" Il mio André
"
Oscar ripensava allattacco subito nelle strade di Parigi della sera precedente.
Come aveva potuto pronunciare quelle parole dopo ciò che André le aveva fatto.
Allinizio non riusciva a perdonarlo: non per il gesto in sé, ma perché aveva
completamente distrutto quelle barriere che lei, a fatica, era riuscita a costruirsi
durante il corso della sua vita.
In ogni momento passato insieme, lui laveva sempre fatta sentire una donna;
soprattutto ventanni prima, quando serano picchiati: André laveva
pregata in tutti i modi di essere una donna, fare le sue scelte, non quelle impostatele da
suo padre.
Adesso, però, non solo glielo aveva detto, glielo aveva dimostrato e nel modo più
brutto.
Ora non ce laveva più con lui e non sapeva il perché
adesso non riusciva
a capire cosa stesse realmente provando per André. Era un sentimento nuovo per lei, una
sensazione, unesperienza che non le era mai capitata prima dora.
Con Fersen era stato tutto diverso: lei credeva di amarlo, ma adesso si era resa conto
che quello che provava per lui non aveva niente a che vedere con quello che adesso sentiva
per André.
Sin da piccoli lui le era stato sempre accanto, nei momenti più allegri e gioiosi come
in quelli più tristi e angosciosi; lui laveva sempre aiutata anche se non lo dava a
vedere, anche se lei non lo ringraziava per il suo sostegno e anche quando laveva
vista innamorarsi a poco a poco di Fersen.
" Come ho potuto fargli questo!" pensò mentre una lacrima le rigò il viso.
Oscar non aveva mai pensato a come potesse essere la vita senza André, il suo migliore
amico André, il suo mancato fratello Andrè, il suo André.
Fra di loro era nata una barriera, un muro così spesso che era stata lei a costruire e
che li teneva lontani luno dallaltra. Anche se adesso André si trovava tra
gli uomini sotto il suo comando, e poteva vederlo ogni giorno, tra di loro il dialogo era
quasi finito; si scambiavano ormai solo qualche parola ogni tanto, ma non era più come
prima.
Non che André non avesse voglia di parlarle, anzi, il suo amore verso di lei non era
cessato, ne diminuito, anche se lui avrebbe voluto che le cose tornassero come prima,
sapeva che era impossibile. Avrebbe voluto dirle qualcosa ma non ci riusciva. Il suo
conflitto interiore era maggiore di quello di Oscar: non poteva, non riusciva a starle
lontano, a stare lontano da lei, dai suoi magnifici occhi azzurri, dai suoi bellissimi
capelli biondi che le ricadevano sulle spalle e che nelle giornate di vento svolazzavano,
dandole unaria sublime, quasi fantastica.
Qualcosa dentro di lui glielo impediva ma aveva paura di farle ancora del male, paura
di desiderarla di più.
Oscar si portò le mani alle tempie, piangeva e adesso sapeva bene il perché. Adesso,
finalmente, voleva confessargli il suo amore, ecco, finalmente laveva ammesso:
AMORE.
La parola AMORE non era adatta al Comandante Oscar François de Jarjayes, lei, che
aveva scelto di fare una vita da uomo; ma adesso si doveva ricredere: era una donna,
fisicamente e psicologicamente che amava e aveva bisogno di essere amata. Tutti i suoi
subordinati la trovavano fredda e incapace di provare un sentimento di amore ma lei non
era così: solo André la conosceva, sapeva cosa provava ancora prima che lei stessa se ne
rendesse conto.
Forse anche per questo le mancava tanto André. Ogni volta che aveva un dubbio, un
problema o una preoccupazione, lo sguardo di André le era sempre vicino, a rassicurarla e
ad aiutarla.
André era nella sua stanza, coricato, ancora dolorante per le ferite inflittagli dalla
folla. Non gli importava tanto come si sentisse lui; pensava ad Oscar, la sua Oscar. La
donna che aveva amato da una vita,sin da quando si incontrarono la prima volta, quando
Oscar, allora aveva cinque anni, credeva di essere un maschio.
Il momento che André ricordava spesso era quando, su una delle pareti della scuderia,
avevano intagliato sul legno i loro nomi: Oscar e André.
André aveva sempre pensato che questi due nomi, come le persone che li portavano, non
avrebbero mai potuto separarsi, ma adesso era diverso, era come se quel filo che li teneva
uniti si stesse cominciando a spezzare.
