LABITO DA SERA
Parte
quarta episodio A
di Gaia
Ecco la quarta parte
come al solito temo la reazioni del
prossimo, ma spero che capiate che il modo in cui sono finite le cose tra Fersen e Oscar
non mi ha mai del tutto convinto
troppo drastico e serio
o forse semplicemente
troppo lontano da me, che credo si possa sempre andare daccordo nonostante i propri
scorni sentimentali
non lo so, fate voi
***
Quel momento Oscar lo avrebbe voluto cancellare dalla sua esistenza. E
invece no, le toccava ancora una volta abbassare la testa. Per fortuna che aveva trovato
qualcuno che la appoggiasse, senza laiuto di Fersen la situazione sarebbe stata
insostenibile, probabilmente
no, non voleva pensarci, perché poi? Per soffrire
ancora, per avere davanti agli occhi più lampante che mai la sua innegabile condizione di
donna?
- Oscar, prima che ti prepari, cè un biglietto per te!! - la
voce della nonna interruppe i suoi cupi pensieri.
- E del conte di Fersen
- disse lanziana signora con
un sorrisetto malizioso. Palesemente sperava che la "sua bambina" avrebbe messo
la testa a posto smettendo di giocare a fare il militare comportandosi da vera signora.
Forse quel bel conte aveva fatto il miracolo
Oscar capiva benissimo quello che passava per la mente della sua balia
e non le diede alcuna soddisfazione, prese il biglietto con indifferenza e si rinchiuse in
camera a nascondere la sua curiosità. Nel biglietto solo poche parole.
Madamigella Oscar, promettetemi solamente di non indossare alcuna
collana stasera. Fidatevi di me.
Oscar si sentì avvampare, cosa voleva dire Fersen con quelle parole?
La logica conclusione che ne derivava non voleva proprio immaginarla, quando il conte
aveva certe trovate cera da tremare.
- Oscar è tardi devi prepararti!! E tardissimo!! irruppe
la nonna nella sua stanza. Inutile dire che sperava di capire cosa ci fosse scritto in
quel biglietto.
- Ma mancano quattro ore al ballo!! - rispose lei.
- E allora? E già tardi
benedetta ragazza
devi ancora fare il bagno e poi ci sono i capelli, devi mettere il vestito, scegliere i
gioielli, ma insomma
- sbuffò la signora, faceva la scocciata, ma in realtà era
felicissima di potersi occupare in quei termini della sua bambina.
- Niente gioielli, nonna- fece Oscar.
- Cosa? Ad un ballo senza gioielli, ma Oscar
-
- ti prego, nonna, fidati
non insistere
-
- Mah sospirò se lo dici tu
ma poi con tuo padre,
eh? Lo sai che stasera vuole vederti in un certo modo
-
- Ho già fatto anche troppo per lui, stasera. Niente gioielli.
tagliò corto.
QUATTRO ORE DOPO
- Sei bellissima Oscar - esclamò la nonna guardandola soddisfatta,
quando ebbe finito di appuntarle dolorosissimi spilloni dargento per tenerle su i
capelli Sei uno splendore!! Fatti vedere da tua madre! Come sarà contenta!- disse
gongolando. però se solo volessi mettere quella bella collana
- sospirò
guardando il prezioso gioiello sulla toilette. Nonostante il rifiuto aveva voluto provarci
lo stesso a farglielo mettere.
Il comandante la fulminò.
Si guardò allo specchio, sì doveva ammetterlo, stava bene
cioè
se avesse visto una donna come quella che le stava riflessa davanti non
avrebbe potuto fare a meno di definirla come minimo molto bella, ma, visto che la donna
riflessa era lei stessa
allora avrebbe voluto strapparsi di dosso la splendida seta
grigio perla che la copriva.
Fissò lorologio. Tardissimo!! Fersen doveva aspettarla già da
un bel pezzo!!
- E tardissimo!! Fersen è arrivato?- chiese apprensiva alla
nonna.
- Oh sì!! Da un pochino!!- rispose distrattamente, mentre
riordinava.
- E tu non me lo dici!! Non posso mica farlo aspettare così!! Che
modi!!- esclamò furiosa.
- Quante scene!! Se aspetta cinque minuti aspetta tutta una vita!!-
sentenziò la nonna, con laria di chi la sa lunga su certe cose.
Afferrò il mantello bordato di pelliccia e si diresse verso il
salottino più agguerrita di un leone.
- Buonasera Fersen, perdonate il ritardo, questi giorni non riesco
proprio ad essere puntuale con voi!-
- Oscar! Siete
bellissima! Io vi giuro non ho parole per
esprimere la vostra bellezza! fece il conte con gli occhi sgranati dallo stupore.
Come era possibile? come non averla riconosciuta laltra volta? I due volti di
Oscar
lui era lunico ad aver avuto il privilegio di conoscerli.
