri un tempo… un consigliere, un amico, un fratello …-

A quel "un tempo" André piantò in faccia al conte due occhi ferocissimi, come si permetteva lui di parlare al passato del suo ruolo con Oscar?

- Oh… scusami André ancora una volta sono stato equivoco…vedi voglio parlarti molto francamente… tu sai, anche io conosco Oscar molto bene e questi ultimi tempi ho avuto occasione di osservarla spesso… io credo che i nostri vecchi ruoli nel suo cuore si stiano invertendo…-

- Cosa!? Cosa volete dire?- esclamò il soldato con malcelata apprensione.

- Sì, André io credo che Oscar sia innamorata…-

- Scusate il ritardo spero di non avervi fatto attendere troppo!! – disse Oscar entrando, sorridente.

André rimase con dipinta sul volto un’espressione di indicibile sconcerto, per la prima volta in vita sua avrebbe voluto non vedere Oscar e, paradosso, restare in compagnia di Fersen. Il conte invece, come se nulla fosse accaduto si alzò per salutarla.

- Madamigella Oscar non preoccupatevi, sono appena arrivato, e poi André e io abbiamo avuto una piacevolissima conversazione. – fece lui con una nonchalance sorprendente.

- Davvero? E posso sapere a proposito di cosa? – chiese lei versandosi da bere da un’elegante bottiglia di cristallo.

- Ma… della vita in caserma e di voi, anche …- disse il conte.

- Di me? – chiese Oscar incuriosita, mentre offriva da bere ad André.

- Sì, siete un comandante molto esigente… e…questo non è nuovo per me…ma… Oscar potremmo continuare questo discorso durante il tragitto, si sta facendo tardi arriveremo per il finale…-

- Oh! Andiamo, andiamo avete ragione. A domani André. – lo fissò un attimo con dolcezza. Non avrebbe voluto lasciarlo così, un tempo lui l’accompagnava dappertutto.

- Comandante, conte… - disse il soldato inchinandosi. Poi i loro occhi per un momento si incrociarono, fu un solo fugace istante, poi la porta si chiuse alle spalle della coppia André rimasto solo poteva sentire le loro voci farsi piano piano più ovattate..