Mentre un Angelo
dorme
prima parte
di Cetty
Seduta nella scrivania del suo ufficio, Oscar ripensava agli ultimi avvenimenti che
avevano sconvolto la sua vita: quel maledetto 23 giugno
. Oscar era sfuggita dalle
mani del generale De Bouillé per impedire una strage nel palazzo del parlamento. Al suo
ritorno a palazzo Jarjayes suo padre voleva ucciderla, perché lei, col suo comportamento,
aveva infangato il buon nome della famiglia.
Nella sua mente affiorava quel ricordo: il generale suo padre era alle sue spalle, la
spada sguainata, pronto a colpirla ma, qualche secondo prima, André come una furia si
scaraventa su di lui e lo ferma. André per lennesima volta le aveva salvato la
vita; anche dopo il suo rifiuto, aveva pronunciato quelle parole: "
la donna
che io amo".
Andando indietro con la memoria pensò allaggressione nel quartiere di St.
Antoine, quando dalla sua bocca era uscito inaspettatamente: "Il mio André!".
Il bussare di qualcuno alla porta distolse Oscar dai suoi pensieri.
"Avanti!" disse in risposta.
In quel momento entrò André:
"André Grandier al rapporto" disse facendo il saluto militare.
"Riposo, riposo
Ascolta André, vorrei sapere comè la situazione a
Parigi
."
Mentre parlava, le venne un forte colpo di tosse.
"Ehi Oscar! Stai bene?
" le disse André avvicinandosi.
"No
non è niente André
allora, come vanno le cose?"
"La situazione a Parigi non è delle migliori. Ogni giorno arrivano in città i
contingenti stranieri: anche Place Vandome è presidiata dalla Royale Allemand. Tra il
popolo si fanno sempre più frequenti le tensioni. Credo che molto presto la situazione
precipiti".
"Va bene André, puoi tornare con gli altri".
André fece di nuovo il saluto e stava per andarsene, quando Oscar, pensando di essere
stata forse troppo scortese, e anche perché da un po di tempo sentiva una certa
sensazione di solitudine quando non lo aveva vicino, gli disse:
"Aspetta André! Che ne diresti di tornare a casa oggi? Tua nonna ne sarà
entusiasta, è da tanto tempo che non ti vede".
"Va bene Oscar, tutto quello che vuoi"
André usci dal suo ufficio. Non aveva chiesto spiegazioni riguardo quella forte tosse
che da un po di tempo lattanagliava; cercò di evitare di pensare che non
fosse una semplice febbricola, ma i dubbi lo assalivano.
Oscar si alzò dalla sua scrivania e si diresse verso lampia finestra
dellufficio; si toccò la fronte: scottava; aveva la febbre e sicuramente, ci
avrebbe quasi giurato, abbastanza alta. Guardò fuori dalla finestra: alcuni dei suoi
soldati erano intenti a sistemare armi e munizioni. Come aveva detto André, la situazione
stava precipitando: i reggimenti stranieri erano entrati a Parigi. Sicuramente prima o poi
le tensioni si sarebbero trasformate in vere e proprie rivolte e i soldati dovevano
tenersi pronti ad un possibile intervento armato.
Molti dei suoi subordinati avrebbero disertato, ne era certa
e André, lui cosa
avrebbe fatto? Avrebbe lasciato tutto e tutti, per lottare al fianco del popolo, oppure
sarebbe rimasto al suo fianco? In fin dei conti lui era un borghese, non poteva certo
combattere contro i suoi ideali e i suoi scopi, che non erano solo suoi, ma anche di un
intero ceto sociale di cui lui, pur essendo cresciuto in mezzo ai nobili, faceva parte; e
lei
Oscar François De Jarjayes, cosa avrebbe fatto?
Guardò lorologio sulla parete: era ora di tornare a casa; diede unultima
occhiata fuori dalla finestra: André la stava aspettando con in mano le redini di due
cavalli, il suo e quello di Oscar.