- Vi prego, non dite così
io mi sento già molto impacciata in
queste vesti si schermì lei abbassando gli occhi vi prego andiamo
-
- Oscar un momento, cè una cosa prima
una cosa che volevo
fare da tempo
- lo svedese le si avvicinò con unaria strana.
- Ecco
io volevo
darvi questo, prima di andare.- disse
estraendo dalla tasca un astuccio.
- Fersen io
non credo
che
- disse Oscar con un tono
misto di imbarazzo, paura e stupore.
- Apritelo, ve ne prego.
Oscar sollevò il coperchio e rimase ammutolita, guardava il conte
senza sapere cosa dire. E prima che lei potesse fare qualcosa il conte estrasse
dallastuccio una elegantissima collana di perle e brillanti e con infinita grazia
glielallacciò.
- Fersen io
non posso accettarla
perché questo
-
- Vedete Oscar è da tempo che volevo farlo, ma
non ne ho mai
avuto il coraggio. Voi avete conosciuto mia sorella Sophie, beh
- la sua espressione
si fece dun tratto molto seria - lei aveva una gemella
che purtroppo morì,
ancora bambina
e anche se è passato molto tempo io sento ancora la mancanza di
questa sorella perduta da bambino
questa era la sua collana, quella che mio padre le
fece fare per quando si sarebbe sposata un giorno
vi prego accettatela
se
avessi una figlia sarebbe stata sua
ma
io la do a voi per invitarvi ad essere
per me colei che non cè più, una sorella
-
- Fersen
io
non so cosa dire
-
- Non dite nulla Oscar, sembra fatta per voi, per illuminare il vostro
viso
- disse lo svedese ammirandola estasiato. guardatevi voi stessa- disse
prendendola dolcemente per mano fino allo specchio.
- Oh! Oscar non riuscì a trattenere quellesclamazione di
stupore. "sembra fatta per voi
" sì, non poteva negarlo. Il biancore delle
perle illuminava lincarnato roseo del suo viso. Gli occhi così azzurri erano accesi
di un colore intenso che duettava con la tonalità grigio cangiante della lucidissima seta
broccata dellabito. Si stupì per un istante a guardarsi, non voleva ammetterlo: era
stupita dalla sua stessa bellezza, lei che laveva sempre rifiutata e rinnegata. Fu
solo un istante. Lespressione ingenuamente estatica scomparve dal suo viso.
Andiamo vi prego, io voglio mettere fine a questa battaglia il prima
possibile.-
Il conte sorrise. Non gli era sfuggito nulla. I suoi occhi attenti
avevano colto il magico istante in cui il volto di Oscar si era animato di così rara
gioia.
- Oscar, su
! Non siate così tesa, si tratta solo di un ballo!
fece il conte in carrozza. In realtà lo aveva detto solo per smorzare la tensione
che impregnava laria. Oscar, immobile come una statua fissava il paesaggio fuori dal
finestrino senza dire parola e lui, lui non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Un
sentimento fortissimo gli bloccava la gola, mentre una starna paura stava scendendo su di
lui. Le parole che aveva appena detto erano più per se stesso che per Oscar. Eppure cosa
aveva da temere? Lei non era forse il suo migliore amico, la sorella perduta e ritrovata?
Ciò che lei era per lui non giustificava nel suo cuore unemozione così forte.
- Fersen, sì voi avete ragione è solo un ballo, ma è la più grande
umiliazione della mia vita, io mi sento così stupida
-
-Voi dimenticate che io sono qui per aiutarvi a trasformare questa
sconfitta in una grande vittoria
-
- Non mi lascerò sfuggire questa occasione- gli rispose sorridendo.
Erano ormai arrivati a palazzo.
- Fersen sussurrò iniziamo subito a ballare, vi prego
il conte annuì fissandola intensamente, ancora una volta dentro di sé il ricordo
dellaltro ballo. Come aveva fatto a non accorgersi di nulla? In quel momento lei
stava difendendo la sua dignità di donna e di persona con il coraggio di un uomo, ma con
lui aveva abbassato ogni difesa, ogni orgoglio, solo perché lui si accorgesse di lei, e
lui non aveva voluto accorgersi di nulla, perché? Per inseguire un folle amore? Per paura
di un sentimento che sarebbe potuto irrompere incontrollabile in lui? Cosa? Non lo sapeva,
ma non riusciva a capacitarsi, una donna così
tra le braccia di un altro
tra
le braccia di uno dei tanti Girodel
di quel ballo
non lo avrebbe mai permesso,
né loro, né nessun altro.