Pensando a questo, una lacrima gli scivolò lungo il viso, una lacrima che racchiudeva
tutta la sofferenza che provava, che aveva provato dopo quella notte
Oscar aveva smesso di piangere, aveva deciso di parlare con André, dirgli che adesso
ricambiava il suo amore o, almeno, fargli capire che laveva perdonato, che non ce
laveva più con lui.
" André, voglio dirti che non ce lho più con te per quello che è successo
la scorsa notte e che voglio dimenticare ciò che è accaduto".
Queste erano state le sue parole quando, la mattina dopo lincidente, se
nera andata via a cavallo, senza nemmeno guardarlo in faccia. Era stata solo una
frase di circostanza, sapeva bene che non lo aveva perdonato, che non aveva dimenticato;
lo sapevano entrambi.
Entrambi non potevano dimenticare ciò che era successo.
Oscar si era alzata, voleva andare nella stanza di André, vedere come stava.
Si prese di coraggio, strinse i pugni, chiuse per un attimo gli occhi e si diresse
verso la stanza di André. Prima di bussare alla sua porta il coraggio, per un istante le
venne meno. Lassalì un groppo alla gola e una stretta allo stomaco. Era indecisa se
entrare o no . Immediatamente inghiottì il groppo e bussò. Una voce stanca e triste le
disse di entrare.
Oscar rimase stupita da quello che vide: André aveva pianto, si vedeva dai suoi occhi
verdi gonfi ed arrossati. Oscar fece finta di niente, sapeva che la causa della tristezza
era lei e non voleva rigirare il coltello nella piaga:
" Come stai?" gli chiese " Ti senti meglio?"
André annuì girandosi verso la finestra, cercando di nasconderle che aveva pianto.
Oscar gli si avvicinò, si sedette sul suo letto; voleva prendergli la mano ma il suo
orgoglio glielo impedì. Il suo orgoglio, il suo maledetto orgoglio che laveva
portata al punto in cui si trovava.
Era ancora indecisa, guardò le sue mani, erano enormi e forti rispetto alle sue.
" Sono bellissime" pensò;
avrebbe voluto tenerle tra le sue, accarezzarle.
Ancora una volta il suo orgoglio stava per prendere il sopravvento. Alzò lo sguardo
che si posò inaspettatamente su quello di lui: i suoi occhi verdi adesso non erano più
gonfi, erano lucidi e colmi di felicità. André le aveva letto nel pensiero, come sempre
aveva capito quello che lei stava pensando.
Con grande stupore di Oscar fu lui a prenderle la mano chiedendole anche lui come
stava. Lei, abbassando gli occhi, gli disse che stava bene.
" Adesso sto ancora meglio!" pensò, guardando le loro mani.
André la teneva stretta come se, lasciandola, lavrebbe persa; credeva di vivere
in un sogno, uno dei tanti sogni che occupavano da una vita le sue notti.
In quel momento Oscar avrebbe voluto baciarlo, sfiorargli la bocca con le proprie
labbra. Ancora una volta il suo orgoglio ebbe la meglio: lei avrebbe voluto farlo, ma
qualcosa glielo impediva. Fece una momentanea tregua dentro di sé. Un po
imbarazzata gli chiese:
" Appena ti rimetterai completamente, chiederemo un permesso alla regina
e
" esitava "
che ne diresti di venire con me ad Arras? Come quando
eravamo ragazzi, ricordi? Potremo recuperare il tempo perduto".
André era felicissimo. Adesso era sicuro che lei lavesse perdonato; le sue
parole erano state dolci e sincere, non distaccate e piene di rabbia come quella volta.
Annuì lentamente, cercando di nasconderle ciò che provava. Inutilmente.
Oscar si alzò dal letto per andarsene. Improvvisamente si accorse che André le stava
tenendo ancora la mano. Lei non potè fare a meno di riguardarlo negli occhi, quegli occhi
che lavevano guardata, ammirata, desiderata da tutta una vita. Solo adesso Oscar
capì quanto avesse fatto soffrire André.
André, un nome come un altro, un nome comune in quel periodo; ora questo nome era
tutto per lei, racchiudeva tutto il suo mondo. Lo sguardo di André la stupì. A modo suo
le disse:
" Grazie Oscar, grazie per avermi perdonato. Non avrei potuto più vivere con
questo peso nel cuore".
Le parole nascoste di André arrivarono a destinazione. Oscar annuì lievemente con la
testa. Lasciò dolcemente, con grande dispiacere, la forte mano del suo André. Mentre si
avvicinava alla porta per andarsene, sussurrò a bassa voce:
"André, ti amo, ti amo tantissimo".
Continua