Era proprio ora di andare. Chiuse la porta del suo ufficio, che probabilmente sarebbe
stato SUO per lultima volta, e si avviò verso il cortile.
Nel frattempo Alain, vedendo André, lasciò un attimo i suoi compagni e gli andò
incontro:
"Ehi André! Cosa fai con il cavallo del Comandante Oscar?"
"La sto aspettando. Stasera non rimarrò qui con voi. Da un momento allaltro
arriverà lordine di andare a combattere ed è tanto tempo che non vedo mia
nonna
"
"Ma André! Con locchio in quelle condizioni dove hai intenzione di
andare?!" poi, abbassando lo sguardo, sorridendo rassegnatamente "Si,
certo
devi andare con lei, vero?"
"Si Alain". Disse con voce ferma.
Alain sbottò di colpo: "Ma non pensi un po a te? Perché vuoi rischiare
così tanto per la donna che ti ha rifiutato?!"
"Alain. Io lamo. Non la lascerò affrontare questo pericolo da sola".
"Va bene, André
tanto è inutile, so che non riuscirei comunque a farti
cambiare idea. Adesso vai, ti aspettano".
Dopo aver salutato André, Alain ritornò tristemente dagli altri commilitoni.
Oscar, frattanto aveva raggiunto André: "Possiamo andare, André".
Durante il tragitto parlarono saltuariamente: era difficile per entrambi intavolare una
discussione. André, da quando aveva dichiarato i suoi sentimenti, si era mantenuto in un
certo qual modo "alla larga" dal parlare con Oscar; non sapeva neanche lui il
perché di questo suo atteggiamento ma sapeva che per il momento era meglio così, almeno
per il momento.
Oscar invece, pur mantenendo il suo solito sguardo freddo e fiero, era sconvolta:
dallepisodio dellattacco alla carrozza, aveva cominciato a guardare André con
occhi diversi; non più come una sorella guarda un fratello, ma come una donna guarda un
uomo. Si era accorta che André, oltre ad essere un uomo onesto, gentile e sincero,
possedeva delle caratteristiche affatto trascurabili: era alto, magro, forte; gli occhi
verdi che, da qualche tempo Oscar aveva capito, la guardavano non solo con affetto, ma
anche con passione e amore; i capelli scuri che gli incorniciavano il viso; le lunghe e
nodose mani
"Basta Oscar!" diceva a volte a sé stessa, ma era più forte di lei: ogni
volta che lo guardava il suo cuore non poteva fare a meno di battere allimpazzata e
non riusciva, pur con tutta la sua volontà, a smettere di togliergli gli occhi di dosso.
André aveva notato da qualche tempo lo strano atteggiamento del suo biondo Comandante,
ma preferiva non farsi troppe illusioni:
"Oscar perché mi guardi così, perché
? Può essere che tu abbia finalmente
capito che la donna che sta dentro di te non può più rimanere nascosta
? No
meglio non farsi troppe illusioni André" pensava qualche volta "e poi non è
detto che sia così; può darsi che le manca solo la nostra profonda amicizia che abbiamo
avuto sin da piccoli
".
Procedettero lentamente, ognuno immerso nei propri pensieri, arrivando così a casa con
un po di ritardo. La nonna era ferma sulla soglia del portone del grande palazzo,
con le mani ai fianchi e laria pressoché preoccupata:
"Oh
! Madamigella Oscar, cosa vi è successo
?! Ero preoccupata per voi;
il pittore è già
oh André, bambino mio, ci sei anche tu! Che bellezza!" e
corse a dare al suo caro nipote un abbraccio caloroso.
Oscar si mise in posa per il quadro; si sedette nella poltrona al centro della stanza.
Il pittore notò che lo sguardo di Oscar, da sempre fiero e acceso, come la prima volta
che laveva vista, in occasione dellarrivo della principessa austriaca, da un
po di tempo a questa parte era spento, come se Oscar stesse pensando ad altre cose,
stanco. Oscar stava male, aveva la tisi. Il pittore se nera accorto e le aveva
chiesto, senza però rivelarle la sua scoperta:
"Madamigella Oscar, permettete che vi faccia una domanda?"