E poi? E poi fu solo musica. Quando le note piano piano, senza che
neanche ce ne accorgiamo, prendono possesso dellanima e del corpo, e le gambe si
muovono senza pensarci cullando la mente verso sogni lontani, mentre limmaginazione
prende il sopravvento su tutto e cavalca a briglia sciolta sullonda
dellinconfessabile inconscio. Tutto si libera con la musica. E il conte, perso negli
occhi azzurro oceano della sua meravigliosa compagna, assaporava il piacere di quel ballo,
stringere con le mani lesile vita, accompagnarla dolcemente nei passi della danza,
sentire larmonia far muovere i loro corpi allunisono e desiderare che fosse
per sempre
E Oscar non vide attorno a se che nemici, sguardi che la guardavano
avidi e maligni, squadrandola quasi andando a frugare fin dentro il vestito, sentiva
commenti e risate, allusioni di desideri libertini e osceni. Non più pari, ma preda, non
più uomo ma donna.
La sua forza e la sua intelligenza non lavrebbero mai potuta
aiutare. Ma della braccia gentili ora la cingevano, quelle di un fratello non sarebbero
potute essere più dolci, guardò Fersen di sottecchi per nascondere uno sguardo di
incommensurabile ringraziamento e quando i loro occhi si incrociarono, si scambiarono un
sorriso di intesa.
Poi anche per lei fu solo musica, al sicuro tra quelle braccia amiche,
poteva rilassarsi e meditare la sua sottile vendetta. Quante lingue avrebbero forse
parlato male di lei? Tantissime, tutte oramai. Perché la vedevano così bella e distante.
Impossibile espugnare la roccaforte del suo gelido orgoglio che solo il sorriso del suo
cavaliere sembrava avere il potere di sciogliere. Ecco che lebbra meschine si muovevano
animate dalla gelosia e dallinvidia perché vedevano la loro sconfitta trasformarsi
in trionfo sugli occhi di Fersen e di madamigella Oscar. Ingenuamente seducente la bella
contessa catturava sguardi con il suo fascino e li portava con sé conducendoli
allestremo, fino alla consapevolezza della loro sconfitta. Allora i volti corrotti
di tutti i damerini beffati si dipingevano di gelosia, di invidia malevola. Questo più o
meno, forse un tantino smorzato da un autentico dolore, era quello che si poteva vedere
sul volto di Girodel. Il giovane ufficiale finite le danze, le si avvicinò.,
- Madamigella Oscar, spero vogliate concedermi lonore di un
ballo- disse, inchinandosi. Si vedeva che era molto imbarazzato.
- Spiacente, il mio carnet è completo, siete arrivato tardi.-
- madamigella Oscar qualche giorno fa ho avuto lonore di parlare
con il vostro signor padre, abbiamo parlato di voi, il generale non vi ha fatto parola
della nostra conversazione?-
- Per fortuna ancora no, forse ha pensato che un certo tipo di discorsi
sarebbero potuti dispiacermi.-
- Ma voi non ne conoscete ancora il contenuto, madamigella Oscar.
Permettetevi di parlarvene
-
- Non fingete con me, mi conoscete abbastanza bene da sapere che non
amo essere presa in giro, quello di cui volete parlarmi non mi interessa, se volete sapere
come faccio a saperlo guardatevi intorno e non fate lingenuo.-
- Perdonatemi, io non volevo offendermi è solo che
vi prego
lasciate che vi parli
-
- Girodel, una parola in più comprometterebbe la nostra amicizia, se
parlerete ancora penserò che non tenete a me e so che non lo volete
- rispose
sottolineando lultima frase con un sorriso allusivo; il giovane aprì la bocca per
protestare, ma lei soffocò la frase sul nascere: - Unaltra parola e mi riterrò
offesa personalmente
. Non costringetemi a incrociare la spada con voi ancora una
volta
ora scusatemi
la musica ricomincia e Hans mi sta
aspettando
-
- Qualche problema?- le chiese il conte.
- No non preoccupatevi, nulla di importante
- Si vergognava di
parlare dellepisodio, per lei era come ammettere che il ballo avesse avuto un senso.
Girodel rimase un poco ad osservare quella bella coppia volteggiare
leggiadra, lespressione del volto del conte inequivocabile, la teneva fra le braccia
come un tesoro prezioso e il suo sguardo la carezzava estasiato. Sì era arrivato troppo
tardi, laveva persa per sempre. Invece Fersen no. La sentiva così concreta
abbracciata a lui, no non poteva perderla di nuovo, il destino non gli avrebbe concesso
unaltra occasione, tutto quello che aveva fino a quel momento pensato lo
rinnegava
il suo aiuto, le parole con André, la collana
in quel momento non
gli importavano più, voleva solo rimediare, cambiare gli errori del passato.
