Un po' di storia |
Il monachesimo è un fenomeno universale riscontrabile in tutti i
tempi e in tutte le culture, che nasce da alcune aspirazioni religiose e morali
profondamente radicate nel cuore umano e che si possono ridurre a due: ascetismo, che è
la tendenza dell'uomo alla purificazione continua e al superamento di sé stesso;
misticismo, che è il desiderio di realizzare in qualche modo già da questa vita l'unione
con la divinità. |
"Nulla anteporre all'amore di Cristo" (Regola 4,21) |
Così il monaco è un cristiano che vuole vivere in maniera radicale il proprio
battesimo; e questo anche per mezzo di particolari strutture di vita. Già nel secolo III
alcuni uomini si ritirarono nel deserto per poter vivere la sequela di Cristo con
radicalismo evangelico. Alcuni scelsero la vita eremitica, altri si organizzarono in
comunità, prendendo come modello la prima comunità apostolica di Gerusalemme. Culla del
monachesimo è l'Egitto; padre di tutti i monaci è considerato Antonio il Grande; padri
del monachesimo cenobitico (=comunitario) sono Paconio, Basilio, Agostino e Cassiano. Prendendo questi come modelli e maestri, Benedetto da Norcia codifica un particolare stile di vita monastica per l'Occidente con la sua famosa "Regola dei monasteri" (secolo VI). |
La Congregazione Silvestrina, già Ordine di San Benedetto di Montefano, ha origine da
San Silvestro Guzzolini da Osimo, il quale verso il 1227 si ritira a vita solitaria
nell'eremo di Grottafucile, situato fra i dirupi della gola della Rossa a 17 Km da
Fabriano in direzione di Ancona. A Grottafucile San silvestro conduce vita di aspra penitenza e di assidua preghiera, cibandosi soltanto di erbe crude, come egli stesso riferisce in seguito ai propri discepoli. |
Carta di fondazione dell'eremo di Montefano (1 Giugno 1231) |
Nel 1231 San Silvestro fonda l'eremo di Montefano che diventa il centro di irradiazione e la casa madre della Congregazione Silvestrina. Nella carta fundationis è ricordata onte Vembrici, una sorgente d'acqua tuttora esistente, intorno alla quale viene edificato il primitivo oratorio, dedicato a San Benedetto da Norcia. |
Il nucleo originario intornoa aFonte Vembrici riveste un particolare significato per i monaci di Montefano, con la sua atmosfera ricca di tradizione e spiritualità |
I monaci di Montefano, come ci attesta la Vita Silvestri (cap. 6), scritta pochi anni dopo la morte del Santo, conducono vita penitente nella solitudine, vivono del lavoro delle proprie mani, indossano una "veste ruvida" e a mensa non conoscono "varietà di vivande, né mangiano cibi gradevoli al palato", ma praticano un costante digiuno. A ben undici dei primi seguaci di Silvestro la tradizione ha attribuito il titolo di "beati"; il culto di Giovanni del Bastone e Ugo degli Atti è stato anche approvato ufficialmente dalla Chiesa. Nel 1248 la nuova famiglia religiosa ottiene il riconoscimento canonico dal pontefice Innocenzo IV. |
Alla morte del fondatore, avvenuta a Montefano il 26 novembre 1267, le comunità
silvestrine sono 12 e i monaci 120. Montefano ha vita fiorente per tutto il secolo XIII e
la prima metà del successivo, svolgendo un ruolo importante nella vita ecclesiastica e
civile del territorio fabrianese. Poi inizia il declino: per molti anni nell'eremo rimane
un solo monaco a custodia della tomba del fondatore. Anche le strutture materiali
subiscono l'usura del tempo e diventano fatiscenti. Nella seconda metà del Quattrocento,
sopratutto per interessamento dei pontefici Callisto III (che da chierico ha visitato la
tomba di San Silvestro a Montefano), Pio II e Paolo II l'eremo viene restaurato e la
comunità incrementata. Migliorie e ampliamenti interessano il complesso monastico nei
secoli XVII e XVIII. A tale periodo risalgono le forme attuali della chiesa e la maggior parte dei vani del cenobio (fra l'altro sono costruite le tre stanze sopra la navata della chiesa, dove oggi si trova la biblioteca storica), mentre è dei nostri giorni l'imponente mole del fabbricato sovrastante il monastero (la prima pietra è collocata il 10 giugno 1957). |
"Il monaco è colui che è separato da tutti ed è unito a tutti" (Evagrio Pontico) |
Del nucleo originario dell'eremo rimanfono pochi vani, recentemente restaurati:
l'oratorio San Benedetto con a lato Fonte Vembrici e la cripta di San Silvestro. Nel 1810
l'eremo subisce la soppressione napoleonica; ripristinato nel 1820, nel 1866 cade sotto le
leggi eversive del Regno d'Italia e viene indemaniato. Nel 1873 è messo in vendita per
Asta pubblica in Ancona: i monaci si aggiudicano il lotto per L. 6250. Nel 1875 si
ricostruisce la comunità monastica, che in una seconda asta del 1876 riesce a riscattare
alcuni apprezzamenti di bosco intorno al monastero e della terra in località Attiggio di
fabriano per la somma di L. 17.500. Dopo la prima guerra mondiale, che sconvolge la comunità, in quanto la maggior parte dei monaci è costretta a compiere il servizio militare, l'eremo diventa il centro di rianimazione spirituale della Congregazione Silvestrina in Italia. La famiglia dell'eremo di Montefano comprende circa 20 monaci. |
Immersi nel verde dei boschi e a contatto con la natura, i monasteri favoriscono
l'ascolto di Dio e degli uomini. La cosiddetta "fuga dal mondo" non è evasione; una certa separazione dalla realtà ecclesiale e sociale è in funzione di una presenza più incisiva del monachesimo: una presenza a Dio, cioè la dimensione contemplativa; una presenza all'uomo, cioè la solidarietà all'uomo di oggi e alle sue vicende; una presenza alla storia, cioè aiutare a leggere tutti gli avvenimenti come storia della salvezza. |
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