"Si, prego
dite pure Cardeneu".
"Madamigella Oscar, forse non dovrei intromettermi in faccende che non mi
competono ma
ho notato che da un po di tempo
beh
avete uno sguardo
molto stanco, e non solo quello: io vi consiglio di riposarvi, Madamigella".
"Non preoccupatevi Monsieur Cardeneu ho solo un po di febbre, tutto qui.
Ultimamente i turni di notte davanti il Palazzo del Parlamento hanno stancato
me
" poi, girandosi verso destra, scorse vicino la soglia della porta André che
stava parlottando con sua nonna "
e i miei soldati. Non dovete preoccuparvi,
sto bene".
Il pittore rimase in silenzio, ma tra sé e sé penso che era meglio sbrigarsi a finire
il quadro
André intanto stava parlottando con sua nonna a proposito della situazione a Parigi e
della sua possibile chiamata alle armi:
"Nonna
non so come dirtelo ma
credo che tu conosca la
situazione".
"Si André" disse la nonna serissima in volto.
"Beh
da un momento allaltro arriverà sicuramente lordine di
unirci alle altre truppe e soffocare la rivolta armata e
"
"Si André ne sono a conoscenza" gli disse mentre riusciva a stento a
trattenere una lacrima.
André portò in disparte sua nonna e le disse a voce appena percettibile:
"Nonna, so che dovrei unirmi al popolo, combattere in nome della libertà,
delluguaglianza e della fraternità e abbandonare luniforme, ma io
non
"
La nonna lo interruppe guardandolo con tenerezza:
"Non puoi andare ed io so il perché. So che tu ami Madamigella Oscar e che non
vuoi che le accada nulla di spiacevole. Ti ho sentito quando il Generale Jarjayes voleva
uccidere Oscar e tu gli hai detto che volevi andare via insieme a lei. Ho sempre pensato
che uno di voi due, prima o poi, si sarebbe innamorato dellaltro, ed è per questo
che io, sin da piccolo, ti ho sempre detto di mantenere le distanze; non volevo che tu
soffrissi inutilmente, André".
"Si nonna, ma ormai è andata così e non mi pento di ciò che è successo, non ho
rimorsi".
"André
" e gli carezzo affettuosamente la guancia.
Monsieur Cardeneu se nera andato portandosi via la tela ancora incompleta. Oscar
si diresse in cucina e prese una bottiglia di vino; andò verso la sua camera. Mentre
saliva le grandi scale:
"Spero che Cardeneu non si sia accorto della malattia che mi affligge
ho la
tisi
Dio comè vero che la vita passa in un soffio. Mi sembra solo ieri quando
è arrivata la allora principessa Maria Antonietta; che bella giornata era quella
tutto il popolo era in fermento per larrivo della futura Regina
"
Arrivò nella sua camera. Andò in terrazza: il sole stava tramontando e
lorizzonte era rosso fuoco; alcuni stormi di uccelli volavano in alto per
trascorrere la notte. Oscar posò il calice e la bottiglia su un tavolino e si sedette.
Continuò la sua riflessione:
"
e poi i fatti precipitarono: Maria Antonietta si innamorò di Fersen,
ricambiata
" pensando a ciò le venne una fitta di dolore al cuore pensando che,
sia pur indirettamente, Fersen era stata la causa della sofferenza di tante persone: non
solo il popolo, che lo vedeva come "luomo" della Regina, ma anche la sua
sofferenza e soprattutto quella di André nel vederla innamorata di un altro "
e i pettegolezzi cominciarono ad espandersi sempre di più sia a Parigi, che in tutta la
Francia. Dopo la partenza di Fersen per lAmerica, Maria Antonietta divenne sempre
più capricciosa a causa della solitudine che le circondava".
Pensò anche alla sua vita, a quello che in quei trentatre anni aveva fatto.