- Usciamo un momento Fersen, fa molto caldo qui
- uscirono
allaria aperta, il gelo dellinverno li colpì sul viso. Il conte appoggiò
dolcemente il mantello sulle spalle della sua compagna. Oscar sussultò, erano giunti a
quella fontana. Il ricordo di quella sofferenza ancora vivido, eppure come sembrava tutto
lontano, quante cosa erano cambiate, le sembrava impossibile aver provato dei sentimenti
simili, era così irreale adesso, cerano altre verità da scoprire in se
stessa. Il peso del ricordo avvolse il suo compagno in tutta la sua struggente nostalgia.
Specchiata nella fontana Oscar guardava la sua immagine e sfiorava le
perle della collana, mai nessuno le aveva mai fatto un regalo simile. Si voltò verso di
lui.
- E un gioiello bellissimo, io credo di non meritare tanto
-
- Voi meritate molto di più di un semplice gioiello, molto di più-
rispose lui, serio e dolce., mentre Oscar sentiva dun tratto le braccia di lui
cingerle la vita, mentre il conte avvicinava il viso al suo, cercandole il respiro con le
labbra. Un attimo dopo sulla bocca il calore di due labbra che con struggente dolcezza
tremavano sulle sue. Fu solo un momento.
- No, vi prego! fece ritraendosi, sciogliendo labbraccio.
Fersen
sarebbe uno sbaglio
-
- No!! Voi non sapete quello che sto provando ora, voi non sapete! il
rimpianto mi distrugge. Oscar!! Il rimpianto di non avervi saputa amare, ma adesso io
posso ricambiare i vostri sentimenti! Se solo io avessi capito quello che voi mi
chiedevate adesso noi saremmo
noi saremmo
-
- Infelici, Fersen, disperatamente infelici lo interruppe lei.
credetemi
-
- No Oscar voi sbagliate io
ora io credo di amarvi, davvero,
quello che sento adesso
-
Oscar si toccò il collo.- -Fersen, non costringetemi a restituirvi
questa, sarebbe la seconda sconfitta per noi. Non scambiate linfatuazione di una
sera per amore. Voi non mi amate, guardate bene dentro di voi, lamore è
unaltra cosa
Una volta anchio ho creduto di essere innamorata di voi,
lho creduto davvero e ho fatto pazzie, ma non era voi che amavo era lidea
dellamore
era il sogno di una vita nuova e diversa, lontana dai miei
doveri
e per voi
per voi è lo stesso
il sogno di un amore libero e
solare, un amore coronato dal matrimonio
-
- No Oscar non è così!!- lindice di Oscar gli si posò sulle
labbra.
Sorrise mestamente. - Se voi quella sera vi foste accorto di me forse
noi saremmo sposati adesso, sicuramente
è una fortuna che sia andata così. A
questora ognuno sarebbe rinchiuso nella proprio disperazione, il vostro cuore ama
unaltra donna, non me, la rimpiangereste e rinfaccereste a me ogni volta, ogni
giorno il vostro dolore. E anchio Fersen avrei capito che la mia strada è
unaltra, forse con un uomo, ma non con voi. Credetemi
- il conte abbassò gli
occhi. Si vergognava del suo impeto, sì lei aveva ragione non avrebbe mai potuto amare
unaltra donna che non fosse quella che da tanto era già regina del suo cuore. E poi
che spergiuro, era venuto meno alla promessa verso André, aveva calpestato i sentimenti
di quella donna che lui aveva consacrato sua sorella. Vigliacco!! Tuttavia quel fascino
aveva un potere innegabile su di lui, era il profumo di una libertà nuova, di una vita
serena, la limpidezza di un sogno che non avrebbe mai e poi mai rimpiazzato la realtà, la
sua dura e sofferente realtà con i suoi piccoli e intensi sprazzi di felicità. La follia
della gioia negata e clandestina, lebbrezza di un abbraccio come laltro,
no, Oscar non avrebbe mai potuto darglieli, e se lavesse sposata, le avrebbe
rinfacciato tutta la vita di non essere laltra cercando in lei quello che non era e
non poteva essere.
- Perdonatemi Oscar! perdonatemi io
sono impazzito! non so cosa
mi sia successo!! Vi prego dimenticare quello che vi ho detto- il conte abbassò la testa,
mentre la sua voce era incrinata dal pianto.
- Su, non disperatevi io vi capisco, vi prego
ho già dimenticato
tutto, torniamo a ballare e non parliamone più
io non sopporto di vedervi
così
- disse lei sollevandogli il viso con una carezza. Il conte sorrise un poco
sollevato, ora era di nuovo tutto chiaro, come aveva fatto ad avere quella follia, come
aveva potuto comportarsi così!! Non se lo spiegava. La follia di una sera, era sicuro che
se lei non lo avesse respinto
non poteva pensarci, come aveva potuto pensare di
abbandonarla, di tradirla, cosa gli era preso?
La guardò, sì era bella bellissima, così femminile e intrigante, ma
non la sentiva sua, non come Antonietta
Continua
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