Riempì il suo bicchiere di vino e se lo portò alle labbra. In quel momento la porta
bussò:
"Oscar sono io, posso entrare?"
"Si, entra pure André"
André entrò e richiuse la porta alle sue spalle, nel frattempo Oscar si alzò dalla
sedia e si appoggiò al balcone: un venticello fresco le faceva ondeggiare i capelli.
André attraversò la camera e la raggiunse:
"Oscar
è tutto a posto? Hai bisogno di qualcosa?" le disse vedendola
triste e stanca e bella
tanto bella.
"André non preoccuparti, sto bene" "Ma perché tutti si preoccupano per
me
?" pensò tristemente, pensando alle sue condizioni di salute.
"André
"
"Si
?"
"Vorrei farti una domanda"
"Spara pure, Oscar" le disse ammiccando un sorrisetto.
"Beh
se riceveremo lordine di sparare al popolo tu
tu cosa
farai, André".
André rimase un po in silenzio: non sapeva cosa risponderle o meglio, sapeva
cosa risponderle, ma non sapeva come soppesare le parole.
"Oscar
"
"Si André, dimmi pure, ti ascolto" gli disse girandosi in modo da dargli le
spalle: non sapeva quale reazione potesse avere sentendo la sua risposta.
"Oscar, io sono un borghese, uno del popolo e credo nei valori per il quale esso
combatte
"
"Si André
" rispose lei mentre non poté fare a meno di trattenere due
pesanti lacrime. In fin dei conti, pensò, era giusto così. André non era tenuto né a
combattere contro i suoi ideali, né a starle accanto, non più.
"
ma
ecco
io non posso lasciarti Oscar, io
io voglio
starti accanto e proteggerti nel caso ce ne fosse bisogno".
André disse queste ultime parole con voce tremante.
Oscar si asciugò velocemente le lacrime dal viso e si girò verso di lui:
"Va bene André: sei libero di fare quello che vuoi, e se credi che questa sia la
cosa giusta da fare, fa pure" disse con voce ferma e distaccata: ma perché? Perché
gli stava parlando così freddamente? Forse perché era abituata fin da bambina a
trattenere tutte le emozioni, forse perché non voleva far trasparire la sua emozione nel
sentir pronunciare quelle parole
André però si era accorto degli occhi arrossati e acquosi di pianto e, conoscendola,
non si stupì più di tanto del tono con cui gli aveva parlato.
"Va bene Oscar. Ti ricordo che fra non molto verrà servita la cena".
"André, non ho fame. Di pure a tua nonna di non preparare niente per me. Rimarrò
qui in camera mia".
"Ma
va bene Oscar. Allora, buonanotte"
"Buonanotte, André" rispose mentre André richiudeva la porta alle sue
spalle.
Oscar si sedette di nuovo sulla sedia: André
il suo André non lavrebbe
abbandonata ma
lei avrebbe abbandonato il suo incarico? Aveva cominciato a pensarci
da quando era andata a far visita alla Regina Maria Antonietta [1]. Era andata a trovarla
due volte da quando, quel 15 aprile del 1788, era stata trasferita nel reggimento dei
Soldati della Guardia. La prima volta era andata a ringraziarla per averle salvato la
vita. Quel giorno Maria Antonietta le disse:
"Il momento è molto difficile, Madamigella Oscar. Forse sarà necessario che il
re dia ordine alle truppe di combattere i rivoltosi
e, se questo accadrà, vorrei
tanto avervi vicino".
Oscar non le aveva risposto
Oscar sentì la voce della nonna che parlava ad alcune cameriere. Capì che era ora di
cena.
Dopo qualche giorno, era ritornata dalla Regina per pregarla di far allontanare le
truppe da Parigi, ma lei aveva rifiutato categoricamente. Quel giorno, salutandosi, si
dissero "Arrivederci", ma le lacrime che scorrevano dai loro occhi, tradivano le
vere parole che uscivano dal cuore di ognuna: "Addio".
Continua
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